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venerdì 13 settembre 2013

«L'attacco americano destabilizzerebbe subito il Paese: per questo ne denunciamo l'ingiustizia»




«Il Papa ci ha incoraggiati tutti. Cristiani e musulmani hanno sentito una vera attenzione alla situazione della Siria e hanno apprezzato che Francesco si sia “esposto” così chiaramente, in prima persona». Sono le parole di suor Marta, che parla a Tempi.it del possibile attacco americano e della «paura per l’immediata destabilizzazione che si creerà».

da TEMPI.it - 10 settembre 2013

L’America potrebbe attaccare a breve la Siria. Nella vostra zona la popolazione è spaventata?
Sì, ora che la cosa appare sempre più decisa la paura è molta. Che cosa succederà se colpiscono un deposito di missili o di armi chimiche? Temiamo di essere colpiti, soprattutto nel caso di una “esplosione a catena”. Abbiamo anche paura delle conseguenze di una guerra che investirà tutta la regione mediorientale e soprattutto temiamo l’immediata destabilizzazione che l’attacco creerà qui in Siria.

Che tipo di destabilizzazione?
La nostra zona, come altre, è piena di gruppi armati di al-Qaeda, salafiti e tanti altri. Subito oltre il confine con il Libano ci sono altri gruppi di mercenari pronti ad attaccare e sfondare i confini, come cercano di fare ogni notte. I piccoli villaggi temono i massacri, come avvenuto in altri casi. Da poco, nella zona di Lattakie, 14 villaggi, tra cui tre cristiani, sono stati attaccati e distrutti: molte persone sono morte, donne e bambini sono stati portati via.

 Come reagiscono i siriani?
La gente si sta armando, è pronta a difendersi da sola. Qui gli scontri sono dovuti soprattutto alla bande armate, ai loro movimenti interni, agli attacchi che perpetrano contro i presidi militari.

Avete recentemente scritto una lettera contro l’intervento armato. Perché?
In questi due anni e più di conflitto abbiamo preferito non intervenire molto, se non quando era davvero necessario. Siamo monache, la nostra responsabilità per il mondo è la preghiera e in più è difficile evitare di essere subito “schierati” da una parte o dall’altra. Ma di fronte all’ignobile violenza di un attacco armato alla Siria, a questa palese ingiustizia internazionale promossa con orgoglio e per orgoglio, un’azione di parte, di fronte alla nostra gente del villaggio che nessuno ascolta, ci siamo dette: dobbiamo pur dir qualcosa, dobbiamo farlo almeno per loro.

Perché parla di “azione di parte”?
A tutti qui sorge una domanda: perché per gli altri massacri avvenuti, per quelli provati da video che nessuno ha contestato, a volte non c’è stata neppure una parola sui media, mentre per questo episodio, tragico ma pieno di interrogativi non risolti, si è pronti a scatenare una guerra ancora più tragica? È di questi giorni l’attacco a Maloula.

Nella lettera avete scritto: «Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come “la responsabilità morale di non chiudere gli occhi”». Che cosa intendete?
Vogliamo dire che, pur conservando uno sguardo di fiducia nell’uomo, uno sguardo di speranza sulla vita delle singole nazioni e sui rapporti che la regolano, non si può proprio essere ingenui fino a questo punto, al punto di non vedere gli interessi enormi che sono in gioco e che purtroppo sembrano prevalere su quei principi di vera umanità, di pace e speranza a cui ci ha richiamato il Papa sabato.

Non si rischia di fare un discorso dietrologico?
Dietrologico? Oggi alcune dichiarazioni  vengono fatte alla luce del sole, come ad esempio quella sul Qatar e l’Arabia Saudita, che sono pronti a finanziare in toto la guerra. Questo è un esempio, ma non dovrebbe suscitare qualche domanda?
E poi il Signore stesso ci ha detto: “I figli delle tenebre sono più astuti dei figli della luce “, e Lui il cuore dell’uomo lo conosce bene. Credo non si possa accusarlo di mancanza di speranza. Ma la speranza è una cosa reale, che si basa sulla conoscenza del cuore dell’uomo, quindi anche sul suo peccato di orgoglio, di sete di potere, di dominio. Il credente ha il dovere di interrogarsi e cercare la strada della verità, dentro e fuori di lui. E come già scrivevamo nella lettera, se si vuole, una verità oggettiva, insieme, la si può trovare.

Avete partecipato alla giornata di digiuno e preghiera indetta dal Papa?
Tanti qui hanno digiunato e pregato. Anche noi abbiamo vissuto la giornata di sabato in comunione con la Chiesa e gli uomini di buona volontà di tutto il mondo. Abbiamo fotocopiato e distribuito il discorso del Papa all’Angelus, e preparato con i giovani del villaggio un momento di preghiera nel pomeriggio. Non abbiamo potuto farlo in contemporanea con il Papa per non esporre la gente al rischio di riunirsi dopo il calar del sole.

È ancora possibile oggi in Siria la convivenza tra cristiani e musulmani?
I cristiani da sempre sono in buone relazioni sia con i musulmani sunniti sia con gli sciiti. Ciò che minaccia la convivenza è l’elemento fondamentalista, che a seconda dei gruppi può agire con più o meno durezza sui cristiani.

Concludendo la vostra lettera avete scritto: “Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze”. Come si può avere ancora speranza nel futuro della Siria?
In Dio la nostra speranza non muore mai, anche perché non si basa sulle nostre forze ma sulla vita donata per sempre a noi da Cristo. Il Signore ci ha detto : “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. È sulla Sua parola che speriamo. Lui non ci ha mai promesso di risparmiarci la sofferenza, il dolore, la croce; ma di vincerli, sì.



http://www.tempi.it/siria-suore-trappiste-attacco-usa-papa-francesco


Festa della Croce. Da Maloula a Damasco  

I cristiani che vivono in Siria celebrano oggi la Festa della Croce. A Damasco si sono riuniti anche gli sfollati dalla città di Maaloula, teatro dei combattimenti, ma dove tradizionalmente si celebrava una messa solenne nel santuario di Santa Tecla. Da Damasco Gian Micalessin

VIDEO: 

giovedì 12 settembre 2013

Le notti di Aleppo




"Aleppo è tagliata fuori dal mondo . 

Sta andando molto male! Negli ultimi due o tre giorni, i ribelli sparano razzi sui quartieri cristiani. Non siamo riusciti a dormire la notte a causa dei razzi "hawns".

La fornitura di energia elettrica e l'acqua sono spesso tagliate , telefonate e internet sono eccezionali. Siamo totalmente assediati daribelli , non sappiamo come andrà a finire ...

L'esercito ha inviato rinforzi per proteggerci. I ribelli hanno minacciato direttamente cristiani e alawiti, promettendo la stessa sorte di quelli di Maaloula. I soldati sono pronti a combattere fino alla fine.

Per ora, l'esercito arabo siriano è riuscito a respingere i ribelli. Ha incaricato anche la milizia cristiana di proteggere le chiese.

Gli aiuti non giungono più, e tutti i prodotti alimentari sono scarsi. Mangiamo riso e bourghol e questo è tutto. Non vi è né carne, formaggio, niente di più ".

Questo video è stato girato al tramonto, la notte scorsa. l'idea di come la notte si è svolta per gli infelici abitanti di Aleppo. Si noterà che nessun media importante sta dando conto della situazione in loco."


"I Cristiani saranno massacrati" : se l'esercito siriano lascia Aleppo i fedeli saranno uccisi, avverte un Responsabile  Cattolico Caldeo





Gli Stati Uniti hanno supportato le fazioni ribelli nella guerra che ha devastato la Siria , ma  un leader cristiano che opera tra i i fedeli in Medio Oriente mette in guardia : le forze governative sono quelle che proteggono la minoranza cristiana. " L'esercito siriano sta proteggendo la comunità cristiana [in Aleppo],"  dice il reverendo Raymond Moussalli . " Ma se l'Armata li abbandona , saranno massacrati . "



Catholic Online - 9/10/2013

Secondo Moussalli , circa 200.000 cristiani ancora risiedono nelle strade devastate dalla guerra di Aleppo . Egli avverte che in caso di il ritiro dell'esercito siriano a causa di attacchi da parte dei ribelli islamici , i cristiani "saranno massacrati ".

Moussalli è il vicario patriarcale della Chiesa cattolica caldea in Giordania , che confina con la Siria , a sud . Ha trascorso molti anni occupandosi delle esigenze spirituali per i cristiani che sono fuggiti dall'Iraq ( lungo il confine occidentale ) in Amman , Giordania .

Padre Moussalli era tra i più di 50 leader cristiani locali che, con studiosi musulmani , si sono incontrati in una conferenza ad Amman contro l'intervento militare occidentale nella regione .

Non sorprendentemente , molto pochi - se non uno degli studiosi riuniti ha visto utile un intervento militare . Padre Moussalli ha duramente criticato l'Occidente per sostenere i ribelli islamici in Siria . "Se [ l'Occidente ] va a  bombardare la Siria , dove andranno tutti i cristiani ? Ce ne sono due milioni", ha detto alla BBC .

Attualmente, ci sono circa 2,5 milioni di cristiani in tutta la Siria , e circa 220.000 in Aleppo , di cui circa il 10 per cento sono fuggiti a causa degli attacchi dei ribelli , Moussalli dice.

Ignatius Joseph Younan , Patriarca di Antiochia per la Chiesa siro-cattolica , ha aggiunto durante la conferenza che " Ci teniamo a sottolineare che noi respingiamo le interferenze straniere in Siria . "

In generale, si è elevata la condanna per i tamburi di guerra da parte dell'Occidente contro la Siria - e altrove . " Non accettiamo alcun intervento da parte di potenze straniere . Alla tutela delle minoranze , " Papa Anba Tawadros II , capo della Chiesa copta ortodossa di Alessandria , in Egitto , ha detto . "E [ l'intervento ] è fondamentalmente un pretesto . Far avanzare interessi dei loro paesi nel Medio Oriente . "

Ci sono circa 500.000 membri della Chiesa cattolica caldea in Medio Oriente , che sono in piena unità con la Santa Sede a Roma sotto la guida di Papa Francesco. La Chiesa cattolica caldea trae le sue origini da Tommaso Apostolo e le sue lingue liturgiche sono siriaco e aramaico ,  il linguaggio che Gesù Cristo stesso ha parlato .

Dei circa 2,5 milioni di cristiani in Siria , la maggior parte sono ortodossi orientali seguita da cattolici orientali , che comprendono la Chiesa assira dell'Oriente e la Chiesa cattolica caldea .


QUANTE CHIESE SONO STATE DISTRUTTE IN SIRIA?





IL DRAMMA DI MALOULA - 12 settembre 

Santuario di Santa Tecla, Maaloula, sotto il fuoco dei cecchini. Dalla Siria, Gian Micalessin

Gian Micalessin è tornato a Maaloula, dove sono ancora in corso violenti combattimenti. L'esercito siriano è entrato nel villaggio cristiano, a Nord di Damasco, fino all'interno del Santuario di Santa Tecla.

http://www.rainews24.it/it/video.php?id=35932


Maalula, terra di martiri: la morte in odium fidei del giovane Sarkis

Agenzia Fides 12/9/2013
Damasco – Per i cristiani siriani Maalula, il villaggio cristiano a Nord di Damasco, attaccato nei giorni scorsi da gruppi armati islamisti, è già “terra di martiri”. Grazie a una testimone oculare, una donna cristiana di nome A. (anonima per motivi di sicurezza), attualmente in ospedale a Damasco, Fides ha ricostruito nel dettaglio la sorte dei tre cristiani uccisi a Maalula. Le loro esequie si sono celebrate il 10 settembre a Damasco, nella cattedrale greco-cattolica, in una celebrazione presieduta dal Patriarca melkita Gregorio III Laham, alla presenza di vescovi di altre confessioni.
Secondo quanto racconta a Fides la donna, i gruppi armati sono penetrati il 7 settembre in molte case dei civili, distruggendo e terrorizzando, colpendo tutte le immagini sacre. In una casa vi erano tre uomini greco cattolici Mikhael Taalab, suo cugino Antoun Taalab, Sarkis el Zakhm, nipote di Mikhael, e la donna A., loro parente, che racconta l'episodio. Gli islamisti hanno intimato a tutti i presenti di convertirsi all’islam, pena la morte. Sarkis ha risposto con chiarezza: “Sono cristiano e se volete uccidermi perchè sono cristiano, fatelo”. Il giovane è stato ucciso a sangue freddo, con gli altri due. La donna è rimasta ferita ed è salva per miracolo, in seguito condotta in ospedale a Damasco. “Quello di Sarkis è un vero martirio, una morte in odium fidei”, dice a Fides Suor Carmel, fra i cristiani di Damasco che assistono gli sfollati di Maalula. I presenti al funerale erano molto commossi. Oggi gli sfollati di Maalula, in maggioranza a Damasco, rimarca la suora, “chiedono solo di poter tornare alle proprie case, in pace e sicurezza”.

martedì 10 settembre 2013

Maalula, i giornalisti e gli islamisti

Notizie contraddittorie sulla situazione di Maalula, mentre la liberazione di Quirico e del belga Piccinin infliggono un duro colpo all'immagine dei guerriglieri. La proposta russa.

11/09 : l'armata siriana libera il monastero di Mar Tekla






"Welcome to Maalula", il cartello di benvenuto ancora resiste sulle macerie all'ingresso del villaggio cristiano


Maalula è ancora controllata da bande armate islamiste e sappiamo ben poco di quello che sta avvenendo al suo interno. Purtroppo la notizia di una sua liberazione da parte dell'esercito regolare -che avevamo riportato nel precedente articolo- è poi risultata infondata. Inoltre intorno alla cittadina simbolo della Cristianità orientale si è scatenata una ridda di false informazioni che rendono quasi impossibile conoscere la situazione. Anche le testimonianze che giungono dal suo interno devono essere prese con molta circospezione perchè è possibile che vi siano persone – ed anche religiosi- che sono, di fatto ostaggio dei guerriglieri islamici e che quindi inviano messaggi sotto costrizione. 


Damasco: sconforto dei cristiani al funerale dei martiri di Maloula


Le operazioni dell'esercito regolare sono rese difficili dalla impossibilità di utilizzare massicciamente le armi pesanti per non causare danni irreparabili agli edifici storici ed esporsi così (come probabilmente gli islamisti vorrebbero) alla pesante critica dei media internazionali. In queste condizioni liberare la cittadina non sarà facile anche considerando che presumibilmente l'esercito siriano riterrà oggi prioritario concentrare le sue forze nella preparazione della difesa da un eventuale attacco aereo e missilistico da parte di americani e francesi.
 Non resta che pregare e sperare continuando a ripetere, in ogni occasione possibile, una parola d'ordine: “Giù le mani da Maalula!”.


Maaloula resident talks to BBC



Sulla situazione siriana però vi sono due fatti nuovi che meritano di essere riportati. Dopo mesi di prigionia nelle mani dei ribelli è stato liberato Domenico Quirico e con lui un ostaggio belga Pierre Piccinin. Le dichiarazioni rilasciate dai due concordano nel definire durissime le condizioni della detenzione. Quirico ha apertamente dichiarato di essere stato tradito dalla “rivoluzione” che lui aveva appoggiato e sostenuto. “E' diventata qualcosa di altro” ha dichiarato, intendendo dire che il movimento rivoluzionario avrebbe perso il suo carattere iniziale laico e democratico per divenire islamista. 
Mi spiace doverlo contraddire sul punto. Non esiste una rivoluzione siriana dei primi tempi ed una attuale. Esiste una rivoluzione siriana vista da lontano ed una vista da vicino. La rivolta siriana è sempre stata, fin dall'inizio, egemonizzata dagli islamisti e solo chi, a tutti i costi, voleva vedervi un movimento sinceramente democratico si è lasciato ingannare. Il che è successo ad un buon numero di osservatori occidentali ed a qualche militante anti-Assad che sperava di poter utilizzare gli islamisti per abbattere il regime per poi metterli da parte successivamente. 
Piccinin con le sue dichiarazione è andato anche oltre, affermando di aver sentito i suoi rapitori parlare dell'attacco con il gas nervino ed affermare che si trattava di un'operazione orchestrata dalla stessa opposizione. In altre parole avrebbe scagionato Assad. Quirico questa mattina in alcune interviste ha confermato le inumane condizioni della sua detenzione. Ha confermato anche la conversazione riferita da Piccinin sull'uso delle armi chimiche da parte dei ribelli. Solo ha dichiarato di non sapere quanto autorevoli e informati potessero essere le persone che parlavano, uno dei quali, comunque, si autodefiniva "generale" dei ribelli. 

Il secondo fatto nuovo è rappresentato dalla proposta russa di mettere sotto controllo internazionale le armi chimiche di Damasco, proposta che la Siria ha già accettato. Ora nelle mani di Obama e Kerry vi è veramente una patata bollente. Come giustificare, di fronte ad una opinione pubblica interna ed internazionale sempre più ostile ad un attacco, la decisione di voler bombardare la Siria per impedire l'utilizzo di armi che il Governo di Damasco sarebbe comunque disposto a consegnare pacificamente? Fino ad oggi, nel contesto di questa gravissima crisi, la Russia si è mossa con intelligenza e determinazione e con questa proposta forse è riuscita a spegnere la miccia che era ormai arrivata vicinissima alle polveri. 
Tornano alla mente le parole della Santa Vergine ai pastorelli di Fatima: “La Russia si convertirà ed il Mondo avrà un periodo di pace...” ed è impossibile non rilevare come questo spiraglio di soluzione pacifica (il primo dopo un lungo periodo di crescente tensione) si manifesti il giorno immediatamente successivo alla giornata di preghiera promossa da Papa Francesco. Maria Regina della Pace, prega per noi...

Mario Villani


I funerali delle vittime della battaglia di Maaloula. 

Il racconto di Gian Micalessin

In Siria a Damasco si sono svolti i funerali delle vittime della battaglia di Maaloula, la cittadina cristiana attaccata nei giorni scorsi dai ribelli di al Qaeda. Il racconto Gian Micalessin di questa giornata di dolore.

http://www.rainews24.it/it/video.php?id=35903 



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lunedì 9 settembre 2013

E permetteteci un GRAZIE a chi ha 'ispirato' il gesto del Papa ...



La giornata di sabato è passata, ma come ci ha detto il Papa, non basta accontentarsi di una manifestazione, per quanto planetaria possa essere stata. Occorre continuare la preghiera e l’impegno per cercare vie di pace. Intanto però, vorremmo dire GRAZIE. Grazie per questa enorme adesione, aldilà delle appartenenze e dei confini religiosi, sociali, geografici… A tutti ha fatto bene vedere le possibilità buone dell’umanità, quando si unisce nella ricerca del bene, della longanimità, della fratellanza. 
Grazie al Papa, che si è fatto voce della pace vera, grazie anche a tutti quanti gli hanno fatto eco. Grazie ai nostri fratelli musulmani, direttamente toccati da questi conflitti, e ai fratelli di tutte le altre religioni. Grazie a tutte le persone di buona volontà. 
Vorremmo qui però approfittare anche per dire grazie a Mons. Giuseppe Nazzaro... Eh, sì.. perchè ieri, quando stavamo commentando fra noi la veglia di preghiera, e la nostra esperienza con i giovani e gli adulti qui al villaggio, sr Mariangela se ne salta fuori dicendo : “ dobbiamo ringraziare anche Mons. Nazzaro, perché è stato lui che lo ha chiesto al Papa”.
SI’ !!!...è vero !! Ricordate? non molto tempo fa, in una intervista, ci aveva detto che aveva avuto qualche minuto per parlare col Papa della Siria, e gli aveva chiesto una sola cosa : organizzare una giornata mondiale di preghiera per la Siria !
 

Allora grazie, mons. Giuseppe, grazie per questo altro gesto di paternità verso noi tutti, figli suoi in Siria, grazie per questa bella richiesta che poteva sembrare un po’ troppo semplice, forse un po’…"troppo pia”, ma che invece ha avuto una forza eccezionale sulle coscienze e ha portato frutti di solidarietà, di comunione, bellissimi... 
Oggi tutti guardano alla Siria in modo diverso. Questo è un fatto. Aldilà di cosa ci aspetta nei prossimi giorni.
E ne approfittiamo per dire quel grazie che, quando il suo servizio come Vicario Apostolico di Siria è terminato, non abbiamo potuto esprimere (se non nel profondo del cuore).
 
Grazie per tutto quanto ha fatto in questi anni per la Siria, con profonda rettitudine e impegno, e per quanto continua a fare anche ora... 
E aggiungiamo, del tutto personalmente, grazie per quanto ha fatto per noi…e per la benedizione con cui ancora ci accompagna…
Le sue sorelle di 'Azeir

domenica 8 settembre 2013

La giornata di preghiera per la Siria e l'attacco a Maalula

"E sempre rimane il dubbio: questa guerra di là, quest’altra di là - perché dappertutto ci sono guerre - è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale? Questi sono i nemici da combattere, uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune. ..." (Angelus di Papa Francesco - 8 settembre '13)




Il sette settembre, il Santo Padre ha voluto chiamare i Cristiani alla preghiera ed al digiuno per la Pace in Medio Oriente e nel mondo. Anche i guerriglieri “salafiti” hanno voluto partecipare, al modo loro, all'iniziativa ....


Dalle “colonne” di questo sito avevamo già parlato di Maalula, la bellissima cittadina siriana dove, unico luogo al mondo, si parla ancora l'aramaico antico, vale a dire la stessa lingua usata da Gesù durante il suo passaggio su questa terra. Maalula deve essere considerata dai Cristiani molto più di un simbolo; in realtà si tratta di una vera e propria memoria vivente della vita del Salvatore, un luogo, per certi versi, ancora più sacro della basilica di San Pietro a Roma. Tre giorni fa Maalula è stata attaccata da bande di querriglieri islamisti. Un camion bomba è stato fatto esplodere contro il posto di blocco dei militari che proteggevano la città neutralizzandolo, poi diverse centinaia di guerriglieri armati hanno preso posizione nei punti strategici iniziando a sparare, anche con armi pesanti, verso gli edifici del centro città. 
Secondo alcune testimonianze, giunte direttamente da Maalula e riportate dal sito “Ora pro Siria”, vi sarebbero state vittime tra la popolazione civile e danni alle storiche chiese della cittadina. Le informazioni che arrivano sono poche e confuse, ma sembrerebbe che ieri i guerriglieri siano stati costretti ad arretrare, probabilmente da una controffensiva delle truppe regolari, almeno secondo quanto comunicato dall'Osservatorio per i diritti umani in Siria di Londra, sulla cui attendibilità è peraltro lecito nutrire seri dubbi vista la sua vicinanza ad alcuni ambienti dell'opposizione armata siriana.


  Sono convinto che l'attacco a Maalula, centro privo di importanza strategica e dove sicuramente i guerriglieri islamisti/salafiti non potevano contare di trovare seguaci (Maalula è quasi integralmente cristiana), non sia stato sferrato per caso. Si tratta, a mio avviso, della risposta all'iniziativa del Santo Padre di indire una giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Siria. La decisione di Papa Francesco ha una importanza spirituale e politica che a molti probabilmente è sfuggita.

Spirituale perchè vuole promuovere un vero e proprio appello corale a Dio a cui sono chiamati non solo i Cattolici, ma persino atei e musulmani. Il mondo intero, in ginocchio di fronte all'Altissimo.

Politica perchè denota aperto dissenso con la folle decisione americana e francese di attaccare il paese medio-orientale, infischiandosene del pericolo di provocare in questo modo una gigantesca conflagrazione regionale o addirittura mondiale.

Attaccando Maalula i guerriglieri salafiti (ispirati da chi?) hanno deciso di rispondere al Papa. Si tratta in primo luogo di un vero e proprio avvertimento di stile mafioso. La Chiesa di Roma se ne stia alla larga da quanto avviene in Siria oppure noi colpiremo le sue radici più profonde. Ma si tratta anche di una risposta spirituale. A fronte del massimo gesto di rispetto a Dio promosso dal Santo Padre si replica con il massimo gesto di disprezzo: attaccare l'unico luogo al mondo dove si parla ancora la lingua del Dio fatto Uomo. Così, secondo una mentalità contorta, è stato ristabilito l'equilibrio. Il Dio dei Cristiani non ha più ragione di aiutare l'Umanità evitandogli il flagello della guerra in quanto al gesto di omaggio e di preghiera promosso dal Papa si è contrapposto il gesto di disprezzo dell'attacco a Maalula.

Anche per questa ragione e in un momento in cui i tamburi di guerra rullano sempre più forte, i Cristiani devono rispondere positivamente all'appello del Santo Padre. Oggi, cari amici, è una giornata di preghiera, di riflessione e anche di penitenza. Ampia libertà di scelta sul come praticamente viverla, ma una raccomandazione: non snobbatela perchè la posta in gioco è alta. 
Un modesto consiglio: oltre che la Pace in Siria e nel mondo chiediamo a Dio la capacità e la forza di riprendere il mano il nostro destino perchè, a forza di lasciar fare ad altri, siamo arrivati ad un passo dalla catastrofe.


"Noi cristiani di Maloula cacciati dai ribelli: volevano convertirci"

I racconti terrorizzati degli abitanti dello storico villaggio: "Erano jihadisti ceceni, minacciavano di ucciderci tutti"

   leggi suhttp://www.ilgiornale.it/news/esteri/noi-cristiani-maloula-cacciati-dai-ribelli-volevano-948584.html

sabato 7 settembre 2013

Noi con voi dal cuore della Siria

"Non lasciamoci ingannare: l’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui."




Papa Francesco ci chiama al digiuno e alla preghiera. Ci chiede di farlo per la situazione tragica della Siria, per trovare la strada del confronto, della mediazione e abbandonare l’ingiustizia e la follia di un intervento armato che porterebbe ancora più morte e distruzione. Ma non solo.

«C’è un giudizio di Dio». Non affrettiamoci a liquidare questa frase pensando a coloro che hanno usato le armi chimiche, chiunque essi siano. Anche chi ha fatto a pezzi i cadaveri, e ha gettato la carne dei morti ai cani ha passato la linea rossa. Anche chi stupra, chi uccide i bambini sulle ginocchia dei genitori, chi massacra con disprezzo, in Siria e altrove. Chi fa, con la guerra i propri interessi, chi la usa per affermare la sua politica… Ma anche chi fa a pezzi i bambini nelle nostre cliniche dell’aborto, chi elimina gli "inutili" e gli anziani, chi perseguita la libertà di coscienza. È la stessa logica: ne stiamo passando tante, di linee rosse. Su tutto questo, «c’è un giudizio di Dio»… Non affrettiamoci a far giustizia, se non siamo disposti a cominciare da noi stessi.

Ci vengono alla mente alcune parole di Isacco di Ninive da poco ascoltate: «L’assenza di misericordia e la brutalità vengono dalla grande abbondanza di passioni. Infatti il cuore è indurito dalle passioni, e queste non lasciano che si muova a compassione, ed esso non sa avere pietà per nessuno, né dolersi per l’afflizione, né soffrire, pur vedendola, per la rovina del suo prossimo, né rattristarsi per coloro che cadono nei peccati; ma a causa delle passioni di cui si è detto, l’ira e la gelosia si fanno potenti e si accrescono in costoro; e accade che uno sia mosso da stupido zelo, come se volesse far vendetta al posto di Dio, e nella sua anima non c’è spazio per la compassione.

Sii un perseguitato, ma non uno che perseguita. Sii un crocifisso, ma non uno che crocifigge. Sii pacifico e non zelante… Non sei un servo della pace? Almeno non essere un agitatore! Sappi che se da te uscirà un fuoco che brucerà gli altri, alle tue mani sarà chiesto conto delle anime di tutti coloro che quel fuoco avrà toccato. E se non sei tu a soffiare su quel fuoco, ma sei d’accordo con colui che vi soffia sopra e ti compiaci della sua azione, sarai suo compagno nel giudizio».

Non lasciamoci ingannare: l’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui. È la lotta contro il nostro orgoglio, la sete del dominio, l’uso della violenza per sentirci grandi. Per questo il Papa ci ha invitati tutti, credenti e non credenti: è una lotta contro il Male, è in gioco la nostra umanità. E le nostre"armi bianche" sono il digiuno e la preghiera.
Perché il digiuno? Per solidarietà con chi è nel bisogno. Per penitenza, cioè per chiedere a Dio il dono della pace, con umiltà e con la coscienza del nostro peccato.

Ma soprattutto, in questo momento, per ritrovare la lucidità del pensiero, liberi anche da noi stessi. Siamo sempre, per istinto, egocentrici. E questo ci rende sottilmente o palesemente aggressivi. Il nutrirsi è una spinta naturale, vitale. Siamo stati creati così. Assorbiamo energia, per realizzare tutte le nostre potenzialità. Mangiamo, con voracità. Ci sentiamo forti, ci poniamo al centro. Se digiuniamo, se accettiamo cioè di sperimentare la debolezza, di perdere il dominio completo, di metterci in condizione di bisogno, ci distogliamo almeno per qualche tempo da noi stessi, ci è data la sapienza, la visione delle cose in Dio. Un cuore puro, misericordioso, unica condizione per la pace. Alla "visione" siamo chiamati tutti… Se non vogliamo fare in prima persona questo cammino, se non cerchiamo il vero, il giusto, siamo almeno onesti: non predichiamo la pace! Ma non predichiamo neppure la guerra, in nome della giustizia!

E il digiuno non basta, se non diventa preghiera, cioè se non ci pone davanti a Dio, il nostro Dio mite e umile di cuore, il misericordioso. Mentre qualcuno si affanna a convocare parlamenti, congressi, commissioni speciali, per essere legittimato nell’uso della violenza, noi, credenti e non credenti, in qualunque parte del mondo ci troviamo e siamo chiamati a riunirci oggi in una assemblea per la pace. «Il mondo ha bisogno di vedere gesti di pace e di speranza!» Ognuno attinga la speranza là dove può, secondo il suo pensiero. Come cristiani, noi attingiamo la nostra speranza non dai nostri sforzi, ma dall’amore redentore di Cristo, che ha offerto la sua vita per noi. "Redimere" significa "riscattare". Riscattarci dalle nostre schiavitù. Cristo ha liberato e sempre libera il nostro desiderio profondo, che ci orienta verso il Bene, ma che spesso si smarrisce per strade sbagliate, imprigionato in logiche di morte. E questa speranza è per ogni uomo: Dio è morto per tutti.

Facciamo gesti di pace, e accompagniamoli nel cuore con il pensiero di Isacco il Siro: «Come un granello di sabbia non bilancia una grande quantità di oro, così il bisogno di giustizia di Dio non bilancia la sua misericordia.

Come non può essere fermata una fonte ricca di acque con un pugno di polvere, così non può essere vinta la misericordia del Creatore dal male delle creature…

Neppure colui che è immerso nei peccati è escluso dalla speranza. È possibile, infatti, che trovi la vita. Perché, o uomo, tratti con insolenza il peccatore? La speranza di colui sul quale tu ti innalzi non è stata ancora rigettata da Dio. È infatti possibile che lui tra poco ti passi avanti nella virtù, e sia accolto da Dio più facilmente di te. Infatti, non è ancora giunta la morte a concludere la sua condotta; e anche la tua!
Ricordati questo a proposito di Colui che porta tutto: le azioni di ogni uomo sono davanti ai suoi occhi e davanti a lui risplendono più del sole; e se vuole, è capace di distruggere ogni uomo con il soffio della sua bocca.

Tu, invece, non sei stato stabilito per pronunciare la vendetta contro le azioni e coloro che le hanno fatte, ma per invocare sul mondo la misericordia, per vegliare per la salvezza di tutto, e per unirti alla sofferenza di ogni uomo, dei giusti e dei peccatori».


Le sorelle Trappiste in Siria

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/noi-con-voi-dal-cuore-della-siria.aspx 



Suore trappiste: unite alla Veglia di Roma, follia risolvere guerra con guerra


Testo proveniente dalla pagina del sito Radio Vaticana

 "La solidarietà di Papa Francesco è un sostegno concreto che ci incoraggia. Siamo contrarie a una soluzione armata. Così si esprimono le religiose italiane di un monastero trappista in Siria, a poche ore dall’inizio della Veglia di pace voluta dal Papa." 

R. – Sicuramente, con grande gioia come tutti qui, non solo cristiani ma anche non cristiani. C’è una grandissima attenzione. Ci siamo sentiti molto sostenuti e abbiamo sentito il Papa veramente molto vicino. Noi ci stiamo preparando e stiamo cercando di fare qualcosa con il villaggio. Naturalmente non lo faremo in contemporanea, perché la sera è pericoloso, ma avremo un momento di preghiera. Stiamo organizzando con i giovani del villaggio e ci uniremo a tutti quelli che in quel momento pregheranno.

D. – E ora che si parla di un possibile intervento militare da parte di forze occidentali per risolvere questa guerra, quali sono le vostre riflessioni?

R. – Beh, evidentemente, siamo completamente contrarie. Sarebbe una pura follia pensare di risolvere una situazione che ormai è degenerata in violenza molto forte,con altra violenza. Diciamo che è una resa. Se s’interviene con le armi, è sicuramente una dimostrazione di incapacità e di impotenza di risolvere invece con il lavoro faticoso e paziente di un dialogo, di una comprensione una situazione che è molto complessa.
 E, soprattutto, c’è una grande paura anche da parte della gente, perché non è solo la paura del missile, che può arrivare, ma è una situazione di destabilizzazione ancora maggiore. In Siria, ormai Al Qaeda, le componenti salafite ed estremiste sono presenti, sono attive, sono forti. Quindi, per esempio, nella nostra zona, potrebbe certo scoppiare un deposito di missili, potrebbe scoppiare una riserva di sostanze chimiche, ma nel momento in cui venisse dichiarato un attacco alla Siria, sicuramente le bande armate avrebbero via libera e la gente ha soprattutto paura di questo.

D. – Com’è stata accolta questa iniziativa spirituale diplomatica del Papa e della Santa Sede per scongiurare un attacco alla Siria?

R. – Sicuramente, con grande favore. Tutti hanno aderito di cuore. Noi abbiamo operai non solo cristiani, ma anche musulmani – sia alawiti sia sunniti – e tutti hanno accolto davvero con grande gioia, con grande speranza questo gesto, proprio perché in Siria adesso la grossa divisione è tra chi desidera una convivenza,  rifiuta una violenza e chi invece vuole perseguire una strada di terrore. E’ una grossa divisione. Questi due gruppi raccolgono persone da ogni parte: non si può parlare solo di sunniti, sciiti, alawiti e cristiani. No. C’è chi vuole una via di convivenza e di dialogo e chi non la vuole. E direi che la maggioranza la vuole. Le parole del Papa, quindi, e il gesto del Papa, hanno aperto il cuore a tanti.

D. – Esiste la possibilità di trovare una soluzione del dialogo e del negoziato alla crisi siriana, secondo lei?

R. – Certo, la possibilità esiste. Sappiamo che l’ostacolo non è nel cuore della gente, l’ostacolo è nella volontà politica e negli interessi politici ed economici. Gli interessi politici ed economici non sono un assoluto. Se vogliamo dimenticarli e vogliamo davvero cercare il bene di una popolazione, certo che si può fare e si può fare da oggi, ma a prezzo di rinunciare a una volontà di potenza e di dominio.

D. – Come religiose cattoliche in Siria, quale appello lanciate nella giornata di preghiera e digiuno per la pace, voluta da Papa Francesco?

R. – Penso che la parola sia quella di cercare davvero di vivere tutto con la misericordia del cuore di Dio. Penso dobbiamo metterci davvero con umiltà e con semplicità davanti a Dio, con la fraternità anche di sapere che siamo tutti suoi figli e tutte sue creature. Questa è la cosa più grande che possiamo fare, per trovare poi come vivere insieme in fraternità.

D. – E se poteste dire qualcosa oggi a Papa Francesco, cosa direste?

R. – Beh, un grande grazie, e chiediamo anche la sua forza nella Chiesa, proprio per continuare, non solo oggi con questo intervento per la Siria, ma anche per un cammino che riguarda tante situazioni. Pensiamo davvero che sia un momento cruciale nella storia dell’uomo, in cui l’umanità deve ritrovare se stessa. Al Papa, quindi, chiediamo di continuare a sostenerci tutti, non solo ai cristiani, ma anche ai non cristiani, in questo cammino di verità e di ricerca del bene.


venerdì 6 settembre 2013

Adonis , il calcolo dei cinici e i cristiani di Maloula che scrivono al Congresso


Impossibile negare l’orrore dinanzi a quelle immagini strazianti di corpi ammucchiati: donne, uomini e bambini uccisi silenziosamente dai gas. Come sempre davanti a ogni morte violenta, a ogni strage, vi è un moto di ribellione e un senso di impotenza. Ma la realtà della politica internazionale è molto più cinica e complicata dei sentimenti immediati; l’orrore per la strage chimica nei pressi di Damasco – sulla quale ancora non si sono pronunciati gli ispettori dell’Onu – fa velo a considerazioni più prosaiche e meno nobili.

Perché la sorte dei milioni di civili e dei profughi intrappolati fra le opposte violenze sembra meno rilevante nelle cancellerie internazionali rispetto alla vera posta in gioco: che non è solo l’abbattimento o la difesa di Assad, ma la frantumazione dell’asse geopolitico iraniano e l’indebolimento dell’arco sciita, cresciuto come visibilità e potere negli ultimi decenni. Questo è l’obiettivo in Siria dei Paesi a maggioranza sunnita, in particolare quelli del Golfo: isolare l’Iran, evitare la stabilizzazione dell’Iraq a guida sciita, far crollare il principale alleato di Teheran, ossia la Siria, e indebolire la libanese Hezbollah. Da parte iraniana, vi è la volontà di resistere all’attacco, incuneandosi fra le divisioni politiche dei sunniti, indeboliti dal disastro della transizione politica post primavera araba.

È uno scontro sistemico che prescinde dalla realtà del singolo Paese e che rischia di durare molto a lungo, trascinando nel gorgo dell’instabilità tutto l’assetto del Medio Oriente post-1918. Come avvenuto per le guerre di religione europee, alla fine del conflitto geopolitico fra sciismo e sunnismo, l’intero panorama politico regionale potrà mutare fortemente.

Non vi è molto che la comunità internazionale possa fare per bloccare questa deriva di polarizzazione interna all’islam. E molto poco possono fare anche gli Stati Uniti, la cui perdita di prestigio e di influenza nella regione è avvenuta con una rapidità impressionante. Ma certamente, un attacco limitato e abborracciato come quello che si propone Washington non porterà alcun miglioramento. Il sospetto è che ci si stia orientando a "tirare un colpo" contro la forza militare di Assad perché le cose sul campo non vanno affatto bene per gli insorti. Dopo due anni di guerra civile, infatti, il regime bathista di Damasco non solo non è crollato, ma ha ripreso l’iniziativa militare.

Un attacco contro le sue basi aeree servirebbe a "ribilanciare le forze sul terreno". E, con tutta probabilità, a rendere ancora più devastante e brutale il conflitto. Del resto, diversi analisti americani e israeliani lo hanno detto senza giri di parole che nascondessero il loro feroce cinismo: più a lungo in Siria si scontrano senza prevalere Assad, l’Iran e Hezbollah, da una parte, e i fanatici islamisti e qaedisti, dall’altra, tanto meglio sarà per noi. Certo, non meglio per la popolazione siriana, né per quella libanese – il cui fragile Stato rischia sempre più di essere trascinato nel gorgo del conflitto – o per tutti gli abitanti della regione, seduti sull’orlo del vulcano.

Ma il preannunciato bombardamento franco-statunitense rischia di fare un’altra "vittima collaterale": la speranza di una ripresa dei negoziati sul nucleare con l’Iran. Il neo-presidente Rohani si sta muovendo con prudenza per superare i tanti ostacoli interni che impediscono un compromesso con l’Occidente sul programma atomico. Sono già partiti i segnali sotto traccia di questa disponibilità; ma un bombardamento Usa della Siria spazzerebbe via ogni canale di dialogo. E forse, a qualcuno, interessa soprattutto questo.
Dinanzi a questo scenario, allora, l’unica via sensata e possibile è quella di una ripresa dell’iniziativa politica internazionale. E l’avvio di negoziati sulla Siria che includano tutti gli attori. Senza preclusioni. Ciò aiuterebbe molto di più la popolazione siriana di quanto non possano fare i missili "intelligenti" – ma privi di ogni credibile strategia politica – che Washington promette di lanciare.

http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/siria-il-calcolo-dei-cinici.aspx


Lettera degli abitanti di Maloula: «I terroristi esigono che ci convertiamo all’Islam»

Gli abitanti di Maloula, villaggio a prevalenza cristiano conquistato ieri dalle forze ribelli, scrivono al Congresso Usa: «Quello che attende i cristiani delle nostre città nelle mani di terroristi come al-Nusra è terrificante»



TEMPI, 6 settembre 2013




Signore e signori,

permetteteci di farvi sapere quanto avvenuto oggi nella nostra città di Maloula, prima di ricordarvi dell’importanza di questa città. Alle quattro del mattino, ora di Damasco, i gruppi armati del cosiddetto “Esercito siriano libero”, i terroristi di Jabhat al-Nusra e gli assassini dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante hanno attaccato la nostra città, pacificamente situata nella provincia di Qalamoun. Poi hanno saccheggiato monasteri, chiese, trafugando le loro icone storiche, prima di esigere da tutti gli abitanti di convertirsi all’islam.

Sì, ecco cosa è successo all’alba di questo giorno nella nostra piccola città di Maloula. I gruppi armati si sono diffusi dappertutto, esponendo tutta la loro artiglieria in piazza dopo aver bloccato tutti gli accessi ai luoghi santi.


Questi atti criminali, questi saccheggi sistematici delle città cristiane, questo terrorismo che colpisce gli abitanti fa parte di un piano globale che ha lo scopo di cacciare i cristiani dalle loro terre d’origine. Ecco cosa stiamo vivendo ora che lo Stato è ancora forte. Cosa succederà quando non sarà più così, una volta che l’esercito degli Stati Uniti ci avrà bombardato?

Quello che attende i cristiani delle nostre città e villaggi, nelle mani di organizzazioni terroriste come Jabhat al-Nusra, è semplicemente terrificante. Possiamo forse sperare che tutte le terribili aggressioni subite dai monasteri e dalle chiese dalla cristianità – come a Ghassanieh, a San Simeone, a Homs – finiranno per risvegliare la coscienza del mondo perché riconosca il crimine terrorista commesso ai danni della Siria?
Noi non elencheremo neanche i massacri perpetrati in tutte le città e i villaggi dove abitano quelle che voi chiamate “minoranze”, perché li conoscete già nei dettagli!
Signore e signori, permettete che vi ricordiamo la storia di Maloula, che risale a migliaia di anni fa: all’epoca armena, quando dipendeva dal regno di Homs, all’epoca romana, quando si chiamava Celeokoboles, all’epoca bizantina, quando a partire dal IV secolo è diventata il centro di un episcopato di prima importanza durato fino al XVII secolo.
Permetteteci di parlarvi del Monastero di San Sergio , costruito nel VI secolo d.C. secondo la semplice architettura dell’epoca dei primi martiri. San Sergio era uno dei cavalieri di origine siriana giustiziato sotto il regno di re Maximanus nell’anno 297 d.C. Questo è una monastero che è rimasto intatto fino ad oggi!

Permetteteci di parlarvi del Monastero di Santa Tecla, dove sono conservati i resti della santa, figlia di un principe seleucide e cresciuta da san Paolo. Un luogo ben visibile da tutta la piccola città e dove l’acqua sarà per sempre “acqua benedetta”. Un luogo sorto davanti alla caverna dove lei si è rifugiata dopo essere sfuggita alla persecuzione dei romani. Un luogo che da allora è rimasto un simbolo della spiritualità e una testimonianza della vita dei santi. Qui i religiosi si prendono anche cura di tutti i pellegrini che vengono da ogni parte del mondo. Da lì si possono contemplare i rifugi rudimentali dove i primi cristiani hanno digiunato, meditato e pregato. Questo a riprova che Maloula è una città monastica dove si prega Dio il giorno come la notte.
Tutto questo è Maloula. Un luogo celebre meta di pellegrinaggi, dove una spaccatura nella montagna si riempie e si svuota dell’acqua in funzione delle stagioni, e dove i pellegrini sono venuti a cercare la benedizione, la guarigione e la purezza fin dalla notte dei tempi.

Gli abitanti di Maloula


http://www.tempi.it/siria-lettera-maloula-terroristi-islam
testo originale : Al-tayyar



Rinnoviamo l’invito a firmare l’appello per fermare l’intervento.




giovedì 5 settembre 2013

"E' molto difficile accettare che un Paese che si considera cristiano in una situazione di conflitto non possa concepire altro che l'azione militare"

  "Credo che l'intervento militare che si sta preparando costituisca un abuso di potere"

Intervista al Padre Generale della Compagnia di Gesù, Adolfo Nicolás, sulla drammatica situazione in Siria, le prospettive di un intervento straniero e la promozione della pace. 


Il Santo Padre ha lanciato un appello fuori del comune a favore della pace in Siria. Qual è la sua opinione in proposito?  Non ho l'abitudine di fare commenti su questioni di carattere internazionale o politico. Ma in questo caso siamo di fronte a una situazione umanitaria che va oltre i limiti che normalmente mi farebbero restare in silenzio. Devo ammettere che non capisco che diritto abbiano gli Stati Uniti o la Francia ad agire contro un Paese in un modo che senza dubbio aumenterà le sofferenze di una popolazione che ha già sofferto abbastanza. La violenza o le azioni violente, come quella che si sta preparando, sono giustificabili unicamente come ultimo tentativo e in modo tale che solamente i colpevoli ne subiscano il danno. Nel caso di un Paese ciò è chiaramente impossibile e quindi mi sembra completamente inaccettabile. Noi gesuiti appoggiamo al 100% l'azione del Santo Padre e ci auguriamo con tutto il cuore che l'annunciato attacco contro la Siria non abbia luogo.

Ma il mondo non ha la responsabilità di fare qualcosa contro chi abusa del potere contro il suo stesso popolo, come nel caso di un governo che in un conflitto usa armi chimiche? Qui si tratta di tre diversi aspetti, che conviene separare con chiarezza. Il primo ha a che fare con il fatto che ogni abuso di potere deve essere condannato e rifiutato. E, con tutto il rispetto per il popolo degli Stati Uniti, credo che l'intervento militare che si sta preparando costituisca un abuso di potere. Gli Stati Uniti d'America devono smettere di comportarsi e reagire come il fratello maggiore del quartiere del mondo.  Questo porta inevitabilmente all'abuso, molestia e bullismo sui membri più deboli della comunità.
Il secondo è che se c'è stato l'uso di armi chimiche abbiamo comunque l'obbligo di mostrare chiaramente al mondo intero che un gruppo del conflitto e non l'altro le ha usate. Non è sufficiente che qualche membro del governo del Paese che intende intervenire emetta un verdetto di colpevolezza. Bisogna che dimostrino al mondo che è così, senza dubbi, affinché il mondo possa fidarsi di loro.  Questa fiducia oggi non c'è e sono già iniziate le speculazioni su altri motivi degli Stati Uniti per il previsto intervento.
E il terzo è che i mezzi considerati adeguati per punire l'abuso non danneggino le stesse vittime del primo abuso, una volta dimostrato che esso sia avvenuto. L'esperienza passata ci insegna che questo è praticamente impossibile (anche se chiamiamo le vittime con l'eufemismo di "danno collaterale") e il risultato è l'aumento delle sofferenze per il popolo innocente e estraneo al conflitto.  Tutti sappiamo che la grande preoccupazione dei Saggi e dei Fondatori Religiosi di tutte le tradizioni e culture era "come ridurre la sofferenza umana"? E' molto preoccupante che in nome della giustizia si pianifichi un attacco che aumenterà la sofferenza delle vittime.

Non è troppo duro con gli Stati Uniti? Non credo. Non ho mai avuto pregiudizi verso questo grande Paese e attualmente lavoro con alcuni gesuiti statunitensi la cui opinione e collaborazione tengo in grande considerazione. Mai ho avuto sentimenti negativi verso gli Stati Uniti, un Paese che ammiro molto per diversi motivi, tra cui l'impegno, la spiritualità e il pensiero. Ciò che più mi preoccupa è che proprio questo Paese, che io ammiro sinceramente, sta sul punto di commettere un grande errore. E potrei dire lo stesso della Francia: un Paese che è stato un vero leader in spirito, intelligenza, che ha contribuito notevolmente alla civilizzazione e alla cultura e che ora è tentato di condurre di nuovo l'umanità verso la barbarie, in aperta contraddizione con tutto quello che esso ha significato per molte generazioni. Che questi due Paesi si uniscano adesso per una decisione così oltraggiosa che suscita la rabbia di tanti Paesi nel mondo.  Non abbiamo paura dell'attacco, ci spaventa la barbarie verso cui siamo condotti.

Perché parlare così adesso? Perché il pericolo è adesso.  Perché il Santo Padre sta prendendo provvedimenti straordinari per renderci consapevoli dell'urgenza del momento.  L'aver dichiarato il sette settembre giorno di digiuno per la pace in Siria è una misura straordinaria e noi vogliamo unirci a lui.  Possiamo ricordare che in un passaggio del Vangelo quando i discepoli non riescono a liberare un giovane da uno spirito malvagio, Gesù gli dice: "Questa specie di spirito si può cacciare solo con la preghiera e il digiuno". Per me è molto difficile accettare che un Paese che si considera, almeno nominalmente, cristiano in una situazione di conflitto non possa concepire altro che l'azione militare e con essa portare il mondo nuovamente alla legge della giungla.

Gregorio III : un attacco e per noi sarà la fine


da Il Sussidiario - 3 settembre '13
INT. di Pietro Vernizzi

“Ma più la guerra! Mai più la guerra!”. Ha esordito così ieri mattina il Papa Francesco sul suo account di Twitter, mentre monsignor Mario Toso, responsabile del dicastero Giustizia e Pace del Vaticano, sottolineava: “La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere l’intervento armato. La violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”. Un appello che non ha per ora trovato ascolto Oltralpe, dove il premier francese Jean-Marc Ayrault ha annunciato che presenterà in Parlamento i documenti riservati dei servizi segreti che dimostrerebbero le responsabilità di Assad nell’utilizzo delle armi chimiche contro i civili. Ma per il patriarca cattolico di Antiochia con sede a Damasco, Gregorio III Laham, “da due anni e mezzo la Siria sta attraversando una tragedia umanitaria senza fine: quasi 100mila vittime, 2 milioni di bambini senza una casa, 450mila cristiani in fuga, 8 milioni di rifugiati. Il Paese è già un inferno e un intervento occidentale peggiorerà ulteriormente la situazione”.

Che cosa ne pensa dell’opzione militare verso cui starebbe propendendo Barack Obama?
Sono del tutto contrario, così come mi oppongo a qualsiasi violenza, a qualsiasi utilizzo delle armi e a qualsiasi conflitto. Non posso che unirmi all’appello del Santo Padre, che ha ribadito: “Mai più guerra”. L’Europa si adoperi per risolvere i problemi della Palestina, anziché creare ancora più scompiglio in Siria. Noi siriani siamo già vittime e il Paese è già un inferno, senza bisogno di un intervento che peggiorerebbe ancora la situazione.

Che cosa accadrà quindi se Obama metterà in atto i suoi piani?
Ci saranno ancora più vittime e avremo una guerra regionale che coinvolgerà anche il Libano, dove si contano già milioni di rifugiati siriani. Per non parlare dell’eccidio dei cristiani arabi, cui oggi ad Amman sarà dedicato un congresso con il Re di Giordania, Abdallah II. Anche in Iraq di recente si sono verificati diversi attentati, insomma l’intero Medio Oriente è in fiamme e si è trasformato in un inferno.

Obama ha dichiarato che intende intervenire per mettere fine alle uccisioni di civili
Obama può rimanere a casa sua. La Siria è uno Stato indipendente, non siamo i vassalli dell’America. Se l’Occidente e gli altri Paesi stranieri smetteranno di interferire con le nostre questioni interne, la situazione tornerà a migliorare. In Siria cristiani e musulmani, sciiti e sunniti, sono vissuti insieme in modo pacifico per oltre 1.400 anni.

Oggi però quella convivenza pacifica sembra un sogno lontano…
Il motivo è che ogni giorno Regno Unito, Francia e Belgio finanziano le bande armate che scorrazzano nel nostro Paese, mentre basterebbe che le potenze straniere smettessero di dividere il popolo siriano. Il vero problema sono i finanziamenti che non finiscono alle opposizioni politiche, ma ai banditi e ai criminali del mondo intero che sono venuti in Siria per fare la guerra.

Se la guerra non è la soluzione, quale via d’uscita vede per il conflitto siriano?
Il mondo intero organizzi una grande campagna per preparare la Conferenza di Ginevra II, in modo da trovare insieme una soluzione che si basi su pace, riconciliazione e dialogo. Il Santo Padre ha sottolineato chiaramente che è questa l’unica strada da seguire. La Conferenza era prevista per lo scorso giugno, ma è stata rimandata di mese in mese. Il mondo gioca con la Siria mentre qui si continua a morire.

La Conferenza di Ginevra II non si è tenuta perché Assad sta vincendo la guerra, e quindi non ha voluto sedersi al tavolo delle trattative …
Non è vero. Il governo siriano è pronto in ogni momento a dialogare e a partecipare alla Conferenza di Ginevra. Il motivo per cui i colloqui non si sono tenuti è che manca un’opposizione unita e con un programma chiaro. Le bande armate hanno preso il sopravvento su qualsiasi altra forma di dissenso, e firmare un accordo di pace con Al Qaeda sarebbe impossibile per qualsiasi governo.

Il Papa ha indetto una giornata di digiuno per sabato 7 settembre. Come valuta questa iniziativa?
Si tratta di un’iniziativa magnifica. Il mio Patriarcato sta preparando una lettera per i fedeli greco-cattolici di tutto il mondo per chiedere loro di partecipare alla preghiera e al digiuno indetti dal Papa. Tutte le Chiese siriane sono chiamate a unire i loro sforzi e ad accogliere i fedeli dalle 19 alla mezzanotte, consentendo loro di pregare e di cantare per la pace.

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/9/3/SIRIA-Gregorio-III-patriarca-cattolico-un-attacco-e-per-noi-sara-la-fine/423896/


Mgr Grégoire III : Stoppez les livraisons d’armes en Syrie !

Le patriarche Grégoire III Laham d’Antioche, primat de l’Eglise melkite catholique de Syrie fustige toutes les nations qui livrent des armes à son pays. Il confie dans un communiqué adressé à l’AED que, selon lui, les conséquences de ces livraisons d’équipements militaires sont « largement plus dangereuses » que la mise en œuvre d’armes chimiques.
http://www.aed-france.org/actualite/mgr-gregoire-iii-stoppez-les-livraisons-darmes-en-syrie/


 "Ci chiediamo come siamo riusciti in Siria ad attraversare la "linea rossa" ...

No to foreign military intervention in Syria

Appeal of H.B. Gregorios III Patriarch of the Melkite Greek Catholic Church
President of the Assembly of the Catholic Hierarchy in Syria

http://www.pgc-lb.org/eng/gregorios/view/No-to-foreign-military-intervention-in-Syria