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giovedì 6 dicembre 2012

Aleppo delenda est!


Dei 16 grandi forni statali ad Aleppo, 8 sono stati occupati dall’ Esercito Siriano "Libero", che li ha smantellati e i macchinari sono stati venduti ai turchi. I silos di grano, situati a 20 km ad est della città, sono stati depredati e il prodotto viene venduto dall’ ESL. Il lievito non esiste più, la farina e il “mazout” (petrolio) sono introvabili. Parti di Aleppo sono  alla carestia.

Messaggio da Aleppo - Venerdì 30 novembre, 2012  

Per più di cinque giorni, Internet è stato tagliato, l’elettricità ci raggiunge tre ore al giorno. L'assenza di petrolio, gas ed elettricità ci fa raggiungere i limiti del possibile. Ci sono bambini che muoiono di fame. Per sopravvivere, in Aleppo si è trovato un modo alternativo  per riscaldarsi, utilizzando tamponi elettrici per scaldare i piedi.
Gli elementi armati si mettono anche nel commercio, illegale ovviamente, ma è sempre un commercio. Hanno tagliato gli alberi che si trovano alla periferia della città e vendono la legna. Una Tonnellata ha raggiunto il prezzo di Q.S. 22.000 (€ 250).
Se solo l'energia fosse l'unico problema… I rapimenti di cristiani sono infiniti. Siamo in grado di elencarvi le persone, senza fare nomi, in modo da non ferire le famiglie. Vi informiamo:
 
- Il rapimento del giovane "Mb Antoine" che ha studiato presso Marmarita, a Wadi Al-Nassara [Valle dei Cristiani], vicino al confine libanese. E 'stato rapito direttamente dalla sua casa e siccome suo padre possiede un piccolo hotel nella città vecchia di Aleppo, i rapitori hanno chiesto per rilasciarlo 50 milioni di LS (€ 567.000).
- Il rapimento di "H. H. "- 69 anni - E 'stato portato via con la sua auto e poi successivamente rilasciato contro un riscatto di 5 milioni di LS (€ 57.000).
- Il rapimento di un tassista  cristiano nel percorso Aleppo-Beirut. Il riscatto è 5 milioni di LS (€ 57.000).
- Quanti furti d'auto sono stati commessi in pieno giorno da bande di ladri, l’ ultima è l'auto del "Dr. Sami Ya" ...
 

Aleppo - Domenica 2 dicembre 2012  -

Dopo il restauro temporaneo delle comunicazioni con la Siria, abbiamo ricevuto le seguenti informazioni:
La situazione sta diventando sempre più critica e difficile. L'Esercito Siriano “Libero” ha occupato la diga "Tishreen" che si trova nei pressi di Raqqa, ha tagliato le linee elettriche e sta minacciando di far saltare la diga.
 
Youssef Karme, autista greco-cattolico, padre di tre figli, guidava i pulmini di una scuola armeno-cattolica di Aleppo, e usava spesso la sua auto privata per trasportare i Vescovi e i sacerdoti della metropoli siriana. Nell'ultimo suo viaggio aveva accompagnato all'aeroporto l'Arcivescovo armeno cattolico Boutros Marayati, quello maronita Youssef Anis Abi-Aad e un sacerdote, che dovevano andare in Libano per prendere parte all'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Medio Oriente, in corso a Harissa. Sulla via del ritorno, è stato ucciso con due colpi di arma da fuoco.
L'Arcivescovo Marayati conferma a Fides che Aleppo è una città sfigurata dal conflitto: “La settimana scorsa un ordigno è stato lanciato sulla nostra scuola. In quel momento, provvidenzialmente, non c'era nessuno. Altrimenti sarebbe stata una strage di bambini”.(A. Fides)
 
Una bambina di Aleppo raccoglie l'acqua della pioggia.
Il freddo uccide soprattutto i bambini

     
 











Lettera da Aleppo - Mercoledì 5 Dicembre 2012  

Sono un cristiano e vi scrivo dall’appartamento  di  uno dei miei vicini di casa, musulmano, che ha un generatore elettrico, per rendervi consapevoli della situazione in Aleppo. Dalla mezzanotte di ieri, l'intera città di Aleppo è senza elettricità dopo l'attacco nella città orientale alla Centrale del Gas.
Ospedali, panifici, impianti frigorifici sono fermi;  i malati, in particolare i bambini stanno morendo nello stesso momento in cui scrivo. All’ ospedale universitario, dove mio fratello chirurgo si prende cura dei feriti dell'esercito e civili, vi è una grave carenza di farmaci, specialisti, elettricità e cibo, soprattutto pane.
La grande prigione di Aleppo situata a 10 km a "Mislimiyah" è sotto assedio e priva di tutto; prigionieri congelati vi muoiono ogni giorno.
Abbiamo appena sentito circa le dichiarazioni del Ministro Fabius, che avrebbe detto di temere che tra i ribelli vi siano dei criminali pieni di risentimento. E’ troppo tardi ... Dopo aver praticato la strada al caos e dato la sua benedizione per i criminali di guerra ... Come  farete a riportare la vita, la pace e la giustizia? Governare non è  scherzare. E’ proteggere vite umane e promuoverle.
http://www.leveilleurdeninive.com/

mercoledì 5 dicembre 2012

Signor Presidente Monti, se vuole alleviare le sofferenze della popolazione civile, ascolti - piuttosto - i Vescovi Siriani.


 05 dicembre, ore 12:25
Roma - (Adnkronos) -
Il presidente del Consiglio incontra il primo ministro libanese Najib Mikati:
 
  "Per quanto riguarda la crisi siriana, il presidente del Consiglio ha detto di essere "estremamente preoccupati e consideriamo del tutto inaccettabili le sofferenze che vengono imposte alla popolazione civile.
Siamo attivamente impegnati nel processo di consolidamento dell'opposizione siriana e siamo e rimarremo fortemente impegnati anche nel cercare di alleviare la grave crisi umanitaria che si è prodotta".
"L'Italia - ha aggiunto - ha già reso disponibili sei milioni di euro per lo sforzo umanitario e stiamo attualmente lavorando per un pacchetto che credo e spero possa aumentare questo aiuto. Inoltre c'è anche un contributo dell'Unione europea che ha raggiunto in totale un po' di più di 120 milioni di euro".
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Libano-Monti-Resteremo-con-lUnifil-E-al-lavoro-per-consolidare-opposizione-Siria_313961687746.html


Patriarchi e Vescovi del Medio Oriente preparano il loro appello al mondo. L'Arcivescovo Marayati: per la Siria no a soluzioni militari

Agenzia Fides 5/12/2012

Harissa (Agenzia Fides) – Le trasformazioni politiche del Medio Oriente sono state oggi una questione centrale nei lavori del secondo Congresso dei Patriarchi e dei Vescovi del Medio Oriente, in corso ad Harissa. Una sessione dell'assemblea, moderata dal Vescovo copto cattolico Antonios Aziz Mina, si è soffermata sui processi politici e sui conflitti in atto nell'area mediorientale attraverso l'esposizione di sei testimonianze provenienti da diversi Paesi.
Entro questa sera, i Patriarchi e i Vescovi del Medio Oriente approveranno una lista di raccomandazioni e di risoluzioni, insieme a un comunicato finale. L'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo mons. Boutros Marayati anticipa all'agenzia Fides i criteri di sguardo e di giudizio unanime che i partecipanti all'assemblea esprimeranno rispetto alla tragica situazione della Siria: “Stasera lanceremo un appello a tutti gli attori in gioco affinché cessino le violenze e si metta fine alla guerra fratricida siriana. Insisteremo sul fatto che occorre trovare una via di soluzione tramite il dialogo e il compromesso, dove ognuno deve rinunciare alle proprie pretese, per riprendere la vita normale e far ritornare la pace”.
Secondo l'Arcivescovo Marayati, i capi delle Chiese cattoliche del Medio Oriente “respingono le posizioni di chi sostiene che per questo conflitto esiste solo una soluzione di tipo militare: siamo tutti convinti che non ci potrà essere nessuna vittoria, perché in questa tragica vicenda tutti hanno già perso tutto. Nessuno potrà dire di aver vinto, dopo questo disastro. Le potenze regionali e l'intera comunità internazionale” conclude l'Arcivescovo armeno-cattolico “devono favorire la soluzione del conflitto, piuttosto che alimentarlo col sostegno ad una delle due parti in lotta”.
 
 
aggiornamento FIDES 6 dicembre :

Appello dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Medio Oriente: anche i musulmani concorrano a garantire la libertà e l'uguaglianza dei loro concittadini cristiani

Harissa - La seconda Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Medio Oriente si è conclusa ieri sera, 5 dicembre, ad Harissa, con l'approvazione di due documenti in cui si condensa la sollecitudine pastorale dei Capi delle Chiese cattoliche davanti alle urgenze, anche politiche, sociali e umanitarie, vissute dai Paesi arabi nel tempo presente.
Secondo le informazioni raccolte dall'Agenzia Fides, il secondo documento sottoscritto dai partecipanti all'Assemblea di Harissa è un appello alla comunità internazionale e a tutti gli uomini di buona volontà concentrato intorno a tre punti fondamentali.
I Patriarchi e i Vescovi cattolici del Medio Oriente sottolineano in primis l'urgenza di trovare finalmente una “soluzione giusta e pacifica alla questione palestinese”, indicata come punto d'origine di tutti i conflitti mediorientali.
Il secondo punto è un accorato richiamo a fare di tutto per porre fine ai conflitti e alle violenze che stravolgono la vita dei popoli della regione, ponendo in atto cammini di riconciliazione e di pace che garantiscano a tutti la libertà e la tutela della propria dignità umana. L'appello fa riferimento esplicito alla situazione della Siria martoriata.
Il terzo punto si concentra sulla condizione dei cristiani nelle terre mediorientali. I capi delle Chiese sono sollecitati a intensificare la loro comunione e la piena collaborazione per favorire la permanenza e la continuità della presenza autoctona, attiva e efficace, dei cristiani nelle società arabe. L'appello su questo punto si rivolge anche ai musulmani, chiamati a concorrere alla tutela dei pieni diritti dei loro connazionali cristiani, nel riconoscimento di una comune e condivisa cittadinanza.

Ieri i partecipanti all'Assemblea di Harissa hanno espresso il loro unanime cordoglio per la morte di Sua Beatitudine Ignatius IV Hazim, Patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente, spentosi nell'ospedale Saint Georges di Beirut all'età di 91 anni. Sua Beatitudine Bechara Boutros Rai, Patriarca di Antiochia dei maroniti, a nome di tutti i Patriarchi e i Vescovi cattolici presenti ad Harissa ha reso omaggio alla grande “saggezza e dedizione” con cui il Patriarca Hazim ha guidato per 33 anni la sua Chiesa.
 

martedì 4 dicembre 2012

Armeni di Siria: una nuova diaspora?

Nonostante il tentativo di restare neutrale nel conflitto, la comunità Armena siriana è stata gravemente colpita

 
 
 
Le abitazioni dei civili nel  quartiere armeno di Aleppo sono state prese di mira per tre volte nelle ultime settimane: demolite le strutture della scuola e dell'ospizio  
qui le foto

 



I resti della Chiesa Armena di Saint-Gevorg in Aleppo
qui le foto
http://www.armenews.com/article.php3?id_article=84185



 
RAPIMENTI
 
Hasake, Siria (AINA) - Almeno 3 assiri sono stati rapiti dai loro villaggi di recente in Hasake. Due delle vittime sono uomini giovani e i rapitori hanno chiesto un minimo di 100.000 USD in riscatto per ciascuno. La terza vittima è una ragazza di 17 anni, che è stata prelevata durante il percorso, dopo che 4 uomini, si crede curdi, avevano aggredito suo fratello di 16 anni , picchiato lui, e se ne sono andati con lei.

La violenza contro gli Assiri è nettamente aumentata negli ultimi 12 mesi, in gran parte perpetrata dalle milizie ribelli, in particolare dagli elementi jihadisti dei ribelli, nonostante il fatto che gli assiri avessero appoggiato la milizia ribelle (AINA 2012/10/27) .
 Il 15 novembre quattro missili hanno colpito il villaggio di Tel Nasri (AINA 2012/11/15).

 
 
L'Arcivescovo assiro di Aleppo ha rilasciato la seguente dichiarazione:
 
Noi condanniamo senza riserve e denunciamo l'escalation di queste manifestazioni degli armati, e tutti i tipi di bombardamenti ed esplosioni che non possono che portare più in profondità le ferite tra fratelli combattenti, in un circolo vizioso di violenza, devastazione e morte. Dobbiamo anche condannare e deplorare i continui  sequestri di persona, omicidi, demolizione di infrastrutture, dei patrimoni e le attività finalizzate al logoramento paralizzante dell'economia locale e nazionale. Lo status quo di questo conflitto è evidente e demoralizzante in quanto può solo diffondere la cultura dell' anarchia, il risentimento e la divisione, in una città che non ha mai sostenuto tale livello di violenza, distruzione e decimazione, nella sua storia. Fino a poco tempo fa, si conoscevano solo l'affetto, la tolleranza e una sana convivenza delle persone nella nostra città benedetta. E 'straziante assistere impotenti: la nostra amata città di Aleppo e in altre città siriane, villaggi e frazioni diventano campi di battaglia, e vediamo il loro annientamento sistematico.
"Nessuno può alzare la bandiera della vittoria sui cumuli di rovine di tale sacrilegio".
 
 
 
 LE CARE MEMORIE FERITE  
 
 
 La Chiesa armena "Martiri Genocide Memorial" in Der Zor, anche conosciuta come la chiesa Santi Martiri armena, è stata gravemente danneggiata a causa dei bombardamenti. Il livello inferiore del museo e memoriale, in cui sono conservati i resti delle vittime del genocidio armeno, sembra essere in rovina.
 

Der el-Zor è stata testimone di scontri tra i ribelli e l'esercito siriano dall'inizio del conflitto armato nel paese. Le poche famiglie armene che vivevano in città l'hanno lasciata mesi fa. Centinaia di migliaia di deportati armeni furono massacrati in Der Zor nell'estate del 1916.




Questa immagine, scattata da un giornalista tedesco e conservata negli archivi del Vaticano, documenta il massacro delle donne cristiane armene nel deserto di Deir ez-Zor - Siria , il 24/04/1915 durante il genocidio da parte dei soldati turchi.





Il portavoce della Prelatura armena di Aleppo Jirair Reyisian ha detto che le tensioni proseguono in ed intorno a Aleppo, che 4-5 bombe sono cadute vicino e intorno alla Chiesa  siriaca San Theotokos nel quartiere Villaner. Il portavoce  ha annunciato che la terza spedizione degli aiuti umanitari dall' Armenia,  campagna denominata "aiuta il tuo fratello", è già arrivata ed è stata distribuita tra gli abitanti armeni e non armeni in ed intorno a Aleppo.
  
 


 

"Proprio quando il regime di Assad vacilla , i cristiani saranno tra le più grandi vittime. Bombe ora sono collocate in aree cristiane, dove non vi è alcun obiettivo strategico o militare. Dove sono le voci delle principali chiese contemporanee? L'America e l'Europa non hanno offerto alcun aiuto per i cristiani, e mentre le chiese tradizionali rimangono in silenzio, il governo degli Stati Uniti e gli alleati occidentali stanno facendo peggiorare le cose."

qui l'articolo: The Syrian Revolution's Dire Threat to Christian http://www.aina.org/news/20121204101212.htm



Democrazia siriana, un sogno
 by Michael Swan, The Catholic Register

Saturday, 01 December 2012


Il Primate Armeno Ortodosso di Damasco vede poche speranze che la guerra civile siriana si concluda con un regime democratico al potere e si interroga sul sostegno occidentale ai gruppi ribelli.

lunedì 3 dicembre 2012

Il cielo sopra Damasco


MMS da Damasco, il 7 novembre '12


4 dicembre: memoria di San Giovanni Damasceno, Vescovo e Dottore della Chiesa


Dalla Catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di mercoledì 6 maggio 2009


Cari fratelli e sorelle,

vorrei parlare oggi di Giovanni Damasceno, un personaggio di prima grandezza nella storia della teologia bizantina, un grande dottore nella storia della Chiesa universale. Egli è soprattutto un testimone oculare del trapasso dalla cultura cristiana greca e siriaca, condivisa dalla parte orientale dell’Impero bizantino, alla cultura dell’Islàm, che si fa spazio con le sue conquiste militari nel territorio riconosciuto abitualmente come Medio o Vicino Oriente.
Giovanni, nato in una ricca famiglia cristiana, giovane ancora assunse la carica – rivestita forse già dal padre - di responsabile economico del califfato. Ben presto, però, insoddisfatto della vita di corte, maturò la scelta monastica, entrando nel monastero di san Saba, vicino a Gerusalemme. Si era intorno all’anno 700. ..…
Dice Giovanni: "Bisogna lasciarsi riempire di stupore da tutte le opere della provvidenza, tutte lodarle e tutte accettarle, superando la tentazione di individuare in esse aspetti che a molti sembrano ingiusti o iniqui , e ammettendo invece che il progetto di Dio  va al di là della capacità conoscitiva e comprensiva  dell’uomo, mentre al contrario soltanto Lui conosce i nostri pensieri, le nostre azioni, e perfino il nostro futuro" . Già Platone, del resto, diceva che tutta la filosofia comincia con lo stupore: anche la nostra fede comincia con lo stupore della creazione, della bellezza di Dio che si fa visibile.
L’ottimismo della contemplazione naturale, di questo vedere nella creazione visibile il buono, il bello, il vero, questo ottimismo cristiano non è un ottimismo ingenuo: tiene conto della ferita inferta alla natura umana da una libertà di scelta voluta da Dio e utilizzata impropriamente dall’uomo, con tutte le conseguenze di disarmonia diffusa che ne sono derivate. Da qui l’esigenza, percepita chiaramente dal teologo di Damasco, che la natura nella quale si riflette la bontà e la bellezza di Dio, ferite dalla nostra colpa, "fosse rinforzata e rinnovata" dalla discesa del Figlio di Dio nella carne, dopo che in molti modi e in diverse occasioni Dio stesso aveva cercato di dimostrare che aveva creato l’uomo perché fosse non solo nell’ "essere", ma nel "bene-essere" . Con trasporto appassionato Giovanni spiega: "Era necessario che la natura fosse rinforzata e rinnovata e fosse indicata e insegnata concretamente la strada della virtù, che allontana dalla corruzione e conduce alla vita eterna… Apparve così all’orizzonte della storia il grande mare dell’amore di Dio per l’uomo…".
E’ una bella espressione. Vediamo, da una parte, la bellezza della creazione e, dall’altra, la distruzione fatta dalla colpa umana. Ma vediamo nel Figlio di Dio, che discende per rinnovare la natura, il mare dell’amore di Dio per l’uomo. Continua Giovanni Damasceno: "Egli stesso, il Creatore e il Signore, lottò per la sua creatura trasmettendole con l’esempio il suo insegnamento… E così il Figlio di Dio, pur sussistendo nella forma di Dio, abbassò i cieli e discese… presso i suoi servi… compiendo la cosa più nuova di tutte, l’unica cosa davvero nuova sotto il sole, attraverso cui si manifestò di fatto l’infinita potenza di Dio".
Possiamo immaginare il conforto e la gioia che diffondevano nel cuore dei fedeli queste parole ricche di immagini tanto affascinanti. Le ascoltiamo anche noi, oggi, condividendo gli stessi sentimenti dei cristiani di allora: Dio vuole riposare in noi, vuole rinnovare la natura anche tramite la nostra conversione, vuol farci partecipi della sua divinità.
Che il Signore ci aiuti a fare di queste parole sostanza della nostra vita.
 
“Signore, che nel Tuo Figlio ti sei mostrato Padre di tutti gli uomini, a qualunque popolo, lingua o cultura essi appartengano, infondi il Tuo Spirito su coloro che hanno in mano la sorte dei popoli, perché promuovano veramente la concordia, la giustizia e la dignità dell’uomo”.
Damasco dal Monte Qassioun

domenica 2 dicembre 2012

"Perché i civili? Abbiamo sempre accusato il regime di questi disastri. Ora parliamo dei crimini che abbiamo visto con i nostri occhi, perpetrati dall’Esercito libero siriano”

Un giovane cristiano dell’opposizione: “Le minoranze schiacciate nel conflitto”


Agenzia Fides 30/11/2012
 Le minoranze della società siriana, vulnerabili e indifese, vengono schiacciate in un conflitto che cresce di intensità, si caratterizza sempre più come lotta fra fazioni diverse, si colora di settarismo e confessionalismo: è quanto dice, in una nota inviata all’Agenzia Fides, un giovane cristiano, sfollato con la sua famiglia ad Hassake, raccontando l’esperienza della cittadina di Ras al-Ain, cittadina al confine con la Turchia, nell’alta Mesopotamia.




Hassakè –La popolazione civile nella zona al di là dell’Eufrate (Siria Orientale), è stata sconvolta dal conflitto che ha provocato un esodo di civili, rifugiatisi soprattutto nelle città di Hassakè e Kamishly. Da lì i Vescovi locali hanno inviato un accorato appello alla comunità internazionale e al Papa, per “evitare la catastrofe umanitaria” (vedi Fides 22 e 23/11/2012).
A Ras al-Ain, presa dalle truppe dell’Esercito Libero l’8 novembre scorso, oggi sono in corso scontri tra fazioni militari curde e arabe, in precedenza alleate contro l’esercito regolare siriano, segno del tasso di conflittualità generale che aumenta. Il giovane cristiano, che si professa vicino all’opposizione siriana e chiede l’anonimato per ragioni di sicurezza, spiega in un racconto inviato a Fides la drammatica condizione delle minoranze (arabi, curdi, siriaci, assiri, cristiani) in Mesopotamia.
“Nel cuore della a notte, alle due dell’8 novembre, i residenti di Ras al-Ain sono stati svegliati dal rumore di esplosioni, di elicotteri e mitragliatrici. Erano i combattenti dell’Esercito Libero e gli elicotteri turchi scesi in territorio siriano, che hanno facilmente conquistato il valico di frontiera e la città.
I militari hanno iniziato a sequestrare le case dei civili per usarle come postazioni da combattimento. Tra le case sequestrate, quella di mio nonno, dove c’erano donne, bambini e mia nonna paralizzata.
Tutti i civili sono stati espulsi dalle loro case in pigiama, senza poter prendere documenti, soldi o qualsiasi altra cosa. Militari e combattenti sono andati oltre: con una ‘lista nera’, sono andati casa per casa a cercare i loro nemici. Fra questi c’erano i nomi dei capi di famiglie cristiane. Perché?”.
“Da quanto detto – spiega il giovane – non si deve concludere che il nostro popolo è diviso da odio settario. Senza l'intervento di un vicino di casa della mia famiglia, un musulmano sunnita che ha pregato gli uomini armati di non farci del male, saremmo morti. Siamo salvi e siamo fuggiti. La popolazione di Ras al-Ain, musulmani e cristiani, curdi e arabi, siriaci e assiri, ha vissuto per decenni in pace e fratellanza. Ma ora ci vogliono mettere gli uni contro gli altri. Perché?”.
 “A Ras al-Ain, le vittime non erano solo cristiane, ma i cristiani sono stati gli unici ad essere stati immediatamente espulsi dalle loro case, portando i bambini in braccio, messi in fuga per le strade disseminate di cadaveri. Un simile intervento è quello di un esercito di invasori e non di un esercito di liberatori, come si definisce l’Esercito dell’opposizione”.

i miliziani dell'ESL entrano attraverso il confine della Turchia

  “Curdi, arabi e cristiani, più di 70.000 persone sono fuggite, per la maggior parte verso Hassakè. In poche ore la città si è trasformata in una città fantasma. Gli alawiti hanno avuto la sorte peggiore: uccisi perché alawiti. Una delle vittime era un maestro di scuola, che ha tanto amato la città e ha istruito per molti anni i ragazzi di tutte le famiglie. Alcuni miliziani lo hanno cercato, preso e ucciso davanti alla moglie e ai figli, che sono stati sequestrati”.
Il drammatico racconto conclude: “Oggi le strade sono bloccate. Un bus di linea fra Hassaké e Aleppo è stato fermato e tutti i passeggeri identificati, per eliminare quelli che non sono sunniti. Ma chi ha dato alle milizie l’ordine di uccidere sulla base di criteri religiosi? E anche se il criterio non fosse confessionale, che diritto hanno di uccidere civili innocenti ? Il diritto internazionale stabilisce che, anche in guerra, è dovere dei conquistatori garantire la sopravvivenza e i diritti dei civili. Ma questo principio non sembra essere incluso fra quelli che regolano le fazioni militari dei ribelli. Perché? Abbiamo sempre accusato il regime di questi disastri. Ora parliamo dei crimini che abbiamo visto con i nostri occhi, perpetrati dall’Esercito libero siriano”.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40460&lan=ita


Falsificare la realtà per preservare i ‘principi’, non fa nascere nè la libertà nè la democrazia, ma sancisce la morte dei principi stessi.

 
di Patrizio Ricci
Provocherei un vostro giudizio sull’intervista pubblicata su ‘il Sussidiario’ all’ex-ministro Frattini intitolata “: Frattini: Assad tortura i cristiani siriani per ricattare la Chiesa” . L’articolo viene pubblicato lo stesso giorno in cui a Damasco gli amici degli attivisti ricevuti dall’ex-ministro fanno saltare due autobombe, in un quartiere a maggioranza cristiana, provocando una carneficina. Prima viene fatta saltare un’ auto, poi quando arriva la gente ed i soccorritori si avvicinano per prestare aiuto, viene fatta esplodere la seconda, per raddoppiare le vittime.
Nell’articolo il nostro ex-ministro si affanna per spiegarci le magnifiche sorti progressive che attendono la Siria ormai ridotta ad un cumulo di macerie. Ci racconta che un gruppo di attivisti, accompagnati da lui stesso, è andato in Vaticano. L’incontro è descritto, senza fornire particolari, come ‘ un incontro senza precedenti ‘; nell’occasione gli attivisti hanno rassicurato la diplomazia vaticana: i cristiani avranno un ruolo molto importante nel dopo Assad.
Se però è questo l’esito di così tanta attenzione per i cristiani, se ne può fare a meno: tutti i 50.000 cristiani di Homs sono fuggiti scacciati dalle loro case e le chiese vengono fatte saltare, le vendette settarie verso le minoranze si moltiplicano in tutto il Paese. Come in altri numerosi episodi simili, l’attentato di ieri nella città a maggioranza cristiana di Jaramana nei pressi di Damasco che ha provocato 58 morti e 120 feriti non è assolutamente assimilabile ad un atto di guerra né ad un ‘danno collaterale’. E’ un atto criminale contro chiunque la pensi diversamente. Anche questa volta non è possibile addebitare le efferatezze alla parte antagonista, e la comunità internazionale, tace... Il vile attacco è stato condotto solo contro alcune etnie: è bastata la neutralità dei cristiani per scatenare la feroce rappresaglia, per trasformarli in un vuoto a perdere. Dalla cosiddetta ‘comunità internazionale’ , come sempre, non giunge alcuna condanna; nè ci si affretta ad indicare il numero dei bambini uccisi.
Tuttavia, questi fatti non si dimostrano sufficienti ad indurre i Governi occidentali a discostarsi dalla politica aggressiva sin qui intrapresa... Incuranti degli eventi e delle continue esortazioni dei Patriarchi e del Papa, gli Stati che hanno intrapreso o appoggiano ‘la rivoluzione’ fremono dalla voglia di destinare ulteriori armi e finanziamenti ai ribelli. Si esclude a priori ogni soluzione negoziale , ogni possibilità di riconciliazione. Nonostante ci sia un’ iniziativa in tal senso che si chiama ‘mussalaha’, essa è del tutto ignorata nei posti che ‘contano’. Gli effetti di questo atteggiamento sono sotto gli occhi di tutti : porta la guerra ad un livello sempre più disumano....
 http://www.vietatoparlare.it/2012/11/29/siria-il-vero-pericolo-e-nella-maniera-subdola-del-potere-di-procedere/

sabato 1 dicembre 2012

Giornata di preghiera per la pace in Medio Oriente promossa dai vescovi inglesi

Di fronte al dramma che sta vivendo il Medio Oriente e in particolare la Siria, devastata da un violento conflitto, la Chiesa cattolica inglese si mobilita e indice per martedì prossimo una speciale giornata di preghiera.

 
 
“Consapevoli della guerra civile in atto in Siria e del suo impatto sulle nazioni confinanti – si legge in una nota – i vescovi di Inghilterra e Galles hanno deciso di indire una giornata di preghiera in segno di solidarietà con le popolazioni della regione”. La scelta del 4 dicembre non è casuale: in quel giorno, infatti, si celebra la Festa di San Giovanni Damesceno, dottore della Chiesa, nato a Damasco nel 675 e morto a Gerusalemme nel 749. La sua figura, quindi, scrivono i presuli, rappresenta “il legame della Chiesa antica con le attuali comunità del Medio Oriente cristiano e con la loro vocazione di costruttori di pace”. Di qui, l’auspicio dei vescovi che “la vita di San Giovanni Damasceno possa ispirare cristiani, musulmani ed ebrei a lavorare per la riconciliazione e la giustizia”. Nello specifico, la preghiera si rivolge al Signore affinché “coloro che sono uniti nel cuore possano perseverare in ciò che è buono e coloro che sono in conflitto possano dimenticare il male ed essere, così, guariti”. (I.P.)
http://it.radiovaticana.va/news/2012/12/01/giornata_di_preghiera_per_la_pace_in_medio_oriente_promossa_dai_vescov/it1-643650

venerdì 30 novembre 2012

"Qui l'Emirato Islamico di Aleppo..."


Un  "democratico oppositore"  percorre le "zone liberate" di Aleppo, richiamando alla preghiera e ribadendo alla popolazione i doveri dei buoni musulmani.
 
 
 
 
 
La fatwa emessa dai battaglioni jihadisti contro "l'immorale usanza di permettere alle donne di guidare l'automobile".
Promessa di rappresaglie sulle disobbedienti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Nella parrocchia di San Dimitri molti cristiani si ritrovano ridotti alla fame e alla miseria più nera: benefattori musulmani offrono alle famiglie cristiane tra €600 e €1200, per ogni membro che si converte all'Islam

giovedì 29 novembre 2012

“Non c'è una guerra civile in Siria, ci sono tentativi di renderla una guerra civile, c'è una pressione per trasformare il conflitto in un conflitto settario, abbiamo vissuto questa esperienza in Libano, si è visto in Iraq e ora lo vediamo in Siria. "

54 morti e 129 feriti causati da due autobombe e due ordigni arigianali, nel quartiere a prevalenza cristiano di Jaramana di Damasco , il 28/11/2012


Primavera siriana? No, grazie La rivolta è solo un'illusione

Buongiorno cari amici,
era tanto che non vi scrivevo. Avevo deciso di non farlo più. Sapete perché? Perché ormai l'Occidente, Italia compresa, non vuole più ascoltare la nostra storia, non vuole più guardare l'altra faccia della verità.
Ma quello che è successo oggi nella zona di Damasco in cui abito mi spinge a scrivervi un paio righe......
 
http://www.ilgiornale.it/news/esteri/primavera-siriana-no-grazie-rivolta-solo-unillusione-860249.html


Le auto-bombe di Jaramana spargono il terrore tra i cristiani

 
Agenzia Fides 29/11/2012  Tra le vittime dell'attentato perpetrato ieri mattina nel sobborgo damasceno di Jaramana ci sono otto cristiani, greco-cattolici e greco-ortodossi. Lo conferma all'Agenzia Fides padre Nicolas Haddad, del monastero greco cattolico di San Germano, appartenente alla Società missionaria di San Paolo. La strage, realizzata con due auto-bomba fatte esplodere di prima mattina, ha causato la morte di più di 50 persone, in maggioranza musulmani e drusi. “Tra di loro” racconta padre Nicolas “c'erano molti giovani e molti studenti. L'attentato era stato preparato per uccidere più gente possibile: quando è esplosa la prima auto-bomba, la gente si è avvicinata, e solo allora è esplosa la seconda. Tra i più di cento feriti, i cristiani sono almeno dieci”.----
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40450&lan=ita





Saydnaya


Gridiamo: mussalaha!


"Dieci punti per la pace e la riconciliazione in Siria"

di Madre Agnès Mariam


1. Sostenere la risoluzione dei conflitti attraverso il negoziato e l'attuazione di un processo democratico.

2. Arrestare il flusso di armi in Siria.

3. Stigmatizzare metodi di guerra che sono contro la Convenzione di Ginevra.

4. Frenare le interferenze straniere nel conflitto siriano.

5. Fornire informazioni veritiere sul conflitto in Siria.

6. Supporto ai nuovi partiti politici che si moltiplicano e danno una forma nuova nel panorama politico in Siria.

7. Cessare le sanzioni che  stanno solo danneggiando  la popolazione civile.

8. Equa distribuzione degli aiuti umanitari.

9. Appello all' imparzialità tra le ONG che lavorano nel conflitto siriano.

10. Sostenere un nuovo stato che  garantirà parità di cittadinanza e la libertà religiosa per tutti i gruppi religiosi ed etnici.
 
Magazine Kairos cattolica Journal Vol. 23 N. 21 novembre 2012 www.cam.org.au / kairos

martedì 27 novembre 2012

Una preghiera al giorno per la Siria

  Nunzio a Damasco: Non c'è "primavera araba" in Siria. Non dimenticate i siriani e pregate per loro

AsiaNews, 27/11/2012


 "Le violenze in Siria rischiano di diventare un conflitto dimenticato. All'inizio i morti facevano notizia. Ora le vittime aumentano di giorno in giorno, si parla anche di centinaia di uccisi, ma nessuno dice nulla, è ormai una routine. Come tutte le guerre anche per quella siriana ci sarà l'oblio".
Con questa drammatica confessione mons. Mario Zenari, nunzio vaticano in Siria, descrive ad AsiaNews il dramma della popolazione di Damasco, l'ultima città in ordine di tempo ad essere entrata ufficialmente in guerra. "A causa dell'embargo - spiega - è difficile far giungere aiuti umanitari, ma nell'imminente periodo di Avvento invito tutti a pregare per la Siria, a dedicare un momento della giornata alle sofferenze di questa gente. Non lasciamo che il dolore patito dai siriani venga dimenticato".

Il prelato racconta che dagli inizi di novembre "la situazione umanitaria è un inferno, che ha coinvolto anche la capitale, trasformatasi in una città blindata". Il dramma è acuto soprattutto nei quartieri periferici: Darayya, Qudssaya, Irbin. Qui si combatte giorno e notte, le bombe hanno polverizzato anche le poche case rimaste in piedi. Ieri, 76 persone sono morte sotto i bombardamenti. Fra essi anche 10 bambini colpiti da una bomba a grappolo mentre giocavano in un campo da calcio situato in un quartiere meridionale della capitale.

"Diversi miei impiegati - afferma mons. Zenari - vivono ormai nella sede della nunziatura, perché non possono rientrare nelle loro case, altri non hanno più un tetto e passano la notte negli scantinati, o in rifugi di fortuna. Le parrocchie si sono trasformate in dormitori. I conventi tentano di offrire a tutti ospitalità, anche in giardino". "Ma ora - continua il nunzio - con l'arrivo dell'inverno gli sfollati rischiano di morire di stenti e di freddo. Ogni giorno ricevo telefonate da parte di religiosi e sacerdoti che mi chiedono: Cosa possiamo fare per questa gente?. La Chiesa ha messo ogni suo spazio a disposizione, dalle stanze degli uffici, ai magazzini agli stessi luoghi di culto. Tuttavia senza aiuti esterni e l'ipotesi di un cessate il fuoco anche tali sforzi rischiano di essere una piccola goccia nel mare".

Mons. Zenari confessa che la domanda più ricorrente fra i siriani è: "Quanto durerà questa guerra?". Dagli ultimi tentativi in giugno di Kofi Annan per un cessate il fuoco, il conflitto non è un più un'emergenza temporanea; esso si è trasformato in una realtà quotidiana che appare senza fine. "Questa precarietà - sottolinea il nunzio - uccide la speranza di tornare alla normalità, che si somma al dolore per i propri cari uccisi".
Tornato di recente da un viaggio in Italia, il prelato ha assistito in poco tempo al peggioramento della guerra: "Ora la popolazione versa in condizioni ancora più drammatiche di qualche mese fa.
Al dolore per i bombardamenti, le vendette fra gruppi politici e religiosi, si è aggiunta anche la criminalità locale, che non sta con nessuno. Nel Paese, vi sono centinaia di rapimenti che falcidiano le famiglie, non solo quelle ricche, ma ormai anche quelle più povere. Questi delinquenti per loro stessa ammissione non sostengono nessuna fazione politica o militare. Essi sfruttano il clima di instabilità per fare i propri interessi. I media purtroppo non ne parlano, ma molte famiglie, anche qui a Damasco sono toccate da questa piaga, che ha reso ancora più dolorosa la loro vita".

Il diplomatico spiega che vi sono due tipi di sequestro. Il primo è politico e serve ai gruppi dei due schieramenti per chiedere la liberazione di prigionieri. Il secondo è invece a sfondo di riscatto.
Quest'ultimo è molto diffuso e costringe la popolazione a fare anche delle collette pubbliche per liberare i propri cari, che spesso rischiano comunque di essere uccisi nell'indifferenza generale. Il Nunzio racconta che la Chiesa è attiva anche in questo campo e in tutte le parrocchie dove avvengono questi casi sono stati creati dei comitati per mediare con i rapitori. "Essa - afferma - è l'unica vera istituzione rimasta integra nel Paese, dove qualsiasi organo statale e privato si sta sfaldando. Tutti si rivolgono a lei: cristiani, musulmani, alauiti e sunniti. Ecclesiastici, sacerdoti, religiosi e religiose tentano spesso a rischio della vita di portare riconciliazione e perdono anche dove sembra impossibile".

Secondo il prelato, bisogna evitare che questa guerra cada nell'oblio. L'Occidente ha il dovere di informarsi, di cercare di comprendere questa situazione, anche se i media e i governi sono inclini a facili risposte. Mons. Zenari precisa che in Siria non è in atto una Primavera araba come in altri Paesi del Medio oriente, ad esempio la Tunisia, l'Egitto, lo Yemen, la Libia. Dopo un anno di scontri e manifestazioni, in questa guerra sono entrati troppi fattori esterni. La popolazione non ha più voce ed ha un unico desiderio: ritornare a vivere.
http://www.asianews.it/notizie-it/Nunzio-a-Damasco:-Non-dimenticate-i-siriani-e-pregate-per-loro-26463.html


27 novembre, memoria di San Giacomo il Mutilato: la commossa testimonianza dei Monaci di Mar Yacub

http://www.maryakub.org/vie.html
 
"Nel nostro piccolo monastero di San Giacomo vivono  monaci e monache provenienti da 8 nazioni - e non uno solo di noi è tornato a casa, ma abbiamo liberamente deciso di stare qui a rischio della nostra vita. Perché, credete che abbiamo la venerazione di Bashar Assad? No, amici, noi non abbiamo scelto questo conflitto, e non abbiamo neppure un grande amore per la politica, ma noi siamo qui in Siria a soffrire con il popolo siriano, per aiutarlo a raggiungere il dialogo, per portare quell'interna musallaha, riconciliazione - che è l'unica via per la pace. "Siate servitori della riconciliazione e di pace!" con queste e molte altre parole buone il nostro caro Papa ha incoraggiato tutti i popoli del Medio Oriente nel suo recente viaggio in Libano, e ancora ieri. Le potenze mondiali  vogliono fomentare la guerra in Siria, non c'è che dire - e noi dobbiamo fermarla! Nel nome adorabile di Gesù, imploriamo la pace per tutti!"

Non dimenticate Aleppo!

"Questa è la drammatica situazione della nostra missione ad Aleppo":


- 1.000.000 di profughi sono ad Aleppo

- Se non arrivano gli aiuti, i cristiani non potranno rimanere ad Aleppo e dovranno emigrare nei paesi vicini.

- Molte persone hanno perso la loro casa o l’hanno dovuta abbandonare a causa del conflitto.

- Molta gente è stata derubata (hanno perso tutto!)

- I centri di assistenza danno la precedenza ai mussulmani.

- Si avvicina l’inverno ed Aleppo è una città molto fredda.

- Ci sono molti bambini che sono rimasti senza famiglia.

- Gli spazi verdi della città inclusi i viali, e le grandi vie sono strapieni di gente, ci sono famiglie intere che dormono sotto le intemperie, e ci sono solo cartoni per coprirsi.

 - Solo nei giardini della città universitaria ci sono 7.000 profughi che dormono all’aria aperta.

- Gli ospedali non sono più autosufficenti; ai feriti d’arma da fuoco si aggiungono i malati a causa del freddo e a causa della mancanza di alimenti. 

- L’aria che si respira puzza per il fumo delle esplosioni e per l’accumulo dei rifiuti che non vengono trasportati via.


- Giorno dopo giorno, aumentano i sequestri e minacce in cambio di denaro per il rifornimento di armi (non sono notizie dei giornali, lo sappiamo per la testimonianza dei nostri stessi fedeli).


- La zona industriale nelle periferie della città è distrutta. Le fabbriche ed imprese sono state incendiate, bombardate e saccheggiate. Erano le uniche fonti di lavoro per migliaia di persone….
 

l'ospedale franco-siriano prima e dopo l'attacco dei miliziani



 

 

 

 "il prossimo potrei essere io!"

Aleppo 19.11. 2012

Carissimi,
 in questi giorni si sentono delle storie raccapriccianti! Quando la morte colpisce così da vicino, arriviamo ad un punto, ci rendiamo conto, che non possiamo evitare di pensarci. In un modo o nell'altro, tutti noi ci rendiamo conto che vogliamo evitare di pensare alla morte, fino a che succede un qualcosa di imprevisto che ci scuote e ci fa riflettere; la conclusione è inevitabile: "il prossimo potrei essere io!".
Una giovane di circa 30 anni, stava parlando al telefono, fuori nel balcone della sua casa nel quartiere cristiano di Aleppo. Le mancavano 3 giorni per sposarsi, dopo 10 anni di fidanzamento. Mentre parlava entusiasta, una pallottola vagante le attraversò le tempie. Stava forse finendo di organizzare i preparativi del suo matrimonio, sistemando tutto fino ai più piccoli dettagli affinchè tutto potesse essere perfetto. Chissà con che ansia, stava contando le poche ore che la separavano da quel giorno importante ! Purtroppo quel giorno per lei non sarebbe mai arrivato.
 Quotidianamente molta gente si accalca alle porte dei forni dove fanno il pane. Anche se la situazione è pericolosa bisogna mangiare ed il pane è uno degli alimenti più accessibili perchè è sovvenzionato. Il panettiere passa il pane attraverso una piccola finestra del forno che dà sulla strada. Una mattina, una donna come tante altre, aspettava il suo turno facendo la fila in un marciapiede per molte ore. Disgraziatamente un proiettile vagante la colpì entrando nella spalla trafiggendole il cuore e uscendo all'altezza dell'anca....forse anche lei stava pensando impazientemente a quante cose doveva fare a casa sua. Probabilmente pensava ai suoi figli che l'aspettavano per mangiare, o pensava a suo marito con il quale doveva fare la pace.....purtroppo non è tornata più a casa.
Quindi il susseguirsi degli avvenimenti ci porta ad una conclusione: "il prossimo potrei essere io!"....
In questo senso i cristiani della Siria ci danno un esempio istruttivo. Con semplicità comprendono che a Dio di tutto quello che sta succedendo non sfugge niente, e scoprono la Sua mano buona che ordina tutto per il bene di coloro che lo amano.
Quale miglior modo c’è per prepararsi alla morte?
Ciò che umanamente è molto triste e doloroso, appare diverso dal punto di vista della fede!



 

Il Vescovo caldeo Audo: il conflitto ha sfigurato Aleppo

 
Agenzia Fides 26/11/2012.
“Qui adesso tutto appare avvolto da un senso di rovina e decadenza” racconta all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Antoine Audo, Vescovo caldeo della metropoli.  I cinque centri Caritas della città assistono in maniera diretta 2.400 famiglie, distribuendo medicine, vestiti e beni alimentari. Nei giorni scorsi i sacerdoti e i volontari che cooperano nella rete Caritas si sono incontrati con Mons. Audo per studiare i programmi in vista dell'inverno. In quella che nel 2006 si era guadagnata il titolo di “Capitale culturale del mondo islamico”, il conflitto ha aperto le porte anche ai fantasmi del freddo, della fame e delle malattie.

 

IL VOSTRO AIUTO CONTA TANTISSIMO:

COME AIUTARE?

Con 200 € al mese possiamo aiutare per sostenere una famiglia per la durata di un mese (casa, cibo, medicine, vestiti, etc..)

Se è nelle vostre possibilità, vi preghiamo di aiutarci, la vostra piccola collaborazione è per noi importantissima. Tante piccole gocce formano un mare!

Dio non si lascia vincere in generosità!

Dio vi benedica.

P. David Fernandez, IVE Aleppo – Siria
 
 
Iniziativa dell'Ufficio delle Missioni ONLUS dell'Istituto del Verbo Encarnado (IVE)

lunedì 26 novembre 2012

Violenze anticristiane marchio infame in Siria

Una guerra civile "politicamente corretta"


di Piero Gheddo

Mar Marita
Nella guerra civile in Siria, per l’opinione pubblica occidentale i protagonisti sono chiari: da un lato la sanguinaria dittatura di Assad, dall’altro il popolo oppresso che si ribella con una resistenza eroica contro il tiranno. La realtà è ben diversa da come ci è presentata e non è la prima volta che i mass media occidentali prendono solenni cantonate, di cui poi nessuno si pente. Pochi ricordano che nella lunga “guerra di Corea” (1950-1953), gli americani che aiutavano il Sud a non farsi travolgere dal Nord erano colonialisti e imperialisti, i cinesi che aiutavano il Nord erano eroici “volontari” in soccorso dei fratelli. Chi allora aveva ragione oggi si vede. Nella guerra civile di Cuba (1955-1959) i “barbudos” di Fidel Castro e Che Guevara erano i “partigiani” contro i “fascisti” del regime di Batista e nasce la più lunga dittatura del mondo moderno. Nella guerra del Vietnam (1963-1975) e della Cambogia (1968-1975), Vietcong e Khmer rossi erano i “liberatori” dei popoli in rivolta contro le dittature filo-americane. E potrei continuare ricordando altri casi, ad esempio quando l’Occidente osannava Khomeini al potere in Iran (1979) perché aveva sconfitto il “Satana americano” e liberato il suo popolo dal tirannico Scià Reza Pahlevi. Ma da Khomeini è nato “il martirio per l’islam” e la “jihad” (guerra santa) contro l’Occidente che hanno portato al crollo delle Due Torri nel 2011, e non solo.

In Siria si sta verificando lo stesso schema? Nessuno lo sa, ma certo il racconto della guerra che ne fanno i media internazionali è ormai “politicamente corretto” nel senso che i ruoli sono segnati e non è facile dire il contrario.
Mondo e Missione pubblica (dicembre 2012) un articolo di Giorgio Bernardelli che può aiutare a fare luce su questa che è stata definita “la guerra con meno informazioni dirette sulle due parti in campo”. Protagonista è una suora carmelitana siriana (64 anni), superiora del monastero di San Giacomo di Qara (cittadina presso Damasco), la voce più conosciuta di denuncia delle violenze subite dai cristiani in Siria e fondatrice del movimento «Mussalaha» che lavora per la riconciliazione, approvato e sostenuto dal patriarca greco-melkita Gregorio III Laham. Agnese Maria della Croce non prende posizione fra le due parti in lotta, ma usa parole scomode lamentando che le violenze delle milizie islamiste contro i cristiani hanno dato un volto nuovo agli oppositori di Assad. Suor Maria Agnese (siriana di 64 anni), minacciata dai ribelli e ora fuggita in Francia, cita dati e fatti precisi: “Ci sono più di duemila gruppi che operano in Siria, la maggior parte sono legati ad “Al Qaeda”, ai Fratelli Musulmani e ai salafiti. Non sono venuti per instaurare la democrazia, ma la legge coranica in nome di Allah…. Conosciamo il regime e il suo aspetto dittatoriale, le sue azioni non ci sorprendono. Ma che un’opposizione ufficialmente presentata come promotrice dei diritti umani, della democrazia e della libertà, agisca con violenza ancor più sanguinosa rispetto al regime, è un fatto che sciocca”.

Soprattutto suor Maria Agnese cita i fatti di Homs (vicina al monastero di Qara), città in cui vivevano migliaia di cristiani fuggiti nelle campagne e all’estero, l’ultimo dei quali ucciso all’inizio di novembre, un anziano che era rimasto nella sua casa per accudire il figlio disabile. La verità della guerra siriana a poco a poco viene a galla. Senza alcun dubbio il regime di Bashar al-Asad è totalitario e non ammette opposizione di sorta. Ha reagito con violenza inaudita alle prime manifestazioni popolari nel marzo 2011, che nel quadro della Primavera araba chiedevano libertà, democrazie, sviluppo. Ma è altrettanto vero che, in un anno e mezzo di guerra civile, i fanatici dell’islam, a livello di base come di guida strategica e tattica della guerra, hanno già preso il potere fra gli oppositori di Assad. In un appello reso noto il 26 ottobre 2012, il capo di “Al Qaeda” successore di Bin Laden, Al Zawahiri, è tornato a incitare i musulmani “di tutto il mondo a sostenere i loro fratelli siriani in tutti i modi possibili”, auspicando la fine del regime di Assad.

I cristiani non sostengono affatto la dittatura di Assad, ma non vorrebbero nemmeno che in Siria nascesse un altro regime estremista dell’Islam. La piccola grande carmelitana Agnese Maria ha vissuto sulla sua pelle il dramma dei profughi palestinesi e della guerra in Libano e per questo ha fondato il “Movimento della Riconciliazione” (Mussahala) che aveva in Siria un certo seguito. Oggi è costretta ad essere la voce credibile dei cristiani siriani e di molti musulmani che condannano le violenze anti-cristiane. La mia denunzia, ci tiene a precisare, “non è un complotto pro-Assad, ma una via per superare la violenza e dare voce al popolo siriano. Per scegliere il suo futuro ha bisogno di un minimo di sicurezza e stabilità, dopo aver assicurato la coesione del suo tessuto sociale gravemente colpito da tentativi di settarie frammentazioni, alimentate da sanguinosi attacchi da entrambe le parti».
Piero Gheddo
http://gheddo.missionline.org/?p=1110