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lunedì 9 settembre 2013

E permetteteci un GRAZIE a chi ha 'ispirato' il gesto del Papa ...



La giornata di sabato è passata, ma come ci ha detto il Papa, non basta accontentarsi di una manifestazione, per quanto planetaria possa essere stata. Occorre continuare la preghiera e l’impegno per cercare vie di pace. Intanto però, vorremmo dire GRAZIE. Grazie per questa enorme adesione, aldilà delle appartenenze e dei confini religiosi, sociali, geografici… A tutti ha fatto bene vedere le possibilità buone dell’umanità, quando si unisce nella ricerca del bene, della longanimità, della fratellanza. 
Grazie al Papa, che si è fatto voce della pace vera, grazie anche a tutti quanti gli hanno fatto eco. Grazie ai nostri fratelli musulmani, direttamente toccati da questi conflitti, e ai fratelli di tutte le altre religioni. Grazie a tutte le persone di buona volontà. 
Vorremmo qui però approfittare anche per dire grazie a Mons. Giuseppe Nazzaro... Eh, sì.. perchè ieri, quando stavamo commentando fra noi la veglia di preghiera, e la nostra esperienza con i giovani e gli adulti qui al villaggio, sr Mariangela se ne salta fuori dicendo : “ dobbiamo ringraziare anche Mons. Nazzaro, perché è stato lui che lo ha chiesto al Papa”.
SI’ !!!...è vero !! Ricordate? non molto tempo fa, in una intervista, ci aveva detto che aveva avuto qualche minuto per parlare col Papa della Siria, e gli aveva chiesto una sola cosa : organizzare una giornata mondiale di preghiera per la Siria !
 

Allora grazie, mons. Giuseppe, grazie per questo altro gesto di paternità verso noi tutti, figli suoi in Siria, grazie per questa bella richiesta che poteva sembrare un po’ troppo semplice, forse un po’…"troppo pia”, ma che invece ha avuto una forza eccezionale sulle coscienze e ha portato frutti di solidarietà, di comunione, bellissimi... 
Oggi tutti guardano alla Siria in modo diverso. Questo è un fatto. Aldilà di cosa ci aspetta nei prossimi giorni.
E ne approfittiamo per dire quel grazie che, quando il suo servizio come Vicario Apostolico di Siria è terminato, non abbiamo potuto esprimere (se non nel profondo del cuore).
 
Grazie per tutto quanto ha fatto in questi anni per la Siria, con profonda rettitudine e impegno, e per quanto continua a fare anche ora... 
E aggiungiamo, del tutto personalmente, grazie per quanto ha fatto per noi…e per la benedizione con cui ancora ci accompagna…
Le sue sorelle di 'Azeir

domenica 8 settembre 2013

La giornata di preghiera per la Siria e l'attacco a Maalula

"E sempre rimane il dubbio: questa guerra di là, quest’altra di là - perché dappertutto ci sono guerre - è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale? Questi sono i nemici da combattere, uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune. ..." (Angelus di Papa Francesco - 8 settembre '13)




Il sette settembre, il Santo Padre ha voluto chiamare i Cristiani alla preghiera ed al digiuno per la Pace in Medio Oriente e nel mondo. Anche i guerriglieri “salafiti” hanno voluto partecipare, al modo loro, all'iniziativa ....


Dalle “colonne” di questo sito avevamo già parlato di Maalula, la bellissima cittadina siriana dove, unico luogo al mondo, si parla ancora l'aramaico antico, vale a dire la stessa lingua usata da Gesù durante il suo passaggio su questa terra. Maalula deve essere considerata dai Cristiani molto più di un simbolo; in realtà si tratta di una vera e propria memoria vivente della vita del Salvatore, un luogo, per certi versi, ancora più sacro della basilica di San Pietro a Roma. Tre giorni fa Maalula è stata attaccata da bande di querriglieri islamisti. Un camion bomba è stato fatto esplodere contro il posto di blocco dei militari che proteggevano la città neutralizzandolo, poi diverse centinaia di guerriglieri armati hanno preso posizione nei punti strategici iniziando a sparare, anche con armi pesanti, verso gli edifici del centro città. 
Secondo alcune testimonianze, giunte direttamente da Maalula e riportate dal sito “Ora pro Siria”, vi sarebbero state vittime tra la popolazione civile e danni alle storiche chiese della cittadina. Le informazioni che arrivano sono poche e confuse, ma sembrerebbe che ieri i guerriglieri siano stati costretti ad arretrare, probabilmente da una controffensiva delle truppe regolari, almeno secondo quanto comunicato dall'Osservatorio per i diritti umani in Siria di Londra, sulla cui attendibilità è peraltro lecito nutrire seri dubbi vista la sua vicinanza ad alcuni ambienti dell'opposizione armata siriana.


  Sono convinto che l'attacco a Maalula, centro privo di importanza strategica e dove sicuramente i guerriglieri islamisti/salafiti non potevano contare di trovare seguaci (Maalula è quasi integralmente cristiana), non sia stato sferrato per caso. Si tratta, a mio avviso, della risposta all'iniziativa del Santo Padre di indire una giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Siria. La decisione di Papa Francesco ha una importanza spirituale e politica che a molti probabilmente è sfuggita.

Spirituale perchè vuole promuovere un vero e proprio appello corale a Dio a cui sono chiamati non solo i Cattolici, ma persino atei e musulmani. Il mondo intero, in ginocchio di fronte all'Altissimo.

Politica perchè denota aperto dissenso con la folle decisione americana e francese di attaccare il paese medio-orientale, infischiandosene del pericolo di provocare in questo modo una gigantesca conflagrazione regionale o addirittura mondiale.

Attaccando Maalula i guerriglieri salafiti (ispirati da chi?) hanno deciso di rispondere al Papa. Si tratta in primo luogo di un vero e proprio avvertimento di stile mafioso. La Chiesa di Roma se ne stia alla larga da quanto avviene in Siria oppure noi colpiremo le sue radici più profonde. Ma si tratta anche di una risposta spirituale. A fronte del massimo gesto di rispetto a Dio promosso dal Santo Padre si replica con il massimo gesto di disprezzo: attaccare l'unico luogo al mondo dove si parla ancora la lingua del Dio fatto Uomo. Così, secondo una mentalità contorta, è stato ristabilito l'equilibrio. Il Dio dei Cristiani non ha più ragione di aiutare l'Umanità evitandogli il flagello della guerra in quanto al gesto di omaggio e di preghiera promosso dal Papa si è contrapposto il gesto di disprezzo dell'attacco a Maalula.

Anche per questa ragione e in un momento in cui i tamburi di guerra rullano sempre più forte, i Cristiani devono rispondere positivamente all'appello del Santo Padre. Oggi, cari amici, è una giornata di preghiera, di riflessione e anche di penitenza. Ampia libertà di scelta sul come praticamente viverla, ma una raccomandazione: non snobbatela perchè la posta in gioco è alta. 
Un modesto consiglio: oltre che la Pace in Siria e nel mondo chiediamo a Dio la capacità e la forza di riprendere il mano il nostro destino perchè, a forza di lasciar fare ad altri, siamo arrivati ad un passo dalla catastrofe.


"Noi cristiani di Maloula cacciati dai ribelli: volevano convertirci"

I racconti terrorizzati degli abitanti dello storico villaggio: "Erano jihadisti ceceni, minacciavano di ucciderci tutti"

   leggi suhttp://www.ilgiornale.it/news/esteri/noi-cristiani-maloula-cacciati-dai-ribelli-volevano-948584.html

sabato 7 settembre 2013

Noi con voi dal cuore della Siria

"Non lasciamoci ingannare: l’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui."




Papa Francesco ci chiama al digiuno e alla preghiera. Ci chiede di farlo per la situazione tragica della Siria, per trovare la strada del confronto, della mediazione e abbandonare l’ingiustizia e la follia di un intervento armato che porterebbe ancora più morte e distruzione. Ma non solo.

«C’è un giudizio di Dio». Non affrettiamoci a liquidare questa frase pensando a coloro che hanno usato le armi chimiche, chiunque essi siano. Anche chi ha fatto a pezzi i cadaveri, e ha gettato la carne dei morti ai cani ha passato la linea rossa. Anche chi stupra, chi uccide i bambini sulle ginocchia dei genitori, chi massacra con disprezzo, in Siria e altrove. Chi fa, con la guerra i propri interessi, chi la usa per affermare la sua politica… Ma anche chi fa a pezzi i bambini nelle nostre cliniche dell’aborto, chi elimina gli "inutili" e gli anziani, chi perseguita la libertà di coscienza. È la stessa logica: ne stiamo passando tante, di linee rosse. Su tutto questo, «c’è un giudizio di Dio»… Non affrettiamoci a far giustizia, se non siamo disposti a cominciare da noi stessi.

Ci vengono alla mente alcune parole di Isacco di Ninive da poco ascoltate: «L’assenza di misericordia e la brutalità vengono dalla grande abbondanza di passioni. Infatti il cuore è indurito dalle passioni, e queste non lasciano che si muova a compassione, ed esso non sa avere pietà per nessuno, né dolersi per l’afflizione, né soffrire, pur vedendola, per la rovina del suo prossimo, né rattristarsi per coloro che cadono nei peccati; ma a causa delle passioni di cui si è detto, l’ira e la gelosia si fanno potenti e si accrescono in costoro; e accade che uno sia mosso da stupido zelo, come se volesse far vendetta al posto di Dio, e nella sua anima non c’è spazio per la compassione.

Sii un perseguitato, ma non uno che perseguita. Sii un crocifisso, ma non uno che crocifigge. Sii pacifico e non zelante… Non sei un servo della pace? Almeno non essere un agitatore! Sappi che se da te uscirà un fuoco che brucerà gli altri, alle tue mani sarà chiesto conto delle anime di tutti coloro che quel fuoco avrà toccato. E se non sei tu a soffiare su quel fuoco, ma sei d’accordo con colui che vi soffia sopra e ti compiaci della sua azione, sarai suo compagno nel giudizio».

Non lasciamoci ingannare: l’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui. È la lotta contro il nostro orgoglio, la sete del dominio, l’uso della violenza per sentirci grandi. Per questo il Papa ci ha invitati tutti, credenti e non credenti: è una lotta contro il Male, è in gioco la nostra umanità. E le nostre"armi bianche" sono il digiuno e la preghiera.
Perché il digiuno? Per solidarietà con chi è nel bisogno. Per penitenza, cioè per chiedere a Dio il dono della pace, con umiltà e con la coscienza del nostro peccato.

Ma soprattutto, in questo momento, per ritrovare la lucidità del pensiero, liberi anche da noi stessi. Siamo sempre, per istinto, egocentrici. E questo ci rende sottilmente o palesemente aggressivi. Il nutrirsi è una spinta naturale, vitale. Siamo stati creati così. Assorbiamo energia, per realizzare tutte le nostre potenzialità. Mangiamo, con voracità. Ci sentiamo forti, ci poniamo al centro. Se digiuniamo, se accettiamo cioè di sperimentare la debolezza, di perdere il dominio completo, di metterci in condizione di bisogno, ci distogliamo almeno per qualche tempo da noi stessi, ci è data la sapienza, la visione delle cose in Dio. Un cuore puro, misericordioso, unica condizione per la pace. Alla "visione" siamo chiamati tutti… Se non vogliamo fare in prima persona questo cammino, se non cerchiamo il vero, il giusto, siamo almeno onesti: non predichiamo la pace! Ma non predichiamo neppure la guerra, in nome della giustizia!

E il digiuno non basta, se non diventa preghiera, cioè se non ci pone davanti a Dio, il nostro Dio mite e umile di cuore, il misericordioso. Mentre qualcuno si affanna a convocare parlamenti, congressi, commissioni speciali, per essere legittimato nell’uso della violenza, noi, credenti e non credenti, in qualunque parte del mondo ci troviamo e siamo chiamati a riunirci oggi in una assemblea per la pace. «Il mondo ha bisogno di vedere gesti di pace e di speranza!» Ognuno attinga la speranza là dove può, secondo il suo pensiero. Come cristiani, noi attingiamo la nostra speranza non dai nostri sforzi, ma dall’amore redentore di Cristo, che ha offerto la sua vita per noi. "Redimere" significa "riscattare". Riscattarci dalle nostre schiavitù. Cristo ha liberato e sempre libera il nostro desiderio profondo, che ci orienta verso il Bene, ma che spesso si smarrisce per strade sbagliate, imprigionato in logiche di morte. E questa speranza è per ogni uomo: Dio è morto per tutti.

Facciamo gesti di pace, e accompagniamoli nel cuore con il pensiero di Isacco il Siro: «Come un granello di sabbia non bilancia una grande quantità di oro, così il bisogno di giustizia di Dio non bilancia la sua misericordia.

Come non può essere fermata una fonte ricca di acque con un pugno di polvere, così non può essere vinta la misericordia del Creatore dal male delle creature…

Neppure colui che è immerso nei peccati è escluso dalla speranza. È possibile, infatti, che trovi la vita. Perché, o uomo, tratti con insolenza il peccatore? La speranza di colui sul quale tu ti innalzi non è stata ancora rigettata da Dio. È infatti possibile che lui tra poco ti passi avanti nella virtù, e sia accolto da Dio più facilmente di te. Infatti, non è ancora giunta la morte a concludere la sua condotta; e anche la tua!
Ricordati questo a proposito di Colui che porta tutto: le azioni di ogni uomo sono davanti ai suoi occhi e davanti a lui risplendono più del sole; e se vuole, è capace di distruggere ogni uomo con il soffio della sua bocca.

Tu, invece, non sei stato stabilito per pronunciare la vendetta contro le azioni e coloro che le hanno fatte, ma per invocare sul mondo la misericordia, per vegliare per la salvezza di tutto, e per unirti alla sofferenza di ogni uomo, dei giusti e dei peccatori».


Le sorelle Trappiste in Siria

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/noi-con-voi-dal-cuore-della-siria.aspx 



Suore trappiste: unite alla Veglia di Roma, follia risolvere guerra con guerra


Testo proveniente dalla pagina del sito Radio Vaticana

 "La solidarietà di Papa Francesco è un sostegno concreto che ci incoraggia. Siamo contrarie a una soluzione armata. Così si esprimono le religiose italiane di un monastero trappista in Siria, a poche ore dall’inizio della Veglia di pace voluta dal Papa." 

R. – Sicuramente, con grande gioia come tutti qui, non solo cristiani ma anche non cristiani. C’è una grandissima attenzione. Ci siamo sentiti molto sostenuti e abbiamo sentito il Papa veramente molto vicino. Noi ci stiamo preparando e stiamo cercando di fare qualcosa con il villaggio. Naturalmente non lo faremo in contemporanea, perché la sera è pericoloso, ma avremo un momento di preghiera. Stiamo organizzando con i giovani del villaggio e ci uniremo a tutti quelli che in quel momento pregheranno.

D. – E ora che si parla di un possibile intervento militare da parte di forze occidentali per risolvere questa guerra, quali sono le vostre riflessioni?

R. – Beh, evidentemente, siamo completamente contrarie. Sarebbe una pura follia pensare di risolvere una situazione che ormai è degenerata in violenza molto forte,con altra violenza. Diciamo che è una resa. Se s’interviene con le armi, è sicuramente una dimostrazione di incapacità e di impotenza di risolvere invece con il lavoro faticoso e paziente di un dialogo, di una comprensione una situazione che è molto complessa.
 E, soprattutto, c’è una grande paura anche da parte della gente, perché non è solo la paura del missile, che può arrivare, ma è una situazione di destabilizzazione ancora maggiore. In Siria, ormai Al Qaeda, le componenti salafite ed estremiste sono presenti, sono attive, sono forti. Quindi, per esempio, nella nostra zona, potrebbe certo scoppiare un deposito di missili, potrebbe scoppiare una riserva di sostanze chimiche, ma nel momento in cui venisse dichiarato un attacco alla Siria, sicuramente le bande armate avrebbero via libera e la gente ha soprattutto paura di questo.

D. – Com’è stata accolta questa iniziativa spirituale diplomatica del Papa e della Santa Sede per scongiurare un attacco alla Siria?

R. – Sicuramente, con grande favore. Tutti hanno aderito di cuore. Noi abbiamo operai non solo cristiani, ma anche musulmani – sia alawiti sia sunniti – e tutti hanno accolto davvero con grande gioia, con grande speranza questo gesto, proprio perché in Siria adesso la grossa divisione è tra chi desidera una convivenza,  rifiuta una violenza e chi invece vuole perseguire una strada di terrore. E’ una grossa divisione. Questi due gruppi raccolgono persone da ogni parte: non si può parlare solo di sunniti, sciiti, alawiti e cristiani. No. C’è chi vuole una via di convivenza e di dialogo e chi non la vuole. E direi che la maggioranza la vuole. Le parole del Papa, quindi, e il gesto del Papa, hanno aperto il cuore a tanti.

D. – Esiste la possibilità di trovare una soluzione del dialogo e del negoziato alla crisi siriana, secondo lei?

R. – Certo, la possibilità esiste. Sappiamo che l’ostacolo non è nel cuore della gente, l’ostacolo è nella volontà politica e negli interessi politici ed economici. Gli interessi politici ed economici non sono un assoluto. Se vogliamo dimenticarli e vogliamo davvero cercare il bene di una popolazione, certo che si può fare e si può fare da oggi, ma a prezzo di rinunciare a una volontà di potenza e di dominio.

D. – Come religiose cattoliche in Siria, quale appello lanciate nella giornata di preghiera e digiuno per la pace, voluta da Papa Francesco?

R. – Penso che la parola sia quella di cercare davvero di vivere tutto con la misericordia del cuore di Dio. Penso dobbiamo metterci davvero con umiltà e con semplicità davanti a Dio, con la fraternità anche di sapere che siamo tutti suoi figli e tutte sue creature. Questa è la cosa più grande che possiamo fare, per trovare poi come vivere insieme in fraternità.

D. – E se poteste dire qualcosa oggi a Papa Francesco, cosa direste?

R. – Beh, un grande grazie, e chiediamo anche la sua forza nella Chiesa, proprio per continuare, non solo oggi con questo intervento per la Siria, ma anche per un cammino che riguarda tante situazioni. Pensiamo davvero che sia un momento cruciale nella storia dell’uomo, in cui l’umanità deve ritrovare se stessa. Al Papa, quindi, chiediamo di continuare a sostenerci tutti, non solo ai cristiani, ma anche ai non cristiani, in questo cammino di verità e di ricerca del bene.


venerdì 6 settembre 2013

Adonis , il calcolo dei cinici e i cristiani di Maloula che scrivono al Congresso


Impossibile negare l’orrore dinanzi a quelle immagini strazianti di corpi ammucchiati: donne, uomini e bambini uccisi silenziosamente dai gas. Come sempre davanti a ogni morte violenta, a ogni strage, vi è un moto di ribellione e un senso di impotenza. Ma la realtà della politica internazionale è molto più cinica e complicata dei sentimenti immediati; l’orrore per la strage chimica nei pressi di Damasco – sulla quale ancora non si sono pronunciati gli ispettori dell’Onu – fa velo a considerazioni più prosaiche e meno nobili.

Perché la sorte dei milioni di civili e dei profughi intrappolati fra le opposte violenze sembra meno rilevante nelle cancellerie internazionali rispetto alla vera posta in gioco: che non è solo l’abbattimento o la difesa di Assad, ma la frantumazione dell’asse geopolitico iraniano e l’indebolimento dell’arco sciita, cresciuto come visibilità e potere negli ultimi decenni. Questo è l’obiettivo in Siria dei Paesi a maggioranza sunnita, in particolare quelli del Golfo: isolare l’Iran, evitare la stabilizzazione dell’Iraq a guida sciita, far crollare il principale alleato di Teheran, ossia la Siria, e indebolire la libanese Hezbollah. Da parte iraniana, vi è la volontà di resistere all’attacco, incuneandosi fra le divisioni politiche dei sunniti, indeboliti dal disastro della transizione politica post primavera araba.

È uno scontro sistemico che prescinde dalla realtà del singolo Paese e che rischia di durare molto a lungo, trascinando nel gorgo dell’instabilità tutto l’assetto del Medio Oriente post-1918. Come avvenuto per le guerre di religione europee, alla fine del conflitto geopolitico fra sciismo e sunnismo, l’intero panorama politico regionale potrà mutare fortemente.

Non vi è molto che la comunità internazionale possa fare per bloccare questa deriva di polarizzazione interna all’islam. E molto poco possono fare anche gli Stati Uniti, la cui perdita di prestigio e di influenza nella regione è avvenuta con una rapidità impressionante. Ma certamente, un attacco limitato e abborracciato come quello che si propone Washington non porterà alcun miglioramento. Il sospetto è che ci si stia orientando a "tirare un colpo" contro la forza militare di Assad perché le cose sul campo non vanno affatto bene per gli insorti. Dopo due anni di guerra civile, infatti, il regime bathista di Damasco non solo non è crollato, ma ha ripreso l’iniziativa militare.

Un attacco contro le sue basi aeree servirebbe a "ribilanciare le forze sul terreno". E, con tutta probabilità, a rendere ancora più devastante e brutale il conflitto. Del resto, diversi analisti americani e israeliani lo hanno detto senza giri di parole che nascondessero il loro feroce cinismo: più a lungo in Siria si scontrano senza prevalere Assad, l’Iran e Hezbollah, da una parte, e i fanatici islamisti e qaedisti, dall’altra, tanto meglio sarà per noi. Certo, non meglio per la popolazione siriana, né per quella libanese – il cui fragile Stato rischia sempre più di essere trascinato nel gorgo del conflitto – o per tutti gli abitanti della regione, seduti sull’orlo del vulcano.

Ma il preannunciato bombardamento franco-statunitense rischia di fare un’altra "vittima collaterale": la speranza di una ripresa dei negoziati sul nucleare con l’Iran. Il neo-presidente Rohani si sta muovendo con prudenza per superare i tanti ostacoli interni che impediscono un compromesso con l’Occidente sul programma atomico. Sono già partiti i segnali sotto traccia di questa disponibilità; ma un bombardamento Usa della Siria spazzerebbe via ogni canale di dialogo. E forse, a qualcuno, interessa soprattutto questo.
Dinanzi a questo scenario, allora, l’unica via sensata e possibile è quella di una ripresa dell’iniziativa politica internazionale. E l’avvio di negoziati sulla Siria che includano tutti gli attori. Senza preclusioni. Ciò aiuterebbe molto di più la popolazione siriana di quanto non possano fare i missili "intelligenti" – ma privi di ogni credibile strategia politica – che Washington promette di lanciare.

http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/siria-il-calcolo-dei-cinici.aspx


Lettera degli abitanti di Maloula: «I terroristi esigono che ci convertiamo all’Islam»

Gli abitanti di Maloula, villaggio a prevalenza cristiano conquistato ieri dalle forze ribelli, scrivono al Congresso Usa: «Quello che attende i cristiani delle nostre città nelle mani di terroristi come al-Nusra è terrificante»



TEMPI, 6 settembre 2013




Signore e signori,

permetteteci di farvi sapere quanto avvenuto oggi nella nostra città di Maloula, prima di ricordarvi dell’importanza di questa città. Alle quattro del mattino, ora di Damasco, i gruppi armati del cosiddetto “Esercito siriano libero”, i terroristi di Jabhat al-Nusra e gli assassini dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante hanno attaccato la nostra città, pacificamente situata nella provincia di Qalamoun. Poi hanno saccheggiato monasteri, chiese, trafugando le loro icone storiche, prima di esigere da tutti gli abitanti di convertirsi all’islam.

Sì, ecco cosa è successo all’alba di questo giorno nella nostra piccola città di Maloula. I gruppi armati si sono diffusi dappertutto, esponendo tutta la loro artiglieria in piazza dopo aver bloccato tutti gli accessi ai luoghi santi.


Questi atti criminali, questi saccheggi sistematici delle città cristiane, questo terrorismo che colpisce gli abitanti fa parte di un piano globale che ha lo scopo di cacciare i cristiani dalle loro terre d’origine. Ecco cosa stiamo vivendo ora che lo Stato è ancora forte. Cosa succederà quando non sarà più così, una volta che l’esercito degli Stati Uniti ci avrà bombardato?

Quello che attende i cristiani delle nostre città e villaggi, nelle mani di organizzazioni terroriste come Jabhat al-Nusra, è semplicemente terrificante. Possiamo forse sperare che tutte le terribili aggressioni subite dai monasteri e dalle chiese dalla cristianità – come a Ghassanieh, a San Simeone, a Homs – finiranno per risvegliare la coscienza del mondo perché riconosca il crimine terrorista commesso ai danni della Siria?
Noi non elencheremo neanche i massacri perpetrati in tutte le città e i villaggi dove abitano quelle che voi chiamate “minoranze”, perché li conoscete già nei dettagli!
Signore e signori, permettete che vi ricordiamo la storia di Maloula, che risale a migliaia di anni fa: all’epoca armena, quando dipendeva dal regno di Homs, all’epoca romana, quando si chiamava Celeokoboles, all’epoca bizantina, quando a partire dal IV secolo è diventata il centro di un episcopato di prima importanza durato fino al XVII secolo.
Permetteteci di parlarvi del Monastero di San Sergio , costruito nel VI secolo d.C. secondo la semplice architettura dell’epoca dei primi martiri. San Sergio era uno dei cavalieri di origine siriana giustiziato sotto il regno di re Maximanus nell’anno 297 d.C. Questo è una monastero che è rimasto intatto fino ad oggi!

Permetteteci di parlarvi del Monastero di Santa Tecla, dove sono conservati i resti della santa, figlia di un principe seleucide e cresciuta da san Paolo. Un luogo ben visibile da tutta la piccola città e dove l’acqua sarà per sempre “acqua benedetta”. Un luogo sorto davanti alla caverna dove lei si è rifugiata dopo essere sfuggita alla persecuzione dei romani. Un luogo che da allora è rimasto un simbolo della spiritualità e una testimonianza della vita dei santi. Qui i religiosi si prendono anche cura di tutti i pellegrini che vengono da ogni parte del mondo. Da lì si possono contemplare i rifugi rudimentali dove i primi cristiani hanno digiunato, meditato e pregato. Questo a riprova che Maloula è una città monastica dove si prega Dio il giorno come la notte.
Tutto questo è Maloula. Un luogo celebre meta di pellegrinaggi, dove una spaccatura nella montagna si riempie e si svuota dell’acqua in funzione delle stagioni, e dove i pellegrini sono venuti a cercare la benedizione, la guarigione e la purezza fin dalla notte dei tempi.

Gli abitanti di Maloula


http://www.tempi.it/siria-lettera-maloula-terroristi-islam
testo originale : Al-tayyar



Rinnoviamo l’invito a firmare l’appello per fermare l’intervento.




giovedì 5 settembre 2013

"E' molto difficile accettare che un Paese che si considera cristiano in una situazione di conflitto non possa concepire altro che l'azione militare"

  "Credo che l'intervento militare che si sta preparando costituisca un abuso di potere"

Intervista al Padre Generale della Compagnia di Gesù, Adolfo Nicolás, sulla drammatica situazione in Siria, le prospettive di un intervento straniero e la promozione della pace. 


Il Santo Padre ha lanciato un appello fuori del comune a favore della pace in Siria. Qual è la sua opinione in proposito?  Non ho l'abitudine di fare commenti su questioni di carattere internazionale o politico. Ma in questo caso siamo di fronte a una situazione umanitaria che va oltre i limiti che normalmente mi farebbero restare in silenzio. Devo ammettere che non capisco che diritto abbiano gli Stati Uniti o la Francia ad agire contro un Paese in un modo che senza dubbio aumenterà le sofferenze di una popolazione che ha già sofferto abbastanza. La violenza o le azioni violente, come quella che si sta preparando, sono giustificabili unicamente come ultimo tentativo e in modo tale che solamente i colpevoli ne subiscano il danno. Nel caso di un Paese ciò è chiaramente impossibile e quindi mi sembra completamente inaccettabile. Noi gesuiti appoggiamo al 100% l'azione del Santo Padre e ci auguriamo con tutto il cuore che l'annunciato attacco contro la Siria non abbia luogo.

Ma il mondo non ha la responsabilità di fare qualcosa contro chi abusa del potere contro il suo stesso popolo, come nel caso di un governo che in un conflitto usa armi chimiche? Qui si tratta di tre diversi aspetti, che conviene separare con chiarezza. Il primo ha a che fare con il fatto che ogni abuso di potere deve essere condannato e rifiutato. E, con tutto il rispetto per il popolo degli Stati Uniti, credo che l'intervento militare che si sta preparando costituisca un abuso di potere. Gli Stati Uniti d'America devono smettere di comportarsi e reagire come il fratello maggiore del quartiere del mondo.  Questo porta inevitabilmente all'abuso, molestia e bullismo sui membri più deboli della comunità.
Il secondo è che se c'è stato l'uso di armi chimiche abbiamo comunque l'obbligo di mostrare chiaramente al mondo intero che un gruppo del conflitto e non l'altro le ha usate. Non è sufficiente che qualche membro del governo del Paese che intende intervenire emetta un verdetto di colpevolezza. Bisogna che dimostrino al mondo che è così, senza dubbi, affinché il mondo possa fidarsi di loro.  Questa fiducia oggi non c'è e sono già iniziate le speculazioni su altri motivi degli Stati Uniti per il previsto intervento.
E il terzo è che i mezzi considerati adeguati per punire l'abuso non danneggino le stesse vittime del primo abuso, una volta dimostrato che esso sia avvenuto. L'esperienza passata ci insegna che questo è praticamente impossibile (anche se chiamiamo le vittime con l'eufemismo di "danno collaterale") e il risultato è l'aumento delle sofferenze per il popolo innocente e estraneo al conflitto.  Tutti sappiamo che la grande preoccupazione dei Saggi e dei Fondatori Religiosi di tutte le tradizioni e culture era "come ridurre la sofferenza umana"? E' molto preoccupante che in nome della giustizia si pianifichi un attacco che aumenterà la sofferenza delle vittime.

Non è troppo duro con gli Stati Uniti? Non credo. Non ho mai avuto pregiudizi verso questo grande Paese e attualmente lavoro con alcuni gesuiti statunitensi la cui opinione e collaborazione tengo in grande considerazione. Mai ho avuto sentimenti negativi verso gli Stati Uniti, un Paese che ammiro molto per diversi motivi, tra cui l'impegno, la spiritualità e il pensiero. Ciò che più mi preoccupa è che proprio questo Paese, che io ammiro sinceramente, sta sul punto di commettere un grande errore. E potrei dire lo stesso della Francia: un Paese che è stato un vero leader in spirito, intelligenza, che ha contribuito notevolmente alla civilizzazione e alla cultura e che ora è tentato di condurre di nuovo l'umanità verso la barbarie, in aperta contraddizione con tutto quello che esso ha significato per molte generazioni. Che questi due Paesi si uniscano adesso per una decisione così oltraggiosa che suscita la rabbia di tanti Paesi nel mondo.  Non abbiamo paura dell'attacco, ci spaventa la barbarie verso cui siamo condotti.

Perché parlare così adesso? Perché il pericolo è adesso.  Perché il Santo Padre sta prendendo provvedimenti straordinari per renderci consapevoli dell'urgenza del momento.  L'aver dichiarato il sette settembre giorno di digiuno per la pace in Siria è una misura straordinaria e noi vogliamo unirci a lui.  Possiamo ricordare che in un passaggio del Vangelo quando i discepoli non riescono a liberare un giovane da uno spirito malvagio, Gesù gli dice: "Questa specie di spirito si può cacciare solo con la preghiera e il digiuno". Per me è molto difficile accettare che un Paese che si considera, almeno nominalmente, cristiano in una situazione di conflitto non possa concepire altro che l'azione militare e con essa portare il mondo nuovamente alla legge della giungla.

Gregorio III : un attacco e per noi sarà la fine


da Il Sussidiario - 3 settembre '13
INT. di Pietro Vernizzi

“Ma più la guerra! Mai più la guerra!”. Ha esordito così ieri mattina il Papa Francesco sul suo account di Twitter, mentre monsignor Mario Toso, responsabile del dicastero Giustizia e Pace del Vaticano, sottolineava: “La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere l’intervento armato. La violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”. Un appello che non ha per ora trovato ascolto Oltralpe, dove il premier francese Jean-Marc Ayrault ha annunciato che presenterà in Parlamento i documenti riservati dei servizi segreti che dimostrerebbero le responsabilità di Assad nell’utilizzo delle armi chimiche contro i civili. Ma per il patriarca cattolico di Antiochia con sede a Damasco, Gregorio III Laham, “da due anni e mezzo la Siria sta attraversando una tragedia umanitaria senza fine: quasi 100mila vittime, 2 milioni di bambini senza una casa, 450mila cristiani in fuga, 8 milioni di rifugiati. Il Paese è già un inferno e un intervento occidentale peggiorerà ulteriormente la situazione”.

Che cosa ne pensa dell’opzione militare verso cui starebbe propendendo Barack Obama?
Sono del tutto contrario, così come mi oppongo a qualsiasi violenza, a qualsiasi utilizzo delle armi e a qualsiasi conflitto. Non posso che unirmi all’appello del Santo Padre, che ha ribadito: “Mai più guerra”. L’Europa si adoperi per risolvere i problemi della Palestina, anziché creare ancora più scompiglio in Siria. Noi siriani siamo già vittime e il Paese è già un inferno, senza bisogno di un intervento che peggiorerebbe ancora la situazione.

Che cosa accadrà quindi se Obama metterà in atto i suoi piani?
Ci saranno ancora più vittime e avremo una guerra regionale che coinvolgerà anche il Libano, dove si contano già milioni di rifugiati siriani. Per non parlare dell’eccidio dei cristiani arabi, cui oggi ad Amman sarà dedicato un congresso con il Re di Giordania, Abdallah II. Anche in Iraq di recente si sono verificati diversi attentati, insomma l’intero Medio Oriente è in fiamme e si è trasformato in un inferno.

Obama ha dichiarato che intende intervenire per mettere fine alle uccisioni di civili
Obama può rimanere a casa sua. La Siria è uno Stato indipendente, non siamo i vassalli dell’America. Se l’Occidente e gli altri Paesi stranieri smetteranno di interferire con le nostre questioni interne, la situazione tornerà a migliorare. In Siria cristiani e musulmani, sciiti e sunniti, sono vissuti insieme in modo pacifico per oltre 1.400 anni.

Oggi però quella convivenza pacifica sembra un sogno lontano…
Il motivo è che ogni giorno Regno Unito, Francia e Belgio finanziano le bande armate che scorrazzano nel nostro Paese, mentre basterebbe che le potenze straniere smettessero di dividere il popolo siriano. Il vero problema sono i finanziamenti che non finiscono alle opposizioni politiche, ma ai banditi e ai criminali del mondo intero che sono venuti in Siria per fare la guerra.

Se la guerra non è la soluzione, quale via d’uscita vede per il conflitto siriano?
Il mondo intero organizzi una grande campagna per preparare la Conferenza di Ginevra II, in modo da trovare insieme una soluzione che si basi su pace, riconciliazione e dialogo. Il Santo Padre ha sottolineato chiaramente che è questa l’unica strada da seguire. La Conferenza era prevista per lo scorso giugno, ma è stata rimandata di mese in mese. Il mondo gioca con la Siria mentre qui si continua a morire.

La Conferenza di Ginevra II non si è tenuta perché Assad sta vincendo la guerra, e quindi non ha voluto sedersi al tavolo delle trattative …
Non è vero. Il governo siriano è pronto in ogni momento a dialogare e a partecipare alla Conferenza di Ginevra. Il motivo per cui i colloqui non si sono tenuti è che manca un’opposizione unita e con un programma chiaro. Le bande armate hanno preso il sopravvento su qualsiasi altra forma di dissenso, e firmare un accordo di pace con Al Qaeda sarebbe impossibile per qualsiasi governo.

Il Papa ha indetto una giornata di digiuno per sabato 7 settembre. Come valuta questa iniziativa?
Si tratta di un’iniziativa magnifica. Il mio Patriarcato sta preparando una lettera per i fedeli greco-cattolici di tutto il mondo per chiedere loro di partecipare alla preghiera e al digiuno indetti dal Papa. Tutte le Chiese siriane sono chiamate a unire i loro sforzi e ad accogliere i fedeli dalle 19 alla mezzanotte, consentendo loro di pregare e di cantare per la pace.

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/9/3/SIRIA-Gregorio-III-patriarca-cattolico-un-attacco-e-per-noi-sara-la-fine/423896/


Mgr Grégoire III : Stoppez les livraisons d’armes en Syrie !

Le patriarche Grégoire III Laham d’Antioche, primat de l’Eglise melkite catholique de Syrie fustige toutes les nations qui livrent des armes à son pays. Il confie dans un communiqué adressé à l’AED que, selon lui, les conséquences de ces livraisons d’équipements militaires sont « largement plus dangereuses » que la mise en œuvre d’armes chimiques.
http://www.aed-france.org/actualite/mgr-gregoire-iii-stoppez-les-livraisons-darmes-en-syrie/


 "Ci chiediamo come siamo riusciti in Siria ad attraversare la "linea rossa" ...

No to foreign military intervention in Syria

Appeal of H.B. Gregorios III Patriarch of the Melkite Greek Catholic Church
President of the Assembly of the Catholic Hierarchy in Syria

http://www.pgc-lb.org/eng/gregorios/view/No-to-foreign-military-intervention-in-Syria

mercoledì 4 settembre 2013

Un appello che tocca tutti gli uomini di buona volontà: "Si alzi forte in tutta la Terra il grido della pace"

"Vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace " (tweet di Papa Francesco)




 padre Samir Khalil Samir: 
 In realtà, il Papa riassume ciò che ogni persona ragionevole pensa: la guerra porta guerra, la violenza suscita violenza e non finirà mai. Meglio il dialogo anche se faticoso, anche se ognuno deve fare dei passi verso l’altro e deve rinunciare ad una parte di ciò che vede come giusto. 
Meglio questo che una guerra; già ci sono più di 100 mila morti, non si può ancora pianificare più guerra nella speranza che porti pace. È impossibile, perché in Siria adesso le due parti si trovano ad un punto tale di odio reciproco che ognuno teme di poter cedere e così di sparire, essere ucciso insieme alla comunità e i suoi seguaci. Non c’è altra soluzione che la preghiera ed il digiuno, come dice il Vangelo e come ha detto il Santo Padre, nella dimensione dell’umanità che ha un po’ di spiritualità. E dall’altra parte, c’è il dialogo: è stato pianificato per la settimana prossima un dibattito con delle possibili concessioni mutue. Il negoziato è l’unica via. Che sia difficile è cosa certa. L’altra via sarebbe sterminare tutti gli oppositori. L’unica via quindi è il negoziato, ovvero la presenza di un “arbitro”: la Comunità internazionale – rappresentata dall’Onu e da alcuni Paesi non tutti dello stesso “campo” – che propone cose ragionevoli, soluzioni che non vanno totalmente da una parte o dall’altra. Ogni parte sceglie i suoi rappresentanti più “ragionevoli”, più aperti all’altro ed una commissione internazionale fa da guida. Io non conosco altra soluzione. 

Testo proveniente dalla pagina del sito RadioVaticana:  http://it.radiovaticana.va/news/2013/09/03/bombardamenti_a_damasco_mentre_mosca_rileva_missili_nel_mediterraneo:/it1-725152


Il Gran mufti desidera essere a San Pietro a pregare col Papa per la pace in Siria: musulmani e altri gruppi si uniscono all’appello

     leggi suhttp://www.fides.org/it/news/53425-ASIA_SIRIA_Il_Gran_mufti_desidera_essere_a_San_Pietro_a_pregare_col_Papa_per_la_pace_in_Siria_musulmani_e_altri_gruppi_si_uniscono_all_appello#.UiXsSG1H7wo

Lettera del Gran muftì di Damasco al Papa: “Lavoriamo insieme per la pace”

Nel testo della missiva, pervenuto all’Agenzia Fides, il muftì definisce l’appello di Papa Francesco “figlio delle leggi celesti”, lodando l’iniziativa di “pregare per la pace in Siria” come “buona e per il bene per l'umanità”. 
“Sua Santità – recita il testo – la ringraziamo per questo appello di grande umanità, basato sulla fede, a digiunare e pregare insieme Dio Onnipotente perché possa portare pace sulla terra e proteggerci dal potere del male e dell'oppressione”. 




Intellettuale musulmano: Pregheremo con il Papa per la pace in Siria

Ridwan Al-Sayyd, professore di islamistica a Beirut, invita la comunità internazionale ad ascoltare le parole del Papa. La Giornata di preghiera per la pace in Siria "un'occasione per aprire le porte a una soluzione pacifica del conflitto. Un'azione armata in Siria farà esplodere una guerra in tutto il Medio Oriente".

   leggi suhttp://www.asianews.it/notizie-it/Intellettuale-musulmano:-Pregheremo-con-il-Papa-per-la-pace-in-Siria-28911.html



Medico islamico: seguiamo il Papa e alziamo la voce contro la guerra

Per Izzeldin Abuelaisch, famoso in tutto il mondo per il suo libro "Io non odierò", non basta parlare di pace. "Ogni uomo deve agire seguendo l'esempio di papa Francesco. La crisi e l'odio presenti in Medio Oriente sono una conseguenza di un mondo che ha dimenticato i suoi valori".

   leggi suhttp://www.asianews.it/notizie-it/Medico-islamico:-seguiamo-il-papa-e-alziamo-la-voce-contro-la-guerra-28919.html



Il rabbino amico del Papa: le guerre portano altre guerre

«Sono profondamente convinto di una cosa. Quello che non si risolve con il dialogo resta irrisolto. Non ci sono altri mezzi. Le soluzioni raggiunte con la guerre portano nel breve a nuovi conflitti. Perché implicano l’annullamento dell’altro. Il dialogo, invece, crea incontro, attraverso un progressivo arretramento dei due contendenti dalle loro posizioni originarie. La morte genera morte. La parola dà vita. Nella Genesi, il rapporto tra Dio e l’uomo inizia con il “disse” pronunciato dal creatore verso la sua creatura. A nessun’altra, prima, Dio si era rivolto in questo modo». Sono parole di Abraham Skorka, rabbino molto noto nella comunità ebraica argentina e amico personale del Papa, intervistato sull’Avvenire del 4 settembre riguardo alla crisi siriana.
«Sono profondamente convinto di una cosa. Quello che non si risolve con il dialogo resta irrisolto. Non ci sono altri mezzi. Le soluzioni raggiunte con la guerre portano nel breve a nuovi conflitti. Perché implicano l’annullamento dell’altro. Il dialogo, invece, crea incontro, attraverso un progressivo arretramento dei due contendenti dalle loro posizioni originarie. La morte genera morte. La parola dà vita. Nella Genesi, il rapporto tra Dio e l’uomo inizia con il “disse” pronunciato dal creatore verso la sua creatura. A nessun’altra, prima, Dio si era rivolto in questo modo». Sono parole di Abraham Skorka, rabbino molto noto nella comunità ebraica argentina e amico personale del Papa, intervistato sull’Avvenire del 4 settembre riguardo alla crisi siriana.
«Sono profondamente convinto di una cosa. Quello che non si risolve con il dialogo resta irrisolto. Non ci sono altri mezzi. Le soluzioni raggiunte con la guerre portano nel breve a nuovi conflitti. Perché implicano l’annullamento dell’altro. Il dialogo, invece, crea incontro, attraverso un progressivo arretramento dei due contendenti dalle loro posizioni originarie. La morte genera morte. La parola dà vita. Nella Genesi, il rapporto tra Dio e l’uomo inizia con il “disse” pronunciato dal creatore verso la sua creatura. A nessun’altra, prima, Dio si era rivolto in questo modo». Sono parole di Abraham Skorka, rabbino molto noto nella comunità ebraica argentina e amico personale del Papa, intervistato sull’Avvenire del 4 settembre riguardo alla crisi siriana.



Guerra in Siria, Emma Bonino con Papa Francesco: "Probabile digiuno per soluzione politica"

   leggi suhttp://www.huffingtonpost.it/2013/09/02/emma-bonino-siria-digiuno-papa-francesco_n_3855937.html?utm_hp_ref=italy



Fausto Bertinotti: " La fede del Papa è il desiderio di pace del nostro popolo"

“Il grido del Pontefice è qualcosa che muove dal profondo dell’umano e tocca tutti, credenti o non credenti, e coglie un’istanza molto profonda che si leva dalle parti migliori del mondo . Vale dunque per tutti.”




ADESIONE DELLA RETE NO WAR ALL'APPELLO DI PACE DI PAPA FRANCESCO:


La Rete No War, impegnata da due anni e mezzo in iniziative di pace tese ad impedire la guerra, prima in Libia e poi in Siria, iniziative condotte spesso in assoluta solitudine e nel silenzio se non nell'ostilità di molti mass media e forze politiche, trova un grande conforto nelle parole dell'appello di pace del Papa.
Il "grido di pace" ed il motto del Papa "MAI PIU' LA GUERRA", espresso in termini chiari e niente affatto ambigui, e senza ombra di riserve mentali; il suo invito al dialogo ed alla riconciliazione tra le parti nel sanguinoso e tragico conflitto siriano senza accenni a precondizioni, discriminazioni o accuse prive di prove lanciate solo come pretesto da chi vuole la guerra;  il Suo invito ad assistere i profughi e le altre vittime della guerra senza strumentalizzazioni, ci trovano pienamente d'accordo.
Raccogliamo quindi l'appello del Papa ed invitiamo anche altre organizzazioni pacifiste a farlo; ci impegniamo a proseguire con rinnovato vigore nella nostra azione contro la guerra, contro le bugie che alimentano la guerra, ed a favore di un percorso di pace basato sulla trattativa tra le parti senza precondizioni e discriminazioni

LA RETE NO WAR - ROMA

Preghiere per Maloula sotto attacco!

La comunità cristiana di Maloula lancia una domanda accorata di aiuto ai cristiani di tutto il mondo



"Friends, brothers and sisters unite our prayers and our praise for the Monastery of Maloula in Syria the cradle of Christianity. At this time it is under the dominion of evil but us that we are children of God we are conquerors in Christ Jesus" (messaggio da Maloula, 4 settembre 13)


L'intervento USA consegnerà la Siria cristiana a costoro?



Gruppi terroristici Takfiri che ieri hanno attaccato Maloula stanno bruciando e stracciando le meravigliose icone e invitano la gente a lasciare la loro religione cristiana per Islam !



Nei giorni scorsi, informazioni giunte direttamente da membri della comunità musulmana in Ma'loula informavano che un imminente attacco di elementi armati di al-Nosra , affiliati ad al-Qaeda, su questo antichissimo villaggio, era in fase di preparazione.

Se Aleppo era il simbolo dello sviluppo economico della Siria, Maaloula è il simbolo di una Siria unita e tollerante , come questo Paese è stato prima dell'avvento della "rivoluzione" .

A Ma'lula, situata a 20 km da Sednaya, siamo di fronte a due minoranze completamente integrate che vivono insieme e non fianco a fianco: una minoranza religiosa e delle minoranze linguistiche. Greco-cattolici, greco- ortodossi e musulmani  condividono il villaggio in armonia e cristiani e musulmani parlano arabo e siriaco nel proprio  dialetto detto " siriaco di Ma'loula" , essendo nient'altro che un "dialetto aramaico" molto vicino, se non identico, al dialetto galileo che Cristo ha parlato.

Il mondo intero assisterà impassibile alla scomparsa di questo antico borgo noto fin dal XII secolo, i cui abitanti non hanno mai fatto male a nessuno?

Non vedremo un  Paese occidentale, apparentemente democratico, alzarsi in piedi e intervenire in modo che non accada il genocidio dei cristiani in Siria, nel silenzio delle nazioni?
Permetterà un'aggressione che porterà al potere in Siria i fondamentalisti?



Il teologo Georges di Cipro parlava di Ma'loula già nel XII secolo. Yaqut al-Rumi menziona sotto il nome di Gherud غرود.

Iscrizioni greche, il gran numero di tombe, edifici dal periodo bizantino a Ma'loula , mostrano l'importanza del borgo.


La geografia della Ma'loula è pittoresca: i lati del villaggio sono protetti da due pareti strette e inaccessibili, mentre l'ingresso principale rivolto verso est è difeso da due enormi rocce che si ergono come fortezze e poste sulla sinistra della strada.

Il villaggio si situa su un gigantesco anfiteatro a gradinate le cui case sono stipate una sopra l'altra e si aggrappano al picco centrale. Strade tortuose e una via collinare che percorre trasversalmente il posto in ogni direzione, da una terrazza, attraverso una casa, tra-crossing, per perdersi finalmente in una situazione pianeggiante. Un labirinto dove solo i locali conoscono il loro orientamento.


Le chiese si moltiplicano in Ma'lula. Ci sono in primo luogo quelli dei conventi San Sergio e Santa Tecla. Poi quelle del villaggio di S. Elia e S. Leonzio, oltre a diverse piccole cappelle. Sono luoghi di luoghi di culto e di rara bellezza artistica.

Per saperne di più su questo splendido paese per il quale non cessiamo di versare lacrime di fronte agli attacchi da parte dei fondamentalisti islamici, è possibile consultare le seguenti fonti:

http://oraprosiria.blogspot.it/search/label/Maaloula


Leggi anche :

Siria, attacco islamista alla culla del cristianesimo

di Giorgio Bernardelli

...... Un nuovo mistero doloroso per i cristiani della Siria; nuove lacrime che non possono non entrare nella preghiera di questi giorni per la pace. 
E non si può non sottolineare come proprio mentre il Papa rinnova il suo appello alla riconciliazione - e questo messaggio viene ascoltato con attenzione anche da tanti musulmani in Siria - gli islamisti, al contrario, prendono di mira un villaggio su una montagna che è simbolo di convivenza. Tentando ancora una volta di cancellare l'identità più profonda della Siria. 
Anche Maloula - a volerla guardare bene - è una «linea rossa» superata. E non certo la prima di questo genere. Sarebbe bello, prima o poi, sentire che cos'hanno da dire in proposito i grandi del mondo che continuano a considerare solo un aspetto di questa tragedia.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-siria-attacco-islamista-alla-culla-del-cristianesimo-7213.htm


Il Patriarca melkita: appello per salvare Maaloula, luogo sacro per i siriani

“Da due anni e mezzo portiamo la croce, siamo pellegrini in un via Crucis. L’attacco a Maaloula è una ferita profonda, è una vetta della nostra sofferenza, per il valore storico, culturale e spirituale che il luogo ha per tutti i siriani”. 


 Message des habitants de Ma’loula aux respectables membres du Congrès américain...

martedì 3 settembre 2013

E se la verità sulle armi chimiche fosse un'altra?


Siria: i gas (forse) erano proprio dei ribelli

da La Bussola Quotidiana - 3 settembre 2013
di Gianandrea Gaiani

Nonostante in tutto il mondo la crisi siriana sia al centro dell’attenzione pochi media hanno diffuso una notizia che dovrebbe risultare invece di grande interesse soprattutto per dipanare la matassa intorno all’origine e all’impiego del gas nervino che il 21 agosto ha ucciso un numero imprecisato di persone nei sobborghi di Damasco. Con una serie di interviste alcuni ribelli siriani appartenenti a gruppi islamisti attivi nel settore di Ghouta hanno ammesso che sono stati loro i responsabili del massacro di civili che Washington e parte della comunità internazionale vorrebbe attribuire ad Assad.
Le armi chimiche sarebbero state fornite ai miliziani dal loro “sponsor”, l’Arabia Saudita attraverso i servizi d’intelligence guidati dal principe Bandar bin Sultan. La “fuga di gas” sarebbe da attribuire all’inesperienza dei miliziani a maneggiare armi chimiche che in ogni caso è probabile avessero ricevuto per creare un incidente a pochi chilometri dall’hotel che ospitava i tecnici dell’Onu esperti proprio in armi chimiche creando così un casus belli. Il reportage firmato da Dale Gavlak (che collabora da anni con l’agenzia Associated Press con corrispondenze da Amman) e Yahya Ababneh il 29 agosto non è certamente di quelli che passano inosservati.  Stranamente non apparso sul sito dell’AP ma sul giornale on line Mintpressnews. Per quale ragione? Le fonti non erano considerate affidabili o la notizia era “troppo esplosiva” per essere diffusa da una delle principali agenzie di stampa del mondo? Il report sul campo è stato effettuato da Yahya Ababneh che ha parlato con i ribelli e i famigliari delle vittime mentre Dale Gavlak ha raccolto la documentazione e fatto il lavoro di ricerca. Le diverse testimonianze parlano chiaro, i ribelli nascondono in moschee e case private le armi, anche quelle chimiche ma a causa dell’inesperienza avrebbero commesso un errore fatale liberando il sarin. Un errore subito dopo sfruttato a fini propagandistici realizzando i video con i quali viene accusato il regime.

   continua qui la letturahttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-siria-i-gas-forse-erano-proprio-dei-ribelli-7201.htm



Siria, ribelli: «Abbiamo fatto esplodere noi per sbaglio le armi chimiche». Il reportage che nessuno cita


http://www.tempi.it/siria-ribelli-armi-chimiche-ghouta-reportage



Testimonianze siriane a Ghuta: sono stati i ribelli, riforniti dall’Arabia Saudita, a usare armi chimiche
Le prove ci sono, ma contro i “ribelli”
di Dale Gavlak, Yahya Ababneh


http://www.mintpressnews.com/witnesses-of-gas-attack-say-saudis-supplied-rebels-with-chemical-weapons/168135/

http://www.ossin.org/crisi-siriana/le-prove-ci-sono-ma-contro-i-ribelli.html


I ribelli siriani ammettono che il Sarin è responsabilità loro, si è trattato di un incidente

Il costo della ricostruzione della Siria: 73 miliardi di dollari

A Damasco tra macerie e paura. "Ma qui dei gas non c'è ombra"

Le testimonianze raccolte dal nostro cronista, unico reporter italiano nell'area del presunto attacco chimico: "Le bombe sono un incubo. Eppure la storia del sarin..."

da Il Giornale - 03/09/2013
di Gian Micalessin
......
Malek, un regista sulla sessantina seduto sul balcone di un appartamento affacciato su piazza Khouri tira le tende, mostra finestre e tapparelle trasformate in colabrodo. «Io nella vita faccio il regista sono abituato a cercar di capire quel che mi succede attorno. Qui ogni notte vedo e sento i bombardamenti dei ribelli. Vedo anche quelli dell'esercito che risponde. Quando il tutto sale d'intensità scappo in cantina per salvare la pelle. Di gas non ne ho mai visto l'ombra. Eppure vivo in prima fila. Se faccio due passi e arrivo a quell'angolo riesco a scorgere le case e le strade di Jobar. Tutta questa faccenda mi sembra perfettamente in linea con la politica di Obama. Lui è un presidente assai bravo a predicare, ma assai poco attento a guardare cosa succeda veramente sulla faccia della terra. Si sforza di credere alla faccenda dei gas perché si sposa bene con la sua strategia. Lui sta dalla parte dei ribelli e li usa per i suoi scopi. Ma mi fa veramente ridere quando minaccia di bombardarci per salvare il popolo siriano. Là davanti a Jobar combattono tunisini, afghani, ceceni, turchi e al qaidisti nemici dell'America. Qui invece vivono solo siriani. Siriani di tutte le fedi e di tutte le etnie come è sempre stato qui in Siria negli ultimi cinquant'anni. Ma per lui il vero popolo siriano è quello venuto dall'estero. Quello che ci spara addosso da Jobar».

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/damasco-macerie-e-paura-qui-dei-gas-non-c-ombra-laltra-verit-947253.html


«Si fermi il rumore delle armi». Appello contro l’intervento militare in Siria : firma anche tu!


Sottoscrivete l’appello di Tempi, Ora pro Siria e Cultura Cattolica contro l’intervento militare in Siria. Il testo con le firme sarà inviato ai parlamentari italiani e al ministro degli Esteri