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venerdì 20 settembre 2013

Il vero crimine è non fermare questa guerra



La Bussola Quotidiana-  18-09-2013
di Riccardo Cascioli

Stando a quanto si legge da alcuni giorni e alle dichiarazioni dei leader politici mondiali, sembrerebbe che la questione fondamentale riguardo la guerra in Siria ruoti tutta attorno al possibile uso delle armi chimiche e alla ricostruzione precisa della strage dello scorso 21 agosto compiuta a Ghouta con il gas sarin. Peraltro ci sono anche su questo punto molte perplessità.
Un primo rapporto presentato al Consiglio di sicurezza dell’Onu punta chiaramente il dito contro il regime di Assad quale responsabile della strage (pur senza mai nominarlo direttamente). E il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha rilasciato dichiarazioni pesanti sull’uso di queste armi e sulla necessità di punirne i responsabili, proprio il giorno dopo l’accordo tra Russia e Usa per mettere sotto controllo l’arsenale chimico di Assad. Oltretutto lo scorso 13 settembre una nota rilasciata dalle Nazioni Unite spiegava chiaramente che la Missione degli esperti incaricati di accertare quanto accaduto non è finita e che gli stessi esperti devono tornare in Siria «per completare la propria indagine e preparare il rapporto finale».  Dunque, tempi e modi scelti da Ban Ki-moon per il suo discorso sono quanto meno intempestivi e fanno nascere molte domande.
La cosa però più grave è che la questione delle armi chimiche rischia di far passare in secondo piano la vera tragedia della Siria: una guerra civile sanguinosa che va avanti da due anni e mezzo, ha provocato intorno ai 100mila morti e quasi due milioni di profughi. La testimonianza di Domenico Quirico dopo il rilascio, e le immagini viste in questi giorni delle violenze perpetrate sia dai ribelli sia dai soldati di Assad, fanno largamente percepire l’abisso di male in cui questo paese è caduto.

Gas o non gas, ciò che davvero è urgente in questo momento è fermare questa guerra, e su questo la comunità internazionale dovrebbe sentirsi tutta coinvolta. L’aver bloccato l’intervento armato di Stati Uniti e Francia è stato il primo passo, si è almeno evitata una escalation che avrebbe rapidamente propagato l’incendio siriano ai paesi confinanti. Ma non può bastare, e sarebbe davvero tragico se i paesi più influenti si sentissero già a posto con la coscienza per aver trovato l’accordo sul controllo delle armi chimiche.
Lo ripeto: è necessario fare di tutto per fermare questa guerra, il che implica – ad esempio - bloccare sul serio l’afflusso di armi verso l’uno e l’altro fronte e costringere tutte le parti a sedersi intorno a un tavolo negoziale. Passaggio sicuramente non facile perché due anni e mezzo di guerra hanno reso tutti più “cattivi” e poi le potenze regionali e mondiali devono davvero convincersi che la pace conviene a tutti, senza dimenticare – come abbiamo scritto ieri – che tra i ribelli ci sono tantissimi miliziani stranieri venuti in Siria per combattere la “guerra santa”.

Eppure, per quanto difficile, questa strada non ha alternative credibili.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-vero-criminee-non-fermarequesta-guerra-7313.htm


Maaloula, il martirio della Chiesa d'Oriente




La Bussola Quotidiana - 16-09-2013
di Giorgio Bernardelli 

La festa dell'Esaltazione della Croce - la festa per eccellenza dei cristiani di Maaloula - vissuta da esuli nelle chiese di Damasco. Mentre nella loro città continua la battaglia tra esercito siriano e guerriglieri islamisti di Jabat al Nusra.
Grazie ai reportage di Gian Micalessin mandati in onda dai RaiNews24, abbiamo potuto vedere in questi giorni quale sia la situazione in questa città dalle antichissime radici cristiane, divenuta il simbolo della sofferenza delle Chiese d'Oriente. Dopo l'assalto degli islamisti iniziato ormai una decina di giorni fa, l'esercito siriano è rientrato a Maaloula. Ma la cittadina - nota per il fatto che qui si parla ancora l'aramaico, la lingua utilizzata da Gesù - è appoggiata a una montagna impervia. E da lì i miliziani di al Nusra sparano sulle case, ormai in gran parte abbandonate dalla gente fuggita a Damasco, che dista appena 50 chilometri.
Le notizie più aggiornate ieri sera le ha fornite l'agenzia russa Itar-Tass: secondo un suo corrispondente che si trova sul posto, anche ieri gli scontri sarebbero stati molto pesanti: i ribelli avrebbero cercato di contrattaccare scendendo dalla montagna, ma sarebbero stati respinti. Una fonte dell'esercito siriano ha parlato all'Itar-Tass di 300 o 400 miliziani uccisi; numeri impossibili da verificare nella guerra di propaganda che puntualmente affianca quella che si combatte in questo angolo della Siria. Ma il dato certo è che si continua a sparare in questo luogo simbolo del cristianesimo siriaco. E dunque chi fino a pochi giorni fa affollava le sue chiese si è dovuto unire ai 450 mila cristiani che - secondo il dato fornito dal patriarca greco-melchita Gregorio III Laham - hanno già dovuto abbandonare le loro case a causa di questo conflitto. Lasciando solo gli uomini e le donne di Dio - i monaci - a tenere radicata una tradizione cristiana millenaria (e a stare accanto ai più deboli, quelli che dal cuore di una guerra non possono nemmeno fuggire).


È la storia di Maaloula, divenuta in questi giorni simbolo potente grazie anche alla sua vicinanza rispetto a Damasco. Bisognerebbe però anche cominciare a ricordare che non è una storia nuova: la stessa cosa è già successa ai cristiani di Homs, a quelli di Aleppo, agli armeni di Deir el Zor... Luoghi importanti quanto Maaloula per la storia del cristianesimo d'Oriente. Luoghi che sono come le stazioni di una Via Crucis che coinvolge intere comunità.

Proprio in questi giorni si è tenuto in Libano il Sinodo della Chiesa siro-ortodossa, che insieme a greco-ortodossi e melchiti rappresentano le tre maggiori confessioni cristiane della Siria. Bastava guardare l'ordine del giorno dei lavori per rendersi conto della situazione: tra i punti in discussione figurava la vicenda del rapimento di uno dei vescovi che avrebbero dovuto essere lì presenti: il metropolita di Aleppo Youhanna Ibrahim, sequestrato nell'aprile scorso insieme al greco-ortodosso Boulos Yazigi. Il Sinodo non ha potuto far altro che ripetere come nessun gruppo abbia rivendicato il rapimento e che la Chiesa non può far altro che appellarsi «agli uomini di buona volontà, ai religiosi e a quanti cercano la pace, siano essi governi o istituzioni umanitarie, per proseguire gli sforzi per il loro rilascio».

Ma anche questo è un dramma che, nella catena senza fine delle lacrime della Siria, ne richiama subito tanti altri. «Le chiese e i monasteri dei cristiani del Medio Oriente oggi sono distrutti – scrivono i vescovi siro-ortodossi allargando lo sguardo -, le nostre istituzioni demolite, le famiglie disperse e bandite dalla terra dei propri padri e dei propri antenati, forzate a cambiare la propria religione, innocenti per queste tragedie e violenze subite. Molti sono i martiri per i quali invochiamo la misericordia dell'Altissimo e offriamo ai parenti le nostre condoglianze. Noi vescovi del Santo Sinodo - scrivono ancora - facciamo appello alle nazioni del mondo, specialmente a quelle che hanno più influenza, affinché operino per preservare quest'area da calamità e disastri che potrebbero estendersi ad altre parti del mondo. E chiediamo ai nostri fedeli di essere pazienti e continuare a pregare nonostante tutte queste avversità, per salvaguardare la nostra storia, la nostra tradizione, la nostra fede e anche la nostra lingua siriaca (l'aramaico ndr) che fu parlata da Nostro Signore Gesù Cristo e fu anche la lingua dell'antica Siria».

Restare nei luoghi della propria storia. È quanto chiedono i cristiani di Maaloula, che si augurano di poter tornare al più presto nella propria città. Ed è quanto anche i vescovi siro-ortodossi si sono impegnati in prima persona a fare. Tra i punti in discussione del Sinodo c'era, infatti, anche la questione della sede patriarcale: storicamente sarebbe Antiochia, ma dal 1959 è già stata trasferita a Damasco, la capitale della Siria. E domani? Il Sinodo ha dato una risposta chiara: «Abbiamo deciso - scrivono i presuli - che Damasco deve rimanere la capitale spirituale della Chiesa ortodossa siriaca, mantenendo così viva la tradizione apostolica. E abbiamo insistito sul fatto che non la sposteremo da Damasco in nessuna circostanza».
Di fronte alle minacce degli islamisti, parlano anche di questo oggi i cristiani in Siria. Sapendo che la fedeltà alla propria terra e alle proprie radici potrebbe comportare anche un prezzo molto alto da pagare.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-maaloulail-martirio-della-chiesa-doriente-7295.htm


Siria, il business dei sequestri di persona. Reportage di Gian Micalessin

A Damasco e nel resto del paese l'estendersi della guerra ha portato ad un drammatico deterioramento della sicurezza. Sequestri e rapimenti si susseguono a ritmo continuo e nessuno può più dirsi al sicuro. Ma più esposti sono molto spesso i cristiani.

giovedì 19 settembre 2013

"Sono rimasto ad Aleppo con il mio popolo che sta soffrendo"


SIR - Martedì 17 Settembre 2013

Alla Conferenza dei vescovi latini delle Regioni arabe, la cui assemblea si apre oggi a Roma (fino al 20) mancherà il padre francescano Georges Abou Khazen, amministratore apostolico del Vicariato apostolico di Aleppo, che non ha potuto lasciare la città del nord della Siria, isolata da mesi sotto l’assedio delle milizie anti-Assad. In occasione dell’assemblea, il francescano fa il punto della situazione umanitaria in città e nel Paese.

Padre, lei doveva essere oggi in Vaticano per l’assemblea della Celra, dove si parlerà anche di Siria. Ma l’assedio cui da mesi è sottoposta Aleppo, sua città, le ha impedito di partecipare…
“È così. Partire da Aleppo sarebbe stato, in qualche modo, possibile attraverso strade poco praticate e controllate ma sarebbe stato, poi, impossibile rientrare. Ho scelto di rimanere anche per non lasciare questa gente da sola. Il momento, infatti, è drammatico”.

Qual è la situazione attuale ad Aleppo, città-martire, simbolo di questo conflitto ?
“Si combatte aspramente. Quasi tutte le periferie sono controllate dalle forze dei ribelli, mentre il centro città e la parte nuova è nelle mani dell’esercito regolare. Gli abitanti hanno bisogno di tutto, a cominciare dal pane quotidiano che non è sufficiente. Si registra mancanza di energia elettrica e di acqua. In tantissimi sono rimasti senza lavoro e non hanno di che sfamare le loro famiglie. I generi alimentari che entrano di contrabbando hanno prezzi elevatissimi. Dobbiamo aiutare queste famiglie, cristiane e musulmane, in qualche modo e lo facciamo con le derrate che riceviamo da tante associazioni come le Caritas, ong come Ats (Associazione Terra Santa) e Jesuit Refugee Service, la Fondazione Giovanni Paolo II ed anche la Cei”.


Il 15 settembre si sono riaperte le scuole. Un segnale di speranza in una situazione così difficile?
“È un segno di vita per la popolazione siriana, un piccolo, timidissimo segno di normalità, nonostante tanti istituti siano stati distrutti, occupati da profughi, saccheggiati. Le strutture che hanno potuto… hanno riaperto i cancelli, ma non si può dire quanti alunni siano presenti e quanti siano andati via con le loro famiglie”.

Un altro segnale di speranza, più consistente, sembra essere anche l’accordo a Ginevra tra Russia e Usa sull’arsenale chimico di Assad che pare abbia scongiurato l’attacco americano. Cosa pensa a riguardo?
“Io credo fermamente che questo accordo sia giunto grazie anche all’intervento e alle preghiere di Papa Francesco come anche a quelle del mondo e ai digiuni della gente. Sono certo che la riconciliazione in Siria sia possibile a patto che non ci siano interferenze militari esterne che non fanno altro che alimentare divisioni. Prima in Siria queste non esistevano oggi invece… Nessuno, prima della guerra, chiedeva all’altro di che fede era, si metteva tutto in comune e ci si aiutava senza nessuna difficoltà. Oggi assistiamo a violenze, morti, rapimenti, abusi. Immaginate, inoltre, come si senta frustrato quel padre che arrivato a sera senza poter lavorare non ha di che dare da mangiare ai suoi figli. E sono decine di migliaia le persone in questa condizione”.

impossibile continuare la produzione del famoso "sapone di Aleppo"

Davanti a tutto ciò come reagisce la gente? È rassegnata oppure segue le vicende sui negoziati e cerca di approfondire quanto sta accadendo?
“La popolazione è molto stanca, chiede un cessate-il-fuoco, la pace, la sicurezza, la stabilità. Non armi. Molti partono, ma c’è anche chi vuole tornare nelle proprie case, alla propria terra, tornare a vivere insieme. Non sono rassegnati e chiedono la pace. Hanno bisogno di pace. Solo la pace potrà, infatti, dare loro tutto ciò di cui hanno bisogno, non ultimi gli aiuti materiali necessari a vivere. Per questo seguono le notizie riguardanti il loro Paese. Per tutti loro, per la gente di Siria, vorrei fare un appello al mondo…”.
Quale, padre?
“Non abbandonate la Siria ed il suo popolo. L’abbraccio di preghiera, di digiuno e di solidarietà concreta, lanciato da Papa Francesco, non cessi di stringerci e di farci sentire amati. Abbiamo bisogno della solidarietà di tutti. La preghiera sostenga anche i responsabili che hanno il potere di prendere decisioni coraggiose e faccia capire alle potenze straniere che non abbiamo bisogno di armi ma di stabilità e sicurezza. Preghiamo anche per i due vescovi e i due sacerdoti rapiti e per padre Dall’Oglio, dei quali non si hanno più notizie”.




Scene da Aleppo: i tentativi della popolazione di attraversare l'unico varco tra i quartieri controllati da ESL e quelli sotto controllo del Governo assediati dai ribelli, per procurarsi il cibo a rischio della vita.


L'Arcivescovo di Aleppo Marayati: “Dai ribelli nessun segnale che rassicuri i cristiani”


Agenzia Fides - 13/9/2013

 “Da nessuno dei tanti gruppi che compongono le milizie ribelli, né da quelli del fondamentalismo islamista, ma neanche dagli altri è mai arrivato un segno in grado di rassicurare i cristiani. Per questo adesso, se ci sarà una fase di tregua, i cristiani penseranno soltanto a fuggire”. Così l'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo Boutros Marayati descrive all'Agenzia Fides le paure e i sentimenti prevalenti tra i cristiani della metropoli del nord della Siria, isolata da mesi sotto l'assedio delle forze anti-Assad. 
Secondo Marayati l'attacco al villaggio di Maalula “ha anche un aspetto simbolico. E c'è da chiedersi come mai non l'abbiano fatto prima”. La prospettiva di un attacco militare a guida Usa – avverte Marayati - “aveva alimentato in tutti altri motivi di paura. Si pensi a cosa può succedere se un missile colpisce un deposito di armi chimiche... Adesso quell'ipotesi sembra sospesa, ma tutto continua a apparire buio: questa guerra ha distrutto la Siria non solo nelle pietre e negli edifici, ma anche nei cuori. Non c'è più la speranza di tornare a convivere in pace, come accadeva prima”.

Le Chiese di Aleppo si sono unite all'invito di preghiera per la pace di Papa Francesco, anticipando le veglie di preghiera nel giorno di venerdì 6 settembre. Poi, chi ha potuto ha seguito per televisione la veglia del 7 settembre a piazza San Pietro e in molti hanno ascoltato le parole forti pronunciate domenica all'Angelus dal Vescovo di Roma sulle “guerre commerciali” fomentate dal mercato delle armi. 
“Il Papa ha parlato forte e chiaro, ha detto quello che si doveva dire” commenta Marayati “ma quelli che hanno in mano le sorti della guerra preferiscono non sentire. La sensazione”, confida l'Arcivescovo armeno cattolico “è che siamo tutti presi in un gioco più grande di noi. Camminiamo nelle tenebre. Non riusciamo a immaginare come finirà tutto questo. E continuiamo a pregare”. 

mercoledì 18 settembre 2013

"Il mio pensiero va specialmente alla cara popolazione siriana .... " Papa Francesco 18 settembre '13
























" Invito i cattolici di tutto il mondo ad unirsi agli altri cristiani per continuare ad implorare da Dio il dono della pace nei luoghi più tormentati del nostro pianeta. 
Possa la pace, dono di Gesù, abitare sempre nei nostri cuori e sostenere i propositi e le azioni dei responsabili delle Nazioni e di tutti gli uomini di buona volontà. Impegniamoci tutti a incoraggiare gli sforzi per una soluzione diplomatica e politica dei focolai di guerra che ancora preoccupano. 
Il mio pensiero va specialmente alla cara popolazione siriana, la cui tragedia umana può essere risolta solo con il dialogo e la trattativa, nel rispetto della giustizia e della dignità di ogni persona, specialmente i più deboli e indifesi...
 Cari fedeli di lingua araba, specialmente voi Vescovi della Chiesa latina provenienti dalla Terra Santa, dalla Siria, dalla Giordania, dall’Iraq, dal Libano, dalla Somalia e dai Paesi del Golfo! Come la madre sa chiedere e bussare ad ogni porta per i propri figli, senza calcoli, con amore, così anche la Chiesa: mediante la preghiera, essa pone nelle mani del Signore tutte le situazioni dei suoi figli. Confidiamo sempre nella forza della sua preghiera, perché il Signore non rimane insensibile alle invocazioni della Sua Chiesa! A tutti voi imparto la Benedizione".

“La pace è il bene supremo per ricostruire la Siria”: il popolo siriano accoglie il nuovo appello del Papa


Città del Vaticano - Agenzia Fides 18/9/2013 

“Per ridare speranza alla nazione siriana, per ricostruire le scuole, le infrastrutture, gli ospedali, per permettere il rientro dei profughi, il bene supremo e necessario è la pace. Per questo accogliamo con rispetto e amore il nuovo appello di Papa Francesco a impegnarci tutti per una soluzione pacifica”: con questo parole, affidate all’Agenzia Fides, l'archimandrita siriano Mtanios Haddad, Procuratore del Patriarca greco-cattolico Gregorio III Laham presso la Santa sede, commenta il nuovo appello lanciato oggi dal Pontefice. 

“Dopo due anni e mezzo di conflitto e immane sofferenza per il popolo siriano, è tempo di accogliere l’accorato invito del Papa”, sottolinea p. Haddad. “Di fronte alla degenerazione del conflitto, con l’ingresso di tanti militanti stranieri, di fronte al diffondersi del fanatismo religioso e di tanti gruppi armati, auspichiamo che gli sforzi della comunità internazionale vadano nella direzione indicata dal Papa. Come cristiani siriani ribadiamo che non abbiamo mai riposto fiducia nella guerra e nelle armi, e che continuiamo a promuovere il dialogo, la giustizia e la pace”.

lunedì 16 settembre 2013

A Mar Yakub: preghiere intense e ... preparazioni per "la visita di Obama"


da Mar Yakub ,  Padre Daniel 
 ( venerdì 6 settembre – 13 settembre 2013 )

Sabato, giorno di digiuno e di preghiera per la pace in Siria e contro ogni forma di aggressione militare. Papa Francesco disapprova ogni forma di “guerra commerciale”, che serve solo all’industria delle armi. Noi non andiamo a Roma, ma restiamo qui, in uno dei luoghi più pericolosi della Siria. La maggior parte di noi decide di digiunare con pane e acqua, o un po’ di the. Oggi non lavoriamo duramente, facciamo solo un po’ di pulizia. Dalle 9.00 c’è adorazione non-stop nella chiesa davanti al Santissimo Sacramento. Che silenzio nel nostro monastero! La cucina e il refettorio, che normalmente sono un focolaio di tante occupazioni, sono vuoti. Nella chiesa, la suora ha appeso due teli lunghi di colore oro con una cinquantina di nomi della città e villaggi della Siria. Un telo rosso ornato di oro cade graziosamente sopra l’altare con il Santissimo Sacramento nel luogo centrale della chiesa. Nel pomeriggio celebriamo una Messa votiva per la pace. Alle 18.00  cantiamo come sempre i vespri del sabato, con la processione. Dalle 19.00 quasi tutti si radunano per l’adorazione intorno al Santissimo Sacramento in unione con i 100.000 fedeli in Piazza San Pietro, fino all’Eucaristia delle 23.00 ore. Si canta, si prega e si leggono testi in Arabo, Inglese, Francese, Spagnolo, Portoghese …... 
Uno dei bambini (10 anni) ha fatto anche una preghierina: “Grazie, Signore Gesù, che tu stai lavorando già un po’ in America, ma aumentalo per favore! “ Queste parole sono più sagge che quelle dei mass-media durante gli ultimi 2 anni e mezzo. A mezzanotte andiamo tutti a dormire tranquilli e soddisfatti.


Messaggi inauditi dal Cairo. 
All’inizio della guerra contro la Siria, un gruppo di amici di Anversa ci ha visitato. Uno di loro adesso si trova al Cairo e ci descrive la situazione di metà agosto 2013. La sua storia al Cairo in Egitto è identica a quella di Damasco in Siria. E' lo stesso gioco malvagio di aggressione dall’esterno. Nel passato quest’ amico aveva  sentito parlare di un piano americano di dividere i gruppi religiosi nel Medio Oriente tramite lo scontro e il terrore permanente tra loro sotto la guida di islamisti fanatici. Tutto questo terrore e divisione conviene molto ad Israele, che otterrà così maggior tranquillità. Prima questo amico non ci  credeva. Ma essendo in Egitto e sentendo su di sè la situazione drammatica, quel piano si è realizzato come una realtà evidente per lui. L’amico è molto scioccato dall’ignoranza, dall’indifferenza e dalle menzogne della stampa occidentale. 
Il presidente Morsi, che è stato costretto a dimettersi, ha portato l’Egitto nella più grande miseria attraverso la paralisi dell’economia e il moltiplicarsi della disoccupazione e della povertà. (Vi ricordate come Morsi ha dichiarato in modo solenne che in Egitto non c’è più posto per i cristiani?). C’era un bisogno stringente di carburante e adesso hanno scoperto riserve immense che sono state nascoste per essere consegnate ai gruppi fondamentalisti, pure con il supporto degli Stati Uniti di America. I più grandi criminali tra i fratelli musulmani avevano ricevuto posizioni chiave...., il cervello dietro l’attentato di 62 turisti stranieri in Luxor nel 1997 è stato nominato da Morsi governatore di Luxor! E' proprio il popolo che si è ribellato contro questo terrore e finalmente è proprio l’esercito che si è schierato dalla parte del popolo. Il Generale al-Sissi, il capo dell’esercito, insieme con un governo provvisorio ha dichiarato che non ha nessuna ambizione politica.  C’erano manifestazioni di massa per sostenere l’esercito e anche come grido di gioia per la dimissione di Morsi ( il 30 giugno più di 30 milioni di Egiziani sulle strade in tutto l’Egitto) e il 3 e 26 luglio (più si 40 milioni). Nel frattempo rappresentanti degli Stati Uniti di America, di Europa, dell’Unione Africana e degli Stati del Golfo si sono affrettati ad andare in Egitto per un' urgente formale “missione di pace”. In realtà erano venuti per mettere il governo provvisorio sotto pressione per liberare i protagonisti dei fratelli musulmani imprigionati, col risultato di scatenare il terrorismo. Esattamente come è successo in Siria. Il 14 agosto i servizi di sicurezza sono intervenuti durante una manifestazione dei fratelli musulmani. C’erano 150 morti dalla parte di manifestanti e 50 morti dalla polizia. La cifra dei morti degli agenti di sicurezza straordinariamente elevata prova già che questi fratelli musulmani-pesantemente armati-non sono manifestanti innocenti. Nel frattempo la stampa occidentale parla di una strage dall’esercito su cittadini innocenti anche se è molto chiaro che si tratta di un piano ben orchestrato di destabilizzare anche l’Egitto e di portare i fratelli musulmani al potere, come è successo in Turchia (il grande amico dell’ Europa!) e in Tunisia. E ancora una volta,  sono riusciti a presentare i più grandi criminali come vittime innocenti che sono da soccorrere con urgenza. Nel frattempo, i fratelli musulmani hanno distrutto in Egitto: 50 chiese insieme con tanti posti di polizia e anche edifici del governo, scuole e ospedali, esattamente come in Siria. Non c’è veramente nessuno in Occidente che sa trascendere questo giornalismo cieco? Ci vuole un solo giornalista. Forse sei tu? Yes, You Can!


Il foto-reportage delle vittime dell’attacco chimico in Ghouta il 21 agosto è una truffa. Quella è la conclusione di un studio approfondito della madre Agnes-Mariam e lei presenterà i suoi risultati alla Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (“Footage of chemical attack is fraud”, interview RT 6 sept). Sergej Lavrov invita la comunità internazionale a prendere al serio questo e altri studi approfonditi, mentre America e Francia hanno cominciato una campagna di diffamazione contro madre Agnes-Mariam. Indipendentemente da questo studio approfondito, c’è anche un rapporto distruttivo che è giunto agli stessi risultati: “Western rationality (7 sept.) di Th. Meyssan. I due testi (insieme con tanti altri) sono stati raccolti in IP 43, 2013 (Biblioteca del Parlamento Federale , Politica Internazionale). America, Inghilterra e Francia persistono nell’ accusare la Siria e la stampa lo accetta senza ragionare. La grande maggioranza degli Americani , Francesi e Inglesi sono contro un attacco, ma i loro capi fanno finta di niente e continuano la loro azione pro- intervento militare. Ma a chi interessa veramente l' attacco chimico? Quello è comunque un pretesto ipocrita. Avevano contato ardentemente di poter dare il colpo mortale alla Siria. La vera “linea rossa” per loro è il fatto che la Siria – nonostante tutto – resiste e sta eliminando i terroristi. Per loro la Siria "delenda est", deve essere completamente distrutta e sottomessa, come hanno fatto in Iraq, Libia etc.. E per quello scopo, l’unità del popolo Siriano deve essere spezzata e il governo e il presidente devono essere rovesciati. Ci sono ancora ingenui che non credono che “il principe delle tenebre”, “il bugiardo dall’origine”, il diavolo, insieme con i suoi complici, continua a lavorare in noi e in questo mondo? Forse Pierre Piccinin, nostro professore Belga, che è stato trattenuto dai ribelli per cinque mesi e recentemente liberato ci può rivelare di più.


Nel frattempo noi qui ci troviamo ancora in grande pericolo e lavoriamo un po’ alla nostra sicurezza, per quanto è possibile. Se qualcuno avesse chiesto perché facciamo questi lavori, qualcuno avrebbe risposto che erano preparazioni per la visita di Obama. ! E anche se non arriva questa visita indesiderata, resterà la domanda quando loro smetteranno di fornire armi ai guerrieri fanatici qui in Siria. 
Da martedì abbiamo programmato una libera adorazione perpetua. E mercoledì la faremo dalle 6 di mattina fino alle 6 della sera. Anche oggi tutti (tranne i bambini e i +75) fanno digiuno con pane e acqua. Nella liturgia Bizantina si celebra in questo giorno la fine della festa della nascita di Maria Santissima. Giovedì faremo adorazione senza digiuno. Dobbiamo anche lavorare. Quando Gesù camminava sulla terra emanava una potenza speciale. Adesso Gesù, come Signore risorto, è più realmente presente . Noi gli diamo la possibilità di emanare la sua potenza.


Il fatto che nel mondo intero la gente diventa più cosciente è un segno molto positivo. 
Nel mondo intero si protesta contro l’invasione militare, anche da parte dei partecipanti alla conferenza degli Stati Arabi, che è terminata questo sabato al Cairo. Si protesta dappertutto: dalla Cina fino in America-Latina, dall’ India fino all’Unione Europea. E tante volte c’è la gioventù che guida. Davanti all’ambasciata di Qatar in Parigi loro trasmettono il messaggio:”Hollande, noi non vogliamo la tua guerra!” Il nostro amico, il dinamico Monsignore Dominique Rey, Vescovo di Frèjus-Toulon si impegna a promuovere una petizione per proteggere i cristiani nel Medio-Oriente contro un intervento militare. E in Damasco i giovani hanno fatto capire che loro proteggeranno il loro popolo e il loro paese: “dovranno prima passare sopra i nostri cadaveri”. Anche i vescovi Americani, che normalmente sono patrioti, hanno protestato per mezzo del loro presidente Timothy Dolan, Arcivescovo di New York.


Testimonianze
Domenica pomeriggio ho ricevuto una telefonata dal canale televisivo Olandese VPRO per un' intervista sull’ attacco di Maloula, il villaggio cristiano dove si parla ancora l’Aramaico. Nel frattempo abbiamo sentito che i ribelli fanatici hanno di fatto saccheggiato Maloula e hanno ucciso qualche abitante e distrutto tutte le croci. Intanto l’esercito ha ripreso il controllo di Maloula e la gioventù insieme con l’esercito ha cominciato a mettere a posto il villaggio. Farkiez, un giovane di 22 anni, doveva abiurare la sua fede cristiana su imposizione dei ribelli e doveva confessare la fede islamica. Farkiez lo ha rifiutato e per quello lo hanno ammazzato subito. Adesso tutti considerano Farkiez come un esempio e l’onorano come un martire.


Un musulmano di Antakia (la vecchia Antiochia di Siria) era tanto impressionato dalla figura di Gesù che ha cominciato a leggere il Vangelo ed essendo sempre più interessato, si è convertito alla fede cristiana. Dopo il suo battesimo nella Chiesa Cattolica, lui è stato ripudiato dalla sua famiglia e amici. Adesso egli vive in Germania dove ha fatto un dottorato in teologia cattolica. Questo uomo ha dichiarato che in Germania ogni anno si convertono più di 200 musulmani al cristianesimo....

( traduzione A.Wilking)

domenica 15 settembre 2013

"Tra terra e cielo" - Mostra del pittore Bencini a favore delle vittime della guerra siriana

L'amico Pier Luca Bencini ha organizzato dal 10 ottobre al 2 novembre 2013 a Milano una mostra dei propri dipinti la cui vendita sarà a favore delle vittime del conflitto siriano.


Clicca sull'immagine per scaricare la locandina

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venerdì 13 settembre 2013

«L'attacco americano destabilizzerebbe subito il Paese: per questo ne denunciamo l'ingiustizia»




«Il Papa ci ha incoraggiati tutti. Cristiani e musulmani hanno sentito una vera attenzione alla situazione della Siria e hanno apprezzato che Francesco si sia “esposto” così chiaramente, in prima persona». Sono le parole di suor Marta, che parla a Tempi.it del possibile attacco americano e della «paura per l’immediata destabilizzazione che si creerà».

da TEMPI.it - 10 settembre 2013

L’America potrebbe attaccare a breve la Siria. Nella vostra zona la popolazione è spaventata?
Sì, ora che la cosa appare sempre più decisa la paura è molta. Che cosa succederà se colpiscono un deposito di missili o di armi chimiche? Temiamo di essere colpiti, soprattutto nel caso di una “esplosione a catena”. Abbiamo anche paura delle conseguenze di una guerra che investirà tutta la regione mediorientale e soprattutto temiamo l’immediata destabilizzazione che l’attacco creerà qui in Siria.

Che tipo di destabilizzazione?
La nostra zona, come altre, è piena di gruppi armati di al-Qaeda, salafiti e tanti altri. Subito oltre il confine con il Libano ci sono altri gruppi di mercenari pronti ad attaccare e sfondare i confini, come cercano di fare ogni notte. I piccoli villaggi temono i massacri, come avvenuto in altri casi. Da poco, nella zona di Lattakie, 14 villaggi, tra cui tre cristiani, sono stati attaccati e distrutti: molte persone sono morte, donne e bambini sono stati portati via.

 Come reagiscono i siriani?
La gente si sta armando, è pronta a difendersi da sola. Qui gli scontri sono dovuti soprattutto alla bande armate, ai loro movimenti interni, agli attacchi che perpetrano contro i presidi militari.

Avete recentemente scritto una lettera contro l’intervento armato. Perché?
In questi due anni e più di conflitto abbiamo preferito non intervenire molto, se non quando era davvero necessario. Siamo monache, la nostra responsabilità per il mondo è la preghiera e in più è difficile evitare di essere subito “schierati” da una parte o dall’altra. Ma di fronte all’ignobile violenza di un attacco armato alla Siria, a questa palese ingiustizia internazionale promossa con orgoglio e per orgoglio, un’azione di parte, di fronte alla nostra gente del villaggio che nessuno ascolta, ci siamo dette: dobbiamo pur dir qualcosa, dobbiamo farlo almeno per loro.

Perché parla di “azione di parte”?
A tutti qui sorge una domanda: perché per gli altri massacri avvenuti, per quelli provati da video che nessuno ha contestato, a volte non c’è stata neppure una parola sui media, mentre per questo episodio, tragico ma pieno di interrogativi non risolti, si è pronti a scatenare una guerra ancora più tragica? È di questi giorni l’attacco a Maloula.

Nella lettera avete scritto: «Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come “la responsabilità morale di non chiudere gli occhi”». Che cosa intendete?
Vogliamo dire che, pur conservando uno sguardo di fiducia nell’uomo, uno sguardo di speranza sulla vita delle singole nazioni e sui rapporti che la regolano, non si può proprio essere ingenui fino a questo punto, al punto di non vedere gli interessi enormi che sono in gioco e che purtroppo sembrano prevalere su quei principi di vera umanità, di pace e speranza a cui ci ha richiamato il Papa sabato.

Non si rischia di fare un discorso dietrologico?
Dietrologico? Oggi alcune dichiarazioni  vengono fatte alla luce del sole, come ad esempio quella sul Qatar e l’Arabia Saudita, che sono pronti a finanziare in toto la guerra. Questo è un esempio, ma non dovrebbe suscitare qualche domanda?
E poi il Signore stesso ci ha detto: “I figli delle tenebre sono più astuti dei figli della luce “, e Lui il cuore dell’uomo lo conosce bene. Credo non si possa accusarlo di mancanza di speranza. Ma la speranza è una cosa reale, che si basa sulla conoscenza del cuore dell’uomo, quindi anche sul suo peccato di orgoglio, di sete di potere, di dominio. Il credente ha il dovere di interrogarsi e cercare la strada della verità, dentro e fuori di lui. E come già scrivevamo nella lettera, se si vuole, una verità oggettiva, insieme, la si può trovare.

Avete partecipato alla giornata di digiuno e preghiera indetta dal Papa?
Tanti qui hanno digiunato e pregato. Anche noi abbiamo vissuto la giornata di sabato in comunione con la Chiesa e gli uomini di buona volontà di tutto il mondo. Abbiamo fotocopiato e distribuito il discorso del Papa all’Angelus, e preparato con i giovani del villaggio un momento di preghiera nel pomeriggio. Non abbiamo potuto farlo in contemporanea con il Papa per non esporre la gente al rischio di riunirsi dopo il calar del sole.

È ancora possibile oggi in Siria la convivenza tra cristiani e musulmani?
I cristiani da sempre sono in buone relazioni sia con i musulmani sunniti sia con gli sciiti. Ciò che minaccia la convivenza è l’elemento fondamentalista, che a seconda dei gruppi può agire con più o meno durezza sui cristiani.

Concludendo la vostra lettera avete scritto: “Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze”. Come si può avere ancora speranza nel futuro della Siria?
In Dio la nostra speranza non muore mai, anche perché non si basa sulle nostre forze ma sulla vita donata per sempre a noi da Cristo. Il Signore ci ha detto : “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. È sulla Sua parola che speriamo. Lui non ci ha mai promesso di risparmiarci la sofferenza, il dolore, la croce; ma di vincerli, sì.



http://www.tempi.it/siria-suore-trappiste-attacco-usa-papa-francesco


Festa della Croce. Da Maloula a Damasco  

I cristiani che vivono in Siria celebrano oggi la Festa della Croce. A Damasco si sono riuniti anche gli sfollati dalla città di Maaloula, teatro dei combattimenti, ma dove tradizionalmente si celebrava una messa solenne nel santuario di Santa Tecla. Da Damasco Gian Micalessin

VIDEO: 

giovedì 12 settembre 2013

Le notti di Aleppo




"Aleppo è tagliata fuori dal mondo . 

Sta andando molto male! Negli ultimi due o tre giorni, i ribelli sparano razzi sui quartieri cristiani. Non siamo riusciti a dormire la notte a causa dei razzi "hawns".

La fornitura di energia elettrica e l'acqua sono spesso tagliate , telefonate e internet sono eccezionali. Siamo totalmente assediati daribelli , non sappiamo come andrà a finire ...

L'esercito ha inviato rinforzi per proteggerci. I ribelli hanno minacciato direttamente cristiani e alawiti, promettendo la stessa sorte di quelli di Maaloula. I soldati sono pronti a combattere fino alla fine.

Per ora, l'esercito arabo siriano è riuscito a respingere i ribelli. Ha incaricato anche la milizia cristiana di proteggere le chiese.

Gli aiuti non giungono più, e tutti i prodotti alimentari sono scarsi. Mangiamo riso e bourghol e questo è tutto. Non vi è né carne, formaggio, niente di più ".

Questo video è stato girato al tramonto, la notte scorsa. l'idea di come la notte si è svolta per gli infelici abitanti di Aleppo. Si noterà che nessun media importante sta dando conto della situazione in loco."


"I Cristiani saranno massacrati" : se l'esercito siriano lascia Aleppo i fedeli saranno uccisi, avverte un Responsabile  Cattolico Caldeo





Gli Stati Uniti hanno supportato le fazioni ribelli nella guerra che ha devastato la Siria , ma  un leader cristiano che opera tra i i fedeli in Medio Oriente mette in guardia : le forze governative sono quelle che proteggono la minoranza cristiana. " L'esercito siriano sta proteggendo la comunità cristiana [in Aleppo],"  dice il reverendo Raymond Moussalli . " Ma se l'Armata li abbandona , saranno massacrati . "



Catholic Online - 9/10/2013

Secondo Moussalli , circa 200.000 cristiani ancora risiedono nelle strade devastate dalla guerra di Aleppo . Egli avverte che in caso di il ritiro dell'esercito siriano a causa di attacchi da parte dei ribelli islamici , i cristiani "saranno massacrati ".

Moussalli è il vicario patriarcale della Chiesa cattolica caldea in Giordania , che confina con la Siria , a sud . Ha trascorso molti anni occupandosi delle esigenze spirituali per i cristiani che sono fuggiti dall'Iraq ( lungo il confine occidentale ) in Amman , Giordania .

Padre Moussalli era tra i più di 50 leader cristiani locali che, con studiosi musulmani , si sono incontrati in una conferenza ad Amman contro l'intervento militare occidentale nella regione .

Non sorprendentemente , molto pochi - se non uno degli studiosi riuniti ha visto utile un intervento militare . Padre Moussalli ha duramente criticato l'Occidente per sostenere i ribelli islamici in Siria . "Se [ l'Occidente ] va a  bombardare la Siria , dove andranno tutti i cristiani ? Ce ne sono due milioni", ha detto alla BBC .

Attualmente, ci sono circa 2,5 milioni di cristiani in tutta la Siria , e circa 220.000 in Aleppo , di cui circa il 10 per cento sono fuggiti a causa degli attacchi dei ribelli , Moussalli dice.

Ignatius Joseph Younan , Patriarca di Antiochia per la Chiesa siro-cattolica , ha aggiunto durante la conferenza che " Ci teniamo a sottolineare che noi respingiamo le interferenze straniere in Siria . "

In generale, si è elevata la condanna per i tamburi di guerra da parte dell'Occidente contro la Siria - e altrove . " Non accettiamo alcun intervento da parte di potenze straniere . Alla tutela delle minoranze , " Papa Anba Tawadros II , capo della Chiesa copta ortodossa di Alessandria , in Egitto , ha detto . "E [ l'intervento ] è fondamentalmente un pretesto . Far avanzare interessi dei loro paesi nel Medio Oriente . "

Ci sono circa 500.000 membri della Chiesa cattolica caldea in Medio Oriente , che sono in piena unità con la Santa Sede a Roma sotto la guida di Papa Francesco. La Chiesa cattolica caldea trae le sue origini da Tommaso Apostolo e le sue lingue liturgiche sono siriaco e aramaico ,  il linguaggio che Gesù Cristo stesso ha parlato .

Dei circa 2,5 milioni di cristiani in Siria , la maggior parte sono ortodossi orientali seguita da cattolici orientali , che comprendono la Chiesa assira dell'Oriente e la Chiesa cattolica caldea .


QUANTE CHIESE SONO STATE DISTRUTTE IN SIRIA?





IL DRAMMA DI MALOULA - 12 settembre 

Santuario di Santa Tecla, Maaloula, sotto il fuoco dei cecchini. Dalla Siria, Gian Micalessin

Gian Micalessin è tornato a Maaloula, dove sono ancora in corso violenti combattimenti. L'esercito siriano è entrato nel villaggio cristiano, a Nord di Damasco, fino all'interno del Santuario di Santa Tecla.

http://www.rainews24.it/it/video.php?id=35932


Maalula, terra di martiri: la morte in odium fidei del giovane Sarkis

Agenzia Fides 12/9/2013
Damasco – Per i cristiani siriani Maalula, il villaggio cristiano a Nord di Damasco, attaccato nei giorni scorsi da gruppi armati islamisti, è già “terra di martiri”. Grazie a una testimone oculare, una donna cristiana di nome A. (anonima per motivi di sicurezza), attualmente in ospedale a Damasco, Fides ha ricostruito nel dettaglio la sorte dei tre cristiani uccisi a Maalula. Le loro esequie si sono celebrate il 10 settembre a Damasco, nella cattedrale greco-cattolica, in una celebrazione presieduta dal Patriarca melkita Gregorio III Laham, alla presenza di vescovi di altre confessioni.
Secondo quanto racconta a Fides la donna, i gruppi armati sono penetrati il 7 settembre in molte case dei civili, distruggendo e terrorizzando, colpendo tutte le immagini sacre. In una casa vi erano tre uomini greco cattolici Mikhael Taalab, suo cugino Antoun Taalab, Sarkis el Zakhm, nipote di Mikhael, e la donna A., loro parente, che racconta l'episodio. Gli islamisti hanno intimato a tutti i presenti di convertirsi all’islam, pena la morte. Sarkis ha risposto con chiarezza: “Sono cristiano e se volete uccidermi perchè sono cristiano, fatelo”. Il giovane è stato ucciso a sangue freddo, con gli altri due. La donna è rimasta ferita ed è salva per miracolo, in seguito condotta in ospedale a Damasco. “Quello di Sarkis è un vero martirio, una morte in odium fidei”, dice a Fides Suor Carmel, fra i cristiani di Damasco che assistono gli sfollati di Maalula. I presenti al funerale erano molto commossi. Oggi gli sfollati di Maalula, in maggioranza a Damasco, rimarca la suora, “chiedono solo di poter tornare alle proprie case, in pace e sicurezza”.

martedì 10 settembre 2013

Maalula, i giornalisti e gli islamisti

Notizie contraddittorie sulla situazione di Maalula, mentre la liberazione di Quirico e del belga Piccinin infliggono un duro colpo all'immagine dei guerriglieri. La proposta russa.

11/09 : l'armata siriana libera il monastero di Mar Tekla






"Welcome to Maalula", il cartello di benvenuto ancora resiste sulle macerie all'ingresso del villaggio cristiano


Maalula è ancora controllata da bande armate islamiste e sappiamo ben poco di quello che sta avvenendo al suo interno. Purtroppo la notizia di una sua liberazione da parte dell'esercito regolare -che avevamo riportato nel precedente articolo- è poi risultata infondata. Inoltre intorno alla cittadina simbolo della Cristianità orientale si è scatenata una ridda di false informazioni che rendono quasi impossibile conoscere la situazione. Anche le testimonianze che giungono dal suo interno devono essere prese con molta circospezione perchè è possibile che vi siano persone – ed anche religiosi- che sono, di fatto ostaggio dei guerriglieri islamici e che quindi inviano messaggi sotto costrizione. 


Damasco: sconforto dei cristiani al funerale dei martiri di Maloula


Le operazioni dell'esercito regolare sono rese difficili dalla impossibilità di utilizzare massicciamente le armi pesanti per non causare danni irreparabili agli edifici storici ed esporsi così (come probabilmente gli islamisti vorrebbero) alla pesante critica dei media internazionali. In queste condizioni liberare la cittadina non sarà facile anche considerando che presumibilmente l'esercito siriano riterrà oggi prioritario concentrare le sue forze nella preparazione della difesa da un eventuale attacco aereo e missilistico da parte di americani e francesi.
 Non resta che pregare e sperare continuando a ripetere, in ogni occasione possibile, una parola d'ordine: “Giù le mani da Maalula!”.


Maaloula resident talks to BBC



Sulla situazione siriana però vi sono due fatti nuovi che meritano di essere riportati. Dopo mesi di prigionia nelle mani dei ribelli è stato liberato Domenico Quirico e con lui un ostaggio belga Pierre Piccinin. Le dichiarazioni rilasciate dai due concordano nel definire durissime le condizioni della detenzione. Quirico ha apertamente dichiarato di essere stato tradito dalla “rivoluzione” che lui aveva appoggiato e sostenuto. “E' diventata qualcosa di altro” ha dichiarato, intendendo dire che il movimento rivoluzionario avrebbe perso il suo carattere iniziale laico e democratico per divenire islamista. 
Mi spiace doverlo contraddire sul punto. Non esiste una rivoluzione siriana dei primi tempi ed una attuale. Esiste una rivoluzione siriana vista da lontano ed una vista da vicino. La rivolta siriana è sempre stata, fin dall'inizio, egemonizzata dagli islamisti e solo chi, a tutti i costi, voleva vedervi un movimento sinceramente democratico si è lasciato ingannare. Il che è successo ad un buon numero di osservatori occidentali ed a qualche militante anti-Assad che sperava di poter utilizzare gli islamisti per abbattere il regime per poi metterli da parte successivamente. 
Piccinin con le sue dichiarazione è andato anche oltre, affermando di aver sentito i suoi rapitori parlare dell'attacco con il gas nervino ed affermare che si trattava di un'operazione orchestrata dalla stessa opposizione. In altre parole avrebbe scagionato Assad. Quirico questa mattina in alcune interviste ha confermato le inumane condizioni della sua detenzione. Ha confermato anche la conversazione riferita da Piccinin sull'uso delle armi chimiche da parte dei ribelli. Solo ha dichiarato di non sapere quanto autorevoli e informati potessero essere le persone che parlavano, uno dei quali, comunque, si autodefiniva "generale" dei ribelli. 

Il secondo fatto nuovo è rappresentato dalla proposta russa di mettere sotto controllo internazionale le armi chimiche di Damasco, proposta che la Siria ha già accettato. Ora nelle mani di Obama e Kerry vi è veramente una patata bollente. Come giustificare, di fronte ad una opinione pubblica interna ed internazionale sempre più ostile ad un attacco, la decisione di voler bombardare la Siria per impedire l'utilizzo di armi che il Governo di Damasco sarebbe comunque disposto a consegnare pacificamente? Fino ad oggi, nel contesto di questa gravissima crisi, la Russia si è mossa con intelligenza e determinazione e con questa proposta forse è riuscita a spegnere la miccia che era ormai arrivata vicinissima alle polveri. 
Tornano alla mente le parole della Santa Vergine ai pastorelli di Fatima: “La Russia si convertirà ed il Mondo avrà un periodo di pace...” ed è impossibile non rilevare come questo spiraglio di soluzione pacifica (il primo dopo un lungo periodo di crescente tensione) si manifesti il giorno immediatamente successivo alla giornata di preghiera promossa da Papa Francesco. Maria Regina della Pace, prega per noi...

Mario Villani


I funerali delle vittime della battaglia di Maaloula. 

Il racconto di Gian Micalessin

In Siria a Damasco si sono svolti i funerali delle vittime della battaglia di Maaloula, la cittadina cristiana attaccata nei giorni scorsi dai ribelli di al Qaeda. Il racconto Gian Micalessin di questa giornata di dolore.

http://www.rainews24.it/it/video.php?id=35903 



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lunedì 9 settembre 2013

E permetteteci un GRAZIE a chi ha 'ispirato' il gesto del Papa ...



La giornata di sabato è passata, ma come ci ha detto il Papa, non basta accontentarsi di una manifestazione, per quanto planetaria possa essere stata. Occorre continuare la preghiera e l’impegno per cercare vie di pace. Intanto però, vorremmo dire GRAZIE. Grazie per questa enorme adesione, aldilà delle appartenenze e dei confini religiosi, sociali, geografici… A tutti ha fatto bene vedere le possibilità buone dell’umanità, quando si unisce nella ricerca del bene, della longanimità, della fratellanza. 
Grazie al Papa, che si è fatto voce della pace vera, grazie anche a tutti quanti gli hanno fatto eco. Grazie ai nostri fratelli musulmani, direttamente toccati da questi conflitti, e ai fratelli di tutte le altre religioni. Grazie a tutte le persone di buona volontà. 
Vorremmo qui però approfittare anche per dire grazie a Mons. Giuseppe Nazzaro... Eh, sì.. perchè ieri, quando stavamo commentando fra noi la veglia di preghiera, e la nostra esperienza con i giovani e gli adulti qui al villaggio, sr Mariangela se ne salta fuori dicendo : “ dobbiamo ringraziare anche Mons. Nazzaro, perché è stato lui che lo ha chiesto al Papa”.
SI’ !!!...è vero !! Ricordate? non molto tempo fa, in una intervista, ci aveva detto che aveva avuto qualche minuto per parlare col Papa della Siria, e gli aveva chiesto una sola cosa : organizzare una giornata mondiale di preghiera per la Siria !
 

Allora grazie, mons. Giuseppe, grazie per questo altro gesto di paternità verso noi tutti, figli suoi in Siria, grazie per questa bella richiesta che poteva sembrare un po’ troppo semplice, forse un po’…"troppo pia”, ma che invece ha avuto una forza eccezionale sulle coscienze e ha portato frutti di solidarietà, di comunione, bellissimi... 
Oggi tutti guardano alla Siria in modo diverso. Questo è un fatto. Aldilà di cosa ci aspetta nei prossimi giorni.
E ne approfittiamo per dire quel grazie che, quando il suo servizio come Vicario Apostolico di Siria è terminato, non abbiamo potuto esprimere (se non nel profondo del cuore).
 
Grazie per tutto quanto ha fatto in questi anni per la Siria, con profonda rettitudine e impegno, e per quanto continua a fare anche ora... 
E aggiungiamo, del tutto personalmente, grazie per quanto ha fatto per noi…e per la benedizione con cui ancora ci accompagna…
Le sue sorelle di 'Azeir

domenica 8 settembre 2013

La giornata di preghiera per la Siria e l'attacco a Maalula

"E sempre rimane il dubbio: questa guerra di là, quest’altra di là - perché dappertutto ci sono guerre - è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale? Questi sono i nemici da combattere, uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune. ..." (Angelus di Papa Francesco - 8 settembre '13)




Il sette settembre, il Santo Padre ha voluto chiamare i Cristiani alla preghiera ed al digiuno per la Pace in Medio Oriente e nel mondo. Anche i guerriglieri “salafiti” hanno voluto partecipare, al modo loro, all'iniziativa ....


Dalle “colonne” di questo sito avevamo già parlato di Maalula, la bellissima cittadina siriana dove, unico luogo al mondo, si parla ancora l'aramaico antico, vale a dire la stessa lingua usata da Gesù durante il suo passaggio su questa terra. Maalula deve essere considerata dai Cristiani molto più di un simbolo; in realtà si tratta di una vera e propria memoria vivente della vita del Salvatore, un luogo, per certi versi, ancora più sacro della basilica di San Pietro a Roma. Tre giorni fa Maalula è stata attaccata da bande di querriglieri islamisti. Un camion bomba è stato fatto esplodere contro il posto di blocco dei militari che proteggevano la città neutralizzandolo, poi diverse centinaia di guerriglieri armati hanno preso posizione nei punti strategici iniziando a sparare, anche con armi pesanti, verso gli edifici del centro città. 
Secondo alcune testimonianze, giunte direttamente da Maalula e riportate dal sito “Ora pro Siria”, vi sarebbero state vittime tra la popolazione civile e danni alle storiche chiese della cittadina. Le informazioni che arrivano sono poche e confuse, ma sembrerebbe che ieri i guerriglieri siano stati costretti ad arretrare, probabilmente da una controffensiva delle truppe regolari, almeno secondo quanto comunicato dall'Osservatorio per i diritti umani in Siria di Londra, sulla cui attendibilità è peraltro lecito nutrire seri dubbi vista la sua vicinanza ad alcuni ambienti dell'opposizione armata siriana.


  Sono convinto che l'attacco a Maalula, centro privo di importanza strategica e dove sicuramente i guerriglieri islamisti/salafiti non potevano contare di trovare seguaci (Maalula è quasi integralmente cristiana), non sia stato sferrato per caso. Si tratta, a mio avviso, della risposta all'iniziativa del Santo Padre di indire una giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Siria. La decisione di Papa Francesco ha una importanza spirituale e politica che a molti probabilmente è sfuggita.

Spirituale perchè vuole promuovere un vero e proprio appello corale a Dio a cui sono chiamati non solo i Cattolici, ma persino atei e musulmani. Il mondo intero, in ginocchio di fronte all'Altissimo.

Politica perchè denota aperto dissenso con la folle decisione americana e francese di attaccare il paese medio-orientale, infischiandosene del pericolo di provocare in questo modo una gigantesca conflagrazione regionale o addirittura mondiale.

Attaccando Maalula i guerriglieri salafiti (ispirati da chi?) hanno deciso di rispondere al Papa. Si tratta in primo luogo di un vero e proprio avvertimento di stile mafioso. La Chiesa di Roma se ne stia alla larga da quanto avviene in Siria oppure noi colpiremo le sue radici più profonde. Ma si tratta anche di una risposta spirituale. A fronte del massimo gesto di rispetto a Dio promosso dal Santo Padre si replica con il massimo gesto di disprezzo: attaccare l'unico luogo al mondo dove si parla ancora la lingua del Dio fatto Uomo. Così, secondo una mentalità contorta, è stato ristabilito l'equilibrio. Il Dio dei Cristiani non ha più ragione di aiutare l'Umanità evitandogli il flagello della guerra in quanto al gesto di omaggio e di preghiera promosso dal Papa si è contrapposto il gesto di disprezzo dell'attacco a Maalula.

Anche per questa ragione e in un momento in cui i tamburi di guerra rullano sempre più forte, i Cristiani devono rispondere positivamente all'appello del Santo Padre. Oggi, cari amici, è una giornata di preghiera, di riflessione e anche di penitenza. Ampia libertà di scelta sul come praticamente viverla, ma una raccomandazione: non snobbatela perchè la posta in gioco è alta. 
Un modesto consiglio: oltre che la Pace in Siria e nel mondo chiediamo a Dio la capacità e la forza di riprendere il mano il nostro destino perchè, a forza di lasciar fare ad altri, siamo arrivati ad un passo dalla catastrofe.


"Noi cristiani di Maloula cacciati dai ribelli: volevano convertirci"

I racconti terrorizzati degli abitanti dello storico villaggio: "Erano jihadisti ceceni, minacciavano di ucciderci tutti"

   leggi suhttp://www.ilgiornale.it/news/esteri/noi-cristiani-maloula-cacciati-dai-ribelli-volevano-948584.html

sabato 7 settembre 2013

Noi con voi dal cuore della Siria

"Non lasciamoci ingannare: l’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui."




Papa Francesco ci chiama al digiuno e alla preghiera. Ci chiede di farlo per la situazione tragica della Siria, per trovare la strada del confronto, della mediazione e abbandonare l’ingiustizia e la follia di un intervento armato che porterebbe ancora più morte e distruzione. Ma non solo.

«C’è un giudizio di Dio». Non affrettiamoci a liquidare questa frase pensando a coloro che hanno usato le armi chimiche, chiunque essi siano. Anche chi ha fatto a pezzi i cadaveri, e ha gettato la carne dei morti ai cani ha passato la linea rossa. Anche chi stupra, chi uccide i bambini sulle ginocchia dei genitori, chi massacra con disprezzo, in Siria e altrove. Chi fa, con la guerra i propri interessi, chi la usa per affermare la sua politica… Ma anche chi fa a pezzi i bambini nelle nostre cliniche dell’aborto, chi elimina gli "inutili" e gli anziani, chi perseguita la libertà di coscienza. È la stessa logica: ne stiamo passando tante, di linee rosse. Su tutto questo, «c’è un giudizio di Dio»… Non affrettiamoci a far giustizia, se non siamo disposti a cominciare da noi stessi.

Ci vengono alla mente alcune parole di Isacco di Ninive da poco ascoltate: «L’assenza di misericordia e la brutalità vengono dalla grande abbondanza di passioni. Infatti il cuore è indurito dalle passioni, e queste non lasciano che si muova a compassione, ed esso non sa avere pietà per nessuno, né dolersi per l’afflizione, né soffrire, pur vedendola, per la rovina del suo prossimo, né rattristarsi per coloro che cadono nei peccati; ma a causa delle passioni di cui si è detto, l’ira e la gelosia si fanno potenti e si accrescono in costoro; e accade che uno sia mosso da stupido zelo, come se volesse far vendetta al posto di Dio, e nella sua anima non c’è spazio per la compassione.

Sii un perseguitato, ma non uno che perseguita. Sii un crocifisso, ma non uno che crocifigge. Sii pacifico e non zelante… Non sei un servo della pace? Almeno non essere un agitatore! Sappi che se da te uscirà un fuoco che brucerà gli altri, alle tue mani sarà chiesto conto delle anime di tutti coloro che quel fuoco avrà toccato. E se non sei tu a soffiare su quel fuoco, ma sei d’accordo con colui che vi soffia sopra e ti compiaci della sua azione, sarai suo compagno nel giudizio».

Non lasciamoci ingannare: l’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui. È la lotta contro il nostro orgoglio, la sete del dominio, l’uso della violenza per sentirci grandi. Per questo il Papa ci ha invitati tutti, credenti e non credenti: è una lotta contro il Male, è in gioco la nostra umanità. E le nostre"armi bianche" sono il digiuno e la preghiera.
Perché il digiuno? Per solidarietà con chi è nel bisogno. Per penitenza, cioè per chiedere a Dio il dono della pace, con umiltà e con la coscienza del nostro peccato.

Ma soprattutto, in questo momento, per ritrovare la lucidità del pensiero, liberi anche da noi stessi. Siamo sempre, per istinto, egocentrici. E questo ci rende sottilmente o palesemente aggressivi. Il nutrirsi è una spinta naturale, vitale. Siamo stati creati così. Assorbiamo energia, per realizzare tutte le nostre potenzialità. Mangiamo, con voracità. Ci sentiamo forti, ci poniamo al centro. Se digiuniamo, se accettiamo cioè di sperimentare la debolezza, di perdere il dominio completo, di metterci in condizione di bisogno, ci distogliamo almeno per qualche tempo da noi stessi, ci è data la sapienza, la visione delle cose in Dio. Un cuore puro, misericordioso, unica condizione per la pace. Alla "visione" siamo chiamati tutti… Se non vogliamo fare in prima persona questo cammino, se non cerchiamo il vero, il giusto, siamo almeno onesti: non predichiamo la pace! Ma non predichiamo neppure la guerra, in nome della giustizia!

E il digiuno non basta, se non diventa preghiera, cioè se non ci pone davanti a Dio, il nostro Dio mite e umile di cuore, il misericordioso. Mentre qualcuno si affanna a convocare parlamenti, congressi, commissioni speciali, per essere legittimato nell’uso della violenza, noi, credenti e non credenti, in qualunque parte del mondo ci troviamo e siamo chiamati a riunirci oggi in una assemblea per la pace. «Il mondo ha bisogno di vedere gesti di pace e di speranza!» Ognuno attinga la speranza là dove può, secondo il suo pensiero. Come cristiani, noi attingiamo la nostra speranza non dai nostri sforzi, ma dall’amore redentore di Cristo, che ha offerto la sua vita per noi. "Redimere" significa "riscattare". Riscattarci dalle nostre schiavitù. Cristo ha liberato e sempre libera il nostro desiderio profondo, che ci orienta verso il Bene, ma che spesso si smarrisce per strade sbagliate, imprigionato in logiche di morte. E questa speranza è per ogni uomo: Dio è morto per tutti.

Facciamo gesti di pace, e accompagniamoli nel cuore con il pensiero di Isacco il Siro: «Come un granello di sabbia non bilancia una grande quantità di oro, così il bisogno di giustizia di Dio non bilancia la sua misericordia.

Come non può essere fermata una fonte ricca di acque con un pugno di polvere, così non può essere vinta la misericordia del Creatore dal male delle creature…

Neppure colui che è immerso nei peccati è escluso dalla speranza. È possibile, infatti, che trovi la vita. Perché, o uomo, tratti con insolenza il peccatore? La speranza di colui sul quale tu ti innalzi non è stata ancora rigettata da Dio. È infatti possibile che lui tra poco ti passi avanti nella virtù, e sia accolto da Dio più facilmente di te. Infatti, non è ancora giunta la morte a concludere la sua condotta; e anche la tua!
Ricordati questo a proposito di Colui che porta tutto: le azioni di ogni uomo sono davanti ai suoi occhi e davanti a lui risplendono più del sole; e se vuole, è capace di distruggere ogni uomo con il soffio della sua bocca.

Tu, invece, non sei stato stabilito per pronunciare la vendetta contro le azioni e coloro che le hanno fatte, ma per invocare sul mondo la misericordia, per vegliare per la salvezza di tutto, e per unirti alla sofferenza di ogni uomo, dei giusti e dei peccatori».


Le sorelle Trappiste in Siria

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/noi-con-voi-dal-cuore-della-siria.aspx 



Suore trappiste: unite alla Veglia di Roma, follia risolvere guerra con guerra


Testo proveniente dalla pagina del sito Radio Vaticana

 "La solidarietà di Papa Francesco è un sostegno concreto che ci incoraggia. Siamo contrarie a una soluzione armata. Così si esprimono le religiose italiane di un monastero trappista in Siria, a poche ore dall’inizio della Veglia di pace voluta dal Papa." 

R. – Sicuramente, con grande gioia come tutti qui, non solo cristiani ma anche non cristiani. C’è una grandissima attenzione. Ci siamo sentiti molto sostenuti e abbiamo sentito il Papa veramente molto vicino. Noi ci stiamo preparando e stiamo cercando di fare qualcosa con il villaggio. Naturalmente non lo faremo in contemporanea, perché la sera è pericoloso, ma avremo un momento di preghiera. Stiamo organizzando con i giovani del villaggio e ci uniremo a tutti quelli che in quel momento pregheranno.

D. – E ora che si parla di un possibile intervento militare da parte di forze occidentali per risolvere questa guerra, quali sono le vostre riflessioni?

R. – Beh, evidentemente, siamo completamente contrarie. Sarebbe una pura follia pensare di risolvere una situazione che ormai è degenerata in violenza molto forte,con altra violenza. Diciamo che è una resa. Se s’interviene con le armi, è sicuramente una dimostrazione di incapacità e di impotenza di risolvere invece con il lavoro faticoso e paziente di un dialogo, di una comprensione una situazione che è molto complessa.
 E, soprattutto, c’è una grande paura anche da parte della gente, perché non è solo la paura del missile, che può arrivare, ma è una situazione di destabilizzazione ancora maggiore. In Siria, ormai Al Qaeda, le componenti salafite ed estremiste sono presenti, sono attive, sono forti. Quindi, per esempio, nella nostra zona, potrebbe certo scoppiare un deposito di missili, potrebbe scoppiare una riserva di sostanze chimiche, ma nel momento in cui venisse dichiarato un attacco alla Siria, sicuramente le bande armate avrebbero via libera e la gente ha soprattutto paura di questo.

D. – Com’è stata accolta questa iniziativa spirituale diplomatica del Papa e della Santa Sede per scongiurare un attacco alla Siria?

R. – Sicuramente, con grande favore. Tutti hanno aderito di cuore. Noi abbiamo operai non solo cristiani, ma anche musulmani – sia alawiti sia sunniti – e tutti hanno accolto davvero con grande gioia, con grande speranza questo gesto, proprio perché in Siria adesso la grossa divisione è tra chi desidera una convivenza,  rifiuta una violenza e chi invece vuole perseguire una strada di terrore. E’ una grossa divisione. Questi due gruppi raccolgono persone da ogni parte: non si può parlare solo di sunniti, sciiti, alawiti e cristiani. No. C’è chi vuole una via di convivenza e di dialogo e chi non la vuole. E direi che la maggioranza la vuole. Le parole del Papa, quindi, e il gesto del Papa, hanno aperto il cuore a tanti.

D. – Esiste la possibilità di trovare una soluzione del dialogo e del negoziato alla crisi siriana, secondo lei?

R. – Certo, la possibilità esiste. Sappiamo che l’ostacolo non è nel cuore della gente, l’ostacolo è nella volontà politica e negli interessi politici ed economici. Gli interessi politici ed economici non sono un assoluto. Se vogliamo dimenticarli e vogliamo davvero cercare il bene di una popolazione, certo che si può fare e si può fare da oggi, ma a prezzo di rinunciare a una volontà di potenza e di dominio.

D. – Come religiose cattoliche in Siria, quale appello lanciate nella giornata di preghiera e digiuno per la pace, voluta da Papa Francesco?

R. – Penso che la parola sia quella di cercare davvero di vivere tutto con la misericordia del cuore di Dio. Penso dobbiamo metterci davvero con umiltà e con semplicità davanti a Dio, con la fraternità anche di sapere che siamo tutti suoi figli e tutte sue creature. Questa è la cosa più grande che possiamo fare, per trovare poi come vivere insieme in fraternità.

D. – E se poteste dire qualcosa oggi a Papa Francesco, cosa direste?

R. – Beh, un grande grazie, e chiediamo anche la sua forza nella Chiesa, proprio per continuare, non solo oggi con questo intervento per la Siria, ma anche per un cammino che riguarda tante situazioni. Pensiamo davvero che sia un momento cruciale nella storia dell’uomo, in cui l’umanità deve ritrovare se stessa. Al Papa, quindi, chiediamo di continuare a sostenerci tutti, non solo ai cristiani, ma anche ai non cristiani, in questo cammino di verità e di ricerca del bene.