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martedì 19 febbraio 2013

Crudele ipocrisia delle sanzioni: la guerra che voi state facendo ...

"Così si uccide la speranza, la dignità, e anche la vita fisica di un popolo" 

Testimonianza delle Monache Trappiste dalla Siria lacerata dal conflitto





Ancora un bollettino di guerra. Ma stavolta non quella che stanno combattendo esercito e ribelli, una guerra che è diretta da grandi potenze e da grandi interessi, e che ci supera, noi e voi che leggete. Vi imploriamo di riflettere su una guerra a cui si dà il consenso in nome di una sedicente prassi democratica. Stiamo parlando delle sanzioni internazionali, e della strage quotidiana che provocano.

Ci commuoviamo e ci indigniamo (giustamente) alla notizia che in un bombardamento sono morti bambini e donne. Perché non ci sconvolge il fatto che ci siano intere famiglie ridotte alla fame a causa nostra? Pensate sia più duro morire improvvisamente sotto le bombe, o morire di inedia, un giorno dopo l’altro? È più crudele raccogliere il corpo dei propri figli sotto le macerie, o vederli lamentarsi e soffrire per giorni per la mancanza di medicine? Le sanzioni stanno uccidendo molto più delle bombe. Uccidono i corpi; uccidono la speranza. Uomini che da mesi non hanno lavoro, e non hanno prospettive di trovarne : nella sola zona di Aleppo, 1.500 officine, laboratori, piccole industrie distrutte. I macchinari rubati, e trasportati in Turchia. Una vera razzia. Con cosa si lavora, se manca tutto ?

In città ci si inventa qualcosa, si vende di tutto pur di guadagnare almeno il pane. Si affitta un’auto, ci si improvvisa trasportatori verso destinazioni pericolose, dove nessuno accetta di andare.
 Come George, padre di tre figli, che pur di lavorare è morto in questo modo ai confini della Turchia, ucciso da cecchini, "liberatori della Siria".
In molte campagne i contadini non osano seminare: troppo pericoloso. Manca il gasolio, senza gasolio non vanno le pompe dell’acqua, con cosa si irriga ? E i trattamenti e i concimi, molti dei quali importati, soprattutto dopo che sono state bruciate fabbriche chimiche e magazzini, sono costosissimi e, anche se si dispone di denaro, spesso introvabili. I più poveri, che hanno solo qualche mucca, la stanno vendendo: tra mangimi e foraggi il costo degli alimenti è al minimo 60-70 lire siriane al chilo, quando un litro di latte si vende a 25. I rapimenti, in tragica crescita, e la delinquenza, sono un’altra conseguenza delle sanzioni.
per scaldarsi e cucinare!

Certo, direte : che ingenuità! Le sanzioni sono fatte apposta per esasperare un Paese, e un Paese esasperato significa pressione sui suoi politici e quindi un intervento democratico efficace. È ciò che vogliono i vostri politici. Ma la nostra domanda è : lo volete anche voi? Volete davvero questo? Volete avere responsabilità sulla sofferenza e la morte di tante persone innocenti, in nome di un "intervento" che loro non vi hanno chiesto? Sì, il popolo siriano vuole la sua libertà e i suoi diritti, ma non così, non in questo modo. Così si uccide la speranza, la dignità, e anche la vita fisica di un popolo.

Siete convinti che bisogna pur pagare un prezzo per ottenere libertà e democrazia? Allora digiunate, voi, nelle piazze europee, a favore della Siria. E lasciate che qui ognuno scelga se e come dare la vita per ciò in cui crede. Costringere un popolo alla fame, alla rabbia, alla disperazione, perché si ribelli, è forse metterlo in grado di esercitare una scelta democratica? Che razza di idea di democrazia e di libertà è mai questa? Il lavoro è una grande forza per un popolo, dà dignità, crea prospettive, educa alla libertà vera. Uccidere il lavoro è un altro modo di uccidere vite. Le sanzioni internazionali sono uno strumento iniquo, perché ipocrita : lascia l’illusione di non sporcarsi le mani con il sangue altrui.



La Siria stava crescendo, lentamente, anche contradditoriamente, ma con continuità. È tornata cinquant’anni indietro. E adesso si raccolgono milioni di dollari di aiuti umanitari, con spese enormi di invio, di distribuzione. Per dare cibo là dove si è lasciato bruciare il grano, per dare coperte là dove si sono lasciati distruggere i magazzini. Che senso ha? Certo, deve esserci un guadagno per qualcuno, altrimenti che interesse avrebbe il mondo politico internazionale a dirigere le cose in questo modo?

Ma , alla fine, la nostra domanda è ancora: voi volete davvero questo? Volete combattere questa guerra contro un intero popolo? Se la vostra risposta è "no", fate qualcosa. Ve lo chiediamo con tutte le nostre forze e la nostra preghiera, a nome di tanti siriani .
Raccogliete firme, fate petizioni a livello europeo, promuovete incontri per sensibilizzare la gente, create associazioni di persone e di imprenditori che facciano pressione per riaprire il commercio con la Siria. Pensate voi agli strumenti, ma fate qualcosa. E in fretta. C’è gente che muore, tanta. E tanta che se ne va, per sempre.

© riproduzione riservata
http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/suore_trappiste_siria.aspx



"L’Unione europea ha deciso di rinnovare per tre mesi le sanzioni al regime di Damasco, con un significativo allentamento dell’embargo sulle armi. I provvedimenti, scrivono i ministri degli esteri dell’Ue dopo un giorno di vertice a Bruxelles, sono modificati in modo da fornire all’opposizione «un maggiore supporto non letale e assistenza tecnica per la protezione dei civili».
La decisione è un compromesso dopo settimane di disaccordo tra Gran Bretagna, che con il ministro William Hague chiedeva di dare il «massimo supporto e assistenza» alla coalizione «che abbiamo riconosciuto» come legittimo rappresentante, ipotizzando di fornire una «più ampia gamma di materiali». 
Notizia da Avvenire
19 febbraio 2013

domenica 17 febbraio 2013

Annullata l' iniziativa "Riscatta un cristiano"


Cari amici,

nei giorni precedenti avevamo lanciato una raccolta per riscattare i sacerdoti rapiti, e altri cristiani di Aleppo.

Adesso dalla Siria ci dicono che non è una iniziativa opportuna, in quanto rischia di esporre altri cristiani a pericoli di estorsioni.

L’iniziativa è revocata, tutto quello che è già stato o sarà versato sarà dato ai poveri e ai rifugiati.

 Ringraziamo tutti coloro che hanno aderito e i vari siti web che hanno rilanciato l'iniziativa.

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Ringraziamo tutti gli esponenti ecclesiastici che  hanno corretto la nostra "imprudente" iniziativa RISCATTA UN CRISTIANO che, nell'impeto di una buona opera di carità, ci era parsa trovare sintonie. Si è trattato di un equivoco. 
Riportiamo sotto il comunicato dell'Agenzia FIDES.

Inoltre, nel ringraziare sentitamente  www.fides.org che pochi giorni fa ha dato rilievo all'iniziativa con un ampio articolo, segnaliamo ai lettori e corrispondenti che da sempre questo Blog nasce come iniziativa cristiana e laica dei siti Fraternità Maria Gabriella e Undicesima Ora.
Ora pro Siria non è gestito dalle Sorelle Trappiste, né vuole rappresentare alcuna comunità monastica in particolare, ma è una libera iniziativa di cristiani laici, amici di diverse comunità monastiche in Italia e in Siria, che agiscono solo ed esclusivamente in nome proprio e non delle Monache le quali non sono da ritenere responsabili, autrici o ispiratrici delle nostre iniziative.
Fraternità Maria Gabriella e Undicesima Ora




Per i sequestrati la Chiesa non paga riscatti, ma offre preghiere

Aleppo - Agenzia Fides- 18/2/2013 – 
La Chiesa siriana, in tutte le sue articolazioni e comunità, non ha mai pagato e mai pagherà riscatti per i cristiani sequestrati. I fedeli chiedono alla comunità internazionale un sostegno per fermare la disumana pratica dei sequestri, verso tutti i cittadini siriani, e invitano i confratelli cristiani del mondo a offrire preghiere e sacrifici spirituali per le vittime. E’ quanto riferiscono all’Agenzia Fides autorevoli fonti nella Chiesa cattolica in Siria, specificando che qualsiasi campagna di “redenzione” dei rapiti (attualmente sono due i sacerdoti in mano a bande di sequestratori) è una campagna di natura del tutto spirituale e non implica alcuna raccolta di fondi. Padre Alberto Barattero, dei Missionari del Verbo Incarnato, in una nota pervenuta a Fides, rimarca che i religiosi della sua fraternità non si adoperano nella “raccolta di denaro” per i sequestrati, ma che proseguono l’impegno di solidarietà verso famiglie, cristiane e non, che soffrono povertà e sfollamento a causa del conflitto.

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=41032&lan=ita

La terza Quaresima di sofferenza per i cristiani che vivono in Siria

  Un tempo segnato insieme da inquietudine e speranza: lo scrive l'Arcivescovo maronita di Damasco Samir Nassar, che si sofferma su alcuni fatti recenti che hanno ispirato sentimenti ambivalenti tra i battezzati in Siria: le dimissioni di Benedetto XVI, la visita a Damasco del Patriarca maronita Boutros Bechara Rai, l'esodo dei fedeli della Chiesa greco-ortodossa.



"Papa Benedetto XVI è stato vicino a questo popolo dimenticato"


Damasco - Agenzia Fides - 14/2/2013)

 La rinuncia del Santo Padre - scrive monsignor Nassar - ha toccato in modo del tutto particolare i cristiani siriani: la preghiera e gli appelli di Benedetto XVI per la pace in Siria, insieme ai suoi gesti di carità concreta, “avevano reso questo Papa così vicino a questo popolo dimenticato”. L'Arcivescovo maronita si augura che si possa procedere lungo il cammino comune “in questo tempo di Quaresima che lui ha scelto per continuare in maniera diversa la sua missione”.

Un fatto lieto citato nel messaggio dell'Arcivescovo è la recente visita a Damasco del Patriarca maronita: “Nessuno dei 15 Patriarchi greco-ortodossi” sottolinea S. E. Nassar “ha osato venire a Damasco in occasione della intronizzazione di Giovannni X Yazigi come nuovo Patriarca greco-ortodosso di Antiochia. L'unico che ha voluto varcare il confine siriano libanese per essere presente alla Messa d'insediamento è stato il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai, nonostante le tensioni che ora segnano i rapporti tra i due Paesi”. S. B. Rai – riferisce l'Arcivescovo Nassar - è stato accolto da migliaia di cristiani che hanno salutato “piangendo di gioia” il Patriarca venuto nel nome “della pace, dell'unità e della speranza”.
Proprio le occasioni pubbliche legate all'inizio del nuovo Patriarcato greco ortodosso con sede a Damasco hanno reso evidente l'esodo dei cristiani che sta falcidiando soprattutto la comunità ora affidata a Giovanni X Yazigi. Una cattedrale mezza vuota – racconta S. E. Nassar - aveva accolto il nuovo Patriarca il 20 dicembre, dopo la sua elezione. “La Chiesa greco-ortodossa” posegue l'arcivescovo maronita - “rappresenta il 60% dei cristiani in Siria”, ma nei due anni di conflitto “l'emorragia ha disperso più di metà delle parrocchie. Molte decine di migliaia hanno lasciato il Paese per fuggire nei paesi confinanti, cercando poi rifugio ai quattro angoli del mondo”.

L'indebolimento della comunità greco-ortodossa, definita da monsignor Nassar “spina dorsale del cristianesimo siriano”, a suo giudizio rimette in questione l'avvenire di tutte le minoranze cristiane in Siria. “La guerra dell'Iraq ha provocato l'esodo di massa dei suoi cristiani... La Guerra in Siria avrà le stesse conseguenze?” si domanda l'arcivescovo maronita, chiedendo anche di pregare “Nostra Signora dei senza rifugio” per i sacerdoti nelle mani dei rapitori dal 9 febbraio e per tutte le altre migliaia di scomparsi registrati nel conflitto siriano.

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=41011&lan=ita


Mons. Zenari: camminiamo sul sangue, la comunità internazionale se ne lava le mani






mons. Mario Zenari: Purtroppo è la terza Quaresima che abbiamo iniziato in questo clima di terribile sofferenza di tutta la popolazione siriana. Più che la Quaresima, vorrei dire che qui stiamo vivendo il Venerdì Santo, il terzo Venerdì Santo, che dura, dura … e che ancora non lascia intravvedere le luci della Pasqua. Ecco, purtroppo temo che si abbia l’impressione che si ripeta quel gesto del Venerdì Santo, che sentiamo nel Vangelo, di lavarsene le mani. Sotto certi aspetti si ha l’impressione che anche la Comunità internazionale, come recentemente diceva il mediatore internazionale Brahimi, stia lì a guardare questa Siria che va in rovina: va in rovina sotto gli occhi della Comunità internazionale, che non sa che cosa fare! Il numero delle vittime, che viene continuamente aggiornato, è veramente impressionante: si ha l’impressione di camminare sul sangue di queste vittime della violenza. Anche qui a Damasco, quante esplosioni in questi due anni… Questo sangue che anche fisicamente si attacca sotto la suola delle nostre scarpe, camminando qui per la Siria! Questa violenza è ormai diffusa dappertutto!


D. - Come vive la gente?
R. - La gente è ormai molto stanca, molto delusa… Sono anche molto abbattuti sotto l’aspetto del vivere quotidiano: la mancanza di cibo, la mancanza di quelle cose normali di cui c’è bisogno in inverno, come il riscaldamento, la mancanza di lavoro e la mancanza delle scuole per i bambini…. In più, tante sono le famiglie provate soprattutto da sofferenze e da lutti. Si vede una popolazione accasciata e stanca. Si ha l’impressione che questo conflitto, che dura ormai così a lungo, non riesca più a suscitare l’impegno di chi potrebbe - soprattutto la Comunità internazionale - agire e fare qualcosa per una soluzione pacifica e rapida.

D. - Dai microfoni della Radio Vaticana, quale appello vuole lanciare?
R. - Io farei un appello a tutti coloro che hanno qualche possibilità o che hanno, per autorità, il dovere di intervenire e di non lavarsene le mani, ma di intervenire presto e subito affinché si arrivi ad una soluzione pacifica della crisi.

D. - In questa situazione, come vive la comunità cristiana?
R. - Le varie comunità dei differenti riti hanno cominciato o stanno per cominciare la Quaresima. Devo dire, da quello che ho visto anche nei mesi passati, che i cristiani frequentano con ancora più fervore le Chiese, pregano il Signore. Bisogna accomodare un po’ gli orari, perché non si può fare una liturgia, per esempio, alla sera e quindi si anticipano gli orari, ma ugualmente le chiese sono piene e si nota una grande affluenza: i cristiani sentono che c’è bisogno veramente dell’aiuto di Dio in questa situazione!

Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/02/14/siria._mons._zenari:_camminiamo_sul_sangue,_la_comunità_internazionale/it1-664971
del sito Radio Vaticana


venerdì 15 febbraio 2013

Il messaggio di Quaresima di S.B. Gregorios III: è in gioco il futuro dei cristiani, la solidarietà è la risposta.

Facendo propria una parola delle Scritture, «chi dà ai poveri presta a Dio», il Patriarca dei greco-cattolici Gregorios III offre, nel suo messaggio di Quaresima 2013, una valutazione dell'impatto della crisi siriana sulla sua Chiesa e l'appello alla solidarietà nella fede e nella carità. 

"Di fronte alle sofferenze e catastrofi affrontate dai nostri paesi arabi, in primo luogo abbiamo bisogno di vivere questa solidarietà cristiana", dice Gregorios III nel suo messaggio. "Come potremmo altrimenti affrontare la situazione in Siria, che supera, e di molto, le nostre capacità ben limitate in termini di aiuto umanitario sul medio come sul lungo termine".




L'immagine della tragedia

"Nelle eparchie di Homs, Latakia, Safita e Marmarita (Valle dei cristiani con 143 villaggi), di Houran, Aleppo e Damasco, la situazione della popolazione, in generale, e nostri fedeli, in particolare, è catastrofica. Circa 20 chiese sono state distrutte, danneggiate, devastate, abbandonate. Non vi è più è celebrata la Divina Liturgia. I fedeli se ne sono andati e i sacerdoti anche. Si ipotizza un numero superiore a 2 milioni di sfollati. »

 Le regioni e le comunità dove i nostri chiese e istituzioni sono particolarmente colpite sono:
 Nell'Eparchia di Homs: il Vescovado, la maggior parte delle chiese e istituzioni ecclesiali della città di Homs, Kousair, Dmeineh Charquieh, Rableh, il Santuario di Sant’ Elia, Jousi, Yabroud, Krak des Chevaliers, la Valle dei cristiani.

Nell'Eparchia di Aleppo: il Vescovado, chiese, istituzioni e il quartere Salebi (Cristiano).

Damasco e dei suoi dintorni: Zabadani, Harasta, Daraya (mia città natale), Douma, Ayn Terma, Kassaa... 


 "Molti dei nostri fedeli sono stati rapiti e coloro che sono stati restituiti alle loro famiglie lo sono stati dietro il pagamento di un riscatto enorme. Oltre ai feriti, si stima che oltre 1.000 cristiani sono stati uccisi tra cui un centinaio di cattolici greco-melchiti. »

Situazione tragica
 «La situazione degli sfollati all’interno è tragica. Gli affitti nelle zone di rifugio sono esorbitanti, mentre in cambio non c'è più possibilità di salario . Questi rifugiati dopo aver perso la loro case, il loro lavoro e spesso i loro strumenti di lavoro,  solo molto raramente trovano un impiego. Essi sono spesso senza alcuna risorsa. Non dimentichiamo coloro che hanno ancora la possibilità di restare nei loro villaggi, nelle loro case, ma che sono anche i nuovi poveri. Dei poveri nella crisi economica che ha colpito tutto il Paese: prezzi più alti e ricavi inferiori. E ci sono i profughi che ci hanno lasciato per i Paesi limitrofi come il Libano, in Europa o altrove.
 Ovunque  incontriamo le stesse tragedie e disperazione anche con il dolore della perdita di cari, un marito, un figlio, un fratello... morto, rapito o scomparso. Ovunque  dubbio, paura e sospetto... Ma tutto questo è solo una immagine assai pallida della triste realtà della vita quotidiana dei nostri fedeli in Siria. Un'immagine a cui dovremmo aggiungere che la maggior parte delle nostre istituzioni - quando non sono state distrutte o impedite di lavorare normalmente - hanno dovuto imparare ad adattarsi alla situazione. Questo è stato, per esempio, il caso delle nostre scuole. Molte sono stati chiuse , così gli studenti sono stati spostati in zone più sicure ma spesso inadatte all’insegnamento, come i 2.200 studenti nella nostra nuova scuola di Mleiha (aeroporto di Damasco) che hanno trovato posto nell'ex sede del Collegio patriarcale nel cortile della cattedrale.


Bussare a  tutte le porte
 «Tutte le chiese della Siria si sono riunite per portare aiuto e sollievo a tutti coloro, cristiani e musulmani, che hanno chiesto e che continuano ogni giorno a domandare.».  Ma noi bussiamo ad ogni porta. In Siria, in Libano, nelle nostre eparchie della diaspora come a quelle delle organizzazioni e istituzioni internazionali... Vorremmo ringraziare ed esprimere la nostra gratitudine a tutti coloro che ci hanno aiutato, che hanno risposto alle nostre richieste. Ma come faremmo senza di loro per continuare a sovvenire ai bisogni urgenti di alimenti, farmaci, alloggio e riscaldamento ?... A Natale già abbiamo lanciato un appello per una solidarietà attiva. La solidarietà è un atto di fede. (...) La domanda a cui noi dobbiamo rispondere, noi qui in Oriente, è esistenziale: TO BE OR NOT TO BE... Essere o non essere! È in gioco il futuro dei cristiani in Oriente. »
 "Per supportare e organizzare questa solidarietà chiediamo a tutte le nostre eparchie di costituire dei comitati di solidarietà (...). La nostra solidarietà è ovunque la vera cura contro il  pessimismo, la paura, lo scoraggiamento, la frustrazione, la disperazione, il dubbio... Facciamo appello ai nostri fratelli musulmani per sostenere i nostri sforzi e per preservare la presenza cristiana con loro e per loro. Essi sanno come la presenza cristiana è stata ed è ancora così importante - ed efficace - nella storia del mondo arabo su tutti i piani. Sanno come le nostre  istituzioni culturali, sanitarie, educative, sociali, intellettuali e religiose sono al servizio di tutti i cittadini senza distinzione. Tutto, tutto, è in pericolo se la presenza cristiana dovesse sparire. Anche la solidarietà cristiana deve essere una solidarietà di musulmani e cristiani, perché lo scopo è quello di servire la nostra società, le nostre patrie arabe senza distinzione, come lo è stato nel corso della storia. Abbiamo bisogno di solidarietà, cristiani e musulmani, per un futuro migliore per le nostre generazioni a venire. »


 "Prima di concludere, chiamiamo tutti i nostri fedeli a rispettare la pratica del digiuno, dell’astinenza e mortificazioni, delle preghiere proprie della Quaresima, senza mai dimenticare la virtù, la misericordia, il perdono e la carità". 

http://www.pgc-lb.org/eng/gregorios/view/Lent-letter-2013




Mentre l'embargo voluto dalle Nazioni Unite priva di ogni mezzo di sussistenza la popolazione civile, Bruxelles avrà il "coraggio" di togliere l'embargo alle armi destinate all'opposizione siriana?

Il governo dimissionario Monti armerà le brigate anti-Assad in Siria ? 

Riceviamo da Rete-No War e pubblichiamo, solidali con la preoccupazione dei Vescovi siriani che invocano"Basta armi!"


Lunedì 18 febbraio si riuniscono a Bruxelles i Ministri degli Esteri dell’ Unione Europea.
Discuteranno anche di Siria e delle sanzioni verso Damasco fissate nel 2011-2012 e rinnovate a inizio dicembre 2012 per tre mesi. Tra le sanzioni c’e’ anche l’ embargo alle armi che comporta il divieto di fornire materiale bellico all’ opposizione contro Assad.

Francia e Gran Bretagna vorrebbero togliere l’embargo alle armi per “i ribelli”, magari iniziando con un’ ipocrita distinzione tra armi difensive e armi offensive.

Il governo Monti a gennaio ha ufficialmente rinunciato a partecipare all’ impegno dell’ Unione Europea nel Mali perché dimissionario, farà ora a febbraio una scelta ancora più grave come armare l’ opposizione contro Assad ?


La logica ci farebbe credere di no, che questa decisione non sarà presa, però il voto italiano potrebbe essere indispensabile nel contesto del Consiglio Esteri dell’ Unione Europea.

Ma nessuna situazione particolare giustificherebbe una decisione così grave da parte di un governo ormai in carica solo per l’ ordinaria amministrazione.

....
Marco Palombo
Rete No War
Roma




giovedì 14 febbraio 2013

L'orrore silenzioso dei cristiani siriani: sequestri, stupri e traffico di profughi

Il conflitto in Siria degenera e colpisce tutti i cittadini siriani, indipendentemente da etnia o religione. Ma, come in ogni guerra, la situazione delle minoranze è la peggiore: le minoranze cristiane sono divenute un comodo bersaglio per criminali e terroristi che usano sequestri, stupri, violenze e organizzano il traffico clandestino dei profughi. E’ quanto afferma una nota inviata all’Agenzia Fides  dall’ organizzazione non governativa aconfessionale “Minority Rights Group” (MRG), con sede a Londra, che ogni anno redige un dettagliato rapporto sulla condizione delle minoranze etniche, religiose, culturali, in tutto il mondo. 

Damasco, il resto della "Via" percorsa da San Paolo

  Londra - Agenzia Fides 13/2/2013
Dopo una capillare indagine condotta fra i campi profughi in Siria, Libano, Turchia, Giordania e colloqui con i rifugiati siriani giunti in Europa, l’organizzazione denuncia, in particolare, la condizione dei profughi di religione cristiana, dando voce “a una minoranza silenziosa che racconta storie strazianti di stupri, rapimenti e traffico di esseri umani”.
Come riferito a Fides, la maggior parte dei rifugiati raggiunti dall’Ong “Minority Rights Group” esprime il desiderio di lasciare il Medio Oriente e afferma che, per realizzare questo progetto, è entrata in contatto con bande di trafficanti di esseri umani. “Esiste oggi un fiorente business multi-milionario, sviluppatosi intorno alla crisi dei rifugiati siriani”, nota l’Ong, raccontando alcuni casi specifici e il commercio messo in atto dai contrabbandieri. Un profugo ha potuto “comprare un passaporto svedese per 7.000 dollari”, mentre in Libano si sta organizzando una “mafia dei falsi visti e dei falsi timbri”, che organizzazioni illecite garantiscono ai rifugiati per permettere loro di proseguire il viaggio verso l’Europa.
Inoltre, in alcune parti della Siria – hanno raccontato dei profughi fuggiti dalla Mesopotamia – “un cristiano non può più segnalare ingiustizie o crimini. Siamo ostaggi della crescita dell'islamismo militante, ed essere cristiani è abbastanza per essere un bersaglio”. Profughi cristiani assiri e siriaci riferiscono di violenze di carattere confessionale subite dai fedeli cristiani a Deir Ezzor o ad Hassake, in Mesopotamia, dopo l’arrivo delle bande dei ribelli, ricordando omicidi a sangue freddo, sequestri e stupro di donne cristiane.
“Vogliono forse svuotare la Siria dai cristiani?”, si chiedono. Alcuni sacerdoti della comunità cristiana assira esprimono “grave preoccupazione per il futuro dei cristiani in Siria, dato che molti preferiscono emigrare per sfuggire alle violenze. Sua Beatitudine Ignatius Zakka I Iwas, Patriarca della Chiesa Siro-ortodossa, afferma: “Non vogliamo che lascino il paese, ma la cosa importante è che essi vivano in pace e che Dio è con loro, qualsiasi cosa facciano o dovunque siano”.

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=41000&lan=ita


"La vita dei cristiani è a rischio, e i rifugiati in Libano non hanno diritto agli aiuti dalla comunità internazionale"

il Crak visto da Mar Marita
 
Parla Issam Bishara, responsabile per la Siria dell'agenzia del Papa per l'aiuto alle Chiese cattoliche e alle genti del Medio Oriente (Cnewa) . Cnewa e Chiesa locale aiutano oltre 4mila famiglie vittime di bombardamenti, rapimenti e soprusi da parte degli estremisti islamici.

Asia News 28/01/2013  di Simone Cantarini

 "I cristiani di Siria soffrono come tutta la popolazione, musulmana, alawita, sunnita. Essi hanno però un problema in più: il dilagare dell'estremismo islamico, che rischia di trasformare il Paese in un nuovo Iraq". È quanto afferma ad AsiaNews Issam Bishara, direttore regionale della Catholic Near East Welfare Association (Cnewa) per Libano, Egitto, Siria e Iraq.
Il funzionario cita i casi di Homs e Qusayr, dove gli islamisti entrati in possesso della città hanno cacciato le famiglie cristiane dalle loro abitazioni.
Egli racconta che, nei primi mesi di guerra, molte famiglie hanno trovato rifugio nelle città costiere della Siria, in quella che un tempo veniva chiamata "la fascia cristiana". Tuttavia, per il dilagare della guerra e la discesa in campo di brigate estremiste islamiche - fra tutte le milizie al-Nousra - "queste città sono ormai praticamente deserte, ma sono migliaia le famiglie che hanno scelto o sono state costrette a restare a causa dei rischi che comporta l'espatrio in Libano".
Secondo Bishara l'embargo rende impossibile far giungere aiuti diretti agli sfollati. Per gestire l'emergenza, la Cnewa lavora in collaborazione con la Chiesa locale. Oltre ai membri delle organizzazioni internazionali, ordini religiosi e sacerdoti del Patriarcato Greco ortodosso sono gli unici a poter operare sul territorio. Sacerdoti e religiosi affrontano spesso in prima persone il dramma degli omicidi sommari, i soprusi degli jihadisti stranieri e i rapimenti a fondo di riscatto, che colpiscono soprattutto la minoranza cristiana.
Al momento l'associazione aiuta circa 3mila famiglie: 300 a Tartous (città costiera a ovest del Paese) attraverso il convento delle suore del Buon Pastore; 1000 nella valle di Wadi al Nasara, situata a ovest del Paese e conosciuta come la valle dei cristiani. Esse sono sotto la protezione del Patriarcato greco-ortodosso e della Chiesa cattolica. A Homs, roccaforte dei musulmani sunniti fra i luoghi più martoriati dalla guerra civile, sono ben 800 le famiglie ortodosse e cattoliche rimaste nella città. Ad aiutare queste persone vi sono i padri Gesuiti e le suore del Buon Pastore. Nella capitale le famiglie cristiane rimaste sono circa 600. Ad assisterle vi è la missione delle Suore del Buon Pastore e il Patriarcato greco-cattolico. Infine, ad Hassake (Siria del Nord), la società di San Vincenzo de Paoli si prende cura di circa 1200 sfollati cristiani.
Alle 3mila famiglie rimaste in Siria si aggiungono i migliaia di profughi che dall'inizio del 2012 hanno scelto di fuggire del Paese, tentando di varcare i confini con il Libano. "All'inizio - afferma Bishara - essi hanno trovato rifugio fra parenti e amici, sperando in un rapido ritorno in patria". Tuttavia, negli ultimi mesi la situazione si è aggravata. La speranza di rivedere i propri villaggi e i propri cari rimasti in Siria è sempre più flebile. "Essi - racconta - non hanno diritto agli aiuti, perché risiedono al fuori dei campi profughi e chi li ospita non può mantenerli. Che cosa sarà di questa gente nei prossimi mesi?".
Il funzionario dice che finora la Cnewa sostiene circa 1000 famiglie cristiane fuggite in Libano, distribuendo loro vestiti, pasti caldi e beni di prima necessità. "Purtroppo - spiega - le richieste aumentano di giorno in giorno e noi siamo gli unici a fornire questo tipo di servizio. Il nostro timore è di non riuscire ad aiutare tutte le persone che ne fanno richiesta. Per questa ragione abbiamo bisogno del sostegno dei Paesi occidentali e di tutti i cattolici che desiderano soccorrere questa gente, dietro cui si cela il volto di Cristo sofferente".
 
 
 

mercoledì 13 febbraio 2013

Volevano ucciderci perché eravamo cristiani. Ci chiamano Cafri [gli infedeli]


Dentro l'attuale guerra civile siriana, la comunità cristiana della Siria è oggetto di crescente minaccia da jihadisti stranieri e radicali musulmani che sempre più hanno un ruolo importante nella ribellione contro il presidente Bashar al-Assad.

di Kim Sengupta - The Independent

Nella guerra in corso, hanno cercato di rimanere neutrali. Ma nonostante questo, molti sono ora di fronte alla persecuzione e alla morte. 
La rossa Mitsubishi Lancer GT con il suo "andare più veloce"  era fonte di grande orgoglio per Hamlig Bedrosian. Era l'unica del suo genere in città, correva per le strade con ruggiti lunghi, oggetto di ammirazione e di invidia tra i suoi amici di Aleppo. L'auto può essere stata la ragione per cui è stato teso un agguato al ventitreenne studente, preso in ostaggio insieme ad un'amica, mentre erano in viaggio verso un complesso commerciale. I combattenti rivoluzionari con kalashnikov che li hanno portati via hanno sottoposto Mr Bedrosian - bendato e legato - a pestaggi selvaggi e minacce di esecuzione prima che la coppia fosse finalmente liberata in cambio di un riscatto.
Oppure ci può essere un altro motivo per l'attacco: sono stati presi di mira dai ribelli sunniti perché erano cristiani. 
Il signor Bedrosian non ha aspettato molto per scoprirlo, fuggendo - insieme a suo fratello - per il Libano. Altri della comunità siro-armena li hanno seguiti, abbandonando le loro case.
La famiglia Haddad non ha dubbi sul perché hanno dovuto fuggire da Homs. "Abbiamo lasciato la Siria perché stavano cercando di ucciderci", ha detto la diciottenne Noura Haddad. Ora  sta con dei parenti nella città di Zahle nella valle della Bekaa. "Volevano ucciderci perché eravamo cristiani. Ci chiamavano Cafri, anche i bambini piccoli dicevano queste cose. Coloro che sono stati i nostri vicini  erano improvvisamente contro di noi."
Alla fine, quando siamo scappati, siamo passati attraverso balconi. Non abbiamo neanche avuto il coraggio di uscire per la strada di fronte alla nostra casa. Ho tenuto il contatto con i pochi amici cristiani rimasti a casa, ma non posso più parlare ai miei amici musulmani . Mi dispiace molto per questo.
Il signor Bedrosian e la sig.ra Haddad sono tra le migliaia di persone che hanno lasciato la Siria dove in 20 mesi la guerra civile diventa sempre più feroce e sempre più settaria. La prospettiva di riconciliazione tra gli alawiti, da cui proviene la classe dirigente, e la stragrande maggioranza dell'opposizione sunnita, diventa sempre più remota. 
Ma ora sono i cristiani, che hanno in gran parte cercato di rimanere neutrali, che si trovano a ricevere abusi e attacchi. Per molti, la scelta è tra lasciare il Paese o rischiare un futuro incerto e pericoloso.
Alcuni nella Chiesa sono convinti di sapere di chi è la colpa - non solo per coloro che effettuano la persecuzione, ma quelli che  incoraggiano che accada. Per Mons. Issam John Darwish di Furrzol, Zahle e nella Bekaa, la responsabilità per gli attacchi  è per "un afflusso di jihadisti nelle file dei ribelli negli ultimi sei, sette mesi.  C'è, come in tante simili situazioni  in Medio Oriente, lo spettro di una "mano invisibile". "Penso che la situazione viene manipolata dagli Stati Uniti e forse Israele - vogliono che questo accada", ha insistito.
Archbishop John Darwish
L'Arcivescovo e altri come lui ritengono che ci sia una mancanza di comprensione in Europa di ciò che  i cristiani della zona stanno attraversando. Parlando alla sua diocesi, ha continuato: "Ho evidenziato questo con i funzionari in Occidente, devono portare la pace! I jihadisti non si fermeranno qui, la guerra si diffonderà in Europa. Che ne sarà dell'Inghilterra tra dieci o 15 anni.?"

Madre Agnese-Mariam, che è di origine palestinese e libanese, è in un tour internazionale ed è venuta a parlare in Gran Bretagna. Lei ritiene che i combattenti dell'opposizione hanno cacciato 80.000 cristiani solo  dalla regione di Homs  e lei stessa è scappata dopo essere stata avvertita che era l'obiettivo del rapimento. "Aggressivi, bande armate che hanno voluto paralizzare la vita comunitaria, sequestrando persone, con la decapitazione, portando il terrore anche alle scuole", ha detto, sostenendo che molti di loro sono affiliati ad "al-Qaeda e con sfondi di Fratellanza musulmana". Solo uno su 20 sono siriani, gli altri provengono da una vasta gamma di Stati, dalla Gran Bretagna al Pakistan, da Cecenia e Nord Africa, dice. Molti sono veterani di Iraq e Afghanistan, e ora "la loro causa viene riciclata per uccidere siriani". 
L'organizzazione "Syrian Christians for Democracy " ha sottolineato che molti cristiani hanno avuto un ruolo nel movimento di protesta contro il presidente siriano Bashar al-Assad e il suo regime e alcuni avevano pagato con la vita di conseguenza. Ma ci sono anche quelli che, come il signor Bedrosian, che aveva sostenuto la riforma,  poi si sono trovati di essere vittime di ribelli.  In qualità di studente presso l'Università di Aleppo in un paese senza mezzi di informazione liberi , in un primo momento ha accettato la propaganda del regime che i manifestanti erano terroristi. "Ma poi ho visto i reports diramati dall'opposizione, ho visto quello che la gente di Assad  stava facendo, le cose brutali e ho cominciato a sostenere le proteste," ha detto. 
"La mia amica e io siamo stati portati in una villa nella periferia di Aleppo dopo che siamo stati catturati [nel quartiere Anadan]. Venivo picchiato con i calci dei fucili, pugni e calci. Nessuno degli uomini che ci avevano preso era straniero, erano tutti siriani ed è stato uno di loro che è stato davvero violento. Mi hanno accusato di combattere per il regime, ma ho detto loro che ero un Armeno Siriano -.. non volevamo combattere da nessuna delle due parti,  ho anche detto loro che avevo preso parte a marce all'Università. Ma hanno detto che saremmo stati uccisi a meno che il denaro fosse pagato per la ragazza e per me. "

I rapitori hanno chiamato i genitori del signor Bedrosdian e sono arrivati al cellulare di sua madre - che aveva come suoneria una canzone in lode di Bashar al-Assad: il regime riceve, in generale, più sostegno nella vecchia generazione. Questo gli ha ottenuto un altro pestaggio, ma il riscatto è stato consegnato da suo padre, mercanteggiato fino a $ 12.000, e la coppia è stata liberata. I rapitori hanno tenuto la macchina. 
La prima cosa che il signor Bedrosian ha fatto al ritorno a casa è stato  di cambiare la suoneria di sua madre.
Lo storico souk di Aleppo devastato 

Due mesi fa, il mercato coperto di Aleppo risalente al 14 ° secolo,  è stata bruciato. Il regime ed i ribelli si sono addossati la colpa l'un l'altro, mentre il Souk al-Medina, uno dei migliori esempi del suo genere in tutto il Medio Oriente, è in rovina. Jiraryr Terzian, un commerciante di gioielli, è stato uno delle decine che hanno perso il loro negozio quel giorno. Ora è a Beirut con la sua famiglia siriana armena, la loro casa chiusa a chiave si trova in uno dei quartieri cristiani invasi settimana scorsa da combattenti rivoluzionari. "L'attività è stata avviata da mio nonno 60 anni fa e speravo che i miei figli avrebbero continuato dopo  di me. La storia della mia famiglia è in Aleppo e non ci piace lasciarla. Penso che entrambe le parti sono in errore in ciò che sta accadendo. Il nostro Paese viene distrutto. 
Il fatto è che si può ritornare se vince Assad.   Non mi piace dire questo, non vogliamo che il regime rimanga così com'è, ma  sarà più sicuro sotto di lui . "
Un altro rifugiato cristiano, che vuole essere conosciuto come Boutros, dice di sapere che cosa accadrà quando i rivoluzionari prenderanno il sopravvento. Nella sua città natale, Qusayr, i ribelli erano, egli li conosce, sunniti locali, non stranieri. «Ma ci hanno detto che dobbiamo combattere con loro contro il governo. Quando ci siamo rifiutati hanno cominciato a minacciarci e insultarci . Hanno iniziato a uccidere i cristiani. Mathew Kasouha è stato il primo che hanno ucciso. Era un uomo buono". I cristiani locali hanno preso le armi dopo un po', ha detto Boutros, e nel marzo c'è stata una "resa dei conti". 
Altri cristiani sono stati uccisi ed egli è fuggito in Libano.

http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/the-plight-of-syrias-christians-we-left-homs-because-they-were-trying-to-kill-us-8274710.html

lunedì 11 febbraio 2013

UN PAESE SULLA CROCE

Nuove proteste dei cristiani contro la piaga dei rapimenti

Sequestrati due Sacerdoti di Aleppo


Notizia giunta l' 11 febbraio : "On vient d'apprendre l'enlevement de 2 pretres a Alep : P. Michel Kayyal et P. Maher Mahfoud. Prions pour leur liberation"

da Aleppo:
"La connessione a Internet per qualche  momento è tornata, ma negli ultimi 3 giorni Aleppo è senza elettricità e ci aspettiamo che ciò persista a causa dei combattimenti che infuriano tra l'esercito siriano "Libero", che tenta di occupare la parte orientale della città e l'esercito arabo siriano che difende la posizione in quanto è in questa zona che sono situate la centrale e le fabbriche sotto il Ministero della Difesa.
Ieri, due sacerdoti che si dirigevano da Aleppo a Beirut sono stati sequestrati da elementi di al-Forsat- Nosra. Sono i Sacerdoti Michel Kayyal, cattolico di rito armeno, e Maher Mahfouz, di rito greco ortodosso. Un terzo sacerdote salesiano, Padre Charbel è stato rilasciato.
Le famiglie dei due sacerdoti sono ancora senza notizie, i rapitori non hanno preso contatto.
Sembra che siano le irriducibili fazioni dissidenti di al-Forsat Nosra che sono all'origine del rapimento, l'intenzione sarebbe quella di ammazzarli.
Stiamo lanciando un SOS a tutte le anime di buona volontà perché spieghino intorno a loro che sostenere i ribelli è un errore. Nulla di buono può uscire da questa cosiddetta sanguinosa ribellione in corso in Siria.
Più in generale, la situazione in città è molto tesa. Scontri si verificano in tutto il quartiere cristiano siriano al-Jadideh nel centro storico e in quello ad Est. L'esercito siriano ha inviato 20.000 uomini per liberare la regione. Queste lotte non impediranno ai rifugiati dalle città di Raqqa e Tabqa di venire a cercare "scampo" in Aleppo.
Pregate per noi"


Cari amici
Ieri hanno rapito  uno dei giovani che vengono a Messa tutti i giorni alla cattedrale. Vi chiediamo di ricordarlo nelle vostre preghiere.
Grazie.
Missionari in Aleppo-Siria






Hassakè - Agenzia Fides 4/2/2013

Nella provincia di Jazira, nell'alta Mesopotamia siriana, l'aumento esponenziale dei rapimenti – effetto collaterale del conflitto siriano – continua a flagellare le popolazioni civili anche nelle aree non interessate dagli scontri tra ribelli e esercito governativo. L'ultimo rapito in ordine di tempo è un farmacista cristiano sequestrato domenica, per il quale è stato richiesto un ricatto di un milione di lire siriane (quasi 11mila euro). “Per i banditi di tutte le specie – riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo, titolare della arcieparchia siro-cattolica di Hassaké-Nisibi – questo è un momento buono per fare i soldi”.
Venerdì scorso, decine di cristiani hanno improvvisato un blocco stradale bruciando copertoni a un incrocio della città di Hassaké per protestare contro il rapimento lampo del rettore dell'Università statale di Al-Furat, il cristiano Jack Mardini, sequestrato in pieno giorno da sicari armati e liberato dopo due ore. Nel suo caso, dietro il rapimento non c'era un tentativo di estorsione, ma questioni legate al funzionamento dell'Ateneo. Sintomo che ormai si ricorre alla prassi criminale dei sequestri per risolvere col sopruso i conflitti d'interesse personali e sociali.
Nelle ultime settimane, nella sola città di Hassaké ci sono stati una cinquantina di rapimenti, e quasi la metà sono avvenuti a danno di cristiani. “Molti di loro sono medici, avvocati e professionisti – nota mons. Hindo – ma ormai cominciano a rapire anche i poveri”. Nondimeno, l'Arcivescovo siro-cattolico smentisce che la pratica dei sequestri abbia i cristiani come target privilegiato: “Negli ultimi giorni – racconta mons. Hindo – alcuni sequestrati musulmani hanno cercato di richiamare i rapitori al senso di pietà, raccontando del pellegrinaggio compiuto alla Mecca. I banditi, per tutta risposta, hanno cominciato a bestemmiare il nome di Allah e a maledire il Profeta Mohammad, dicendo che il loro unico interesse è il denaro”.

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40927&lan=ita

Oremus pro Pontifice nostro Benedicto: Dominus conservet eum et vivificet eum et beatum faciat eum in terra et non tradat eum in animam inimicorum eius

Tutta la Chiesa d'Occidente e di Oriente si raccoglie in preghiera per Benedetto XVI

11 febbraio 2013: Nostra Signora di Lourdes

شكرا لكم، أيها الأب الأقدس، البابا بنديكت السادس عشر، من قبل الكنيسة كاملة من الغرب والشرق




Siria: le reazioni alla dimissioni del Papa dell'arcivescovo greco-melchita di Aleppo



"Benedetto XVI è stato un uomo coraggioso - afferma mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo di Aleppo per la Chiesa greco-melchita - che non ha avuto paura di difendere la verità di fronte al mondo. 
È stato il primo e per molti mesi l'unico a lanciare appelli per una fine della guerra in Siria, attraverso il dialogo e la diplomazia. Noi siamo molto grati per quello che ha fatto per la nostra Chiesa e per la nostra popolazione martoriata dal conflitto. La sua visita in Libano è stata un esempio emblematico della sua sincera vicinanza. Ci dispiace molto che abbia presentato le dimissioni, ma abbiamo fede nella sua saggezza e nella sua profonda spiritualità che lo ha portato a questa scelta. Negli anni di pontificato - afferma il presule - lui ha sempre mostrato un amore alla Chiesa e a Gesù Cristo senza mezze misure. Egli è stato un Papa straordinario in un momento molto difficile per il mondo e per i cattolici. Ha saputo esprimere ciò che la Chiesa  pensava. La volontà di Dio senza timidezza ed esitazione, anche con espressioni semplici e forti di verità, chiarezza e trasparenza. 
Nel suo discorso a Regensburg si è rivolto per la prima volta ai musulmani indicando la strada dei valori fondamentali e della ragione per un vero dialogo fra le fedi in grado di contrastare il dilagare del fondamentalismo islamico. 
Oggi, l'estremismo di cui parlava il Papa è diventata una realtà non più isolata. Esso dilaga e rischia di distruggere i Paesi del Medio Oriente, in particolare la Siria. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo - afferma mons. Jeanbart - e di parlare insieme a lui in privato una volta sola. Avevo scritto un libro sulla vita di Giovanni Paolo II in arabo ed ero giunto a Roma per donarglielo. Sono stato commosso di essere ricevuto da lui, nonostante ci fossero dietro di me molti vescovi e persone importanti. Ricordo ancora con commozione quei momenti e soprattutto la sua capacità di ascoltare. 
In questi anni - conclude l'arcivescovo greco-melchita di Aleppo - egli è stato un vero padre e un pastore per tutti i vescovi e i sacerdoti, soprattutto per i cristiani del Medio Oriente". (R.P.)

Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/02/11/siria:_le_reazioni_alla_dimissioni_del_papa_dell'arcivescovo_greco-mel/it1-663969
del sito Radio Vaticana

domenica 10 febbraio 2013

Damasco: la comunità cristiana in festa con i suoi Pastori

I Patriarchi confortano la speranza dei cristiani siriani



La gioia del quartiere cristiano di Bab Touma per l'arrivo del Patriarca Maronita Cardinale BÉCHARA BOUTROS RAÏ.



Il patriarca maronita, il cardinale Mar Béchara Boutros Raï, in visita a Damasco  per due giorni: il sabato ha presieduto la Messa di celebrazione in occasione della festa di San Maroun.  


Il Cardinale Rai ha dichiarato che in Siria nessun cambiamento dell'assetto politico può essere raggiunto se non attraverso gli sviluppi interni, il dialogo e la dialettica democratica e che tentativi di forzare la situazione dall'esterno e con mezzi violenti non porteranno a nessun risultato. Il Cardinale ha aggiunto di pregare ogni giorno per la fine delle violenze e delle sofferenze che hanno punteggiato gli ultimi mesi, vedendo ogni giorno qualche nuovo motivo di ottimismo e speranza.

Il patriarca Raï partecipa oggi, domenica, alla cerimonia di insediamento ufficiale del nuovo patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Youhanna X Yazigi come successore del defunto Patriarca Ignazio IV Hazim.




Nel suo discorso, il Patriarca Giovanni X ha detto che "la Siria troverà la via della salvezza attraverso il dialogo e ritroverà il suo antico volto." Ha continuato: "Dio non accetta che si spezzi la vita che condividiamo con i non cristiani per motivi politici e perché tra noi come tra loro ci sono persone che aderiscono a tendenze fondamentaliste che non hanno nulla a che fare con la religione. " . Affermando di voler pregare e lavorare per l'unità in Siria, il nuovo Patriarca ha pregato Dio perchè accompagni  la sua responsabilità. Giovanni X ha infine assicurato che non dimentica il Libano, lodando la sua gente e il suo presidente.
 Il capo della Chiesa maronita ha a sua volta tenuto un discorso in cui si è rivolto al nuovo Patriarca:. "Lei assume le sue funzioni in un contesto difficile per la Siria ferita e  sofferente.  Abbiamo vissuto in Libano questa lacerante ferita causata da guerre senza senso. " Il Cardinale Rai  ha continuato: "Siamo venuti oggi (in Siria) per esprimere la nostra solidarietà con il nostro popolo che soffre ed è ferito, portando il Vangelo della pace, il Vangelo della fraternità, il Vangelo della dignità umana ". Per il Patriarca maronita, "ogni sangue innocente versato su questa terra buona è una lacrima di Gesù Cristo."
Il nuovo Patriarca Yazigi è stato eletto il 17 dicembre al Monastero Balamand situato a nord di Beirut. Nato 57 anni fa a Latakia (Siria nord-ovest), era nato a Mar Marita, la più grande valle cristiana della Siria. Era il Metropolita Greco-Ortodosso dell'Europa occidentale e centrale.

traduzione da: http://www.lorientlejour.com/category/%C3%80+La+Une/article/800139/Intronisation_du_patriarche_grec-orthodoxe%2C_en_presence_du_patriarche_maronite.html

venerdì 8 febbraio 2013

Un' umanità buona: è la presenza di Gesù oggi ad Aleppo

In Aleppo il 3 Febbraio 2013 è stato un giorno molto speciale. Un giorno di  incontri  e di festa. Una giornata di condivisione e di ascolto. Una giornata di gioia e di distribuzione. No, i media non sono venuti per filmarci e documentare l'evento. Le TV non ne parleranno.
Ma è stata una giornata, un evento che ha segnato  più di 370 famiglie.
Carichi di pacchetti e, pieni , pesanti ... Tutte queste famiglie hanno ricevuto un’assistenza speciale per ottenere qualcosa  per scaldarsi ... Ma ancora più importante, lo spessore dell’accoglienza, dell’incontro e della condivisione. 



Ci vuole il  tempo: si parla, si dice una parola, una traccia è lasciata ... da qualche parte, in piena strada o nel seminterrato, ... non è fare beneficenza. 

Noi Maristi Blu siamo solidali, siamo in comunione profonda. Noi Maristi Blu  non siamo solamente quelli residenti in Aleppo, ma tutta una rete di amici, fratelli e laici, Aleppini originari o meno, tutti impegnati nello stesso spirito di semplicità e di audacia per andare verso una terra nuova,  la terra dell’ altro, il più bisognoso, il più povero, il disoccupato, il disperato, quello preoccupato, quello triste ...  

Quindi questa sera, Maria, nostra Buona Madre, ti affido tutti i volti, tutte queste mani e questi cuori, tutti quelli che sono l'altra faccia della guerra .. Un volto di amore e di speranza ... Li affido a te, nome per nome, faccia per faccia, persona per persona ... Seguendo le tue orme O Maria, noi continuiamo il cammino, affrettandoci ad accendere più luce nella notte oscura del quotidiano di  tutte queste famiglie.

Affido a te anche gli sfollati, queste famiglie che incontreremo domani e che ci aspettano, non solo per la distribuzione settimanale, ma per tutto ciò che questa distribuzione rappresenta: la solidarietà al di là di tutti i confini.




























Maria, per ciascuno dei benefattori e volontari, per tutti questi cuori senza confini, io ti dico GRAZIE

Frère Georges Sabe




Dalle suore e i padri dell'IVE di Aleppo
Vi lasciamo una breve riflessione che abbiamo scritto giorni fa e che non abbiamo potuto condividere prima, perché ci trovavamo senza connessione a internet. Grazie a tutti per le vostre preghiere. Siete anche voi nelle nostre.

"Giovedì 10 Gennaio ha nevicato ad Aleppo. Lo spettacolo era meraviglioso e sarebbe bastato come motivo di divertimento per tutta la città. Ma in queste circostanze, la neve aveva una connotazione inevitabilmente triste. Abbiamo trascorso molti giorni senza luce, fa molto freddo, senza mezzi di riscaldamento, e molte persone vivono ancora in strada ...

Ma oggi il sole è apparso. E quel tepore morbido che si sta appena iniziando a sentire riscalda i corpi e anche i cuori. È la speranza sempre nuova che Dio non ci abbandona. Perché perfino quando tutto sembra perduto per l’odio e la malvagità degli uomini, Egli è determinato a fare sorgere di nuovo il sole...

I Missionari in Aleppo

Milizie islamiste nel quartiere siriaco: terrore fra i cristiani di Aleppo


Aleppo (Agenzia Fides) 5/2/2013

 Paura fra i cristiani di Aleppo residenti nel quartiere a maggioranza cristiana siriaca: come riferisce in un messaggio inviato a Fides il Pastore Ibrahim Nussair, leader spirituale della Chiesa evangelica di Aleppo, ieri mattina milizie islamiste del gruppo “Jabhat Al Nusra” sono penetrate nell’area: “Ci siamo svegliati di soprassalto sentendo le grida ‘Allah-u-Akbar’ e, guardando fuori dalle finestre, abbiamo visto guerrieri del battaglione Jabhat al Nusra, nelle nostre strade. Erigevano barricate nei pressi delle nostre chiese e delle nostre scuole, mettendo in pericolo la vita della popolazione civile”.
 Il Pastore ha aggiunto che, con l’arrivo di forze dell’esercito regolare, vi sono stati pesanti combattimenti e i miliziani sono stati cacciati dalla zona.
Il Pastore riferisce che la presenza di tali miliziani, anche se solo per poche ore, ha contribuito a diffondere un’ondata di terrore fra la popolazione, che non si sente al sicuro e medita di lasciare la città. Il leader cristiano conclude: “Noi confidiamo in Dio, ma anche nei nostri amici musulmani in Siria, perchè ci proteggano da questi estremisti. Siamo e resteremo un popolo che desidera e lavora per il dialogo e per la pace”.
All’inizio del novembre scorso, la storica chiesa evangelica araba di Aleppo, nel quartiere di Jdeideh (nella città vecchia), era stata minata con esplosivo e fatta saltare in aria (vedi Fides 10-11-2012).

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40941&lan=ita

L'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo: “ormai ci siamo assuefatti all'orrore quotidiano”


Aleppo  – “L'effetto della condizione in cui viviamo da più di un anno è che ormai ci siamo assuefatti all'orrore quotidiano”. 
Così l'Arcivescovo di Aleppo degli armeni cattolici, Boutros Marayati, descrive all'Agenzia Fides la situazione stravolta vissuta dagli abitanti della metropoli siriana, dove sono stati ritrovati decine di cadaveri di giovani vittime di esecuzioni sommarie collettive. “Ci sono sempre notizie di nuove stragi, c'è il rumore continuo dei bombardamenti, si vive in uno stato di tensione e paura giorno e notte, c'è la fatica per sopravvivere in una quotidianità in cui non si trova nemmeno l'acqua da bere e il carburante per riscaldare le case. Travolti come siamo da tutto questo” spiega a Fides l'Arcivescovo “non c'è quasi il tempo di prendere coscienza delle cose terribili in cui siamo immersi. La strage all'Università di qualche giorno fa, dove abbiamo perso anche la povera suor Rima, sembra già una cosa lontana.
Ci chiediamo solo quando e come tutto questo finirà. E preghiamo il Signore, che ci guardi e ci protegga”. (Agenzia Fides 30/1/2013).

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40896&lan=ita