Traduci

lunedì 4 novembre 2013

Rischia di naufragare ancora la Conferenza di pace 'Ginevra 2' sulla Siria


Preparazione alla conferenza di pace 'Ginevra 2' a forza di bombe


La Perfetta Letizia - 26/10/13

di Patrizio Ricci

Gli incontri preparatori della Conferenza di Pace ‘Ginevra 2’ sono finalmente iniziati, ma non con buoni auspici. Il terreno dove ci si muove è contraddistinto dall’ambiguità e la trattativa nasce malata: non è stata preparata da paesi neutrali ma dagli ‘amici della Siria’, rappresentati principalmente da USA, Francia, Gran Bretagna e Arabia Saudita, cioè gli acerrimi nemici di Assad. Sono proprio gli stessi paesi che hanno espulso gli ambasciatori siriani dal loro territorio e messo fuori gioco la diplomazia. Sono gli stessi che hanno messo in atto un rigido embargo (che ha colpito soprattutto la popolazione civile) e che solo il mese scorso erano concordi nello sferrare una campagna di bombardamenti contro Damasco. Ma tant’è, è ‘il miracolo senza miracolo’ del machiavellismo: la Conferenza non era prevista ed è stata decisa solo dopo che USA e Russia (principali attori di questo conflitto) hanno trovato un accordo sulle armi chimiche e più in generale sul destino della Siria.

E’ così che l’eterogenea opposizione armata si è sentita presa in giro: nessuno ha gradito la mancata spallata finale ad Assad e dopo più di 2 anni di guerra c’è da scommettere che ognuno si aspetta la sua fetta di potere (e per questo è necessario che la pace naufraghi). Ma in che modo realizzare un simile obiettivo? Il Consiglio Nazionale Siriano ha subordinato la sua partecipazione all’accettazione di condizioni insostenibili: la prima è essere riconosciuto come l’unico vero rappresentante del popolo siriano e la seconda l’ immediata dimissione di Assad. Entrambe le condizioni di fatto bloccano la trattativa: con chi si dovrebbe dialogare se Assad si dimette e come pretendere di essere l’unico interlocutore rappresentativo del popolo siriano? E’ evidente che solo la minaccia concreta di interruzione del flusso di armi possa far recedere il CNS dal porre simili precondizioni. Però questo non è possibile, attualmente americani e sauditi sono in forte disaccordo: dopo il ridimensionamento dell’aiuto americano ai ribelli, Riyadh ha riempito il vuoto e si è impegnata più che mai ad appoggiare soprattutto la componente jihadista.

Non sappiamo come andrà a finire: gli interessi reciproci si fondono con le bombe e i morti sul terreno e frenano l’attività diplomatica. Comunque i ministri degli esteri del gruppo ‘London 11’, ovvero i membri del gruppo ‘amici della Siria (compreso il nostro ministro degli Esteri Emma Bonino), stanno facendo pressione sull’opposizione armata perché accetti la Conferenza. E considerando da che posizioni si era partiti, è un mezzo successo che il Consiglio Nazionale Siriano abbia rimandato ai primi di novembre ogni decisione in merito ad una sua partecipazione.

Quindi, il maggior ostacolo alla pace (dopo la frenata della Turchia preoccupata per le proteste interne ed il dilagare di al-Qaeda lungo i propri confini) è oggi l’attivismo dell’Arabia Saudita. Riyadh ha mal digerito il dietro-front americano e l’accordo con la Russia (ricorderete che era pronta a pagare tutte le spese dei bombardamenti e che ha cercato di lusingarla con tutti i mezzi), perciò anche dopo la svolta prudenziale americana sembra aver deciso di procedere da sola. Grazie all’appoggio saudita gli jadisti hanno preso ormai il sopravvento sulle altre formazioni moderate e sono frequenti gli scontri per contendersi il territorio. I movimenti islamisti si sono unificati sotto un’unica bandiera, quella dell’Esercito Islamico. Per l’esperto statunitense Philipe Graver “questa formazione è il più grande export dell’Arabia Saudita”.

Oltre ad alimentare la guerriglia con armi pesanti e con sistemi d’arma altamente tecnologici, l’Arabia Saudita ha utilizzato i mesi estivi per organizzare una forza di 40.000 uomini appartenenti ad al-Qaeda nella località siro-libanese di Arasal, città di confine nella regione Qalamoun. La battaglia, imminente, sarà decisiva per il controllo della zona costiera e delle principali vie di comunicazione.

Sotto questa regia, non stupisce che quando un nuovo tentativo di pace sta per essere messo in atto è riscontrabile dalla cronaca il moltiplicarsi di azioni terroristiche indiscriminate. Si tratta di azioni realmente criminali che colpiscono soprattutto la popolazione civile, colpevole di non ribellarsi ad Assad, perciò, secondo i ribelli, responsabile di sostenerlo. Ne consegue che qualunque opera, fabbrica o infrastruttura civile fuori dalla linea di demarcazione delle zone conquistate diventa automaticamente obiettivo ‘legittimo’. Per punire la popolazione civile ogni giorno inoltre i colpi di mortaio mietono vittime nei quartieri di Damasco: sono ordigni buttati alla cieca, con il solo scopo di uccidere. Solo ieri i lanci di mortaio dei ribelli sul quartiere Kassaa a Damasco hanno causato 5 morti e 20 feriti; tra le vittime il formatore del coro parrocchiale Farah Shadi Shahoub, colpito mentre si recava alla chiesa parrocchiale per addestrare i bambini del coro.

Gli attentati non avvengono solo a Damasco, ma in tutto il paese: ad Hama un attentatore suicida si è lanciato in mezzo al traffico cittadino nell’ora di punta uccidendo 37 persone e provocando decine di feriti. Nelle località conquistate le formazioni jihadiste di Jabhat al-Nusrah impongono la Sharia a gente che non aveva mai conosciuto prima il fondamentalismo religioso. Il villaggio cristiano di Maloula ed i villaggi limitrofi sono stati attaccati e le chiese devastate nonostante non esistano presidi militari. Nel villaggio numerosi civili sono stati uccisi perché non hanno accettato di rinnegare la propria fede e non hanno abbracciato l’islam. Quest’attacco è stato eseguito dall’esercito libero siriano (che si definisce laico e moderato) congiuntamente ai qaedisti di Jabhat al- Nusra. Frequenti anche i sabotaggi senza alcuna valenza strategica: ieri è stata fatta saltare la centrale del gas di Damasco indispensabile per la vita della popolazione.

I rapimenti a scopo di estorsione, gli omicidi settari verso le minoranze, la rivendita dei macchinari sottratti nelle fabbriche in Turchia sono la consuetudine. Questi atti terroristici sono compiuti da coloro che si candidano a succedere ad Assad: nonostante gli organi d’informazione inopinatamente usino questo termine ancora virgolettato, tali azioni sono sanzionate dalla Convenzione di Ginevra come atti terroristici.

E’ una situazione complessa, sintomo di una prassi consolidata che non tiene conto più delle aspirazioni dei popoli ma solo degli interessi dei paesi ricchi. Far affari commerciali e impantanarsi in rapporti poco chiari che prima o poi impediranno di agire correttamente sembra aver sostituito ogni altra considerazione etica. I ‘valori’ che diciamo di avere e sostenere possono conciliarsi con questa prassi? Sono domande che occorre farsi: che tipo di benessere stiamo perseguendo e a che prezzo? Sembra proprio che ci sia un solo elemento unificatore e un solo valore in cui l’occidente crede: il danaro e gli affari. Come altrimenti fingere di credere che l’Arabia Saudita, uno dei regimi più dispotici del mondo, si faccia portatore delle istanze di libertà dei popoli?

http://www.laperfettaletizia.com/2013/10/incontri-preparativi-alla-conferenza-di.html


L'opposizione vuole l'eliminazione politica di Assad, ma è divisa al suo interno. Le condizioni poste dalla Santa Sede per un'efficace Conferenza di pace.




ASIA NEWS 22/10/2013 

  I destini della Ginevra 2, la Conferenza di pace sulla Siria che dovrebbe tenersi verso la fine di novembre, rischiano di naufragare per le resistenze che pongono i ribelli e lo stesso Assad.
Diversi gruppi di oppositori vogliono boicottare i dialoghi perché esigono che le conclusioni prevedano l'uscita di Bashar Assad dalla scena del potere.
Da parte sua Damasco non accetta tale precondizione e lo stesso Assad, in un'intervista alla televisione  libanese Al-Mayadeen ha detto che non vede "nessuna ragione" per non presentarsi alle prossime elezioni e magari essere rieletto.
Egli ha anche accusato l'opposizione di essere estranea agli interessi del popolo siriano.
"Quali forze vi prendono parte - si è domandato - quale relazione queste forze hanno con il popolo siriano? Rappresentano il popolo siriano o rappresentano gli Stati che li hanno inventati?".
In effetti l'opposizione è formata da tanti gruppi, solo in parte costituita da siriani. Oltre al Free Syrian Army, formato da soldati disertori dell'esercito di Assad, vi sono gruppi di jihadisti prevenienti da decine di nazioni islamiche (Cecenia, Tunisia, Libia, Egitto, Arabia saudita, Malaysia, Indonesia, Sudan...). A questi si aggiunge il Consiglio nazionale siriano formato da esuli siriani, sostenuti da potenze europee e medio-orientali. Tutti loro sono in lotta fra loro per chi deve rappresentare l'opposizione ai dialoghi. In più, sul terreno siriano, vi sono combattimenti fra l'opposizione "laica" del Free Syrian Army e quella radicale islamica costituita da gruppi legati ad Al Qaeda. Questi, nelle zone sotto il loro controllo impongono leggi islamiche e duri trattamenti per le minoranze cristiane e sciite (o alauite). I gruppi radicali preferiscono la guerra santa alla Conferenza di pace. Nei giorni scorsi anche il Consiglio nazionale siriano si è mostrato perplesso sulla propria partecipazione.
In questi giorni, ministri di 11 nazioni degli "Amici della Siria" (Stati Uniti, Gran Bretagna, Egitto, Francia, Germania, Italia, Giordania, Qatar, Arabia saudita, Turchia, Emirati arabi) si stanno incontrando a Londra  per convincere gli oppositori di Assad a partecipare uniti alla conferenza che essi vedono come una transizione politica oltre il regime di Assad.

Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon è fra i più forti sostenitori della Conferenza di pace. Anche la Santa Sede desidera un incontro che raduni tutti gli interlocutori  locali, regionali e internazionali implicati nel conflitto siriano, senza alcun veto o esclusione. Lo scorso 6 settembre, mons. Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati, incontrando il corpo diplomatico presso la Santa Sede ha precisato alcune condizioni previe per il futuro della Siria: garantire l'unità del Paese; il rispetto delle minoranze (anche cristiane); piena cittadinanza a tutti i siriani, di qualunque religione; libertà di religione garantita; separazione dell'opposizione dall'estremismo islamico.

http://www.asianews.it/notizie-it/Rischia-di-naufragare-ancora-la-Conferenza-di-pace-sulla-Siria-29337.html

sabato 2 novembre 2013

Così l’Islam ha invaso l’Europa


Gli eventi drammatici della Siria, dopo quelli dell’Egitto e della Libia, offrono l’occasione per alcune considerazioni che vanno al di là dell’aspetto geo-politico del conflitto. 

RC n. 88 - Ottobre 2013
di Roberto de Mattei

Gli eventi drammatici della Siria, dopo quelli dell’Egitto e della Libia, offrono l’occasione per alcune considerazioni che vanno al di là dell’aspetto geo-politico del conflitto. Ciò che sullo sfondo soggiace è, viva e bruciante più che mai, la questione islamica. Una questione che riguarda non solo l’Asia e l’Africa, ma soprattutto l’Europa.

La conquista demografica e territoriale del nostro Continente da parte dell’Islam non accenna infatti a diminuire. I numeri delle statistiche sono più eloquenti delle parole. Secondo l’ultimo rapporto del Pew Research Center, l’Islam conta oggi in Europa 43 milioni e 490.000 seguaci. Il tasso d’incremento della popolazione musulmana risulta abbondantemente superiore al resto della popolazione europea e mondiale. Secondo l’istituto di ricerca, se il livello di crescita resterà inalterato, i musulmani rappresenteranno il 26,4 per cento della popolazione mondiale nell’anno 2030 calcolata in 8,3 miliardi. 
Ma ciò che colpisce di più è il numero delle Moschee e dei minareti, che spesso rimpiazzano luoghi di culto cattolici. Il numero dei musulmani praticanti è certamente inferiore a quello di coloro che non seguono alla lettera la legge del Corano, ma è comunque, in proporzione, più alto di quello dei praticanti cattolici. Gli immigrati di seconda o terza generazione smettono spesso di praticare la loro religione, ma non rinunciano alle loro radici identitarie. Sul piano sociologico l’Islam resta per essi un richiamo ben più forte di quanto non sia il Cristianesimo per gli occidentali. D’altra parte, mentre i governanti occidentali hanno imboccato la strada di un laicismo che si oppone frontalmente alla tradizione cristiana delle nostre Nazioni, l’OCI, l’Organizzazione della Conferenza Islamica, che raccoglie 57 Paesi di religione musulmana, uniti dalla consapevolezza di appartenere ad un’unica comunità di credenti, promuove con tutti i mezzi l’identità islamica in Occidente. 

Lo scorso anno Soeren Kern, senior fellow del Gruppo di Studi Strategici per le Relazioni Transatlantiche di Madrid, ha pubblicato cifre impressionanti, documentando la trasformazione di luoghi di culto cristiani abbandonati in tutto il centro e nord d’Europa. In Inghilterra diecimila chiese sono state chiuse dal 1960, fra cui 8.000 chiese metodiste e 1.700 anglicane. Nel 2020 se ne prevede la chiusura di altre 4.000, mentre dall’altra parte ci sono 1.700 moschee molte delle quali in ex-chiese, 2.000 sale di preghiera e innumerevoli garages o magazzini trasformati in moschea.  Secondo i dati del Religious Trends nel Regno Unito, il numero dei frequentatori di chiese sta diminuendo a tale velocità che entro una generazione sarà tre volte inferiore a quello dei musulmani che vanno in moschea.

 In Germania la popolazione musulmana è aumentata da 50mila persone nei primi anni Ottanta a 4 milioni ed esistono circa 2.600 tra moschee e sale di preghiera. Invece 400 chiese cattoliche e 100 protestanti sono state chiuse. Non contenta delle moschee che proliferano sul suo territorio, la Germania vorrebbe imporle in Grecia, dove spinge per la costruzione di una mega-moschea ad Atene, a spese dello Stato. Finora però sono già andati a vuoto i tentativi di trovare una compagnia edilizia che si assuma l’incarico di costruire il tempio islamico, per il timore di minacce e intimidazioni da parte di gruppi identitari o di semplici cittadini residenti del quartiere ateniese di Votanikos, dove la moschea dovrebbe sorgere. 
Anche in Francia si costruisce un numero maggiore di moschee che di chiese cattoliche e ci sono più praticanti musulmani che cattolici. Il numero delle moschee e dei luoghi di culto è raddoppiato negli ultimi dieci anni superando le 2.000 unità, mentre la Chiesa cattolica continua a chiudere i suoi edifici sacri. 
Urfa (Turchia): la chiesa armena oggi

Intanto in Turchia prendono sempre più consistenza le voci sulla futura trasformazione della cattedrale di Santa Sofia di Istanbul, oggi museo, in moschea. Lo storico tempio della cristianità era stato già trasformato in moschea dopo la caduta di Costantinopoli (1453), ma con l’avvento della Repubblica Turca nel 1923 è divenuto un museo. Altre due ex-chiese, anch’esse dedicate a Santa Sofia, quella di Nicea (Iznik), sede del primo concilio ecumenico, e quella di Trabzon, sono già state di recente trasformate da musei in moschee.

La proliferazione delle moschee si accompagna all’espansione della finanza islamica in Occidente. Non a caso i fondatori delle banche islamiche sono teorici della conquista musulmana dell’Europa: Abul A’la Mawdudi (1903-1979) e Sayyed Qutb (1906-1966), ideologi dei Fratelli Musulmani.  Un recente rapporto della Banca Centrale Europea calcola che il valore internazionale degli asset gestiti con criteri finanziari islamici è passato dai 150 miliardi di dollari della metà degli anni ’90, a oltre 1.600 miliardi di fine 2012, con previsione di superare i 2.000 quest’anno. Nell’Unione europea, secondo la Bce, «la finanza islamica è ancora allo stato embrionale, ma una serie di fattori ne fanno immaginare un ulteriore sviluppo».
 
Alla testa di questo sviluppo sono l’Inghilterra, il primo Paese che ha permesso l’attività delle banche islamiche sul proprio territorio, la Germania, che partecipa all’industria finanziaria islamica in mezzo mondo, la Francia che, secondo la BCE, ha “dato un forte supporto” al processo di espansione, ma anche l’Italia dove la finanza islamica ha conosciuto una rapida ascesa. Gli esperti prevedono che le banche islamiche residenti in Italia raggiungeranno presto depositi  per 5,8 miliardi a fronte di ricavi previsti per 218,6 milioni nel 2015.   

Ma ciò che è più grave, in questa situazione, è il fatto che i governanti occidentali continuino ad appoggiare l’Islam fondamentalista, malgrado l’esito disastroso delle politiche finora attuate in Medio Oriente, soprattutto in occasione della cosiddetta “Primavera araba”. In quell’occasione gli Stati Uniti e l’Europa erano convinti che si potesse passare in maniera indolore dai regimi dittatoriali alla democrazia, e che ciò potesse avvenire con l’appoggio dei Fratelli Musulmani. Il risultato è stato l’ascesa dell’Islam radicale e l’esplosione di sanguinose divisioni interne al mondo musulmano. Oggi l’illusione di servirsi dei gruppi fondamentalisti per instaurare la democrazia continua e il presidente americano Barack Hussein Obama rappresenta il campione di questa politica, fondata sulla misconoscenza dell’Islam e su una visione distorta della democrazia.

In Siria, Obama si è schierato dalla parte dei fondamentalisti islamici, che comprendono i militanti musulmani europei di Jabhat Al Nusra (Fronte della vittoria), lo stesso gruppo che tre mesi fa ha esibito davanti alle telecamere le teste mozzate di tre “nemici dell’islam”, al grido di «Allah è grande». Il presidente Bashar el Assad, ritenuto affidabile dall’Occidente quando minacciava i cristiani maroniti, oggi che combatte contro i qaedisti, viene presentato come un mostro. Allo stesso modo, le Forze armate egiziane sarebbero state dalla parte della «democrazia» quando costrinsero Mubarak a dimettersi, mentre quando hanno costretto alle dimissioni Morsi si sarebbero schierate con la «dittatura». 

La confusione regna ed è peggiore del sangue che scorre. Criticare l’uso delle armi non è sufficiente. Bisognerebbe che, sull’esempio di San Francesco, che partì per l’Oriente per convertire il Sultano alla vera Fede, si levasse anche oggi una parola chiara, per ricordare l’incompatibilità tra l’Islam e il Cristianesimo e la necessità di un autentico confronto tra le due religioni. Ma la parola “conversione” ha ancora un senso per i cristiani?

http://www.radicicristiane.it/fondo.php/id/1848/ref/1/Così-l-islam-ha-invaso-l-Europa

giovedì 31 ottobre 2013

Il massacro dei cristiani siriani

L’Arcivescovo siro-ortodosso Alnemeh: “A Sadad il più grande massacro di cristiani in Siria”


Agenzia Fides 31/10/2013

Sadad  – “Quello avvenuto a Sadad è il più grave e ampio massacro di cristiani avvenuto in Siria da due anni e mezzo”: è perentorio l’Arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh, Metropolita siro-ortodosso di Homs e Hama, nell’illustrare a Fides il tragico bilancio di vittime nella cittadina cristiana di Sadad, invasa dalle milizie islamiste una settimana fa e poi riconquistata dall’esercito siriano. “I civili innocenti, martirizzati senza alcun motivo, sono 45, e fra loro diverse donne e bambini, molti buttati in fosse comuni. Altri civili sono stati minacciati e terrorizzati. I feriti sono 30 e le persone scomparse sono tuttora 10. Per una settimana, 1.500 famiglie sono state tenute come ostaggi e scudi umani. Fra loro bambini, vecchi, giovani, uomini e donne. Alcuni di loro sono fuggiti a piedi percorrendo 8 km da Sadad ad Al-Hafer per trovare rifugio. Circa 2.500 famiglie sono fuggite da Sadad, portando con sé solo i vestiti che avevano indosso, a causa dell’irruzione dei gruppi armati e oggi sono profughi sparsi tra Damasco, Homs, Fayrouza, Zaydal, Maskane, e Al-Fhayle”.
L’arcivescovo prosegue manifestando tutta la sua amarezza: “In città mancano del tutto elettricità, acqua e telefono. 

Tutte le case di Sadad sono state derubate, e le proprietà saccheggiate. Le chiese sono danneggiate e dissacrate, private di libri antichi e arredi preziosi, imbrattate di scritte contro il cristianesimo. Le scuole, gli edifici governativi, gli edifici comunali sono distrutti, insieme con l'ufficio postale, l'ospedale e la clinica. Ai bambini di Sadad è stato rubato il futuro. Molte case non potranno nemmeno essere ricostruite”.
“Quanto accaduto a Sadad – afferma – è il più grande massacro dei cristiani in Siria e il secondo in tutto il Medio Oriente, dopo quello nella Chiesa di Nostra Signora della Salvezza in Iraq, nel 2010”.
L’Arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh conclude: “Abbiamo gridato soccorso al mondo ma nessuno ci ha ascoltati. Dov'è la coscienza cristiana? Dov'è la coscienza umana ? Dove sono i miei fratelli? Penso a tutte le persone sofferenti, oggi nel lutto e nel disagio: ho un nodo alla gola e mi piange il cuore per quanto è successo nella mia arcidiocesi. Quale sarà il nostro futuro? Chiediamo a tutti di pregare per noi”.
Sadad è una piccola città di 15.000 persone, in maggioranza cristiani siro-ortodossi, situata 160 km a Nord di Damasco. Conta 14 chiese e un monastero con quattro sacerdoti. La città era rimasta finora fuori dal conflitto. 



Fosse comuni a Sadad: 45 civili cristiani uccisi dalle milizie islamiste

Agenzia Fides 31/10/2013

Sadad  – Sono stati rinvenuti in due distinte fosse comuni i corpi di trenta i civili cristiani, inclusi donne e bambini, uccisi dalle milizie islamiste nella città di Sadad. E, nel complesso, i civili cristiani uccisi nella cittadina a metà strada fra Homs e Damasco sono 45. E’ quanto comunica all’Agenzia Fides il Patriarcato Siro ortodosso di Damasco. La città di Sadad, insediamento cristiano, è stata invasa e occupata dalle milizie islamiste il 21 ottobre ed è stata riconquistata nei giorni scorsi dall’esercito regolare siriano. I rappresentanti del Patriarcato e le famiglie delle vittime, rientrati in città, vi hanno trovato, nell’orrore generale, due fosse comuni, dove hanno rinvenuto i cadaveri dei loro parenti e amici. In una atmosfera di lutto, sdegno e commozione, i funerali dei trenta cristiani sono stati celebrati dall’Arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh, Metropolita siro-ortodosso di Homs e Hama, che ha fornito a Fides l’elenco delle vittime.
Secondo il racconto di testimoni oculari, molti dei civili sono stati uccisi dai miliziani delle bande di “Al- Nusra” e “Daash” mentre cercavano di fuggire o di mettersi in salvo, il giorno dell’invasione improvvisa. La città risulta oggi del tutto distrutta e saccheggiata. Alcuni dei militanti che hanno invaso la città si erano rintanati nella chiesa siro-ortodossa di San Teodoro, che è stata profanata. 


Sadad è un antico villaggio siriaco risalente al 2000 a. C., situato nella regione del Qalamoon, a nord di Damasco, caratterizzato da chiese, templi, icone storiche e siti archeologici. 

Devastating Images & Report from the Christian Town of Sadad in Syria 



La diplomazia internazionale è alle prese con il tentativo di non far naufragare l’imminente conferenza di pace “Ginevra 2”, mentre dall'Oms è arrivata la conferma che nel Paese è in atto un'epidemia di poliomielite. Ulteriore dramma di una guerra che sta piagando la popolazione siriana, alle prese da più di due anni e mezzo con una terribile guerra fratricida, causa di una delle più gravi emergenze umanitarie della storia. Intanto dal terreno giunge la notizia della riconquista da parte dell’esercito del villaggio a maggioranza cristiana di Sadad, vicino alla città di Homs. Alcune migliaia di persone sarebbero state liberate dall’assedio dei ribelli. La notizia è confermata anche da mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, intervistato da Salvatore Sabatino:

R. – Ho appena appreso anch’io che è stato rotto l’accerchiamento, così come ho avuto notizia, questa mattina, che è stato rotto anche l’accerchiamento di altri due villaggi: uno si chiama Mudamieh un altro Daraya, a sud di Damasco, con la buona volontà delle parti, aiutate da mediatori sul posto. Ci sono anche alcuni aspetti positivi, pur in questo clima di violenza e di sangue di tutti i giorni … Quindi, direi che anche queste schiarite potrebbero aiutarci, potrebbero aiutare la comunità internazionale a proseguire, a non perdere la fiducia e a riprendere con maggiore coraggio e determinazione: veramente è una scalata, più che una strada in salita …

D. – Il volto di questa guerra sta continuamente cambiando, ed è ormai provato che nel Paese siano entrati combattenti provenienti da altri luoghi. Si parla di affiliati alla galassia di al Qaeda. Lei conferma questa presenza?

R. – Direi che questo è sotto gli occhi di tutti. La storia di questo conflitto è veramente complicata: se lo si osserva dalle prime settimane, dai primi mesi, dal primo anno in poi, si vede che il conflitto è andato aggrovigliandosi e complicandosi. Credo che, se non si riesce a districare quanto prima questa matassa, andrà complicandosi ancora di più e a rendere sempre più difficile una soluzione che tutti ci auguriamo.

D. – Da tre mesi non si hanno più notizie di padre Paolo Dall’Oglio, molto apprezzato in Siria per il suo impegno per il dialogo e la pace. Ha notizie al riguardo?

R. – Beh, ogni tanto a questa nunziatura giungono delle voci, di cui è difficile controllare la consistenza; voci di ogni sorta … Io mi tengo in contatto con la sua comunità monastica di Mar Moussa, ogni tanto telefono o li incontro, li incoraggio perché sono coloro che più ne soffrono, questi suoi figli spirituali. Naturalmente, bisogna sempre conservare la speranza che possa, prima o poi, risolversi felicemente questo dramma, questa sofferenza, per tutti noi …

Sulla situazione a Sadad ascoltiamo padre Ziad Hilal, che proprio questa mattina si è recato nella cittadina siriana, intervistato da Helene Destombes: 

R. – J’étais à Sadad, avec un autre prêtre, …
Mi sono recato a Sadad, con un altro prete siriaco-cattolico. Ci sono molti edifici, molte case danneggiate o addirittura distrutte; tra questi, la scuola del villaggio, anch’essa invasa e distrutta, come anche gli altri edifici ufficiali. Sono andato a vedere le quattro chiese, delle quali tre siriaco-ortodosse e una chiesa siriaco-cattolica: sono danneggiate tutte e quattro, sono state utilizzate come ricovero da integralisti che erano venuti nel villaggio. Ci sono dentro materassi, coperte … Hanno anche scritto degli slogan sui muri delle chiese, all’interno, sull’altare, ovunque … Hanno spaccato il santissimo sacramento in tutti gli altari delle quattro chiese; i danni sono grandi nelle chiese, ma anche nelle strade. Ho potuto incontrare il prete che mi ha detto che fino a ieri sono stati sepolti 29 cristiani del villaggio; ce ne sono ancora due da lui … Ecco, questo è quello che ho visto, finora.

D. – Quanti cristiani erano stati assediati in questa cittadina?

R. – J’ai vu pas mal: il y avait à peux près 1.500 personnes là-bas, ils n’ont pas …
Ce n’erano parecchi: c’erano circa 1.500 persone che non sono potute uscire. Questa mattina ho visto alcune vetture piene di bambini, uomini e donne che hanno vissuto questi giorni terribili e che hanno preferito andare via per qualche giorno, venire a Homs o in altre località, ma non so se vorranno tornare …

D. – In questo momento, chi si prende cura di queste famiglie? Ci sono delle organizzazioni umanitarie, delle associazioni che se ne occupano?

R. – En fait, jusqu’à maintenant, ce sont les églises qui organisent les aides humanitaires …
A tutt’oggi, sono le Chiese che organizzano gli aiuti umanitari. Stiamo contattando le diverse organizzazioni per far fronte all’urgenza ed aiutare le persone. Non bisogna nemmeno dimenticare che è compito dello Stato, lavorare per risistemare le strade, le scuole, gli edifici ufficiali.

D. – I ribelli che si trovavano nel villaggio di Sadad, sono fuggiti o sono stati uccisi dall’esercito?

R. – Il y avait un combat; la plupart, ils ont fui, les autres je pense ils ont été abattu. …
C’è stato un combattimento; la maggior parte di loro è fuggita, e penso che gli altri siano stati uccisi.


 

  Omar Gharba, religioso wahhabita, appartenente all’Armata Siriana Libera (ESL)


Rogo di libri cristiani a Raqqa

Agenzia Fides 25/10/2013

Raqqa  – I miliziani dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL), la fazione quaedista che in diverse regioni della Siria ha monopolizzato l'insurrezione armata contro il regime di Damasco, nei giorni scorsi hanno organizzato un rogo di Bibbie e libri cristiani davanti alla chiesa greco-cattolica di Nostra Signora dell'Annunciazione a Raqqa, la città siriana da mesi sotto controllo delle milizie anti-Assad. 
A fornire informazioni all'Agenzia Fides intorno all'azione intimidatoria è una nota dell'agenzia curda indipendente "AraNews", nota per le sue posizioni critiche nei confronti del regime siriano e in contatto con attivisti e informatori che da Raqqa hanno fatto filtrare la notizia tramite i social network.



La regione di Raqqa è stata teatro di scontri tra l'esercito di Assad e le milizie dell'opposizione nel marzo scorso. Dopo il ritiro dell'esercito governativo, sono iniziati gli scontri interni allo schieramento anti-regime tra i battaglioni dell'Esercito Libero Siriano e i gruppi quaedisti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, che hanno avuto la meglio. Lo scopo dichiarato di questa fazione è la creazione di un califfato islamista nelle aree cadute sotto il proprio controllo. 
A tale scopo, le popolazioni civili vengono sottoposte a campagne di indottrinamento e fanatizzazione a base di ideologia jiahdista. Già lo scorso settembre diversi video circolati online avevano documentato le azioni vandaliche compiute contro le due chiese della città di Raqqa dai militanti dell'ISIL, con la distruzione di croci, statue e immagini sacre.
A Raqqa, alla fine di luglio, è stato rapito il gesuita romano Paolo Dall'Oglio. Come ricostruito dall'Agenzia Fides (26/8/2013) i principali indiziati del rapimento di padre Paolo sono proprio gli affiliati all'ISIL.

http://www.fides.org/it/news/53832-ASIA_SIRIA_Rogo_di_libri_cristiani_a_Raqqa#.UmpoFm1H7wo

martedì 29 ottobre 2013

In Siria tornano liberi numerosi rapiti. C'è attesa anche per i religiosi cristiani


Terrasanta.net | 23 ottobre 2013

 Potremmo essere a un momento decisivo per la sorte dell’arcivescovo greco ortodosso Boulos al-Yazigi, dell’arcivescovo siriaco ortodosso Yohanna Ibrahim, del gesuita italiano padre Paolo Dall’Oglio e di due sacerdoti locali: padre Michel Kayyal (armeno cattolico) e padre Maher Mahfuz (greco-ortodosso). Tutti rapiti in Siria, in varie circostanze, tra febbraio e agosto di quest’anno.

Infatti negli ultimi quattro giorni decine di ostaggi, vittime del conflitto siriano, sono stati rilasciati grazie ad un’azione diplomatica condotta dai governi di Qatar, Libano e Turchia. Azione che potrebbe coinvolgere anche i religiosi cristiani fino ad oggi scomparsi.
Le liberazioni «a catena» sono iniziate il 19 ottobre, lo scorso sabato, quando sono stati rilasciati nove pellegrini sciiti libanesi, rapiti in Siria 17 mesi fa. Facevano parte di un gruppo di undici ostaggi (di cui due già rilasciati nei mesi scorsi) sequestrati nel nord della Siria mentre erano di ritorno da un pellegrinaggio in Iraq. Il gruppo dei pellegrini, appena rimesso in libertà, è stato portato in Turchia e da lì è ritornato in Libano su un jet privato del Qatar, sul quale viaggiavano anche il ministro degli Esteri qatariano, Khaled al-Attiyah, e Abbas Ibrahim, capo dei servizi di sicurezza libanese.

Secondo il giornale di Beirut al Akhbar, le trattative per il rilascio degli ostaggi libanesi sono durate dieci mesi e il successo si deve anche all’impegno assunto dal Qatar di versare 9 milioni di dollari a quattro leader ribelli. Stando al ministro dell’Interno libanese Marwan Charbel, l’ex-primo ministro Saad Hariri - leader sunnita oggi all’opposizione - avrebbe giocato un ruolo fondamentale per la liberazione degli ostaggi sciiti: «Già nel maggio 2012 aveva cercato di negoziarne il rilascio, senza successo», ha rivelato Charbel. Il coinvolgimento di Hariri nelle trattative potrebbe contribuire a distendere il rapporto conflittuale tra sunniti e sciiti in Libano.
Quello dei nove libanesi è stato il primo anello di una catena di liberazioni in corso in questi giorni; il segnale atteso per il rilascio di due piloti delle linee aeree turche - Murat Akpinar e Murat Agca - rapiti nei pressi dell’aeroporto di Beirut e rimasti 71 giorni nelle mani di un gruppo libanese. Una volta rilasciati, anche loro sono stati riportati a casa a bordo di un aereo del Qatar, per essere accolti domenica 20, con tutti gli onori, dalle autorità di Ankara.
Ieri si è realizzato un altro capitolo del piano per il rilascio di prigionieri: le autorità siriane hanno restituito la libertà a 14 donne arrestate perché ritenute vicine ai ribelli. Sono le prime di una lunga lista di persone ancora da liberare. «Per la loro sicurezza dovranno lasciare il Paese - ha dichiarato all’Agenzia France Presse l’attivista per i diritti umani Sema Nassar -. In lista restano altre 128 donne che attendono di tornare libere».

La speranza è che un ultimo capitolo di questa «settimana di liberazioni» riguardi i religiosi cristiani.

Sempre secondo il ministro libanese Charbel – citato dal quotidiano Ya Libnan - i vescovi Yazigi e Ibrahim, rapiti il 22 aprile scorso nei pressi di Aleppo, sarebbero «in buone condizioni di salute». Si troverebbero in un sobborgo di Aleppo ma gli scontri armati ancora in corso nell’area ostacolerebbero il loro rilascio.
Per il quotidiano online libanese Naharnet, il capo dei servizi segreti libanesi, Abbas Ibrahim, avrebbe incontrato in questi giorni il presidente siriano Bashar al Assad, per discutere il caso dei due vescovi di Aleppo. Questione sollevata anche dal patriarca maronita Bechara Rai presso le autorità del Qatar, Paese in cui si è recato in visita ufficiale.

http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=5653&wi_codseq=SI001 &language=it


Gran mufti di Siria: I vescovi ortodossi rapiti sono vivi e in Turchia

AsiaNews 29/10/2013
 A riferire le parole di Ahmad Badreddin Hassoun sono stati i vertici di un'organizzazione umanitaria russa impegnata in Medio Oriente e che hanno incontrato a Mosca il leader spirituale siriano. 
"Dietro il sequestro, militanti ceceni e servizi turchi".


   leggi su: http://www.asianews.it/notizie-it/Gran-mufti-di-Siria:-I-vescovi-ortodossi-rapiti-sono-vivi-e-in-Turchia-29398.html

lunedì 28 ottobre 2013

Quanto è distorta l'informazione sulla Siria


La Bussola Quotidiana  25-10-2013

Intervista a Monsignor Giuseppe Nazzaro
di Giovanni Boscagli

C’è sempre il rischio di appassionarsi ad una grande tragedia del mondo e poi relegarla nel dimenticatoio. E’ il pericolo che sta correndo adesso la Siria. Ci può essere ancora un altro rischio, ovvero quello di farsi idee errate di episodi veri, o indignarsi per fatti mai esistiti nella realtà. La Siria può essere uno di questi casi e allora abbiamo chiesto a Monsignor Giuseppe Nazzaro, Vicario Apostolico di Aleppo dal 2002 fino alla scorsa primavera, di aiutarci a capire meglio cosa sia la Siria e cosa stia realmente avvenendo.

Monsignor Nazzaro, ci descrive la vita del popolo siriano e dei cristiani prima e dopo la rivolta?
Prima della rivolta si viveva in pace, vi erano delle differenze culturali e di religione ma c’era rispetto reciproco. Tenga presente che i cristiani si trovano in Siria da più di duemila anni, infatti dopo la predicazione del Vangelo di Gesù, iniziarono le persecuzioni e molti si rifugiarono in Siria. Il sinedrio mandò poi Saulo di Tarso (Paolo) a catturare i seguaci della dottrina cristiana per imprigionarli e portarli a Gerusalemme. Poi Paolo a Damasco si convertirà e diverrà uno di loro. Gli islamici arrivano in Siria nell’ottavo secolo e da subito hanno convissuto con i cristiani in maniera pacifica tanto che le famiglie cristiane sono rimaste come factotum della nuova amministrazione pubblica islamica. Il caso più eclatante è la famiglia dei Mansour, da cui discese anche San Giovanni Damasceno. Tale famiglia ha collaborato per molti anni con l’amministrazione musulmana. Ancora oggi si convive, tanto che gli oppositori del regime, che non sono i cosiddetti “ribelli”, non hanno nulla contro i cristiani.

Ma scusi, allora chi vuole eliminare i cristiani?
Sono i terroristi; ceceni, afgani, pakistani e i salafiti, ovvero musulmani estremisti che vengono da tutto il mondo e vogliono eliminare tutto ciò che non è islamico. Questi vogliono creare il Califfato islamico, ma è importante sottolineare come queste formazioni non siano affatto siriane.

Che effetti ha avuto la giornata di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco?
Tutto il popolo ha molto apprezzato l’iniziativa del Santo Padre e la cosa bella e stupefacente è stata  la preghiera congiunta di cristiani e musulmani.

Come si è arrivati all’uso delle armi e in che modo i media mondiali fanno informazione?
L’opposizione siriana ha iniziato a chiedere alcune riforme, come ad esempio scuole e università islamiche, il velo per le donne anche nella pubblica amministrazione e le hanno ottenute. Dopo, però, hanno iniziato a imbracciare le armi ed il governo ha iniziato a difendersi in risposta ad alcune provocazioni. Successivamente è iniziata una campagna di totale discredito nei confronti del governo di Assad. Ci sono alcuni fatti emblematici, come ad esempio quello avvenuto una mattina di metà luglio in cui l’esercito ha sparato su una scuola uccidendo trenta bambini. Resta una domanda: cosa ci facevano i bambini a scuola in quel mese visto che la attività scolastica finisce a maggio? L’esercito ha sparato all’edificio perché da quello stesso stabile erano arrivati dei colpi, per cui per difendersi ha replicato al fuoco. A seguito di questo Assad e l’esercito sono stati accusati di essere digli spietati assassini di innocenti, ma la verità non era quella. Quei poveri bambini erano stati usati come scudi umani, per screditare completamente l’esercito governativo. Un altro episodio tragico e significativo è avvenuto in un cittadina della Siria, Ghisser Choughourun, dove un gruppo di ribelli ha assaltato una stazione di polizia uccidendo i poliziotti presenti, poi dalla stessa centrale hanno chiamato altri dalle zone circostanti. Erano circa centoventi e hanno ammazzato anche questi. Nel giro di poche ore i media mondiali riportano la notizia dicendo che la polizia siriana ha ucciso centoventi civili e successivamente sostengono che l’esercito ha ucciso soldati e ufficiali perché non hanno voluto sparare sulla folla. Questi due episodi dimostrano come i fatti possono essere completamente distorti.

Come è la situazione ad Aleppo?
Ad Aleppo la situazione è drammatica, i cristiani muoiono, perché la città è divisa in due aree e non riescono a recuperare il necessario spostandosi dall’altra parte della città; inoltre i cristiani non escono di casa perché se venissero catturati dovrebbero pagare un ingente riscatto. Aleppo fino a poco tempo fa era la capitale economica della Siria, era come Milano per l’Italia, ricca di aziende. Contro queste imprese sono stati poi commissionati furti da persone oltre il confine turco e sono stai sottratti a queste stesse attività  milioni di dollari in macchinari portati poi oltre il confine turco. E pensare che Aleppo è stata, qualche anno fa, eletta capitale della cultura islamica mondiale, una manifestazione che coinvolge cristiani e musulmani.

Che posizione tiene l’Occidente?
L’Occidente sa della situazione e ci convive per questioni di interesse economico, infatti vende armi sia all’esercito che ai terroristi e in questo modo svuota i propri depositi. Nello stesso tempo si prepara a partecipare alla ricostruzione delle citta e della società dopo la guerra. In questo modo si impadronirebbe del paese, perché quest’ ultimo non avendo di che pagare sarebbe costretto a cedere i suo giacimenti di gas, vero interesse di tutte le potenze mondiali. È la nuova colonizzazione.

I cristiani vogliono andare via?
I cristiani non vorrebbero lasciare la Siria, quella è casa loro e anche il Gran Mufti della Siria, ha più volte ribadito pubblicamente che i cristiani non se ne devono andare perché la Siria è casa loro, altrove sarebbero stranieri e fuori posto. I cristiani solamente denunciano il fatto che l’occidente li discrimina a discapito dei musulmani quando si presentano a chiedere un visto.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-quanto-e-distorta-linformazione-sulla-siria-7585.htm


"Sui conflitti in Medio Oriente i cristiani occidentali sono poco informati"


Agenzia Fides -  19/10/2013

Latakia  - Riguardo alle vicende del Medio Oriente e in particolare alla tragedia della Siria “L'Occidente, comprese le sue Chiese, è per molti aspetti scarsamente informato, nonostante le buone intenzioni”. 
Così il Vescovo Elias Sleiman, a capo dell'eparchia maronita di Latakia, in un'intervista appena rilanciata dalla sezione Usa di Aiuto alla Chiesa che soffre ha puntato i riflettori sul deficit informativo riguardo ai processi in atto nell'area mediorientale che a suo giudizio rischia di pesare negativamente anche sulle mosse della comunità internazionale in merito al conflitto siriano. 

“Il problema di tanti media” ha specificato il Vescovo siriano “è che essi non colgono davvero il quadro reale della situazione. La primavera araba è stata dipinta come una spinta decisa verso la libertà e la democrazia, ma i risultati effettivi in Libia, Egitto e Yemen, per esempio, hanno dimostrato altrimenti”. 

La regione di Latakia, nel nord della Siria, è stata finora sostanzialmente risparmiata dal conflitto. Nel territorio i cristiani continuano a convivere pacificamente con gli alawiti. Secondo il Vescovo Sleiman, l'unica strada per uscire dal conflitto è aumentare le pressioni internazionali per arrivare “a un dialogo tra il regime e gli elementi moderati dell'opposizione”. I grandi attori internazionali devono spingere le diverse parti “a sedersi al tavolo dei negoziati”, tenendo conto che “la grande sfida è il fanatismo religioso” e che adesso “i ribelli moderati e gli islamisti hanno cominciato a combattere gli uni contro gli altri”.

sabato 26 ottobre 2013

"Eppure possiamo ancora vedere i segni di Dio , in questo inferno che è diventato Aleppo"





         Intervista a Claude Zerez di Aleppo


F.C.S.O. 18 ottobre 2013 

1 - Come vede il destino dei cristiani di Aleppo ?

Io sento che Dio , facendoci nascere in questa terra di Siria , aveva un piano per noi e su di noi e ci ha chiesto di continuare a portare la fiaccola della fede tramandata dai nostri antenati che furono sottoposti prima di noi alla sofferenza della persecuzione .

Ho appreso oggi che i cristiani di Yabroud " e Kalamoun sono stati costretti a pagare una " jizya " mensile ai " takfiristi " [ 1 ] .

Il pericolo che incombe è molto grande , e i consigli alla prudenza ci portano ad allontanarci da zone calde e persino a lasciare il paese in attesa di una soluzione alla guerra .
Molti martiri cristiani sono caduti . I nostri figli , i nostri soldati , le nostre donne , quasi tutte le famiglie sono colpite ... Inoltre , centinaia di famiglie cristiane hanno perso le loro case e si sono ritrovate in miseria , prese dalla fame o trascinate in perdizione .

Nonostante l'emigrazione di decine di migliaia di Cristiani siriani , ce ne saranno sempre, sappiamo che rimarranno qui sul posto e continueranno a brillare con la vivacità della loro fede , la luce di Cristo .


2 - Pensa che la sorte dei Cristiani di Aleppo sia diversa da quelli del resto della Siria ?

Credo che Aleppo sia la città che ha subito il maggior danno per la guerra , con la distruzione di più di metà della città , naturalmente , ma ora soprattutto per la carenza di molti beni essenziali per la vita quotidiana . Tuttavia, altre città , come ad esempio Raqqa , Tabqa , Yacoubieh e Maaloula sono state svuotate di ogni presenza cristiana con la distruzione di chiese e le stragi di famiglie cristiane ...

Dobbiamo riconoscere che la tentazione di lasciare la Siria oggi è grande, ma in Aleppo, sia i cristiani poveri , ma anche i membri della ricca borghesia , rimangono attaccati alla loro città. Coloro che restano sul posto possono sopravvivere solamente facendo affidamento sul supporto dei musulmani con i quali condividono il quartiere, la sofferenza e l' assedio della città , ma anche , e altrettanto, sui soldati dell'esercito arabo siriano .


3 - Qual è il sentimento che vi sostiene mentre siete assediati in Aleppo ?

La sensazione potrebbe essere la stessa che ha ispirato la mia nonna nel 1915 , quando gli Ottomani avevano assassinato 38 suoi familiari in Mardin in Turchia ... In quel periodo, sacerdoti e vescovi armeni sono stati uccisi dalle sciabole degli Ottomani . Il mio sentimento è un misto di preoccupazione , di fiducia in Dio , di vicinanza ai martiri ed in particolare a quelli dei primi tempi del cristianesimo . Sembra che la storia si ripeta 
Aleppo assediata, mancante dell'essenziale, ci porta sostanzialmente più vicini ai paesi più poveri , ai popoli dell'Africa soggetta ai capricci del clima , che a volte avevamo considerato con indifferenza . Ora, io non guardo più i poveri allo stesso modo!

Questa crisi che viviamo dentro di noi , ha portato a galla i bei momenti della nostra vita che avevamo vissuto prima dell'inizio della guerra, ma di cui noi ci lamentavamo a torto . Questi momenti sono stati, in realtà, così dolci ….


4 – Riesce a pregare nel cuore della violenza ? Che preghiera dice?

Al centro di questa violenza e con la perdita della nostra amata figlia , Pascale , la preghiera è diventata più profonda ,  si è sviluppato con Dio un vero rapporto che ci dà la fiducia e ci dà il riposo interiore, è la nostra boa in questo mare di violenza e di odio . Ogni giorno torno ad ascoltare le canzoni che mia figlia interpretava , soprattutto la preghiera bizantina dell'inno Akathistos e la Paraclicis della Beata Vergine.


5 - Riesce ancora a vedere i segni di Dio in questo inferno che è diventato Aleppo ?

Certamente: abbiamo visto preti, monaci e laici , pieni di buona volontà , organizzare programmi e attività per aiutare le famiglie completamente indigenti .

La paralisi e la difficoltà ad uscire di casa , hanno portato un' apertura di cuore . I rapporti tra vicini di casa sono cambiati . I vicini della stessa religione o di un altro edificio o del quartiere, alla fine son diventati come una grande famiglia. 
"L' umanità divina" , in mezzo alla violenza , sembra come il ritorno della natura in una città deserta, essa è tornata in tutta la sua forza e allora non si ha più paura di nulla . In Aleppo , possiamo dire che l' umanità divina  si è vista nella solidarietà , la simpatia e la fedeltà dei beduini , questa categoria sociale spesso vista da alcuni come incivile , ma il cui coraggio e lealtà ci hanno edificato durante la nostra prova .


6 - I giovani hanno ancora il gusto della preghiera ?

Ciò che ci preoccupa di più sono i giovani disoccupati che non hanno più chiaro il futuro e vivono in un vuoto spirituale . Ora anche molti giovani si sono allontanati dalla preghiera preferendo impegnarsi in vie che non sono altro che tanti vicoli ciechi umani : la milizie combattenti, l'esilio attraverso canali illegali , le droghe, ecc .


Se la preghiera ha perso terreno tra i giovani , i movimenti ecclesiali hanno però trovato un rinnovato interesse, come gli Scout, la JEC e UCS .


7 - Avete ancora il cuore di cantare in Aleppo ? Avete la forza di amare ?

Anche nei momenti difficili durante le minacce americane di colpire la Siria , mentre il mondo temeva la terza guerra mondiale , i siriani hanno continuato a vivere normalmente . La vita continua ed i momenti di gioia esistono ancora in occasione di matrimoni , di incontri in famiglia o tra amici . Ciò non impedisce l'ansia o che l'angoscia continui a regnare nei cuori.


8 - Che preghiere consiglierebbe agli amici dei Cristiani di Siria , che vivono lontano da voi ?

Non abbiamo una preghiera specifica da consigliare . La cosa importante è pregare , anche una semplice preghiera .


9  - Può citarci la preghiera che trova più bella nei vostri riti greco-melkita cattolico , greco-ortodosso , maronita , siro-cattolico , siro-ortodosso?

Tra i greco - melchiti cattolici e i greco-ortodossi , quella che può essere descritta come la più bella preghiera  è la preghiera recitata dai fedeli nella Chiesa di Santa Sofia , quando invocavano la Vergine Maria  alla vigilia dell'assedio di Costantinopoli da parte degli Ottomani نحن عبيدك يا ​​والدة الأله : " O Madre di Dio , siamo i tuoi servitori , chiediamo dei segni di vittoria , o invincibile protettrice . Offriamo il nostro ringraziamento a Te salvatrice dai pericoli . Ma, poichè sei invincibile, ci libererai da ogni tipo di pericolo . Quindi dovremo piangere e gioire , o sposa senza sposo" . افرحي يا عروسة لا عريس لها " .

Per i maroniti questa bella preghiera , " يا ام الله يا حنونة : O Madre di Dio , o dolce , o tesoro di grazia e di soccorso, abbi pietà di noi e dei nostri morti . Anche se il tuo corpo è lontano , o Vergine nostra Madre, le tue preghiere ci riuniscono e restano con noi e ci proteggono . Intercedi presso tuo Figlio per perdonarci i nostri peccati con la sua tenerezza . Non ci abbandonare " ...

I Siriani [ siriaci ] cattolici e ortodossi pregano السهرانة [Al Sahranah ] "Colei che veglia" : "Aprici la porta dell'amore , benedetta e santa Madre di Dio: contando su di te noi saremo esauditi e salvati da ogni pericolo. Tu sei la "salvezza" di tutti i cristiani " ...


10 - Secondo lei, nella storia , che cosa ha portato la preghiera alla Siria e al suo popolo ?



I Padri della Chiesa d'Oriente con Sant'Efrem,  Romano il Melode di Homs , san Giovanni Damasceno , San Basilio il Grande, San Gregorio di Nissa , San Giovanni Crisostomo detto "Bocca d'Oro" , S. Marone, e poi monaci , eremiti e stiliti come S. Simeone il Vecchio e coloro che lo seguirono , ci hanno lasciato bellissime preghiere di grande ricchezza, purtroppo ignorate dai fedeli stessi . Forse questa crisi siriana farà aprire gli occhi dei Cristiani circa il loro patrimonio di invocazione e li renderà consapevoli della necessità di mettere la preghiera del loro padre sulle loro labbra , e su quelle dei loro figli .


11  - A parte la preghiera , che tipo di aiuto vi aspettate dall'estero ?

Ci auguriamo che i popoli delle nazioni occidentali mostrino ai loro dirigenti politici gli errori di giudizio e di orientamento. I governi occidentali hanno seguito una via ingiusta e disumana . Con la loro politica sbilanciata  hanno ucciso la nozione di giustizia , come si può aspettare che la gente vi creda ancora ? Il loro discorso sulla tutela delle minoranze in Occidente si è rivelato un discorso menzognero . Sessanta anni di comunismo non l'hanno avuto vinta sulla fede russa . Due secoli di rivoluzione francese e la sua cattiva influenza sugli altri paesi del mondo non faranno scomparire la vocazione cristiana delle persone che non possono vivere senza un Dio vicino a loro, confortante e compassionevole . I Cristiani in Medio Oriente non sono altro che un membro di questo corpo ecclesiale tutto intero.


Infine , l'aiuto spirituale non è senza supporto materiale . Cosa può fare un fragile corpo malato non adeguatamente attrezzato ? Intorno a noi , vi è un urgente bisogno di aiuto per la sussistenza minima. 
Siatene certi,  non è il capriccio alimentare che è in pericolo , ma quel che è carente adesso è il cibo vitale . Se un adulto può sopportare meglio la mancanza , se è in grado di trovare cibo anche nelle avversità , questo non è il caso dei bambini , degli anziani, delle donne fragili , ecc .... 
Grazie per tutti i buoni propositi con cui vorrete soccorrerci.

[ 1 ] Coloro che rifiutano ogni presenza non musulmana in " terra dell'Islam ".

http://www.fcsartheorient.com/nouvelles-d-orient/arrive-t-onencoreavoirdessignesdedieudanscetenferquestdevenualep



AGGIORNAMENTO DA ALEPPO IL 26 -10 POMERIGGIO 

Nella notte il quartiere di Midane è stato attaccato da 2mila miliziani Takfiristi , che hanno preso possesso del Convento dei Gesuiti San Vartan. Grande panico nel quartiere cristiano  di  Sulaymanieh che si trova subito oltre la linea del fuoco, dove l'armata governativa combatte accanitamente contro i ribelli: i cristiani chiedono preghiere perchè sia risparmiata ad Aleppo la sorte dei cristiani di SADAD , ostaggi dei ribelli e assediati senza rifornimenti. 

leggi su: 
http://www.leveilleurdeninive.com/2013/10/alep-le-couvent-saint-vartan-des.html

Salvate SADAD!

giovedì 24 ottobre 2013

Assalto delle milizie islamiste alla città cristiana di Sadad


Agenzia Fides - 23/10/2013

Sadad – La città cristiana di Sadad, situata in un'area strategica lungo la strada che unisce Homs a Damasco, è da ieri al centro della battaglia tra l'esercito di Assad e le milizie ribelli egemonizzate dai gruppi di marca islamista.
L'assalto di Sadad da parte delle milizie ribelli è avvenuto nel pomeriggio di lunedì 21 ottobre. Secondo fonti locali, rilanciate anche dall'Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra, l'incursione ha avuto modalità simili a quello subito un mese fa dallo storico villaggio cristiano di Maalula. 
Diverse centinaia di uomini ripartiti tra gli elementi delle brigate al-Faruk e gli islamisti del fronte al-Nusra e dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante sono penetrati a Sadad da tre direzioni, con una trentina di veicoli militari, prendendo di mira inizialmente l'ospedale cittadino e impadronendosi degli edifici governativi. Nella giornata di martedì l'esercito ha iniziato la controffensiva, intervenendo a supporto delle forze locali di polizia. 
 Intanto, una parte dei 15mila abitanti - in maggioranza cristiani ortodossi e cattolici di rito siro - ha iniziato il suo esodo in direzione dell'arteria di collegamento tra Damasco e Homs, che dista 15 chilometri.


La città biblica di Sadad, citata nel Libro dei Numeri e nel Libro di Ezechiele, si trova a 95 chilometri da Damasco e a una sessantina da Homs. 
La città ospita due chiese, dedicate a San Sergio e San Teodoro, rinomate per i loro affreschi. 






http://www.fides.org/it/news/53813-ASIA_SIRIA_Incursione_delle_milizie_islamiste_nella_citta_cristiana_di_Sadad#.Ume7CW1H7wp


La triste sorte degli abitanti di Maaloula
















Cinque morti e venti feriti per colpi di mortaio dei ribelli sul quartiere cristiano Kassaa a Damasco ; 
tra i martiri il formatore del coro al-Farah Shadi Shalhoub mentre si recava alla chiesa per addestrare il coro di bambini nella Chiesa Kassaa.
Anch'egli sfollato  da Maaloula, invasa il mese scorso dai miliziani islamisti, ieri  è stato raggiunto in Damasco dai colpi sferrati in  questi giorni sui quartieri civili di Damasco , come il piccolo Charbel figlio del sindaco di Maaloula, ucciso nello stesso modo 3 giorni fa.


Che "obiettivi militari"  sono questi??



A Sadad  il 23/10 gli islamisti hanno invaso il villaggio alle 2 del mattino mentre la popolazione era nel sonno, hanno subito occupato l'ospedale, la stazione di polizia, l'ufficio postale, la sicurezza civile. Hanno preso in ostaggio perfino i malati dell'ospedale... Hanno rubato tutto quello che c'era nel loro percorso, soprattutto le auto. L'esercito è stato in grado di liberare solo alcuni dei civili presi come scudi umani. perché gli jihadisti hanno occupato diverse aree. Col passare delle ore alcune persone che erano intrappolate sono riuscite a sfuggire, quindi, ancora un altro esodo della popolazione ...

A Damasco, la sera dello stesso giorno,  "l'esercito dell'Islam" ha rivendicato la responsabilità dell'attacco alla centrale del  gasdotto e alla centrale termoelettrica di alimentazione,  che ha portato al black-out dell'alimentazione elettrica in tutti i governatorati e nella maggior parte dei quartieri di Damasco;  in fiamme la zona dell'aeroporto.... 


To international institutions and organizations, humanitarian , religious and all those who have a humanitarian role in the world And to all owners of good will and good in the world ....... 
Thank you appeal on behalf of the innocent elders , women and children , youth and girls detained in areas not appreciate that we get to them and they reach us in the towns of the process of drilling by appealing to those who do not allow them to get out of this besieged areas that interviews with them in a manner helps to get them out does not affect the safety of the any direction was either towards the monastery gift or the direction of Homs and we're there to receive it 
I ask all who can reach the organizations in the world and who know the pressure points as you can and dialogue with them to contribute to this work and the call to get them out safely , even though they were safe so far .... But to them four days trapped no electricity , no water , no phones , no possess little food and there are children need milk and there are people who need medication ..... And the number trapped in their homes than three thousands people ..... Did not allow them to get out , but put pressure on them and forced them to stay ... While talking with them 
To both organizations and to all our children in the world I hope that you cooperate with us .... And in a good manner to dispose of and failure to declare the terms will adversely affect the residents here .... And I repeat in a good manner so as not to adversely affect the kinsfolk ..... Put this call on your positions on your pages and to newspapers, magazines and media and communicated with can see them play a positive role in finding the right solution to get them out 
And we appeal to them in the name of God to have mercy on these innocent people who have no guilt in something that let them out unharmed ..... And deal with them with good .... asking worshipers in order to be appointed by God and gives them strength , hope and courage , health and wellness
Lord ... Lord .... Lord .... Do not leave them 
Bishop Silvanus Selwanos Boutros Alneme

 Appello del vescovo siro-ortodosso: Salvate la popolazione innocente di Qalamoun di Mons. Silwanos Boutros Naameh

Da quattro giorni i villaggi sono assediati dai ribelli jihadisti e sono senza cibo, medicine, elettricità e comunicazione. I ribelli appartengono al gruppo Liwa al-Islam, sostenuto dall'Arabia saudita. Il vescovo domanda che sia garantito un corridoio umanitario alla popolazione e prega anche gli assedianti perché "abbiano pietà". 

    LEGGI QUI: