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giovedì 4 aprile 2013

Cristiani di Aleppo: quando loro, dalla sciagura, ci insegnano una fede più grande

Da sei giorni seguiamo con apprensione gli eventi in corso nei quartieri di Aleppo che fino ad ora erano stati risparmiati dalle violenze. Abbiamo pubblicato le testimonianze  giunte nei giorni scorsi dai Fratelli Maristi e via via  aggravate da terribili notizie  ed  orrori 


Dai Frati della Custodia di Aleppo (notizia agenzia SIR):


"E’ stata una reale Settimana di passione quella appena trascorsa dalle comunità cristiane di Aleppo, città martire della Siria, al centro da mesi di violenti scontri tra forze fedeli al regime di Assad e quelle dell’opposizione armata e dei ribelli. La Custodia di Terra Santa ha da poco diffuso la testimonianza delle due fraternità francescane di Aleppo relativa alla Pasqua appena trascorsa. “Ad Aleppo - si legge nel testo che riporta le parole di padre Giorgio - abbiamo potuto celebrare tutte le funzioni della Settimana Santa, Vigilia Pasquale e Domenica di Pasqua con grande afflusso di gente. Ma è stata una settimana di Passione per la comunità cristiana della città: i dissidenti hanno occupato, il Venerdì Santo, il quartiere confinante con i nostri cimiteri cristiani, mettendo a ferro e fuoco il quartiere!
 La gente è fuggita solo con i vestiti che avevano addosso, tra questi le 350 trecento cinquanta famiglie cristiane del quartiere; anche gli abitanti di altri due quartieri a maggioranza cristiana, hanno dovuto abbandonare le loro case perché esposte a mortai, razzi e cecchini. Sabato Santo il guardiano del nostro cimitero latino è stato colpito da un cecchino ed è morto sul colpo”. I morti, secondo la testimonianza non trovano sepoltura adeguata dal momento che non si può arrivare ai cimiteri. “Il governatore ci ha messo a disposizione momentaneamente un pezzo di terreno per seppellire i nostri morti. Da Sabato Santo siamo senza luce, poca acqua, i telefoni possono funzionare alle volte come pure internet. 
I nostri frati stanno bene, cerchiamo di fare il nostro meglio e essere un segno di speranza per la gente che ora per paura vuole fuggire”.



"Sento che dobbiamo cercare di amare come Gesù farebbe al nostro posto in Siria, per questo stiamo cercando di aiutare come possiamo; magari riusciamo a fare solo dei piccoli gesti.."


Le ragazze di Aleppo
29 marzo 2013 - Posta dalla Siria, da alcune giovanissime dei Focolari.


«Un giorno, ad Aleppo sono entrati i ribelli nel quartiere dove tante di noi abitiamo. In quel momento eravamo su Facebook chattando tra noi. Preoccupazione, rabbia…, diversi i sentimenti di ciascuna. C’è chi, preso dalla paura scrive: «Si vede che anche Dio è contro di noi»; «No, Lui sta piangendo con noi»; «Ma questi qui ci hanno rovinato la vita»; «Cerchiamo di amare anche loro»; «Ma come?»; «Pregando che trovino anche loro l’amore».
Alla fine abbiamo accettato la sfida di amare anche chi ci sta facendo del male.
A dire la verità – scrive Mira da Aleppo – non sempre sto riuscendo a vivere l’ideale dell’unità come vorrei; l’odio che c’è attorno a me è riuscito quasi ad entrare nel mio cuore, ma non riuscirà a vincermi. Sono arrivata al punto che il mio sguardo verso la vita è diventato pessimista. Mi sono chiesta: come ha potuto Chiara Lubich vivere la situazione della guerra quando è iniziato il Movimento? Ma poi mi sono risposta: se lei ci è riuscita, vuol dire che magari anche io potrò farlo. Questo mi dà una spinta in avanti, una spinta per ricominciare. Alle volte sento che dobbiamo cercare di amare come Gesù farebbe al nostro posto in Siria, per questo stiamo cercando di aiutare come possiamo; magari riusciamo a fare solo dei piccoli gesti.
Vorrei chiedere a tutti di pregare perché, credetemi, le vostre preghiere ci daranno una grande forza. Spero che nessuno di voi viva questi momenti neri che noi viviamo o veda quello che noi vediamo. Scusatemi se ho scritto poco, cercavo di scrivere velocemente prima che stacchino l’elettricità. Chiediamo al Signore di dare la pace ai nostri cuori».

http://www.focolare.org/it/news/2013/03/29/le-ragazze-di-aleppo/





 « Se vuoi la pace prepara uomini nuovi, mi verrebbe da dire, che ragionino in termini di fraternità, giustizia, condivisione dei beni, amore, libertà vera».


 « Parlando del più e del meno con un amico, mi viene confermata una notizia sconcertante, già espressa a bassa voce da altre persone anche autorevoli: a Yabroud, grande villaggio nell’entroterra montagnoso sull’asse Damasco-Homs, ogni mese i cristiani devono pagare all’esercito libero 1.800.000 LS (circa 18 mila €) , una specie di salatissima tangente usata presumibilmente per l’acquisto di armi. Questa cifra iniqua ricorda inevitabilmente ai cristiani di queste terre la tassa che i loro antenati, a partire dal primo millennio, dovettero cominciare a pagare in quanto non musulmani. Fa impressione constatare un altro frutto insano della guerra, in antitesi con ogni sollecitazione alla fiducia reciproca e alla rispettosa convivenza tra persone di fedi e culture diverse.
«Il vescovo latino parla di almeno due generazioni a suo avviso necessarie prima di poter risanare le ferite di questa guerra (se però si riuscirà a fermarla in fretta!) che lacera il Paese e la cui motivazione, tanti anche qui ne sono convinti, è primariamente di natura economica e politica. La gente non è stupida. 
Parlando con molti ci si rende conto che sono ben coscienti che il gioco che si sta facendo sulla loro testa è enorme, mosso e fomentato da potenze che per avidità e sete di potere appoggiano la politica di morte dei produttori di armi e ne sono appoggiate.
«Vorrebbe fare qualche cosa, tanta gente, per finirla con questi progetti insensati e maligni, che da decenni generano soltanto dolori su dolori, qui come altrove, convinta che la convivenza pacifica e il dialogo siano le strade più intelligenti e davvero a misura d’uomo, di oggi e di sempre. 
C’è anche chi, invece, preme per una conclusione drastica e violenta: da una parte o dall’altra, “mors tua vita mea”. Altri, e non sono pochi, si riuniscono per pregare o lo fanno in silenzio tante volte al giorno, e non solo alle 12 per il time-out per la pace lanciato dal Movimento dei Focolari, che si cerca anche qui di divulgare parlandone a conoscenti, amici, gente incontrata magari per caso, uomini di tutte le religioni.
«Viene da chiederci: ce la faremo a ottenerla? “Sarà fatto secondo la vostra fede”. Ancora oggi ce la mettiamo tutta per credere nel miracolo ma tu, Dio, aiutaci. Conferma e irrobustisci la nostra fede. Rendila incrollabile. La prova è sempre più dura da sostenere».
«Quanta menzogna in quel: “Si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace prepara la guerra)! imparato a scuola. Se vuoi la pace prepara uomini nuovi, mi verrebbe da dire, che ragionino in termini di fraternità, giustizia, condivisione dei beni, amore, libertà vera».

http://www.cittanuova.it/c/425420/Diario_dalla_Siria13.html


mercoledì 3 aprile 2013

Messaggio di Pasqua dei Capi delle Chiese di Gerusalemme

Firmato da 12 fra patriarchi e capi delle Chiese cristiane cattoliche, ortodosse e protestanti, il messaggio per la Pasqua è un invito ai fedeli di tutto il mondo a ricordare tutte le vittime delle violenze. Il Sepolcro vuoto di Gerusalemme "faro per un mondo pieno di falsi idoli che separano le persone da Cristo e dalla verità del Vangelo".


 “Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era depostoˮ (Mt 28,6)


Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, benediciamo i nostri fedeli in questa regione ed il popolo di Dio ovunque, nel nome del Signore risorto e Salvatore, Gesù Cristo.
Ogni anno la Chiesa ci invita a celebrare la morte e la risurrezione di Gesù Cristo attraverso le Divine Liturgie e le cerimonie e riunioni pasquali. La Chiesa in Terra Santa offre ciò che nessun’altra chiesa nel mondo può offrire – il Pellegrinaggio nella terra dove tutto ciò è accaduto. Attraverso molte preghiere, digiuni, e viaggi sacri, questa terra che chiamiamo Santa è divenuta un quinto Vangelo. In effetti, i nostri auguri di Pasqua vengono dal cuore della Città della Speranza, della Resurrezione e della Tomba Vuota.
Come Capi delle Chiese di Gerusalemme, facciamo appello a tutti i cristiani di tutto il mondo ecumenico a venire a visitare le nostre chiese e a camminare con le pietre vive della Terra Santa sulle orme del nostro Signore risorto. E a coloro che non possono fare il loro pellegrinaggio in Terra Santa facciamo appello affinché i popoli di questa terra siano presenti nelle loro preghiere, in modo particolare la presenza cristiana che continua a diminuire e affronta sfide esistenziali in tutto il Medio Oriente.
Il fuoco santo del Sabato Santo e la Veglia Pasquale ricordano, a noi e al mondo intero, ‘la luce del Signore risorto’ che illumina il mondo intero, anche nei luoghi più oscuri della terra. Il nostro mondo oggi è pieno di falsi idoli che separano le persone dalla luce di Cristo e dalla verità del suo Vangelo. La presenza cristiana qui nella Città Madre della nostra fede continua a servire come un faro di luce del Cristo risorto, che i primi discepoli testimoniarono qui al sepolcro vuoto di Gerusalemme.

Come un testimone costante della resurrezione, la Chiesa in Terra Santa esorta tutti gli uomini di fede e di buona volontà in tutto il mondo, in particolare quelli in posizioni d’autorità, ad adoperarsi per la giustizia e la pace tra le nazioni. In particolare pregate con noi per la situazione in Siria, in Libano, in Palestina e Israele, in Egitto, in Iraq, e ovunque vi sia mancanza di pace politica. Pregate per tutte le vittime della violenza e dell’oppressione, per i prigionieri, per chi vive nella mancanza di sicurezza, e per coloro che sono sfollati e rifugiati, specialmente qui nella nostra terra.
Che la luce del Signore risorto risplenda su di tutto il mondo e nella nostra regione e che tutti noi possiamo risorgere con Cristo nella vita vittoriosa. Alleluia, Cristo è risorto! Egli è veramente risorto. Alleluia!

http://it.lpj.org/2013/03/27/messaggio-di-pasqua-dei-capi-delle-chiese-di-gerusalemme-2013/

martedì 2 aprile 2013

Lettera a Papa Francesco da S.B. Gregorios III

"LA SIRIA LA IMPLORA"




Damasco 29/03/2013

Nel  Grande Venerdì Santo



Beatissimo Padre

 Questa lettera giunge a Lei il Venerdì Santo, chiamato Grande e Santo nella nostra tradizione orientale, mentre si sta celebrando la prima Via della Croce del Suo pontificato, come Vescovo della Chiesa di Roma che presiede nella carità!

Sto scrivendo questa lettera in Damasco, mentre stiamo vivendo una dura, sanguinosa, dolorosa, lunga Via Crucis che si estende su tutte le strade della Siria e che tutti i Siriani hanno sperimentato e vissuto da più di due anni!

Come Gesù, che cadde tre volte sotto il peso della Santa Croce e che Simone di Cirene è stato chiamato ad aiutare, anche noi abbiamo bisogno di un Simone, e ancora di più di Gesù, per portare la Croce insieme con noi e portare al termine, senza indugio , il nostro duro cammino della Croce, per raggiungere  la gioia finale della Risurrezione!

Santità! Voi siete Simone, siete il Vicario di Gesù! Ci rivolgiamo a Lei ! Abbiamo bisogno del Suo aiuto! La Siria La sta implorando! Tutti i nostri fedeli, anzi tutti i cittadini Siriani contano su  Vostra Santità, aspettandosi una iniziativa da Vostra Santità, dal Vaticano, dalla Chiesa Cattolica, dal miliardo e un quarto di cattolici del mondo ! Un'iniziativa che traccerebbe una tabella di marcia per portare la crisi a termine, fermare l'accumulo di armi, la violenza, il terrore, la presa di ostaggi, riscatti, il caos e la morte! ...

Questa è la via della riconciliazione, del perdono reciproco, del dialogo, della sicurezza, della fratellanza e della pace.

 Il Suo aiuto è infinitamente prezioso per tutti noi e per tutti i popoli del Medio Oriente, perché la crisi siriana ha iniziato a colpire i paesi vicini, in particolare il Libano, così come la Palestina, l'Iraq, la Giordania e l'Egitto -  tutto il Medio Oriente di fatto.

Siamo in attesa di un'iniziativa da Vostra Santità, un gesto e una parola come Gesù: '"Misereor!" Per noi Lei è un San Francesco, amico dei poveri, un Simone o un Buon Samaritano! Lei è il Santo Padre, il nostro Santo Padre!

Grazie, Santo Padre! Stiamo pregando per Lei come ci ha chiesto! Preghiamo  il nostro Salvatore Risorto per aiutarLa a portare gioia, entusiasmo e speranza della Risurrezione attraverso il Suo sacro ministero Petrino.

 + Gregorios III
 Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, Di Alessandria e di Gerusalemme
 Presidente dell'Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria

http://www.pgc-lb.org/eng/gregorios/view/Letter-to-Pope-Francis

lunedì 1 aprile 2013

Aleppo, grida forte al Cielo!

ALEPPO'S VOLCANO


 Sabato santo

Ieri Venerdì Santo, i ribelli hanno invaso il quartiere di Sheikh Maksoud, dove si trovano gli sfollati che già avevamo in carico e anche le 300 famiglie cristiane più povere di Aleppo che abbiamo in cura. Una breve battaglia, ed eccoli padroni di queste posizioni. Ci sono alcuni morti e feriti tra le persone a cui diamo soccorso. Questa mattina, hanno obbligato tutte le famiglie cristiane a lasciare le case. Molti sono venuti a rifugiarsi nel convento di noi Fratelli. Per quanto riguarda i nostri sfollati ospitati nelle scuole, molti sono fuggiti, sfollati  una seconda volta, e il resto sono rimasti, assegnati ad altre scuole. Furti, atti vandalici sono seguiti. Un nuovo dramma che si aggiunge a tutto il resto. Con noi, famiglia Antaki, abbiamo accolto la nostra cameriera e la sua grande famiglia (15 persone) musulmana che ha anch'essa lasciato i combattimenti del quartiere Sheikh Maksoud. Un regalo di Pasqua per tutti questi nuovi sfollati. Fortunatamente, il calore dell'accoglienza e la disponibilità dei fratelli Maristi e laici sono là. ad alleviare alcune delle sofferenze dei nostri fratelli.

 
Domenica 31
Buona Pasqua, Christos Anesti.

Oggi, le  famiglie cristiane di Sheikh Maksoud / Jabal Al Sayde sono state in grado di fuggire dalla zona e sono venute a rifugiarsi nella Casa dei Fratelli Maristi aumentando il numero di sfollati. Tutti piangono, erano molto spaventati perchè hanno perso quel poco che avevano. Abbiamo dovuto fornire tutto e ricominciare di nuovo per gli 
sfollati  ... da zero: materassi, coperte, pigiami, biancheria intima, asciugamani, sapone, ecc ... .. e naturalmente il cibo.

Per la Pasqua abbiamo organizzato una preghiera tra di noi , non avendo trovato un prete per dire la Messa a disposizione ( non si può spostarsi da un quartiere all'altro).
Nel pomeriggio, l'esercito ha iniziato a bombardare il quartiere, e dagli ultimi fuggitivi della zona abbiamo appreso che alcuni degli edifici dei cristiani di Djabal sono stati distrutti.
Sentiamo fino a questo momento (ore 22:00) il rombo di bombardamenti.
Terribile notizia per noi: lo Sheikh Jamili, un notabile del quartiere , padre di 11 figli che è stato il nostro partner nella gestione delle nostre tre scuole e degli sfollati e che era stato arrestato dai ribelli ieri è stato trovato morto e mutilato. Era un uomo coraggioso, un leader, molto impegnato. Leyla, i fratelli e io siamo turbati e addolorati per questa triste notizia.
Il generatore dei Fratelli si fermerà tra 10 minuti e la nostra nuova compagnia di sfollati (dai 4 mesi ai 70 anni) andrà a dormire su materassi sul pavimento.




ADDIO.. 
Io non sapevo che giovedì scorso, 28 marzo 2013, sarebbe stato il nostro ultimo incontro. Sei lì , in piedi come al solito, contando in inglese, quattro, cinque, sei... Tu eri là in piedi davanti a me al momento della distribuzione dei pasti. Li conoscevi tutti, conoscevi le famiglie,  i giovani, i bambini. Tutto venivano da te, si riferivano a te, eri il loro punto di riferimento... E quante volte ti ho detto: "Ti ammiro".. Quante volte abbiamo discusso, quante volte mi hai detto: mi chiamano "fratello Sheikh"...  Chi sarà ora il loro "Sheikh"?  Chi ci dirà la sofferenza di Zeinab e Loulou e di tutti i tuoi figli... Chi ci dirà come si sente "OUM MOHAMAD"? 
ADDIO AMICO... 
Tutti i tuoi protetti si sono dispersi... e noi con loro... 
ADDIO AMICO... 
Ma dall'alto nel cielo, canta a Dio, grande e misericordioso, Clemente ed Eterno Signore, canta un inno d'amore che non finisce mai:
 tu il bardo di Dio su questa terra!
Frére  Georges e  fratelli Maristi di Aleppo 




Aleppo, Lunedì dell'Angelo

Da 12 giorni senza acqua nè elettricità!
Abbiamo accolto nella "Casa di Gesù Operaio" del Vicariato apostolico , orfani e disabili vittime di questa iniqua guerra fratricida. 
Pregate per noi, amici, in queste ore buie!
Monsignor Nazzaro





Padre Santo, Tu sei benedetto  in questo  bel paese della Siria, che fu la culla della fede Cristiana. Tu che sei il Creatore di ogni vita, fa’ risplendere  il tuo sole  sul popolo siriano, che fino ad ora per tutto il mondo arabo è stato un esempio di libertà, di tolleranza e reciproca benevolenza. Rafforza la generosità di questo popolo, che fino ad ora si è rifiutato di combattere gli uni contro gli altri , nonostante i crescenti attacchi dall'esterno. Proteggi con la tua misericordia  questo popolo. Aiutalo ad andare da sé al proprio cammino di pace.

Signore Gesù, Tu sei benedetto, Signore del tempo e dell'eternità.  Tu  rimani anche il Signore di questa terra, che ora è in agonia. Tu ti sei fatto uomo per condividere la nostra vita. Sei morto sulla croce per tutti i nostri peccati e cancellare tutto il male . Porta via  i peccati di divisione e di odio . " Perché le nazioni si agitano e i popoli tramano cose vane? Si sollevarono i re della terra e i prìncipi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo " (At 4, 25-26). Placa i dominatori di questo mondo e metti nel loro cuore il desiderio di riconciliazione e di vita fraterna nel Tuo nome.

Spirito Santo, tu sei la vera fonte di vita e di amore, Tu sei il fuoco divino in questo mondo, in ogni persona e in noi stessi. Riversa  il tuo amore nei nostri cuori e apri i nostri occhi alla tua pace in Siria, per aiutare a raggiungerla con tutti gli uomini di buona volontà. Conduci le autorità religiose e civili sulla via della riconciliazione. Sventa i piani di guerra dei governanti di questo mondo. Accetta il sacrificio di coloro che già sono caduti vittime di questa  guerra senza senso. Proteggi il tuo popolo e lascia che sia il nuovo popolo  in cui venga il Tuo Regno. Amen.

Père Daniel Maes o.praem, . Monasterium Mar Yakub, l'Ordre de l'unité d'Antioche, Qara, 

domenica 31 marzo 2013

BUONA E SANTA PASQUA ! CRISTO LUCE DEL MONDO ILLUMINI LE TENEBRE CHE REGNANO SU VASTA PARTE DELLA TERRA !


MESSAGGIO PASQUALE DI PAPA FRANCESCO: 

"E così domandiamo a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero. Pace per il Medio Oriente, in particolare tra Israeliani e Palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinché riprendano con coraggio e disponibilità i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo. 

Pace in Iraq, perché cessi definitivamente ogni violenza, e, soprattutto, per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi? "



Le quattro sorelle italiane Trappiste di Siria, con il loro cappellano, anche stanotte hanno celebrato la liturgia della veglia pasquale, accendendo con il fuoco nuovo il cero pasquale, e cantando "CRISTO LUCE DEL MONDO.”

Questa piccolissima comunità, protetta dalla sua stessa piccolezza e dal suo isolamento, e la comunità monastica di Mar Yacub di Qara, sono state forse le uniche che hanno iniziato la liturgia Pasquale alle 22 fino a notte inoltrata, in questo angolo di Siria alle porte di Homs, poiché in tutto il territorio siriano ormai più nessuno si azzarda ad uscire quando fa buio.

E' bello pensare che la luce di questo cero illumini idealmente tutta la Siria. Gesù, uscito dal cenacolo dopo l’Ultima Cena con i suoi Apostoli, donando loro gli ultimi ammaestramenti, dice: IO SONO LA VIALA VERITA’, LA VITA.

Ed allora confidiamo in Lui, perché l’umanità si lasci condurre alla verità per avere la vita vera. Lo chiediamo al Risorto, perché coloro che hanno in mano il destino del popolo siriano escano dalle tenebre, nelle quali sono immersi, e tutti i siriani possano passare da un Venerdì Santo che non finisce ad una Pasqua di Resurrezione e di Pace! Che le parole del Papa facciano breccia nei cuori!


BUONA PASQUA! dagli amici di ORA PRO SIRIA

sabato 30 marzo 2013

Papa Francesco alla Via Crucis: "la croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo"


Riceviamo questa lettera inviata ad un amico da un volontario cristiano rientrato  in Siria



Carissimo Mario,

quasi all’ultimo momento ho deciso il mio viaggio in Siria. Forse mi ha dato sollievo il tuffarmi di persona in quella situazione che da lontano tanto ci angoscia - e certamente la gioia reciproca dell’incontro coi nostri amici è stato un anticipo di Pasqua. E’ tempo, ci siamo detti, di vivere nella speranza contro ogni speranza. Sempre più la speranza si rivela come un dono che viene ad illuminare la bellezza e le risorse della nostra umanità, offuscata e deturpata da tante brutture.

Quello che era impossibile per via di ambasciata, ottenere il visto, diviene relativamente facile, per lo meno in zona di Tartous, per chi si assuma personalmente il rischio di andare, almeno se in compagnia di gente del paese. Alla frontiera è stato più lungo del consueto ma nell’insieme non abbiamo avuto troppe difficoltà. Incredibile la gentilezza e il sorriso della maggior parte di questi poveri soldati.

La prima tappa però è stata in Libano, dove ho avuto la gioia di trascorrere una giornata coi nostri carissimi amici di Aleppo, impediti dalla gravità della situazione di ritornare nelle loro case. Dalla viva voce di Giovanni  e di Giorgio, dall’incontro seguente coi nostri cari a Tartous e poi su in città, da ciò che ho potuto osservare personalmente durante il viaggio, ho avuto la netta riconferma di quanto già sapevamo. La cosa più stupefacente è come qui da noi, inclusa la stampa cattolica,  possa ancora circolare tanta informazione distorta: ciò che è bianco diventa nero, e l’angoscia di tanti fratelli viene ricoperta da questa vischiosa ideologia primaveril-democratica che vorrebbe ancora legittimare la brutale carneficina in atto per volontà delle grandi potenze. Ma c’è ancora davvero qualcuno che crede alla primavera araba??

Anche noi, procedendo a tappe in taxi verso la nostra meta e facendo un percorso molto lungo per vie secondarie, onde evitare i posti più pericolosi, abbiamo incontrato qualcuno di quei lungo barbuti alla Benladen. Mi dicono che si calcola un numero verso i 30.000 di questi musallaìn (combattenti), che fino ad ora hanno varcato le frontiere e sono penetrati in Siria. Sono truppe addestrate alla guerra santa, vengono da diversi paesi, Tunisia, Afganistan, Pakistan, Cecenia, anche dalla Francia e da altri paesi europei, ovunque ci siano colonie di integralismo musulmano che praticano questo perverso addestramento nelle loro moschee. Si parla anche della Giordania, sotto il patrocinio dell’America. La cosa sicura, è che vengono per combattere e per morire. Ho udito testimonianze relative ad alcuni che sono stati catturati. Normalmente sembrano drogati, alcuni di loro si sono detti  convinti di essere sul suolo di Israele e di marciare alla conquista di Gerusalemme. Alcuni hanno proclamato di voler morire – ma non domani, oggi! Sono impazienti di uccidere per potere così, grazie al sangue di infedeli versato, cristiani o alauiti che siano, varcare le porte del paradiso ed andare ad incontrare le 40 vergini loro promesse in spose. Sui corpi dei musallaìn abbattuti sono stati a volte trovati – come si trova il pane nelle giacche dei soldati dell’esercito siriano – indumenti intimi femminili: il dono per le spose celesti.

Sembra tutto una favola ma è tutto vero, me lo assicurano le testimonianze di questi Abu sopravvissuti, con la paura negli occhi e il sorriso buono dei semplici lavoratori della terra. Me lo confermano gli amici di Aleppo, di cui conosci la qualità di esperienza e di cultura, e la capacità di vivere coi piedi per terra. Solo che questa terra sta saltando ormai sotto i piedi di tutti. I figli e fratelli della gente dei villaggi stanno morendo tutti: le case e le strade sono tappezzate di grandi manifesti con foto di giovani uomini, ragazzi dai bei volti ancora puliti. Sono i soldati uccisi da questi mostri per la guerra, che a loro volta sono poveri, poverissimi uomini ingannati.

Ma chi sono i signori della guerra che stanno dietro a tutto questo, i mandatari e gli attizzatori del fanatismo musallaìn, o dei Fratelli Musulmani, dei Salafiti, delle truppe di Al Qaida? I gruppi fanatici sono diversi, i mandatari sono altra cosa, da ricercare nelle grandi potenze. Non venite a parlarmi del feroce Assad che si divertirebbe a bombardare soprattutto i luoghi dove si trastullano bambini innocenti – peraltro sangue del suo sangue e future forze del suo esercito... Basta con l’interessata e astuta demonizzazione di questi capi di stato, si tratti di Irak, Libia o Siria, che trovandosi a gestire quelle dittature nelle quali sono nati ( e certamente le dittature non sono una bella cosa, ed usano mezzi coercitivi e violenti) stanno tuttavia sforzandosi di risollevare le sorti dei loro paesi. Quando rischiano un po’ troppo di riuscirci, quando imboccano una via di graduale riforma e apertura, unita però a una forza militare, come era il caso della Siria, paese vivibile, paese in risalita economica, paese aperto alla convivenza pacifica fra diversità, paese se non democratico però civile per una antichissima vocazione di crocevia fra popoli e culture; quando le sorti di un popolo rischiano un po’ troppo di risalire, ecco allora la strategia della demonizzazione. Per la quale, coloro che si stracciano le vesti additando la dittatura, non hanno alcun timore ad allearsi per questa operazione alla forse peggiore delle dittature, quella dell’Arabia Saudita, che si fonda sulla aristocrazia del petrolio dominando il popolo con la Sharia. E gli ingenui ci cascano e fanno eco, applaudendo alla primavera araba.

Sì, noi possiamo testimoniare di avere conosciuto la Siria come un paese dove le differenti etnie e fedi vivevano in una passabile pace, nel rispetto reciproco e in un benessere crescente, un clima in cui si avvertiva che anche la libertà politica poteva essere in crescita, perché in crescita era il dialogo, l’apertura al resto del mondo. 
Noi abbiamo conosciuto Aleppo come una città splendida, ricca, erede di un crogiuolo di culture, religioni, civiltà, una città aperta, che non aveva paura delle sue differenze perché era fiera della sua identità, antichissima e  in divenire. Noi abbiamo vissuto la cortesia reciproca, nei negozi e nelle strade e sui mezzi pubblici, fra cristiani e musulmani, il discreto interesse delle loro donne che si avvicinavano alle nostre benedicendo, chiedendo e promettendo preghiera. Vedevamo il traffico crescente, gli impresari italiani che sempre più affollavano gli aerei per la Siria. Tutto questo non  piaceva ai signori della guerra. 
Oggi Aleppo, città in cui persino i Sunniti hanno resistito alla propaganda estremista per rovesciare il governo, è un cumulo di macerie. Per merito di chi? Forse di Assad, che da anni stava costruendo il suo paese e che è stato costretto a bombardarlo per eliminare i cecchini fanatici che insediati nelle case (espropriate sgozzando gli abitanti) sparano a raffiche di mitraglia su passanti, donne e bambini? Oggi scuole e ospedali sono distrutti , e in quelli che rimangono una sacca di plasma che costava 300 costa 3000. Per merito di chi? Della primavera araba. Le riserve di grano del Paese si calcolavano di 50.000 tonnellate. Oggi si trovano in Turchia, e il popolo soffre la fame. Merito di chi? Della primavera araba. 1500 fabbriche della zona di Aleppo sono state smantellate e i pezzi si trovano in Turchia, assieme a trivelle di pozzi, ad ogni cosa utile che si potesse rubare, ad opere d’arte cristiana smantellate alla rinfusa e svendute nei mercatini. Altro merito della primavera araba.

Come non ricordare i 4 kilometri di Suk, il mercato coperto, dove l’opulenza orientale sciorinava le sue merci a perdita d’occhio e a prezzi accessibili? Tutto distrutto. Il più portato in Turchia, quello che rimaneva, bruciato. Merito della primavera araba. Anche la penultima delle nostre amiche dalle mani benefiche e dal cuore sorridente a tutti, la piccola Rima, è saltata in aria con una bomba. Esplosa, polverizzata, i resti spazzati via dalla ruspa con le macerie. Sua sorella non ha potuto pregare né portare un fiore sulla sua tomba ed è stata costretta a lasciare il Paese piangendo. Con chi ce la prenderemo, col feroce Assad il cui esercito ha lanciato la bomba? Forse ce la prenderemo coi cecchini fanatici che impazzano dalle loro postazioni… o forse no, forse soltanto coi signori della guerra, che li riempiono di sofisticate e potenti armi moderne fino ai denti, in primis oggi Francia e Inghilterra, o anche con quell’America che sotto l’elegante espressione di sostegno logistico li dota di strumenti satellitari di rilevazione e di comunicazione meglio che un esercito.

A casa dei nostri, si sentono tutta la notte, un po’ in lontananza, gli spari delle mitragliatrici e le risposte del cannone e possiamo vedere molto chiaramente la traiettoria del fuoco e i bagliori delle esplosioni. In questi giorni dicevano che altri 3000 stanno premendo sulle zone circostanti. L’esercito ha recentemente scoperto e bloccato i loro passaggi – passavano persino dai condotti di canalizzazione, in tenuta da sub – e stavano cercando di sferrare un attacco decisivo. Che pena questi militari, ragazzi giovani dagli occhi ancora limpidi, accampati in baracchette protette con sacchi di sabbia, nutrendosi di patate bollite e dormendo al freddo, fuori dalle baracche, per sfuggire ai tiri. Riconoscono il nostro autista e il nostro capogruppo, ci salutano il più delle volte con un luminoso sorriso. Tutta notte poi sentiremo gli spari della mitraglia sulle loro postazioni e la risposta del cannone. Alcuni militari di tanto in tanto tradiscono e passano dalla parte dei ribelli. Si raccontano storie diverse sul loro conto. Come per ogni argomento, io ti riferisco quanto sento dire, senza la possibilità di verifiche. Raccontano di uno che recentemente è fuggito, poi, già passato dall’altra parte, ha telefonato piangendo ai suoi compagni: come vorrei essere ancora con voi! Raccontano di un altro – storia già più antica – che si è venduto la moglie favolosamente bella a uno sceicco dell’Arabia favolosamente ricco, e con quel patrimonio iniquo ha armato un esercito di mercenari che tuttora gestisce da un vicino paese straniero. In generale, dicono che chi tradisce lo fa perché non ne può più della situazione e viene allettato da un corruzione più che generosa.

Come sempre, ce n’è di tutti i generi. Certamente questo popolo siriano, che nell’insieme, vivendo qui, ci è sempre apparso nobile e aperto, sta subendo una pressione fortissima nel corpo e nell’anima. Si racconta di cento giovanissimi allievi militari bruciati vivi in una caserma di Aleppo. Si racconta di uomini fatti a pezzi da vivi, freddamente. Di asce messe nelle mani di bambini, poi invitati a decapitare il nemico. Di ragazze scorticate vive, di bambini buttati dal balcone o torturati davanti ai genitori. Quando le truppe invasore si presentano ai villaggi, chiedono: state con noi? Se la risposta è sì, potete vivere, se la risposta è no, il trattamento è questo. Ecco la primavera araba: nuova cultura portata dagli squadroni della morte. 
C’è il rischio che questo fuoco infernale si appicchi anche alle coscienze, e allora, chi lo potrà spegnere? Evidentemente già le truppe straniere trovano una base di alleanza e accoglienza nei sunniti poveri, numerosi nel paese: sono questi appunto i ribelli, come sempre la rivolta e la distruzione attecchiscono là dove povertà ed estremismo si alleano, mentre quelli delle classi ricche o medie resistono. Ma se si continua in questo modo, sarà miseria per tutti. Lo sanno bene le grandi potenze che siedono alla tavola della trattative, e indugiano a concludere: distruggano ancora un po’. Si ammazzino a vicenda – così ci sbarazziamo anche dei fanatici che abbiamo scatenato. Intanto ci spartiamo gli appalti della ricostruzione. 
Si ammazzino pure sciiti e sunniti, imparino ad odiarsi – stavano diventando troppo pacifici. Noi domineremo la situazione. E intanto i nostri nuovi mistici continuino a delirare sulla loro primavera araba.

I campi della Siria, sì, sono verdissimi e gremiti di fiori – qui non sono ancora arrivati i pesticidi in quantità massicce come in Italia. Questo era il granaio dell’Oriente, prima ancora il granaio dell’Impero romano. Ricrescerà?
Noi abbiamo piantato la Croce, ci prepariamo a celebrare la Pasqua.

T’abbraccio, 
tuo A.


Ultima ora:    Allarme dai cristiani di Aleppo




Aleppo - Venerdì Santo, 29 Marzo 2013 ore 11:00  

Da ieri, scontri e bombardamenti continuano senza interruzioni ad Aleppo e coinvolgono i quartieri di Syriane e Mhattet Baghdad.

In realtà, il quartiere di Jabal al-Saydeh [la collina della Vergine], formalmente conosciuto sotto il nome di "Cheikh Maqsoud" è appena caduto nelle mani dell'Esercito Siriano "Free" e Al-Forsat Nosra; Questi due movimenti hanno dispiegato quasi 10.000 uomini e mercenari nella battaglia per impadronirsi  della zona.
Durante l'invasione del mattino, 312 famiglie cristiane erano ancora nel quartiere situato sulla collina che domina il resto della città di Aleppo. I cecchini non smettono di infierire sui civili. Noi viviamo il Calvario con Gesù e il Venerdì Santo, siamo fermamente convinti che la nostra croce ci darà anche la risurrezione. Attraverso le loro azioni, i ribelli crediamo di condurci lontano da Cristo, ma in realtà non fanno che avvicinarci alla Sua immagine. Questa drammatica situazione è aggravata dal fatto che l'elettricità è tagliata da dieci giorni. Pregate per noi.

Aleppo - Venerdì Santo, 29 Marzo 2013 - ore 20 - 
Stasera ci troviamo di nuovo di fronte ad una situazione insostenibile. Come salvare i nostri fratelli in Cristo che sono prigionieri di questi mercenari incontrollabili, poichè 312 famiglie cristiane sono ancora assediate a Jabal al-Saydeh.Inoltre, 300 ribelli hanno assalito l'ospedale Mahabbet [amore], che è di proprietà di un gruppo di medici cristiani ; il dottor Walid Abdelnour, il medico primario, si è stato rapito alle 6 di questa mattina, con 5 infermieri che assicuravano l'assistenza in ospedale.

I mercenari di Forsat al-Nosra hanno massacrato sulla piazza principale i membri dei comitati popolari che hanno tentato la resistenza, ci sono tre cristiani tra di loro.Le due chiese nel quartiere di Jabal al-Saydeh sono state occupate dai ribelli. La tradizione era che i cristiani di Aleppo visitassero sette chiese il Venerdì Santo, quest'anno il numero dei partecipanti alla cerimonia della morte di Gesù era estremamente piccolo.

http://www.leveilleurdeninive.com/2013/03/alep-la-colline-de-la-vierge-occupee.html

Stamane Sabato Santo da Frère Georges , Marista di Aleppo 


A mes amis du monde, A mes freres et amis maristes, Je suis sur que vous nous avez tenu presents dans votre priere du vendredi saint. Je sais que vous vous inquietez pour nous. Je sais que vous nous souhaitez une resurrection, une fin de la guerre, une lueur d'esperance! Malheureusement, je vous annonce de tristes nouvelles. Des l'aube, le quartier de Jabal el Saydeh ou nous menons notre mission depuis plus de 27 ans et dans lequel nous etions au service des 300 familles chretiennes et des 3 ecoles accueillant des deplaces, eh bien ce quartier est le theatre de combats feroces, Les gens sont terrorises, ils sont enfermes dans leur maison, prisonniers de la folie des tirs, des snippers, des mortiers... Ils ne peuvent en aucune facon quitter leur maison, ils ont peur. Nous ne pouvons pas du tout arriver jusqu'a chez eux. Nous sommes en contacts telephoniques quand cela est possible. Alors quel calvaire! quelle croix! quel desespoir! Je vous ecris cela, nous pas pour que vous ayez pitie de mon peuple... Je vous ecris parce que je suis triste, je suis absolument triste, d'une tristesse qui eteint le peu d'esperance qui reste!
 Je vous ecris pour lancer a haute voix un cri de ca suffit! Deja, dans d'autres occasions j'avais exprime ce refus de la guerre. Toutes les questions montent en moi, en leur nom, eux et elles, au nom de leurs enfants, des jeunes, des adultes: Pourquoi? Pourquoi? et au nom de quoi? Qui est le seigneur de la guerre qui a decide de nous tuer, de nous exterminer, de finir avec nous? Qui est le decideur qui veut que tant de souffrances soient notre pain quotidien depuis des mois et des mois? Qui est celui qui nous invite a la table de la crucifixion? J'ai honte de dire que des hommes sur cette terre decident la mort!


venerdì 29 marzo 2013

La Via Crucis della Siria


Dalle Meditazioni dei giovani libanesi per la Via Crucis 2013 al Colosseo



«Come è triste vedere questa terra benedetta soffrire nei suoi figli che si sbranano tra loro con accanimento, e muoiono!» (Esort. ap. Ecclesia in Medio Oriente, 8). Sembra che nulla possa sopprimere il male, il terrorismo, l’omicidio e l’odio. «Dinanzi alla croce sulla quale tuo figlio stese le sue mani immacolate per la nostra salvezza, o Vergine, noi ci prostriamo in questo giorno: concedici la pace» (Liturgia bizantina).


Preghiamo per le vittime delle guerre e della violenza che devastano, in questo nostro tempo, vari Paesi del Medio Oriente, come pure altre parti del mondo. 

Preghiamo perché gli sfollati e i migranti forzati possano tornare al più presto nelle loro case e nelle loro terre. 

Fa’, Signore, che il sangue delle vittime innocenti sia il seme di un nuovo Oriente più fraterno, più pacifico e più giusto, e che questo Oriente recuperi lo splendore della sua vocazione di culla di civiltà e di valori spirituali ed umani.

Stella dell’Oriente, indicaci la venuta dell’Alba! Amen.

(XIII Stazione)


Il Calvario del popolo siriano

di Giorgio Bernardelli | 29 marzo 2013


Quando questa sera al Colosseo risuoneranno le meditazioni della Via Crucis del Papa scritte da un gruppo di giovani maroniti guidati dal patriarca Bechara Rai, il nostro pensiero non potrà che andare a un angolo ben preciso della Terra Santa: alla Siria, che vive un'altra Pasqua ferita dalla guerra. Terra Santa anche Damasco, Aleppo, Homs e tutte le altre città della Siria, culla del cristianesimo dei primi secoli: è bene ricordarcelo, per non fermarci al folklore nel ricordo in queste ore dei luoghi dove si è compiuto il grande mistero che torniamo a celebrare.
È la via di Damasco il luogo dell'ultima apparizione del Risorto: quella a Paolo. E allora dobbiamo assolutamente far incrociare questa Pasqua anche con le notizie che continuano ad arrivare dalle comunità cristiane eredi di quell'incontro.

Proprio ieri il quotidiano cattolico francese La Croix pubblicava una nuova lettera dei religiosi maristi di Aleppo. Un nuovo racconto del Calvario che questa città così importante per la storia del cristianesimo siriaco da ormai otto mesi sta vivendo. Ma anche una nuova denuncia delle troppe ipocrisie che circondano questa guerra; ad esempio quella di chi parla apertamente di rifornire gli oppositori di Assad di nuove «armi difensive non letali», come «se davvero strumenti del genere potessero esistere», annotano i religiosi. Anche in questo contesto i maristi cercano di spendersi per le migliaia di sfollati, che si trovano a vivere sotto il tiro dei cecchini o dei mortai. Li ospitano nelle loro tre scuole del quartiere di Sheikh Maksoud.

Ma è una solidarietà che deve fare comunque fare i conti con la Croce. Come è successo proprio questa settimana anche alla comunità maronita di Damasco. È stato lo stesso arcivescovo Samir Nassar ad annunciare l'altro giorno la morte di Camil, un seminarista di 35 anni che presto sarebbe diventato un diacono permanente. È successo proprio in questo martedì della Settimana Santa: stava andando da una famiglia rimasta isolata, durante il giro settimanale per la distribuzione del cibo ai poveri. Un colpo di mortaio lo ha portato via. «È una roulette russa che si prende vite innocenti – ha scritto l'arcivescovo Nassar – Camil è rimpianto da tutti... è stato così vicino a tutti». È morto «durante la Settimana Santa con il Cristo Crocifisso per servire e lodare per sempre il Salvatore Risorto e implorare la pace per il suo Paese torturato».

Quello dei propri fratelli in Siria è un dramma che anche i cristiani di Gerusalemme hanno ben presente. «Il nostro cuore sanguina - ha detto senza giocare troppo con le parole il patriarca Fouad Twal, presiedendo ieri al Santo Sepolcro la Messa in Coena Domini - vedendo la Siria affondare sempre più in una violenza che non ha più nome, se non quello della follia umana».
«Faccio appello a voi, cristiani di Terra Santa e pellegrini – ha aggiunto ancora Twal -, perché nelle vostre comunità e nelle vostre famiglie possiate diventare veri adoratori, che frequentano abitualmente l’Eucaristia, per avere la forza di costruire una società giusta, una pace durevole. Una testimonianza è già la meravigliosa opera di carità sostenuta dalle comunità cristiane, dalle parrocchie e dalla Caritas in Giordania per aiutare i profughi siriani in difficoltà».
Un segno concreto di quella Risurrezione che i cristiani della Siria attendono. «Continuiamo a credere nella speranza cristiana – scrivono i maristi di Aleppo -, senza la quale la fede non è altro che una parola vuota e la carità non è che un'elemosina». È la Pasqua difficile dei cristiani della Siria. Quella che ci ricorda che anche il Risorto porta intatti sulla sua carne i segni dei chiodi.
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Clicca qui per leggere la lettera dei maristi di Aleppo
Clicca qui per leggere la notizia della morte del seminarista Camil
Clicca qui per leggere l’omelia del Giovedì Santo del patriarca Fouad Twal
Immagine: il Volto Santo di Manoppello (sovrapponibile al volto della Sindone?)

giovedì 28 marzo 2013

Anziché lavorare per una scelta negoziale, gli USA addestrano altre milizie «non religiose»




Terrasanta.net | 27 marzo 2013

Anche gli Stati Uniti sembrano temere una deriva fondamentalista islamica in Siria. L’agenzia Associated Press ha pubblicato ieri l’intervista ad alcuni funzionari dell’intelligence statunitense. Secondo gli ufficiali, rimasti anonimi, le forze armate americane da diversi mesi stanno formando in Giordania combattenti siriani dal profilo «non religioso», nel tentativo di arginare l'influenza del radicalismo islamico tra gli oppositori al regime.
In effetti, negli ultimi due anni di conflitto lo scontro tra l’esercito regolare di Bashar al Assad e il Libero esercito siriano dei ribelli si sta trasformando sempre più in un conflitto religioso che oppone gli alawiti (pro Assad) ai sunniti (del Libero esercito siriano). Con l’aggravante della partecipazione allo scontro di milizie religiose straniere: reduci sunniti delle rivolte libiche dalla parte dei rivoltosi; e militanti Hezbollah sciiti a favore di Assad. Con la minoranza cristiana a ricevere colpi su colpi dai due contendenti.
Secondo le fonti americane all’addestramento partecipano sunniti e beduini che avevano già prestato servizio nelle file dell'esercito siriano. Queste truppe appena formate non confluiranno però nel Libero esercito siriano, che gli Usa e altre potenze occidentali avrebbero timore possa scivolare sempre più sotto l'influenza di milizie estremiste, alcune delle quali legate ad Al Qaeda. Alcuni combattenti delle milizie siriane «non religiose» che gli Stati Uniti hanno formato, inoltre, ora sarebbero a loro volta occupati a formare altre milizie «non religiose» all’interno dei confini siriani.

I ribelli più forti ma divisi. Nonostante i rischi di radicalismo religioso di cui si rende conto, Washington non starebbe però lesinando aiuti ai ribelli siriani. Lunedì The New York Times ha pubblicato la notizia che la Cia ha aiutato i governi arabi e la Turchia nel fornire assistenza militare all'opposizione siriana, con voli carichi di armi e di equipaggiamenti. Questi voli di rifornimento sarebbero iniziato almeno un anno fa e sarebbero stati fino ad oggi più di 160.

Ieri anche la Lega araba, nel corso di un vertice riunito a Doha, ha approvato la fornitura di armi ai ribelli da parte dei suoi Stati membri e ha assegnato il seggio siriano al proprio interno al rappresentante dei ribelli. La Nato invece, per ora, ha rifiutato di dispiegare le sue batterie di missili Patriot nelle regioni settentrionali della Siria ormai sotto il controllo dei ribelli.

bimbi nei campi profughi 

Intanto si aggrava la situazione umanitaria: Wael Suleiman, direttore della Caritas giordana ha dichiarato all'agenzia Fides che i profughi siriani in Giordania hanno ormai superato la soglia dei 500 mila. «Ogni giorno - spiega Suleiman - entrano in Giordania tra i mille e i duemila rifugiati. Solo due giorni fa sono stati 1.700. L'ultimo rapporto diffuso su questa emergenza umanitaria calcola che i profughi saranno un milione e mezzo entro dicembre. Allora la situazione diverrà insostenibile per la Giordania. Come Caritas, i nostri volontari e i nostri impiegati sono più che triplicati dall'inizio dell'afflusso dei profughi. Ora i volontari sono più di 200 e gli impiegati più di 150. Ma non basta: due giorni fa sono stato a Zaqra e ho visto il nostro punto Caritas circondato da una moltitudine di persone che chiedevano aiuto».

http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=4996&wi_codseq=SI001 &language=it

"Invece delle armi, inviate aiuti alla popolazione siriana"


Per p. Simon Faddoul, della Caritas libanese, la situazione dei campi profughi "è sempre più drammatica". 
La Lega Araba sostiene con le armi i ribelli siriani contro il regime di Assad. Libano, Algeria e Iraq temono un allargamento del conflitto nella regione. 
Il leader della Coalizione nazionale siriana chiede l'intervento armato degli Stati Uniti e della Nato.

 leggi su: 

http://www.asianews.it/notizie-it/Presidente-Caritas:-Invece-delle-armi,-inviate-aiuti-alla-popolazione-siriana-27513.html



Sembra che stia prevalendo, quantomeno a livello internazionale, l’opzione di armare i ribelli e di puntare ancora sullo scontro militare 



In Siria, proseguono le violenze. Il rifiuto della Nato alla richiesta dei ribelli di fornitura di missili Usa per proteggere le aree liberate è stato oggi duramente criticato dal presidente dimissionario della Coalizione Nazionale Siriana Ahmed Moaz al-Khatib che ha denunciato l'esistenza di “una volontà internazionale” perché “la Rivoluzione non esca vittoriosa" dal conflitto.Nel frattempo sono di segno diverso i commenti sul via libera della Lega Araba, ieri a Doha, alla fornitura di armi ai ribelli.

   continua  a leggere il testo proveniente dalla pagina del sito Radio Vaticana :

http://it.radiovaticana.va/news/2013/03/27/iran_contro_la_lega_araba_dopo_la_decisione_di_affidare_un_seggi/it1-677296


mercoledì 27 marzo 2013

Damasco: un seminarista ucciso da un mortaio

 Messaggio di Mgr Samir Nassar, arcivescovo maronita della città



Romani 12:14-15
«Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. RALLEGRATEVI CON QUELLI CHE SONO NELLA GIOIA; PIANGETE CON QUELLI CHE SONO NEL PIANTO».


"Nell'arcivescovado maronita di Damasco siamo una comunità di sei. Camil, il più giovane, di 35 anni, è pronto per essere ordinato diacono permanente. Si occupa della sagrestia, accoglie e una mano al servizio sociale traboccante in questi giorni tristi ...

Questo Martedì 26 Marzo 2013Camil vigila sulla distribuzione  di pane e cibo per i poveri, come ogni Martedì.
Alle 11:30 va in casa di una famiglia abbandonata dopo lo scoppio degli eventi . Un colpo di mortaio cade lungo la strada e gli strappa  la vita ..

Il suo corpo giaceva sul marciapiede .. prima di essere condotto nella camera mortuaria pubblica di Damasco in attesa di individuare la sua identità ....

Da un certo tempo i colpi di obus cadono ovunque e in qualsiasi momento. E' una "roulette russa" che si prende vite innocenti ... Camil è rimpianto da tutti ... è stato così vicino a tutti, sempre in ascolto e a disposizione per aiutare e condividere i modesti  beni con i più bisognosi ..

Questa "roulette russa" sovrasta la città, sceglie le sue vittime a caso, ce ne sono diversi e sempre di più tutti i giorni ..
Camil ha fatto un'altra scelta: morire durante la Settimana Santa con il Cristo Crocifisso per servire e lodare per sempre il Salvatore Risorto e implorare la Pace per il suo paese torturato."

Damasco 26 marzo, 2013.

Samir Nassar +
Arcivescovo maronita di Damasco

Non cessate di pregare per i nostri martiri.

http://www.aed-france.org/actualite/syrie-un-seminariste-de-35-ans-touche-a-mort-par-un-obus/

lunedì 25 marzo 2013

LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA IN SIRIA

Una documentazione impressionante della realtà




Aleppo 14 marzo 2013

La guerra è un disastro generale.
Riempire un foglio di carta con le miserie della guerra di Siria è singolarmente desolante. La desolazione sarà ancora più grande quando il conflitto finirà. Tutti i protagonisti si dovranno allora porre questa riflessione: “ che vantaggio abbiamo ricavato da questa guerra?” Questa può essere la domanda più temibile, che ciascun dirigente di un grande paese dovrà porsi rapidamente. Se non lo faranno. la domanda li colpirà più avanti come una frustata e allora saranno tutti, colpevoli e innocenti, preda del rimorso e della tristezza di non aver saputo risparmiare al popolo siriano le conseguenze di questa terribile tragedia.

Chi è normalmente dotato ed istruito non può eludere questa domanda che certamente è uno slancio dello spirito ma anche e soprattutto una reazione d’emergenza mentre domina l’indifferenza.
In una guerra, nel breve termine, gli assassini si illudono, non percepiscono le conseguenze dei loro misfatti; i loro amici sequestratori di ostaggi, i loro cugini trafficanti, i loro vicini speculatori e i loro zii che li sponsorizzano si illudono parimenti, ma a lungo termine le conseguenze appaiono ai loro occhi come una fotografia sotto l’azione dello sviluppatore.

La guerra libanese ci ha mostrato lo scacco su tutta la linea di una guerra intestina. Proprio come il Libano, la Siria era bella e si risveglierà sfigurata. L’ambiente migliorava, diventerà irriconoscibile.
 Il vicinato era familiare, diventerà estraneo. Le persone colte che arricchiscono il popolo con il loro sapere ed elevano gli umili con la loro virtù, lasceranno il posto a degli incolti che non conoscono altro se non il maneggio dei soldi .
Quelli che avranno lasciato il paese , nella speranza di trovare una terra di rifugio , si renderanno conto di appartenere ad una minoranza culturale che avranno scelto in luogo della minoranza confessionale a cui appartenevano a casa loro, in Siria; questo paese ormai disorientato e squilibrato per la partenza delle sue minoranze, si ritroverà in mani incolte e disamorate.

A cosa assistiamo dunque, nella realtà quotidiane del calvario siriano?
Naturalmente assistiamo ad una miseria materiale che avanza galoppante. Il passaggio dalla povertà alla miseria ha spinto le ragazze di alcune famiglie alla prostituzione . Per queste famiglie l’affitto dei corpi è l’unica fonte di guadagno possibile. Quale dramma!

Assistiamo all’emigrazione da un paese amato a terre sconosciute, per andare a scoprire un altrove dove lo straniero è tollerato , quando non raccoglie una indifferenza fredda se non glaciale. Si parla già di un milione di profughi siriani, si dice che il Libano sia sommerso da questi profughi...

Assistiamo alla nascita di una casta mediocre e miscredente di trafficanti, di delinquenti in cerca di preda, di elementi armati che dopo un primo crimine divengono criminali professionisti, i cui atti ci vengono presentati come l’espressione di una ricerca di libertà, di una insurrezione contro la dittatura, di una difesa della patria. Ognuno inalberando slogan ideali e astratti, ma nel frattempo, ognuno calpesta la dignità degli altri, vanifica la voglia di vivere e decima famiglie intere.
Che bottino per questi criminali!

Assistiamo alla inquietudine crescente delle famiglie cristiane, che non possono lasciare il paese a causa della loro povertà e forzate a spingere i loro giovani a unirsi ai “comitati popolari” costituiti per difendere le zone a forte popolazione cristiana.
Assistiamo alla reazione di difesa di altri giovani che vanno a rinforzare le “falangi” del partito Baath, per sostenere l’esercito arabo siriano per la modica paga di 12000 lire siriane (100€).
Assistiamo alle conseguenze fatali per questa gioventù cristiana che tutte le settimane vede cadere cinque o sei dei suoi fratelli nei due settori cristiani di Aleppo.

Assistiamo ai suicidi di padri di famiglia che cadono nella disperazione per l’impossibilità di dare un sostentamento ai loro cari. Se ne conoscono già sei casi ad Aleppo. Il deterioramento delle condizioni di vita è tale che la morte diventa per certuni, totalmente privi di risorse, un miraggio di libertà.

Assistiamo all’abuso di alcool, una morte più lenta del suicidio, che si evolve con l’impoverimento dell’anima sotto l’esaltazione dei sensi. Questo succede a dei giovani siriani cristiani che non hanno più il modo di far conoscere la loro angoscia. Si ribellano contro la patria e la religione e poi cadono nel dominio dell’alcool.

Assistiamo all’avventura incosciente e all’annichilimento totale di giovani che hanno preferito imbarcarsi clandestinamente su battelli ormeggiati nei porti turchi nella speranza di raggiungere la Grecia o l’Italia ma la cui sorte non è stata più felice che in Siria poiché la traversata è stata breve, e i veicoli in cui si erano nascosti sono stati gettati in mare.

Assistiamo alla divisione nelle famiglie tra i simpatizzanti del regime e i partigiani dei ribelli.
ragazzini soldato nelle fila dell'ESL


Assistiamo alla divisione tra i coniugi che segue la rovina del padre che perde il lavoro. La fierezza dei Siriani impedisce loro di rivolgersi alle organizzazioni caritative. Certe coppie preferiscono la separazione e il divorzio, piuttosto che rivolgersi ad una associazione caritatevole. In molti casi la morte naturale, per infarto dello sposo risolve la situazione.
La vita sociale siriana che era cosi appassionata delle visite tra famigliari ed amici è crollata in due anni. I combattimenti e i rischi imprevedibili hanno ridotto sensibilmente i movimenti fuori casa degli abitanti. Dopo il pranzo le strade si svuotano e i rari taxi che circolano hanno raddoppiato le tariffe.

Possiamo proseguire con questo rosario di miserie poichè le conseguenze della guerra sono smisurate. Conseguenze psicologiche e patologiche , conseguenze anche di altra natura, ma immaginiamo un paese cui mancano disperatamente medicine e medici. Tale è la Siria oggi che conosce una mortalità infantile drammatica per mancanza di cure, e una speranza di vita in sensibile caduta. Nella sola città di Aleppo il numero di medici specialisti ospedalieri e passato da 240 a 40.

Nella loro voglia di uccidere, i combattenti impediscono anche ai vivi di seppellire i morti.
I musulmani non riescono più a seppellire i loro poiché i cimiteri musulmani sono controllati dall’Esercito Siriano Libero e requisiscono i piccoli parchi di quartiere per seppellirvi i corpi. Quanto ai cristiani, privati dei sacerdoti, che sono stati costretti  a fuggire per evitare le minacce dei terroristi, devono inumare i loro morti senza l’assistenza di un celebrante , un laico recita una semplice preghiera e gli annunci mortuari sono diffusi su Facebook .

Evocando le conseguenze del conflitto siriano abbiamo attraversato un tunnel lugubre di azioni oscure e negative che gli attori di questa tragedia proiettano sugli innocenti e sulla loro cerchia.
Ma la speranza, come si dice, è alla fine del tunnel e in Siria il sorriso viene da quei gesti che stupiscono e commuovono. Famiglie che malgrado la povertà si dimostrano sempre solidali, dalle porte delle case ancora intatte che si aprono, dalla tenerezza e dalle lacrime che vanno a sostegno dei più fragili, dei profughi, dei sofferenti. Il poco che resta è condiviso.

In definitiva la speranza sono gli uomini e le donne che vivono e si nutrono della fede. I preti, i monaci e i laici che mettono in comune le loro energie e i loro beni per soccorrere le famiglie senza pensare ai rischi e senza aspettare risorse importanti.

La speranza per la Siria sono le chiese diventate luoghi di carità e di amore verso i cristiani e i musulmani.

Traduzione M. Granata
http://www.leveilleurdeninive.com/2013/03/guerre-de-syrie-quelles-consequences.html