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venerdì 2 maggio 2014

Aleppo, noi resistiamo ...


Aleppo, lettera N° 17
 1 maggio 2014

A un giornalista che mi ha chiesto come vorrei descrivere la situazione in Siria , ho risposto: imputridita . 
Ecco, da tre anni è in corso la guerra e nessuno dei due campi è in grado di prevalere militarmente e non appare nessuna soluzione politica all'orizzonte. Le Potenze regionali e mondiali  ( così come i media ), sembrano aver perso interesse a questo conflitto, eppure proprio loro lo avevano incoraggiato , finanziato , armato e forse progettato. Ora hanno altre preoccupazioni : Crimea , Ucraina, volo MH370 , elezioni e quindi lasciano che  la situazione in Siria marcisca .
E questo a scapito dei Siriani che vedono distrutto il loro Paese, la sua economia annientata, il suo patrimonio saccheggiato, la sua èlite in esilio, le sue ricchezze depredate..
Per non parlare dei 150.000 morti, dei 4 milioni di rifugiati, gli  8.000.000 di sfollati interni, gli atti di ferocia e di barbarie che nessuno poteva immaginare e un odio settario non lo conoscevamo , perchè qui cristiani e musulmani vivono in armonia da secoli. Anche i detrattori più ardenti del regime e i sostenitori più accaniti delle riforme non volevano la guerra , e soprattutto non questo.

La situazione in Aleppo sta andando di male in peggio con il blocco intermittente ma completo, sia di persone che di  merci. Quello che ne consegue è l'impossibilità di lasciare o entrare in città e una penuria di prodotti essenziali : verdura, frutta , carne, pollo, gas ecc.. Poi, all'improvviso, dopo 10-15 giorni, il blocco si allenta  per riprendere qualche tempo dopo. Recentemente, acqua ed elettricità sono state tagliate per 11 giorni consecutivi ; i venditori di generatori e olio combustibile si sono strofinati  le mani. Per fortuna che un anno fa un'organizzazione cristiana protestante ha perforato 20 pozzi in chiese in diversi quartieri di Aleppo ( seguiti in questo da gruppi musulmani che hanno fatto lo stesso nelle moschee ). Gli Aleppini quindi si sono messi in coda davanti a chiese e moschee per riempire contenitori di acqua (si torna al Medioevo !) .

 Una pioggia di colpi di mortaio è caduta quotidianamente su Aleppo uccidendo decine di persone e ferendone altrettante. I cecchini continuano a devastare tra i pedoni. Per non parlare delle mostruose esplosioni di edifici pubblici a causa degli esplosivi piazzati attraverso tunnel sotterranei .
Questo deterioramento della situazione ha generato negli Aleppini  tre sentimenti :  paura,  disperazione e  sofferenza .
Penso alle  telefonate da famiglie sfollate per  dirci le loro paure, esprimere il loro panico e chiedere consiglio quando gli obus cadono intorno a loro. E le mamme che si rifiutano, in  alcuni giorni, di  mandare a casa nostra  i propri figli,  per paura che il nostro autobus sia il bersaglio di un cecchino o  di un mortaio .

Penso a tutti quei giovani adulti che avevano sognato e pianificato un futuro famigliare o professionale e che non lo possono più realizzare . Dopo aver resistito per tre anni alla tentazione di lasciare il paese, sono disperati e vogliono emigrare se ne hanno l'opportunità.

Penso  a quelle sette  famiglie con 23 bambini che abitano insieme in una cantina di 2 camere (constatato in prima persona dal nostro team di visita domiciliare) .

Penso alle  23 persone uccise da un colpo di mortaio  domenica 27 aprile mentre erano allineate davanti a  un panificio per comprare il pane nel centro della città e alle altre 19 morte nelle 48 ore successive, a seguito delle ferite riportate.
Penso a tutte quelle persone che soffrono la fame, a quel bebè di cinque mesi  nutrito al biberon riempito con amido diluito, per mancanza di latte (constatato in prima persona dal nostro team di visita domiciliare) .
Penso al giovane M.C. di 18 anni che soffre di perdere il suo rene trapiantato ( in seguito alla perdita della funzione dei  due reni per un colpo di un cecchino ) per mancanza di farmaci anti-rigetto .
Penso a N.M. , questa ragazza armena di 20 anni che ha avuto fegato, polmoni  e stomaco perforati dalle schegge .
Penso a A.G. , questo giovane musulmano di 19 anni che ha dovuto subire l'amputazione delle due gambe perché era per strada proprio nel sito dello schianto di un colpo di mortaio . Attualmente è in terapia intensiva in gravi condizioni dovute a una setticemia .
Penso a quella vecchia madre , K.H. , che è venuta a farsi visitare per disturbi nevrotici e che mi confessa che il suo figlio più giovane è stato ucciso da un cecchino e il giorno dopo la figliastra con i suoi 4 figli , da un mortaio .

Davanti a queste paure, a tanta disperazione e sofferenza , non possiamo limitarci ad offrire solo la nostra compassione. Di fronte a queste sfide, noi resistiamo, nella solidarietà con questi uomini e donne che soffrono .
Cosa facciamo?  A tutti quei civili colpiti da ferite di guerra , noi  maristi offriamo il nostro programma " Feriti di guerra ": in collaborazione con le Suore di San Giuseppe dell’Ospedale San Louis,  medici e chirurghi  volontari di questo istituto ( il migliore di Aleppo ) trattiamo i civili colpiti da proiettili o schegge di mortaio gratuitamente.
A tutti questi disperati giovani adulti, offriamo, in attesa di giorni migliori, il MIT (Istituto Marista per la Formazione ) . Con le conferenze che organizziamo ( " pittura nel tempo", " orientamento psicologico , ecc ), trovano uno spazio di riflessione e di arricchimento culturale . I Workshop di 3 giorni danno loro l'opportunità di acquisire conoscenze e competenze che potranno  utilizzare in seguito ( studio della redditività di un progetto, come scrivere un curriculum e prepararsi per un colloquio di lavoro, l'arte di guidare una squadra, ecc.).
Ai neonati, offriamo pannolini e latte ( siamo l' unica organizzazione che distribuisce latte), alle famiglie sfollate o indigenti, i nostri vari progetti : " Il cestino della Montagna" , "il paniere Orecchio di Dio", " il paniere dei Maristi Blu " offrono i  cesti alimentari settimanali o mensili, materassi, coperte, contenitori per l'acqua , utensili da cucina , vestiti ...
Inoltre, centinaia di famiglie vengono qui ogni mezzogiorno  cercando un pasto caldo .
Ai bambini (di famiglie sfollate o impoverite ​​) in età prescolare o scolare, ma che non vanno a scuola, offriamo un rifugio di pace e di educazione, la formazione e l’ igiene vengono dati loro dai nostri volontari.
Agli adolescenti più grandi, " Skill School " offre la possibilità di incontro tra i giovani e di  realizzare progetti comuni.
Alle giovani mamme, " Tawassol " offre di imparare l'inglese, computer e artigianato. Per Pasqua , hanno esposto e venduto la loro produzione .
Noi maristi cerchiamo di rispondere a queste sfide al nostro meglio, ma i nostri bisogni sono immensi. Abbiamo altri progetti in mente come accogliere i più poveri sfollati, ma per questo è necessario un sacco di soldi che non abbiamo. 
Se siamo in grado di affrontare i bisogni fisicamente e finanziariamente, è grazie a tutti voi, i nostri amici, i nostri sostenitori in tutto il mondo. Grazie.

 Nabil Antaki , marista Blu


L'Arcivescovo armeno cattolico Marayati: Aleppo di nuovo nella morsa della guerra



Agenzia Fides 28/4/2014

Negli ultimi giorni si intensificano gli attentati, le incursioni dei ribelli e le operazioni di rappresaglia militare nella metropoli siriana di Aleppo. Una escalation che nella giornata di domenica 27 aprile ha sconvolto di nuovo anche i quartieri centrali e la stessa Città vecchia, dove i ribelli tentano di avanzare. Lo conferma all'Agenzia Fides l'Arcivescovo armeno cattolico Boutros Marayati: “L'esplosione più grande” riferisce il Metropolita Marayati “ha coinvolto la sede governativa locale della Camera di commercio, che un tempo era uno dei centri propulsori del dinamismo economico aleppino. La carica esplosiva piazzata per colpire l'edificio doveva essere molto grande, pietre e detriti sono stati scagliati a grande distanza. L'effetto si è sentito forte anche nei nostri quartieri, terrorizzando tutti. Sembrava un terremoto”.
Almeno 21 civili sono rimasti uccisi nelle ultime ore da colpi di mortaio lanciati dai ribelli sui quartieri di Aleppo, controllati dall'esercito governativo. In reazione, i reparti militari fedeli a Assad hanno intensificato le operazioni contro le aree controllate dagli insorti per frenare la loro infiltrazione nei settori rurali e urbani sotto il controllo del regime.


Alep : une communauté meurtrie qui lutte pour survivre

Un témoignage de Mgr Jean-Clément JEANBART

L'Œuvre d'Orient.  01/05/2014
leggi:


Sœur Maria Nazareth

De Gaza à Alep : « J’ai demandé à mes supérieurs d’aller en Syrie »


Après quatre ans passés auprès des paroissiens catholiques de la Bande de Gaza, Sœur Maria Nazareth, de l’Institut du Verbe Incarné, s’apprête à partir pour une nouvelle mission à Alep en Syrie. Consciente du danger, elle s’y rend avec clairvoyance et une infinie confiance en Dieu.

martedì 29 aprile 2014

Mentre l'Occidente denigra le elezioni, sulle scuole di Damasco piove il terrore

uno dei bambini feriti nell'attacco sulla 'Badr-Eddin al-Hossni' Istituto di scienze islamiche della Sharia

La Siria attualmente sta passando un momento delicato, in particolare la città di Damasco:  dopo la vittoria dell'esercito nella periferia ovest, e la conquista di Yabrud e Maalula e di tutta la striscia di confine col Libano, i ribelli guidati dai gruppi legati ad al-Qaeda come Jabhat al-Nusra ed il Fronte Islamico  hanno iniziato a colpire le zone centrali di Damasco. In pratica dopo la liberazione di Maalula questi gruppi armati sono impazziti. Da più di tre settimane la zona di Jaramanah è sotto il mirino di Mleha (dove comandano i gruppi nominati sopra) ed hanno colpito questo sobborgo in cui vi è una grande presenza cristiana, con centinaia di colpi di mortaio. Ormai lì non si va a scuola da più di tre settimane. 
Anche su Bab Tuma e Kassa cadono in continuazione tanti colpi di mortaio e colpiscono scuole, piazze, chiese ed ospedali. Oggi però osserviamo che i gruppi armati guidati da questi alqaedisti hanno voluto allungare il tiro e farlo arrivare ad una zona pura Sunnita di nome Al-Shagour dove si trova una grande scuola religiosa sunnita, il Badr-Eddin al- Hossni Istituto per Scienze Islamiche della Sharia  I ribelli che hanno buttato i colpi di mortaio su questo istituto Sunnita  (un colpo ha toccato il muro, uno è caduto nel cortile, il terzo è caduto all'esterno) hanno smentito le loro storie, perchè uccidere i civili, e soprattutto studenti, è una cosa che li svergogna, mentre loro dicono che FSA difende i civili....  Ma i gruppi armati sono ormai confusi da quanto l'esercito siriano sta operando nella zona di al Ghuta ed in questa confusione i civili non solo cristiani ma anche musulmani stanno pagando la fattura. Ormai è il fanatismo che opera in questi gruppi e come sappiamo il fanatismo non ha principi e non distingue tra le religioni. 
Purtroppo oggi apriamo una pagina brutta riguardo alle scuole: 15 studenti morti fino a questo pomeriggio (età tra 9 e 17 anni) e più di 60 feriti, alcuni amputati. Le mamme hanno tanta paura per i loro bimbi e non vogliono più mandarli a scuola. Secondo me la tensione salirà  ancora per un po' di tempo perchè l'esercito ha deciso di fare una grossa operazione di pulire tutta la zona di Jobar dalla quale parte la maggior parte di questi colpi di mortaio, ed anche perchè tra poco tempo ci saranno le elezioni presidenziali. I ribelli non vogliono le elezioni perchè questo rafforza la posizione di Assad in quanto comunque lui prenderà un sacco di voti. Pure l'Occidente non vuole queste elezioni perchè dice che non si può farle sotto queste condizioni di guerra e per l'Occidente che dice 'Assad è un criminale',  se vince, questo dimostra che lui gode una buona percentuale di sostegno popolare.  Per cui sia i ribelli che l'Occidente non vogliono che Assad vinca perciò cercano di creare tanti fronti caldi cosi da discreditarlo. E così ottengono sempre nuovi armamenti, però chi paga sono i nostri figli...   
Ma in pratica se chiedi a qualsiasi siriano cosa vuole o cosa chiede, ti risponde : voglio la sicurezza, voglio che torniamo come eravamo prima del 2011. Allora Assad è l'unico uomo per il momento che può controllare sia l'esercito che le forze di sicurezza, quindi lui gode di una buona fiducia tra i siriani e questa fiducia è in aumento con le vittorie dell' esercito. E se noti, come noi notiamo,  i civili vivono bene solamente nelle zone dove controlla il governo.  L'Occidente  e i ribelli coi loro attentati vogliono dirci: finchè Assad c'è, il caos rimane. Ma quel che noi abbiamo capito è che il giorno in cui Assad lascia il potere la Siria sara' divisa in più di 12 stati e tutti su base islamica. 
Adesso però vi chiedo: pregate per i bambini oggi colpiti, alcuni casi sono proprio gravi, veramente abbiamo bisogno di preghiere! 
Samaan

Dalla bocca dei bambini... 





AGGIORNAMENTO 30 APRILE

STRAGI IN SIRIA- Saadeh (deputata siriana): ecco chi "manovra" i ribelli 

Il Sussidiario , 30 aprile 

INTERVISTA  a  Maria Saadeh 
di Pietro Vernizzi

Ancora stragi nella Siria martoriata dalla guerra civile. Ventuno persone sono state uccise da colpi di mortaio lanciati dai ribelli ad Aleppo, che hanno preso di mira quartieri controllati dal governo ma ancora popolati da civili. Secondo fonti ufficiali del regime, altre 36 persone sono morte nel quartiere alawita di Homs per l’esplosione di un’autobomba. Il presidente Assad intanto ha annunciato ufficialmente che si ricandiderà alle prossime elezioni presidenziali previste per giugno. Ilsussidiario.net ha intervistato Maria Saadeh, deputata cristiana del parlamento di Damasco, secondo cui “dietro agli attentati si muovono gruppi armati privi di una cultura e di un’ideologia precisa, che rappresentano interessi internazionali e non le reali aspirazioni del popolo siriano. Proprio per questo le prossime elezioni saranno un momento decisivo, perché per la prima volta dopo tre anni di guerra ridaranno la parola ai cittadini del nostro Paese”.   

Che cosa ne pensa degli attacchi contro i civili avvenuti a Homs e Aleppo?  
Dietro questi attacchi ci sono dei gruppi armati privi di qualsiasi ideologia,
animati soltanto dall’intenzione di uccidere. In Siria si stanno verificando
numerose tragedie di questo tipo che coinvolgono i civili. L’obiettivo di queste
fazioni è quello di distruggere lo Stato.  

Chi c’è dietro a questi ribelli?  
Tutti questi gruppi, terroristi, salafiti e jihadisti, si nascondono dietro l’Islam, pur non conoscendo nulla sul suo reale significato. A sostenerli sono specialmente l’Arabia Saudita e altri Stati del Golfo, così come alcune potenze occidentali. All’origine di queste azioni c’è l’odio di gruppi i quali compiono tutto ciò che vogliono. Assad si ricandiderà alle prossime elezioni presidenziali.   

Che senso ha votare in questa situazione?  
Innanzitutto è un fatto importante che le elezioni si tengano, proprio per garantire la stabilità dello Stato. In secondo luogo, è un diritto del popolo
siriano scegliere il presidente e decidere il nostro futuro. Ciò che conta non è
dunque chi vincerà le elezioni, ma il fatto che la parola torni al popolo siriano. Dopo tre anni di guerra, le elezioni sono l’unico modo per difendere i diritti della popolazione siriana. Ciò significa che alla nostra gente è data la possibilità di migliorarsi, di sostenere i loro diritti e di scegliere il loro futuro.   

Le crescenti tensioni tra Russia e Stati Uniti si stanno riflettendo anche sulla
Siria?  
Quanto sta avvenendo in Siria non è una guerra tra siriani, bensì un conflitto
internazionale che si intreccia ad altre questioni come quella iraniana, ucraina
e agli stessi rapporti tra Russia e Stati Uniti. Il nostro obiettivo è cambiare il sistema politico della Siria e nello stesso tempo trovare un nuovo equilibrio
tra le potenze straniere.    
In che modo è possibile raggiungere questo obiettivo?  
Il nostro compito è quello di cercare una nuova stabilità a livello politico, sociale ed economico. Ciò di cui abbiamo bisogno è tempo, in modo da riorganizzare il Paese da capo, a cominciare dalle fondamenta. Credo nella società siriana di oggi, perché ci sarà un grande potere nel mondo. Ciò comporterà un nuovo modo di concepire la politica. La questione ucraina e quella siriana dovrebbero essere negoziate di pari passo, perché in qualche modo il livello delle questioni implicate sono simili. Sarà un lavoro progressivo per migliorare ciascuno dei poteri dello Stato. Dobbiamo risolvere la crisi siriana a un livello regionale e internazionale, lo stesso che richiede una soluzione duratura della crisi ucraina.   
http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2014/4/30/STRAGI-IN-SIRIA-Saadeh-deputata-siriana-ecco-chi-manovra-i-ribelli/495423/

ASCOLTA
RAIRadio1-  Sabato 19 aprile "A tu per tu" con la deputata cristiana siriana Maria Saadeh. Un Paese, la Siria, sfiancato da quasi tre anni di guerra e di terrorismo, con la comunità cristiana nel mirino degli integralisti islamici :  http://www.atupertu.rai.it/dl/radio1/2010/programmi/Page-346f68d0-056f-4629-8c0e-0d5cfd703e9b.html

lunedì 28 aprile 2014

Soufanieh, nella Siria devastata Gesù rinnova il Suo conforto: Io sono con voi, non temete.

Giovedì 17 aprile '14, anno in cui Pasqua ortodossa e cattolica coincidono, i fenomeni che nell'articolo vengono raccontati sono ripresi per la prima volta dopo un intervallo di dieci anni. Myrna è caduta in estasi, ha essudato olio e ha avuto una visione di Cristo che le ha trasmesso il seguente messaggio:  
«Le ferite che hanno sanguinato su questa terra sono le stesse che sono nel mio corpo, perché la causa e l’attore sono gli stessi; ma siate lieti, perché il loro destino sarà lo stesso di Giuda».

Message de Jésus Christ, le Jeudi Saint 17/4/2014:

"Les blessures qui ont saigné sur cette terre, sont celles-là mêmes qui sont dans Mon Corps, parce que la cause et l'auteur sont le même. Mais ayez confiance, leur sort est le même que celui de Judas."



Siria. Il prodigio pasquale di Soufanieh e il monito divino: 


«Di’ ai miei figli che è a loro che domando l’unità»


TEMPI, 19 Aprile, 2014
di Rodolfo Casadei
L’immaginetta della Madonna di Kazan, la cornice, il centrino di seta contro cui è appoggiata, la stessa coppa del calice trasparente che li contiene: tutto è giallognolo, consunto, viscoso. Come l’olio purissimo d’oliva che per otto anni di seguito fra il 1982 e il 1990, con un’interruzione di un anno fra il 1985 e il 1986, è trasudato dal santino. E per più tempo ancora dalle mani, dal collo, dal volto e persino dagli occhi di Myrna, la veggente. Colei alla quale fra il 15 dicembre 1982 e il 24 marzo 1983 è apparsa cinque volte la Vergine Maria lasciando messaggi. L’allora neo-sposa diciottenne sul cui corpo – le mani, i piedi, un fianco – per cinque volte si sono manifestate le stimmate negli anni seguenti. Nella cui mente, durante 36 episodi di estasi, si sono presentate visioni della Vergine Maria e di Gesù che le hanno parlato e lasciato altri messaggi. E che adesso insieme al marito è qui davanti a me, nel vestibolo di casa sua a Damasco, nel piccolo quartiere di Soufanieh, trasformato in uno spazio per la preghiera e il raccoglimento aperto a tutti, con icone alle pareti, inginocchiatoi e una specie di fioriera in ferro battuto ripiena di sabbia e candele votive accese.
Negli ultimi tre anni c’è stato un piccolo cambiamento: dentro al tabernacolo incassato in una parete che contiene il calice e l’icona, all’interno di una scatolina rettangolare di vetro collocata ai piedi del calice, ci sono cinque o sei proiettili di arma automatica. Sono le pallottole piovute dentro la casa di Nicolas e Myrna a causa dei combattimenti in città. Senza ferire nessuno.
Per otto anni, in un piccolo quartiere di Damasco, una donna e la sua immaginetta della Vergine hanno essudato inspiegabilmente olio di oliva in occasione della Pasqua. Ma solo quando le celebrazioni ortodossa e cattolica coincidevano.

 «Non avrei mai immaginato che il mio paese si sarebbe trovato in una situazione come questa», commenta triste lei, che oggi è una donna di 50 anni con due figli maggiorenni. «Tanta gente mi dice: “Prega Dio che ti mandi di nuovo apparizioni e visioni, che ci dica la sua parola su quello che sta succedendo”. Io rispondo: “Dio sta soffrendo con noi, e questa forse è una grande opportunità che ci sta offrendo”. Perché è vero, in questi trentadue anni ci ha mandato tanti segni, ma noi non abbiamo fatto nulla per l’unità. Adesso è il momento che i cristiani finalmente si riuniscano. In forza dell’ultimo segno: i cristiani d’Oriente sono tutti in pericolo, un grande pericolo minaccia la loro stessa esistenza».
Due sono le caratteristiche salienti delle apparizioni e degli altri fenomeni di Soufanieh, che si sono protratti dal 1982 fino al 1990, con una “coda” fra il 2001 e il 2004: la prima è che la Madonna e Cristo hanno parlato in lingua araba, e la seconda è che il contenuto più forte dei loro messaggi ha riguardato l’unità fra i cristiani e la natura peccaminosa della loro disunità.

 Il messaggio dell’ultima apparizione della Vergine recitava: «Fondate una chiesa. Non ho detto: costruite una chiesa. La Chiesa che Gesù ha adottato è Una, perché Gesù è Uno. La Chiesa è il Regno di Dio sulla terra. Chi l’ha divisa ha peccato, e chi si è rallegrato della sua divisione ha peccato. Gesù l’ha edificata, ed essa era piccola; quando è diventata grande, si è divisa. E chi l’ha divisa non ha l’amore dentro di sé. Riunificatevi. Come sono belli i miei figli inginocchiati, in preghiera! Non siate divisi, come lo sono i grandi. Voi insegnerete alle generazioni le parole Unità, Amore e Fede».
Mentre l’ultimo dei messaggi trasmessi durante le visioni estatiche, il 26 novembre 1990, si apriva così: «Non temere, figlia mia, se ti dico che questa è l’ultima volta che mi vedi, fino a quando la festa di Pasqua non sarà unificata». E poi le ultimissime parole: «Noi siamo con te e con chiunque desideri che la festa di Pasqua sia unificata».

 Quest’anno, per pura coincidenza, le date della celebrazione della Pasqua coincidono: ortodossi e cattolici in tutto il mondo, Siria e Medio Oriente compresi, festeggeranno nello stesso giorno, il 20 aprile. I calcoli del calendario giuliano, utilizzato dagli ortodossi calcedoniani, quest’anno coincidono con quelli del calendario gregoriano utilizzato da cattolici, protestanti e molti ortodossi non calcedoniani (per esempio: gli armeni apostolici). In Terra Santa, dal 2012 i cattolici hanno deciso di festeggiare la Pasqua secondo il calendario giuliano, cioè nello stesso giorno degli ortodossi. In Siria questo non è ancora avvenuto.


Testimonianze in tutto il mondo
La prima volta in cui le stimmate si manifestarono sul corpo di Myrna fu il 25 novembre 1983. Alle 16.30 si aprirono nei palmi delle mani, sui piedi e al fianco sinistro, e si richiusero alle undici della sera. Il fenomeno si ripresentò altre quattro volte, sempre il Giovedì santo nel 1984, 1987, 1990 e 2001. Sempre e soltanto anni nei quali la Pasqua giuliana e la Pasqua gregoriana coincidevano di data.
Anche i fenomeni di essudazione dell’olio dall’iconcina, iniziati il 27 novembre 1982 e terminati nel 1990, sono stati più copiosi negli anni in cui la celebrazione della Pasqua era unitaria. L’olio filtrava abbondante dal corpo di Myrna (mani, collo, piedi, bocca, stomaco) anche quando viaggiava all’estero a testimoniare la sua storia, e addirittura dagli occhi (causando vivi bruciori) quando stava per entrare negli stati di estasi durante i quali le sarebbe apparso Cristo. I messaggi di Gesù in tali occasioni erano veri e propri moniti.

Quello del 14 agosto 1988, ricevuto a Los Angeles, dice così: «Ho detto: la Chiesa è il Regno dei Cieli sulla terra. Chi l’ha divisa ha peccato, e chi si è rallegrato della divisione ha peccato. Pertanto mi risulta più facile che un non credente creda nel mio nome, che non coloro che pretendono di avere la fede e l’amore e giurano nel mio nome». E il 7 settembre dello stesso anno: «Di’ ai miei figli che è a loro che domando l’unità e che non la voglio da coloro che recitano una commedia fingendo di lavorare per l’unità».

Myrna è figlia di un siriano di confessione greco cattolica (melchita) e di una siriana greco ortodossa. Suo marito Nicolas è greco ortodosso. Fu lui ad acquistare l’immaginetta durante un viaggio in Bulgaria nel 1980. La prima volta che l’immagine prese a trasudare olio dentro casa, chiamò tre sacerdoti ortodossi per mostrare loro il prodigio. Non fecero in tempo a uscire dalla casa che giunsero due agenti dei servizi segreti. Esaminarono accuratamente l’iconcina dopo averla smontata dalla sua cornice e le mani di Myrna, che dovette lavarsele dinanzi a loro. Subito immagine e mani ripresero a essudare olio. I due se ne andarono ripetendo ad alta voce: «Dio è grande!». 

http://www.tempi.it/siria-il-prodigio-pasquale-di-soufanieh-
e-il-monito-divino-di-ai-miei-figli-che-e-a-loro-che-domando-l-unita#.U1Kvjvl_uXs

sabato 26 aprile 2014

"In un certo senso, il mio spirito è rimasto là, e la mia preghiera continua e non cesserà fino a quando la vendetta cederà il posto alla riconciliazione e al riconoscimento dei reciproci diritti." Papa G.Paolo II





 GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 16 maggio 2001

1. Una settimana fa si è concluso il mio pellegrinaggio sulle orme di San Paolo, che mi ha condotto in Grecia, in Siria e a Malta. Sono lieto oggi di soffermarmi con voi su questo evento, che costituisce l'ultima parte dell'itinerario giubilare attraverso i principali luoghi della storia della salvezza. Sono grato a tutti coloro che mi hanno seguito con la preghiera in questo indimenticabile "ritorno alle sorgenti", ove attingere la freschezza dell'iniziale esperienza cristiana.
Rinnovo i sentimenti di cordiale riconoscenza al Presidente della Repubblica Ellenica, Signor Kostas Stephanopoulos, per avermi invitato a visitare la Grecia. Ringrazio il Presidente della Repubblica Araba Siriana, Signor Bashàr Al-Assad, e il Presidente della Repubblica di Malta, Signor Guido De Marco, che mi hanno accolto tanto cortesemente a Damasco e a Valletta.
Ovunque ho voluto testimoniare alle Chiese Ortodosse l'affetto e la stima della Chiesa Cattolica, col desiderio che la memoria delle colpe passate contro la comunione venga pienamente purificata e lasci spazio alla riconciliazione ed alla fraternità. Ho avuto, inoltre, modo di riaffermare la sincera apertura con cui la Chiesa si rivolge ai credenti dell'Islam, ai quali ci unisce l'adorazione dell'unico Dio.
Sento come una grazia particolare quella di aver potuto incontrare, soprattutto nei loro campi di missione, i Vescovi cattolici di Grecia, di Siria, di Malta, e, insieme con loro, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e numerosi fedeli laici. Sulle orme di Paolo, il successore di Pietro ha potuto confortare e incoraggiare quelle Comunità, esortandole alla fedeltà e al tempo stesso all'apertura e alla carità fraterna.

3. Dopo la Grecia, mi sono recato in Siria, là dove, sulla via di Damasco, Cristo risorto apparve a Saulo di Tarso, trasformandolo da feroce persecutore in apostolo instancabile del Vangelo. E' stato un andare alle origini - come per Abramo -, un risalire alla chiamata, alla vocazione. Questo pensavo visitando il Memoriale di San Paolo. La storia di Dio con gli uomini parte sempre da una chiamata, che invita a lasciare se stessi e le proprie sicurezze per incamminarsi verso una nuova terra, fidandosi di Colui che chiama. E' stato così per Abramo, Mosè, Maria, Pietro e gli altri Apostoli. Così anche per Paolo.
La Siria è oggi un Paese abitato prevalentemente da musulmani, che credono in un unico Dio e cercano di sottomettersi a Lui sull'esempio di Abramo a cui essi volentieri si riferiscono (cfr Nostra aetate, 3). Il dialogo interreligioso con l'Islam diventa sempre più importante e necessario, all'inizio del terzo millennio. In tal senso è stata davvero incoraggiante la calorosa accoglienza riservatami dalle autorità civili e dal Gran Mufti, il quale mi ha accompagnato nella storica visita alla Grande Moschea degli Omayyadi, dove si trova il Memoriale di san Giovanni Battista, assai venerato anche dai musulmani.
A Damasco il mio pellegrinaggio ha assunto soprattutto un forte carattere ecumenico, grazie particolarmente alla visita che ho avuto la gioia di compiere nelle rispettive Cattedrali a Sua Beatitudine Ignace IV, Patriarca greco-ortodosso, e a Sua Santità Mor Ignatius Zakka I, Patriarca siro-ortodosso. Nella storica Cattedrale greco-ortodossa della Dormizione della Vergine Maria, poi, abbiamo celebrato un solenne Incontro di preghiera. Con intima commozione ho visto così realizzarsi uno degli scopi principali del pellegrinaggio giubilare, quello cioè di "radunarci nei luoghi della nostra origine comune, per testimoniare Cristo nostra unità (cfr Ut unum sint, 23) e confermare il reciproco impegno verso il ristabilimento della piena comunione" (Lettera sul pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza, 11).

4. In Siria non potevo non rivolgere a Dio una speciale supplica per la pace in Medio Oriente, spinto anche, purtroppo, dalla drammatica situazione attuale, che diventa sempre più preoccupante. Mi sono recato, sulle Alture del Golan, nella chiesa di Quneitra semidistrutta dalla guerra, e là ho elevato la mia supplica. In un certo senso, il mio spirito è rimasto là, e la mia preghiera continua e non cesserà fino a quando la vendetta cederà il posto alla riconciliazione e al riconoscimento dei reciproci diritti.
Questa speranza si fonda sulla fede. E' la speranza che ho affidato ai giovani della Siria, che ho avuto la gioia di incontrare proprio la sera prima di lasciare Damasco. Porto nel cuore il calore del loro saluto, e prego il Dio della pace, perché i giovani cristiani, musulmani ed ebrei possano crescere insieme come figli dell'unico Dio.

Ancora una volta ho voluto indicare la via della santità quale via maestra per i credenti del terzo millennio. Nel vasto oceano della storia, la Chiesa non teme le sfide e le insidie che incontra nella sua navigazione, se tiene fermo il timone sulla rotta della santità, verso la quale l'ha indirizzata il Grande Giubileo del Duemila (cfr Novo millennio ineunte, 30).
Che così sia per tutti, grazie anche all'intercessione di Maria, a cui facciamo costante ricorso durante questo mese di maggio, a Lei consacrato. La Vergine aiuti ogni cristiano, ogni famiglia ed ogni comunità a proseguire con rinnovato slancio nel suo impegno di quotidiana fedeltà al Vangelo.

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/2001/documents/hf_jp-ii_aud_20010516_it.html

Siria 2001, il primo papa in moschea

leggi:   http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=2950

Papa Giovanni Paolo II - Discorso all'aeroporto di Damasco, Siria - 6 maggio 2001

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http://australiansforreconciliationinsyria.org/pope-john-paul-in-syria-2001/

giovedì 24 aprile 2014

Novantanovesimo anniversario del genocidio degli Armeni. Un Popolo perseguitato perché cristiano.




Il 24 aprile del 1915, 99 anni fa, le autorità turche arrestarono, a Istambul, l’intera classe dirigente del popolo armeno presente nella capitale dell’allora Impero Ottomano. Uomini di cultura, professionisti, imprenditori, politici e sacerdoti vennero imprigionati e poi assassinati dando così avvio al primo genocidio perpetrato nel secolo scorso. 
In realtà la persecuzione aveva avuto avvio l’anno precedente con l’apertura delle ostilità tra gli imperi centrali e le potenze dell’intesa. Sul fronte del Caucaso i militari Armeni dell’esercito turco erano stati disarmati e adibiti a lavori di retrovia svolti con modalità disumane, lavori forzati volti a stroncare chi vi era adibito con fame e fatica. La scusa addotta fu la scarsa affidabilità a fronte di un nemico, i Russi, da sempre attivi come protettori dei cristiani d’oriente. Ma l' intenzione genocida dei “Giovani Turchi” raggruppati nell' 'Unione per il Progresso' era chiara. Lo sterminio venne programmato con cura sino ad arrivare ai fatti del 24 aprile che resta come data ufficiale dell’inizio della tragedia che si sarebbe consumata a fasi alterne sino alla sconfitta finale dei turchi ad opera delle forze dell’intesa, portando allo sterminio di almeno due terzi della popolazione armena presente nell’impero. Il calvario degli Armeni, così come gli atti di valore che lo accompagnarono, sono stati descritti in numerose opere che hanno trovato autori sia nella diaspora, sia nella memorialistica dei diplomatici neutrali o alleati presenti nell’impero. (1) 

 Ufficiali e sottufficiali armeni, scampati ai massacri, tentarono di organizzare sui monti la resistenza. Nell'aprile 1915, nella città di Van, alcune migliaia di civili riuscirono a disarmare la locale guarnigione turca, barricandosi nel nucleo urbano dove resistettero per molti giorni alla controffensiva; fino all'arrivo, provvidenziale, di una divisione di cavalleria russa che nel mese di maggio liberò dall'assedio quei disperati. 
Eguale successo ebbe poi la famosa resistenza del massiccio montuoso del Musa Dagh, nei pressi di Antiochia (Golfo di Alessandretta). Su questo acrocoro non meno di 4.000 disperati resistettero per ben quaranta giorni agli attacchi dei reparti regolari dell'esercito ottomano e dei "volontari" civili turchi, segnando una delle pagine più eroiche della storia del popolo armeno. Alla fine, proprio quando la resistenza sembrava dover cedere di fronte alla preponderanza dell'avversario, i reduci vennero salvati dal provvidenziale arrivo nel Golfo di Alessandretta di una squadra navale francese che riuscì in gran parte a trarli in salvo. Altri tentativi di resistenza non ebbero la medesima fortuna, come accadde ad Urfa. Qui, tutta la guarnigione armena, composta di ex-militari e civili, dovette soccombere alle soverchianti forze ottomane che, a battaglia conclusa, massacrarono tutti i difensori ancora in vita, compresi i feriti.

 Ma le tribolazioni di questo popolo non erano destinate a terminare con la fine della prima guerra mondiale così come non erano mancate nei secoli del dominio Ottomano. La caduta del regime turco alla fine del conflitto mondiale e la seguente ascesa alla guida del paese di Kemal Ataturk non cambiò la situazione. Infatti, tra il 1920 e il 1922, con l'attacco alla Cilicia armena ed il massacro di Smirne, il nuovo governo portò a compimento il genocidio. Cosi come la diplomazia dei vincitori, che aveva riconosciuto nel trattato di Sevres l’indipendenza della nazione Armena sui territori dell’Armenia storica, col successivo trattato di Losanna dimenticò le sue promesse di fronte al fatto compiuto della vittoria di Ataturk nella guerra contro i Greci. 

 Restava la piccola repubblica costituita dagli Armeni, nel 1918, sui territori già appartenuti all’impero degli Zar ma la sua indipendenza ebbe vita breve, occupata dalle armate bolsceviche, venne incorporata nell’Unione Sovietica e con un ukase di Lenin privata di una delle sue regioni storiche, l’Artzak (Nagorno-Karabach) assegnato all’Azerbaigian, e poi sottoposta a tutti gli orrori del “terrore staliniano”. 

 E ancora, negli ultimi anni dell’URSS, gli Armeni dell’Azerbaigian dovettero subire l’ennesimo massacro a Sumgait e poi a Baku e nel Nagorno-Karabach dove scoppiò una guerra sanguinosa tra le due repubbliche neo indipendenti di Armenia e Azerbaigian. Una guerra che conta ancora oggi quotidianamente i suoi morti su una linea armistiziale più che fragile.


saveKessab

 E infine,  la tragedia continua in Siria, ad Aleppo come a Kessab, dove i Turchi, per interposta persona dei terroristi salafiti ben appoggiati dalle loro artiglierie, cercano ancora di realizzare una “soluzione finale” del problema armeno. 

 Sembra veramente che le tribolazioni di questo popolo non debbano mai finire. Sembra, come ho avuto occasione di rimarcare recentemente, che l’ "Omicida sin dall’inizio” voglia fargli scontare, in questo mondo di cui appare sempre più padrone, la primogenitura nella conversione come popolo, l’opera svolta, nella sua associazione dinastica con la corte bizantina, nella conversione degli slavi e della Rus, l’ essere stati fra i più fedeli alleati dei crociati e forse, come alcuni recenti studi confermerebbero, l’ aver custodito, conservato e venerato per 700 anni, a Edessa, nella piccola Armenia di Cilicia, la più straordinaria reliquia della cristianità, la Santa Sindone testimone della resurrezione di Cristo.

 Massimo Granata 

 1. Tra le tante opere apparse (purtroppo non moltissime in italiano) ci piace ricordare e consigliare la lettura di: La masseria delle Allodole, di Antonia Arslan; I quaranta giorni di Musa Dagh, di Franz Werfel; dal punto di vista della documentazione : Diario 1913-1916, di Henry Morgenthau Sr. Ambasciatore USA in Turchia dal 1913 al 1917; Il genocidio armeno nella storia e nella memoria, di Immacolata Maciotti; Survivors. Il genocidio degli Armeni raccontato da chi allora era bambino, di Donald E. Miller e Lorna Tourian Miller.

http://www.appunti.ru/articolo.aspx?id=700&type=home





PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Memoriale di Tzitzernakaberd
Yerevan, 26 settembre 2001

O Giudice dei vivi e dei morti, abbi pietà di noi!
Ascolta, o Signore, il lamento che si leva da questo luogo,

l’invocazione dei morti dagli abissi del Metz Yeghérn,
il grido del sangue innocente che implora come il sangue di Abele,
come Rachele che piange per i suoi figli perché non sono più.
Ascolta, o Signore, la voce del Vescovo di Roma,
che riecheggia la supplica del suo Predecessore, il Papa Benedetto XV,
quando nel 1915 alzò la voce in difesa
"del popolo armeno gravemente afflitto,
condotto alla soglia dell’annientamento".

Guarda al popolo di questa terra,
che da così lungo tempo ha posto in te la sua fiducia,
che è passato attraverso la grande tribolazione
e mai è venuto meno alla fedeltà verso di te.
Asciuga ogni lacrima dai suoi occhi
e fa' che la sua agonia nel ventesimo secolo
lasci il posto ad una messe di vita che dura per sempre.

Profondamente turbati dalla terribile violenza inflitta al popolo armeno,
ci chiediamo con sgomento come il mondo possa ancora
conoscere aberrazioni tanto disumane.
Ma rinnovando la nostra speranza nella tua promessa, o Signore,
imploriamo riposo per i defunti nella pace che non ha fine,
e la guarigione, mediante la potenza del tuo amore, di ferite ancora aperte.


La nostra anima anela a te, Signore, più che la sentinella il mattino,
mentre attendiamo il compimento della redenzione conquistata sulla Croce,
la luce di Pasqua che è l’alba di una vita invincibile,
la gloria della nuova Gerusalemme dove la morte non sarà più.

O Giudice dei vivi e dei morti, abbi pietà di noi!

mercoledì 23 aprile 2014

Chi ha paura delle elezioni in Siria?

Le elezioni siriane e il villaggio in cui si parla la lingua di Gesù



da: Piccole Note
23 aprile 2014, festa di San Giorgio

Assad annuncia le prossime elezioni siriane: si terranno il 3 giugno. L’opposizione parla di «buffonata», di elezioni farsa e via dicendo. Né potrebbe essere altrimenti.  Ma, nonostante le critiche, si terranno ed è probabile, così stimano anche gli oppositori di Assad, che sanciranno una vittoria dell’attuale presidente. 
Né, anche in questo caso, potrebbe essere altrimenti: il popolo siriano conosce i limiti di Assad e i tanti limiti del suo governo. 

A Raqqa ISIL punisce : fumava in pubblico!
Ma in questi anni ha conosciuto bene anche i suoi oppositori, ovvero quei personaggi che da Londra e da altri Stati Esteri parlano di democrazia e di libertà, mentre sul terreno affidano il trionfo di questi alti ideali ai tagliagole di Al Qaeda i quali, imbottiti di Captagon – una droga sintetizzata nei laboratori Nato che non fa sentire dolore e privazioni e rende capaci delle efferatezze più inaudite – ammazzano nelle maniere più fantasiose islamici e cristiani che da secoli convivevano pacificamente in questo Paese.

Ma al di là del teatrino della propaganda, è interessante il luogo scelto da Assad per dare questo annuncio: il monastero di Maalula, un villaggio nel quale si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. 
Assad si è fatto riprendere dalla Tv di Stato mentre visitava il monastero accompagnato da alcuni esponenti della comunità cristiana locale. Era il giorno di Pasqua e questo filmato, al di là delle polemiche suscitate, ha mostrato al mondo, tramite la Tv di Stato siriana, la devastazione portata all’edificio cristiano dai miliziani di Al Nusra che l’avevano occupato. Mossa a effetto, certo, ma favorita da chi quel luogo l’ha distrutto, rapendo le suore che vi si trovavano e portando morte all’intorno.
 Con questa uscita, Assad vuole accreditarsi come difensore delle minoranze, spiegano i giornali occidentali, e dare al mondo un’immagine positiva, contraria a quella ritagliata su di lui dalla propaganda occidentale. 
Resta il fatto che quando i miliziani di Al Qaeda presero Maalula nessun uomo politico dell’Occidente ebbe a dire una sola parola per deprecare l’accaduto, né per condannare le atrocità di cui si stavano macchiando i ribelli, che si aggiungevano alle innumerevoli commesse in precedenza. 

Così questo accreditamento di Assad suona più verosimile dell’ipocrisia di tante autorevoli voci occidentali che oggi si dicono scandalizzate dalla propaganda di regime.



Ma al di là,  le immagini del monastero devastato che sono andate in onda sulla Tv siriana hanno riportato alla memoria una testimonianza da Maalula pubblicata sul nostro sito, che invitiamo, chi non l’avesse letta, a leggere. Perché racconta molto più di altre cronache quanto si sta consumando in Siria.



Gregorio III: è un vero crimine di guerra la distruzione delle chiese di Maaloula


Asia News, 22/04/2014 
di Fady Noun

Il Patriarca ha visitato il villaggio di Maaloula, ripreso dall'esercito al fronte islamico al-Nosra. "Ci si è presentato uno spettacolo apocalittico". L'Occidente assiste "con indifferenza criminale" alla distruzione della Siria. 

 La distruzione delle chiese di Maaloula è stata definita "un vero crimine di guerra" dal patriarca di Antiochia dei greco-melchiti cattolici Gregorio III Laham, che domenica ha potuto visitare lo storico villaggio cristiano, riconquistato dall'esercito siriano al Fronte islamico al-Nosra.
"E' il mistero dell'iniquità che si vede all'opera", ha detto ancora, non trovando parole abbastanza forti per tradurre i sui sentimenti davanti allo spettacolo di desolazione che gli si è offerto. "E' la devastazione del Tempio, il mistero dell'iniquità", ha ripetuto in un colloquio telefonico da Beirut, la sera della sua visita.
Il Patriarca greco-cattolico ha visitato il villaggio insieme con il patriarca greco-ortodosso Youhanna Yazigi e con i rappresentanti del patriarcato siriaco-ortodosso, armeno-ortodosso e siriaco-cattolico, accompagnati da alcuni giornalisti e da uomini della sicurezza. E poco dopo ha anche reso visita al capo di Stato siriano, anch'egli in visita al villaggio.
"Ci si è presentato uno spettacolo apocalittico. Altre chiese sono state distrutte in Siria, ma io non ho mai visto cose così. Ho pianto e ho cercato inutilmente un momento di solitudine per pregare. Sono affranto", ha detto ancora il prelato.
"Le quattro chiese storiche di Maaloula sono state colpite. La nostra chiesa parrocchiale, dedicata a san Giorgio, è crivellata di colpi. La cupola del convento è lesionata in due punti. Le mura sono sventrate dalle cannonate. Alcune parti del convento rischiano di crollare e debbono essere ricostruite. Le icone sono sparse a terra, sporcate o rubate. Attualmente è del tutto inabitabile".

 "Nel convento dei santi Sarkis e Bakhos (nella foto), lo storico altare pagano, convertito in altare cristiano, il solo di tale tipo, è rotto in due".

Lo stesso spettacolo di devastazione si offre agli sguardi nelle chiese di sant'Elia e santa Tecla, del patriarcato greco-ortodosso.
A giudizio di Gregorio III, la devastazione di Maaloula è "un crimine organizzato" e "un vero crimine di guerra".
La Carta di Londra (1946) definisce crimini di guerra "il saccheggio di beni pubblici o privati, distruzione senza motivo di città e villaggi, o la devastazione non giustificata da esigenze militari".
"Non c'è - dice ancora il Patriarca - alcuna giustificazione militare al vandalismo che c'è stato. Si ha l'impressione che fosse un vandalismo comandato". E perché aver fatto delle nostre chiese delle posizioni trincerate?- per tentare di darsi una spiegazione di tutte queste distruzioni.

Con amarezza, Gregorio III accusa il mondo occidentale di essere cieco sulla verità della guerra in Siria. Secondo lui, non si è assolutamente di fronte a una "guerra siriana" o a una "guerra civile". Certo, c'è una parte del conflitto che oppone i musulmani tra loro, ma non è una guerra islamo-cristiana. E' un crimine organizzato.

Sul piano della sicurezza, la popolazione di Maaloula può sognare di tornare, sostiene il Patriarca, malgrado l'incertezza sulla situazione delle infrastrutture (elettricità, acqua, telefoni). Egli aggiunge che alcuni giovani stanno tornando, per ispezionare le case e studiare la possibilità di rientro.
Ma Gregorio III attira l'attenzione sulla difficoltà che si avrà a riparare il legame sociale tra i cristiani di Maaloula e la popolazione musulmana. Alcune famiglie del villaggio si sono schierate con i ribelli islamisti e la ricostruzione della fiducia pone effettivamente dei problemi. Molti giovani non vogliono una riconciliazione superficiale, degli "abbracci ipocriti".
La Chiesa ha il dovere di impedire che tutta la popolazione musulmana sia assimilata a ciò che alcuni hanno fatto. I cristiani non devono vivere in un ghetto, dice, in sostanza, Gregorio III.
A suo avviso il vero complotto è là. Mira a lacerare il tessuto sociale della società siriana, nella quale non c'è mai stata discordia tra islamici e cristiani. E insiste sulla barbarie di comportamenti che, ai suoi occhi, non si spiegano che nella volontà di distruzione della Siria "profonda".

A sostegno di ciò che sostiene, egli indica l'atroce morte, davanti a testimoni, di un fornaio di Adra, una borgata vicino a Damasco. Lo sventurato è stato gettato, vivo e insieme con i suoi figli nel forno nel quale aveva appena cotto il pane per i combattenti islamisti.

Gregorio III denuncia "l'indifferenza criminale con la quale il mondo occidentale, col falso pretesto della difesa della democrazia, continua ad assistere a questo spettacolo di distruzione. Bisogna assolutamente impedire che il virus dell'odio si diffonda", conclude, dopo aver ricordato che ancora non si hanno notizie dei sei abitanti di Maaloula rapiti, come dei vescovi greco-ortodosso e siriaco-ortodosso di Aleppo, scomparsi da più di un anno.

http://www.asianews.it/notizie-it/Gregorio-III,-%C3%A8-un-vero-crimine-di-guerra-la-distruzione-delle-chiese-di-Maaloula-30883.html
Assad annuncia le prossime elezioni siriane: si terranno il 3 giugno. L’opposizione parla di «buffonata», di elezioni farsa e via dicendo. Né potrebbe essere altrimenti. Ma, nonostante le critiche, si terranno ed è probabile, così stimano anche gli oppositori di Assad, che sanciranno una vittoria dell’attuale presidente. Né, anche in questo caso, potrebbe essere altrimenti: il popolo siriano conosce i limiti di Assad e i tanti limiti del suo governo. Ma in questi anni ha conosciuto bene anche i suoi oppositori, ovvero quei personaggi che da Londra e da altri Stati Esteri parlano di democrazia e di libertà, mentre sul terreno affidano il trionfo di questi alti ideali ai tagliagole di Al Qaeda i quali, imbottiti di Captagon – una droga sintetizzata nei laboratori Nato che non fa sentire dolore e privazioni e rende capaci delle efferatezze più inaudite – ammazzano nelle maniere più fantasiose islamici e cristiani che da secoli convivevano pacificamente in questo Paese.
Ma al di là del teatrino della propaganda, è interessante il luogo scelto da Assad per dare questo annuncio: il monastero di Maalula, un villaggio nel quale si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. Assad si è fatto riprendere dalla Tv di Stato mentre visitava il monastero accompagnato da alcuni esponenti della comunità cristiana locale. Era il giorno di Pasqua e questo filmato, al di là delle polemiche suscitate, ha mostrato al mondo, tramite la Tv di Stato siriana, la devastazione portata all’edificio cristiano dai miliziani di Al Nusra che l’avevano occupato. Mossa a effetto, certo, ma favorita da chi quel luogo l’ha distrutto, rapendo le suore che vi si trovavano e portando morte all’intorno.
Con questa uscita, Assad vuole accreditarsi come difensore delle minoranze, spiegano i giornali occidentali, e dare al mondo un’immagine positiva, contraria a quella ritagliata su di lui dalla propaganda occidentale. Resta il fatto che quando i miliziani di Al Qaeda presero Maalula nessun uomo politico dell’Occidente ebbe a dire una sola parola per deprecare l’accaduto, né per condannare le atrocità di cui si stavano macchiando i ribelli, che si aggiungevano alle innumerevoli commesse in precedenza. Così questo accreditamento di Assad suona più verosimile dell’ipocrisia di tante autorevoli voci occidentali che oggi si dicono scandalizzate dalla propaganda di regime.
Ma al di là, le immagini del monastero devastato che sono andate in onda sulla Tv siriana hanno riportato alla memoria una testimonianza da Maalula pubblicata sul nostro sito, che invitiamo, chi non l’avesse letta, a leggere. Perché racconta molto più di altre cronache quanto si sta consumando in Siria.