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venerdì 9 marzo 2012

Dietro le apparenze

Siria: i timori dei cristiani, presi tra due fuochi

“Se i cristiani di Siria hanno paura? Certo che sì. Hanno molto da perdere e lo sanno bene. Anche se in quest’assurdo conflitto che mette i fratelli l’uno contro l’altro i cristiani non c’entrano, sono proprio loro che un domani, in qualità di minoranza, potrebbero esser chiamati a pagare il prezzo più alto di questa assurda guerra”.

9.2.12
Misna - Lo dice un religioso cristiano, molto bene informato sulla situazione, contattato dalla MISNA in Siria mentre a Homs proseguono i bombardamenti delle forze armate contro “la roccaforte” dei movimenti di opposizione. “Da Homs la maggior parte dei cristiani è andata via per timore delle bombe e di possibili scontri. In città ci sono elementi armati che potrebbero ingaggiare combattimenti con i militari: questa è una cosa di cui, i mezzi di informazione occidentale non parlano, lasciando credere che tutt’ad un tratto il governo di Damasco sia impazzito e abbia cominciato a bombardare i suoi cittadini solo perché avevano pacificamente manifestato in piazza” prosegue la fonte, chiedendo di rimanere anonima per motivi di sicurezza.

Insieme al Libano, la Siria è ancor oggi l’unico Paese arabo in cui l’Islam non è formalmente definito religione di Stato dalla Costituzione e il credo religioso non viene riportato sulle carte d’identità dei cittadini. Nelle ultime settimane, tuttavia, i timori di una deriva confessionale dei disordini in corso in Siria – a partire e non a caso da Homs, la cui popolazione è equamente divisa tra alawiti e sunniti – sono alimentati dal ricordo dell’esodo dei cristiani iracheni. “Negli occhi e nelle orecchie di tutti i siriani riecheggiano i racconti, terribili, dei profughi in fuga da Baghdad, Mosul o Erbil” dice ancora la fonte, ricordando che mentre l’Europa cercava di respingerli o ‘dirottarli’ in Africa e America Latina “la Siria ha aperto le sue porte agli iracheni, di qualunque confessione religiosa essi fossero”.

Alla battaglia che si consuma nel paese se ne contrappone un’altra, ben più ampia, sul fronte internazionale, con cancellerie occidentali da un lato, Mosca e Cina – che hanno apposto il veto ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che prevedeva le dimissioni di Assad – dall’altro. “A ben guardare però – azzarda la fonte della MISNA – chi soffia più di tutti sulle braci, invocando un intervento umanitario come quello ideato per la Libia sono potenze unite da un nemico comune: l’Iran. Gli Stati Uniti, che non vedono l’ora di disfarsi degli Ayatollah, la Turchia sunnita che ne teme le ingerenze sul governo a maggioranza sciita di Baghdad, l’Arabia Saudita e le monarchie del Golfo che contendono agli sciiti il primato dell’egemonia religiosa nel grande Medio Oriente”.

In Siria, conclude il religioso, sono in molti a credere che “questa guerra, combattuta soprattutto sui media, vada oltre Damasco e Homs ma guardi molto più lontano, versoTeheran”.

Il calvario dei cristiani in Medio Oriente

da CANTO NUOVO , intervista a HARALD SUERMANN

Dialogare con gli attori dei processi in atto in Nord Africa e Medio Oriente, “nel rispetto dei popoli”, con l’obiettivo di costruire “società stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione, in particolare di ordine religioso”. Lo ha chiesto Benedetto XVI alla comunità internazionale, in occasione della presentazione degli auguri per il nuovo anno del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Il pensiero del Papa è subito andato alla Siria, per la quale – ha detto – auspica “una rapida fine degli spargimenti di sangue”. Particolare la situazione dei cristiani, come spiega Harald Suermann, direttore della divisione Medio Oriente dell’organizzazione umanitaria tedesca Missio, che nei giorni scorsi ha partecipato all’incontro della Roaco, la Riunione delle opere per l’aiuto alle Chiese orientali:

HARALD SUERMANN-Direttore divisione Medio Oriente di Missio
La situazione è molto difficile: la maggior parte dei cristiani ha paura della rivoluzione. Non si sa cosa ne verrà fuori. Il regime di Assad non è un buon regime, ma comunque ha consentito di mantenere una situazione stabile. Il timore è – ed è una paura molto grande – che questa rivoluzione dei Fratelli Musulmani provochi una situazione simile a quella verificatasi in Iraq. Pertanto hanno paura e, come dire, non sono dalla parte di Assad, ma chiedono un cambiamento graduale delle cose.

Il Papa, nel discorso agli ambasciatori, ha poi auspicato il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Il pensiero corre quindi anche all’Egitto e alla presenza cristiana nel Paese, minacciata da attentati e violenze estremiste contro i copti:
HARALD SUERMANN-Direttore divisione Medio Oriente di Missio
Soprattutto ora, considerando il caso dell’Egitto, si possono notare le conseguenze sulla vita della Chiesa cristiana e dei cristiani, che non migliora perché con questo cambiamento di regime si è verificato un vuoto di potere che è stato strumentalizzato da quanti vogliono spaventare i cristiani. Si sono verificati episodi in cui le chiese venivano bruciate e i cristiani venivano attaccati: questa è la situazione per il momento. Dobbiamo aspettare il ristabilimento e il rafforzamento del potere centrale per avere una sicurezza, che però da sola non garantirà un futuro positivo per i cristiani. Ritengo che, a lungo termine, la gente chiederà più libertà ed eguaglianza tra le persone, ma serve tempo.

Benedetto XVI ha anche espresso compiacimento per la ripresa del dialogo tra palestinesi e israeliani, grazie ad un’iniziativa del Regno di Giordania.
HARALD SUERMANN-Direttore divisione Medio Oriente di Missio
Hamas, il partito radicale islamico, sta diventando più moderato e sta anche prendendo le distanze dal regime siriano: c’è quindi un’atmosfera positiva per un cambiamento, ci sono le premesse per delle trattative di pace. A mio avviso, si verifica una congiuntura che potrebbe essere positiva, se viene colta non tanto dagli europei, quanto da Israele e dalla Palestina. E mi auguro anche che la Giordania possa veramente svolgere un ruolo di mediazione.

Nuove violenze segnano la Siria

Dall' Osservatore Romano di sabato 10 marzo 2012

Pechino lavora a una road map per una soluzione politica della crisi

DAMASCO, 9. Nuove violenze in Siria. Sono almeno 56 le persone uccise ieri dalle forze di sicurezza in varie località del Paese. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locale degli attivisti, che forniscono un bilancio documentato e dettagliato delle vittime. Di queste, 44 sono morte a Homs. Il Governo attribuisce la responsabilità degli scontri a gruppi di terroristi.
Intanto, sul fronte internazionale, la Cina cerca sostegno per il suo piano per trovare una soluzione politica alla crisi. Arabia Saudita, Egitto e Francia sono le tappe della missione di sette giorni — che inizierà domenica — dell’inviato di Pechino, Zhang Ming.
L’obiettivo, hanno spiegato dal ministero degli Esteri, è presentare una nuova road map per la pace. Liu Weimin, portavoce del dicastero, ha precisato che al Cairo Zhang Ming incontrerà responsabili della Lega Araba. Il piano cinese prevede l’immediato stop delle violenze in Siria e l’avvio di un dialogo, senza precondizioni, tra Governo e opposizioni. Negli ultimi giorni la Cina, che ha posto per due volte (insieme a Mosca) il veto in Consiglio di Sicurezza Onu a risoluzioni contro la Siria, si è detta disponibile per una mediazione tra le parti con l’aiuto di Nazioni Unite e Lega Araba.

Siria. Denunce di torture a Homs. Profughi accolti dai cristiani libanesi

Da Radio Vaticana - 7 marzo 2012

In Siria la situazione è sempre più drammatica e la popolazione fugge verso il Libano. Secondo le Nazioni Unite 2000 nuovi rifugiati hanno varcato il confine in questi giorni. La comunità cristiana in Libano è pronta ad accogliere tutti senza distinzioni. Massimo Pittarello ha chiesto a padre Paul Karam, direttore delle Pontificie Opere Missionarie se i profughi siano già arrivati e qual è la reale situazione in Libano.RealAudioMP3
R. – Non abbiamo visto questo numero, che l’Onu dice. Il Libano è una terra piccola è non è adatta per accogliere in pianta stabile tutti i profughi. Abbiamo già fatto l’esperienza dei profughi palestinesi, che sono qui già da oltre 60 anni: cosa abbiamo risolto? Quale è la soluzione pacifica, quando cacci via un popolo e lo metti in un’altra nazione, sotto le tende? E’ questa la soluzione che vuole la comunità internazionale? Sicuramente il popolo libanese è un popolo che accoglie tutti, ma dobbiamo aiutarlo. Non è sufficiente dire: venite qua, dove potrete rimanere per l’eternità. No: questo non è giusto.

Siria, nuove vittime nel venerdì di protesta. Congresso Usa vota nuove sanzioni

Da Radio vaticana - 9 marzo 2012

In Siria, è di almeno 38 morti, fra cui tre bambini, il bilancio provvisorio dell’odierna giornata di proteste in tutto il Paese, come è consuetudine nel venerdì di preghiera islamica. Lo riferiscono i comitati locali d’opposizione, precisando che la maggior parte delle vittime si registrano nella città ribelle di Homs. Intanto, ferve l’attività diplomatica internazionale per porre fine alla crisi siriana: la Commissione per gli Affari esteri del Congresso Usa ha approvato nuove sanzioni nei confronti del governo di Damasco.

La Russia si è invece opposta al nuovo progetto di risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che definisce “non equilibrato”. Il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, ha iniziato oggi una missione diplomatica per mediare sulla situazione. Lavrov farà tappa prima a Il Cairo, per incontri con le sue controparti della Lega araba, e poi a New York, per una serie di colloqui a margine della riunione di lunedì del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Infine, la Cina ha annunciato l’invio di un suo emissario a Riad, il Cairo e Parigi per illustrare un piano di pace in sei punti proposto domenica scorsa e già accettato dal governo di Bashar al-ssad. (A cura di Marco Guerra)

Bruxelles sostiene la missione Onu in Siria

Dall' Osservatore Romano del 9 marzo 2012

Lo ha annunciato Catherine Ashton al termine del colloquio con Kofi Annan

DAMASCO, 8. L’Unione europea sostiene «pienamente» la missione dell’inviato speciale dell’Onu e della Lega araba, Kofi Annan, per giungere a una soluzione diplomatica della crisi siriana. Lo ha assicurato l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza comune, Catherine Ashton, in un colloquio telefonico con Annan. Quest’ultimo — riferisce una nota — ha informato Ashton sulla sua visita nella regione, programmata per i prossimi giorni: domani si recherà al Cairo per colloqui con il segretario generale della Lega Araba, Nabil Al Arabi, con cui discuterà di una strategia globale per fermare le violenze.
Intanto, la Siria si è detta pronta a «cooperare» con una delegazione umanitaria dell’Onu per far giungere nel Paese gli aiuti umanitari.

Questo il risultato del colloquio avvenuto ieri tra il sottosegretario generale dell’Onu per gli Affari umanitari, Valérie Amos, e il ministro siriano degli Affari Esteri, Walid Muallem, che ha sottolineato «l’impegno della Siria a cooperare con la delegazione nel quadro del rispetto, della sovranità e dell’indip endenza della Siria e in coordinamento con il ministero degli Affari esteri» come ha indicato l’agenzia ufficiale Sana. Walid Muallem ha anche detto alla Sana che la Siria sta facendo tutto il possibile per fornire cibo e assistenza medica ai suoi cittadini nonostante «il fardello delle ingiuste sanzioni imposte da qualche Paese occidentale e arabo». Damasco attribuisce la responsabilità delle violenze in corso a gruppi armati di matrice terroristica.

Crescenti violenze

(ANSA) - GINEVRA, 8 MAR - In Siria ci sono "almeno 15.000 stranieri" che combattono contro le forze del presidente Bashar al Assad. Lo ha detto il vice ambasciatore russo presso l'Onu a Ginevra, intervenendo al forum sulla Siria tenutosi oggi. I ribelli "uccidono, torturano e intimidiscono i civili, l'afflusso di terroristi da alcuni Paesi vicini e' in crescendo", ha detto Mikhail Lebedev: "Sono almeno 15.000 i combattenti stranieri. I confini sono senza controllo"

da MISNA - 9 marzo
ANNAN CERCA SOLUZIONE POLITICA

 La Russia ha accusato la Libia di ospitare sul proprio territorio un campo di addestramento destinato a combattenti dell’opposizione siriana. L’accusa è stata formulata dall’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, che ne ha parlato nel corso di una sessione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
“Abbiamo informazioni che in Libia, con il sostegno delle autorità di Tripoli, è stato creato uno speciale centro di addestramento per rivoluzionari siriani che vengono poi rimandati in Siria a combattere contro il legittimo governo” ha detto Churkin. La notizia è stata smentita più tardi dal governo libico che ha sostenuto di non avere informazioni al riguardo.
Intanto, al Consiglio di sicurezza è in discussione un’altra bozza di risoluzione sulla Siria questa volta presentata dagli Stati Uniti. Sebbene, la risoluzione contenga espliciti riferimenti alle violenze commesse anche dall’opposizione, secondo fonti della MISNA la Russia ha già anticipato la propria opposizione al testo chiedendo un maggiore bilanciamento delle responsabilità tra governo e opposizione. Secondo le stesse fonti sia Mosca che Pechino sono inoltre contro il riferimento a “una transizione politica” fatto nel testo proposto.
Sul campo, le truppe governative stanno provando a spingere ulteriormente l’offensiva contro le roccaforti dell’opposizione. Nel mirino sarebbe ora Rastan, cittadina a una ventina di chilometri a nord da Homs. Ma anche a Homs, nonostante la caduta del quartiere di Baba Amr, permangono sacche di resistenza così come a Deir Ezzor, Idlib, Daraa, altri teatri del confronto armato.
Dopo la defezione, ieri, del viceministro del Petrolio, Abdo Hussameddine che in un videomessaggio ha annunciato dimissioni e adesione ai movimenti di opposizione, il portavoce del cosiddetto Esercito libero siriano ha sostenuto che quattro generali avrebbero disertato e si troverebbero in questo momento in Turchia.
In questa generale corsa al confronto armato che potrebbe aprire a una recrudescenza dei combattimenti, a parlare di dialogo e della necessità di soluzioni politiche è stato ieri l’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Nominato rappresentante congiunto in Siria da Onu e Lega Araba, Annan è atteso nei prossimi giorni a Damasco e ieri, al Cairo, ha detto: “Spero che nessuno stia pensando seriamente di usare la forza in questa situazione. Faremo il possibile per arrivare a una cessazione delle ostilità, delle uccisioni e delle violenze”. La soluzione, ha aggiunto Annan, “non può che essere politica”



Leggi anche la testimonianza :

I miei occhi non vedono che lacrime e funerali in tutta la Siria

giovedì 8 marzo 2012

Nuovo confronto all’Onu sulla crisi siriana

Dall' Osservatore Romano dell' 8 marzo 2012


In esame una bozza di risoluzione presentata da Washington


DAMASCO, 7. Mentre in Siria gli oppositori del presidente Bashar el Assad denunciano nuove uccisioni di civili da parte delle forze governative, a New York si sono riuniti ieri sei membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite — i cinque permanenti (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti) più il Marocco in rappresentanza del gruppo dei Paesi arabi — , per discutere la nuova bozza di risoluzione sulla Siria elaborata dagli Stati Uniti.

Uscendo dalla riunione, tenuta a porte chiuse, gli ambasciatori non hanno rilasciato commenti. Fonti diplomatiche occidentali hanno però sostenuto che il testo in esame è meno forte di quello bloccato nelle scorse settimane dal veto di Russia e Cina. Secondo l’agenzia di stampa italiana Ansa, che si dice in possesso della nuova bozza, questa chiede in particolare al Governo di Damasco l’immediato accesso degli operatori umanitari nel Paese, la   cessazione di ogni violenza e cooperazione piena con l’inviato dell’Onu, l’ex Segretario generale Kofi Annan. Non si fa invece nessuna menzione di un cambio di Governo in Siria, uno dei nodi che avevano bloccato l’adozione del documento precedente.

Sulla questione siriana è previsto oggi un incontro a Riad, in Arabia Saudita, tra i ministri degli Esteri dei Paesi del Golfo persico e quello russo Serghiei Lavrov.

Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in una conferenza stampa tenuta ieri alla Casa Bianca, ha detto che rispetto a quella libica la situazione siriana è «diversa e molto più complicata».

Obama si è detto certo che Assad perderà il potere, ma ha aggiunto che «sarebbe un errore dare il via a una azione militare unilaterale come alcuni suggeriscono, o pensare che ci sia una soluzione semplice» alla crisi siriana.

mercoledì 7 marzo 2012

Il Papa incoraggia i cristiani d'Oriente a "perseverare"

L’UDIENZA GENERALE, 07.03.2012

Il Papa saluta il patriarca di Cilicia degli Armeni, Nerses Bedros XIX
"Mentre affido il Sinodo Armeno alla materna intercessione della Santissima Madre di Dio, estendo il mio orante pensiero alle Regioni del Medio Oriente, incoraggiando Pastori e fedeli tutti a perseverare con speranza nelle gravi sofferenze che affliggono quelle care popolazioni.
Il Signore vi benedica.
Grazie."

In Iraq, come in Siria, gli eserciti stranieri creano solo guai

Sacerdote giordano risponde ad Alain Juppé 
di Rif'at Bader

da Asia News 7/03/2012

Al ministro francese degli esteri, che si è vantato per l'impegno del suo Paese a favore dei cristiani d'oriente, p. Rif'at Bader ribatte che la fuga dei cristiani dall'Iraq sta a testimoniare il contrario. La follia di esportare la democrazia con le armi anche in Siria. Se l'occidente vuole fare davvero qualcosa per il Medio oriente (non solo per i cristiani) occorre potenziare l'educazione, i media, la sanità, ma soprattutto collaborare a risolvere il problema israelo-palestinese.

Amman (AsiaNews) - Il p. Rif'at Bader, direttore del Centro di studi e comunicazione nella capitale giordana, ha risposto in questi giorni a un articolo del ministro francese degli esteri, Alain Juppé, apparso su diversi giornali mondiali. Nell'articolo, Juppé rivendicava un ruolo di difesa dei cristiani svolto dalla Francia e invitava i cristiani di Siria a combattere con più decisione contro Bashar Assad. Ecco la risposta che p. Bader ci ha inviato (traduzione dal francese a cura di AsiaNews).

leggi la lettera qui
http://www.asianews.it/notizie-it/Sacerdote-giordano-risponde-ad-Alain-Juppé:-In-Iraq,-come-in-Siria,-gli-eserciti-stranieri-creano-solo-guai-24170.html

martedì 6 marzo 2012

Il fondamento della pace

Ignace IV Hazim - Patriarca Greco-Ortodosso - Damasco - Sirya.

“Non puoi in nome di Dio uccidere l’uomo; non puoi in nome di Dio disprezzare l’uomo; non vi è uomo di prima categoria e un uomo di decima categoria.
Dio non ha creato gli uomini secondo determinati gradi e livelli.
Egli dà la grazia a tutti; la Sua immagine è in ogni uomo senza distinzione alcuna. Con queste parole noi ci rivolgiamo ai nostri tempi dove sentiamo di persone che nominano Dio, da una parte, e uccidono dall’altra.
Non vi è giustificazione per l’omicidio per chi lo commette a prescindere dalle motivazioni. Non vi è giustificazione per uccidere l’essere, che Dio ha rispettato, perché la vita dell’uomo proviene da Dio e a Dio tornerà non per mano dell’uomo ma per mezzo di Colui che dette vita all’uomo.
Occorre ridare all’uomo la propria santità essendo fatto ad immagine e somiglianza di Dio, un’immagine di cui molti non parlano più.
Abbiamo visto gente che si spara a vicenda.
Abbiamo visto persone che sgozzano un uomo come fosse un agnello. Ma come possiamo evocare il nome di Dio, uccidendone i figli e dire poi che adoriamo Dio?
Mi auguro con queste parole, che non ho avuto il tempo di preparare, che tutti sentano la necessità di “leggere” l’uomo. Questo uomo deve essere “letto” perché si sappia il perché Dio volle crearlo.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno ascoltato e chiedo a Dio di illuminare tutti perché sappiano che Dio non creò l’uomo per essere sgozzato, ucciso, reso povero o disprezzato.”

lunedì 5 marzo 2012

Estremisti islamici e terroristi cavalcano la rivoluzione siriana

 da Asia News  
Fonti di AsiaNews rivelano la presenza nel Paese di membri di al-Qaeda giunti in Siria per combattere il jihad. Gli interessi della Lega araba alimentano il clima di odio e violenza e allontanano le speranze di una soluzione diplomatica duratura.
05/03/2012 16:08

Damasco (AsiaNews) - "Gli estremisti islamici hanno sfigurato il movimento pro-democrazia nato in marzo con le manifestazioni dei giovani disoccupati siriani". È quanto affermano fonti di AsiaNews, che fanno notare come le proteste pacifiche contro il regime abbiamo lasciato il posto a una lotta armata che trascina il Paese verso una sanguinosa guerra civile. "Nella lotta contro gli Assad - spiegano - ci sono in gioco molti interessi che non riguardano solo il bene del popolo siriano". Secondo le fonti, fra i ribelli militano diversi terroristi islamici stranieri, molti dei quali appartenenti ad al-Qaeda, giunti in Siria per combattere il jihad contro il regime e difendere gli interessi dei Paesi della Lega araba, alimentando il clima di violenza e di odio che allontana le speranze di una soluzione diplomatica basata sul dialogo fra le parti.

"La popolazione ha paura - spiegano - per le strade di Damasco vige il coprifuoco. La città è divisa fra chi sostiene il regime e chi è a favore dei ribelli. La stessa situazione si riscontra nelle altre città del Paese". Le fonti sottolineano che la Siria è in una fase di stallo dove a violenza si risponde con violenza.

Esempio di tale divisione è stato il risultato "reale" del referendum per la riforma costituzionale, che ha visto il partito di governo (Baath) rinunciare al suo ruolo fondamentale per lo Stato e per la società, aprendo al pluralismo politico. Secondo il regime circa l'87% dei votanti (57% della popolazione) ha scelto per il cambiamento, ma i dati reali mostrano che meno del 50% ha votato per il si. "Tale risultato - affermano le fonti di AsiaNews - è un danno per il regime, ma anche per l'opposizione che ha fallito nella sua chiamata al boicottaggio delle urne".

Intanto continuano a Homs i combattimenti fra truppe fedeli alla famiglia Assad e ribelli del Free Syrian Liberation Army. Questa mattina l'intervento della Croce Rossa ha permesso l'arrivo di aiuti ai profughi siriani che stanno fuggendo dai combattimenti nella zona di Baba Amr, la più colpita dagli scontri, che resta ancora interdetta ai soccorsi.

Oggi, Nabil al-Arabi, segretario generale della Lega araba ha annunciato che il regime ha accettato Kofi Annan come inviato speciale Onu. Egli giungerà il 10 marzo a Damasco.

http://www.asianews.it/notizie-it/Estremisti-islamici-e-terroristi-cavalcano-la-rivoluzione-siriana-24151.html

domenica 4 marzo 2012

“La Vergine Maria ha fermato i proiettili con le Sue stesse mani" Divine intervention saved convent: Syria nun

Founded in 547, the convent of Our Lady of Saidnaya is a leading Antiochian Orthodox nunnery, which overlooks a mountain village of the same name, just 35km from Damascus. The convent includes a school for orphans, whose costs are covered by private donations, according to a brochure distributed by the complex.
The nunnery is a major pilgrimage center and lies not far from the villages of Jabadin and Maalula, where people still speak Syriac, the modern version of Aramaic.




Sister Stefanie, the head of Sednaya Monastery, shows journalists damage caused to the convent during a recent shelling on Tuesday. Journalists were taken to the monastery northwest of the capital, Damascus, on a government-organized trip to view damage caused to the convent that came under artillery fire on Sunday.  

Feb 02, 2012

Photo: AFP

La risonanza mediatica dell'appello del Custode di Terra Santa per far fronte all'Emergenza Siria

Siria: l’appello del Custode di Terra Santa si diffonde su internet

Le parole del Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, hanno risuonato con forza in questi giorni, grazie alla risonanza mediatica data a questa importante iniziativa. Su moltissimi siti internet, noti e meno noti, è stata ripresa la richiesta di aiuto per i cristiani siriani.
Ringraziamo i responsabili di questo tam-tam mediatico, che hanno permesso alla generosità di molte persone di aiutare con il loro gesto concreto la popolazione siriana e la Custodia di Terra Santa in Siria, in questo momento segnato dal dolore.

http://www.proterrasancta.org/it/aiutaci/

Nella speranza che non resti solamente l'archeologia...


Eremiti e cenobiti siriani
Tra storia e geografia di Pasquale Castellana

Editore: ETS - The Franciscan Centre of Christian Oriental Studies
Collana: Monographiae
Lingua: italiano
Numero pagine: 134
Formato/codice regione: Libro illustrato
Anno pubblicazione 2011
ISBN: 978-88-6240-122-7
disponibile subito a € 17,50

Nel corso della sua lunga attività di archeologo nella Siria settentrionale padre Pasquale Castellana, da solo e in collaborazione con i confratelli Ignacio Peña e Romualdo Fernàndez, ha restituito alla comunità scientifica e locale centocinquanta chiese inedite, centosettanta tra monasteri ed eremi, sessantuno torri di monaci reclusi, oltre che vasche battesimali, iscrizioni greche, necropoli, pressoi, tempietti, colonne di stiliti. A tutto ciò va ad aggiungersi quest'ultimo lavoro, che costituisce una sorta di commiato dalla sua intensa dedizione all'archeologia e vuole offrire una panoramica di quanto di meglio egli ha scritto nell'ambito della esaltante avventura del monachesimo in terra siriana. Destinato a tutti gli appassionati di storia del monachesimo antico, il volume è interamente corredato da piantine e immagini a colori.

Un'immensa tragedia umana

In Siria una guerra più ampia

di Giorgio Bernardelli | 9 febbraio 2012
da Terrasanta.net

È sempre più drammatica la situazione in Siria: bucano lo schermo le notizie dei morti provocati dai bombardamenti dell'esercito di Bashar al-Assad a Homs e quelle sullo stallo della diplomazia internazionale, riassunto dal veto posto da Russia e Cina a una risoluzione di condanna del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Due fotogrammi che da soli, però, non bastano a rappresentare tutto il quadro, che purtroppo è drammaticamente più complesso.
L'abbiamo già scritto e lo ripetiamo: nonostante tutto quanto il pedigree non certo immacolato di Assad sta lì a suggerire, questo conflitto non si può leggere davvero se si inquadra tutto dentro l'unico schema del confronto tra un regime autoritario e una popolazione oppressa. La guerra aperta ormai in corso è un vero e proprio conflitto regionale: si combatte in Siria ma in gioco ci sono equilibri che riguardano tutto il Medio Oriente. E probabilmente non solo. Mi veniva da sorridere ascoltando un Gr radiofonico definire una «sorpresa» la scelta dei Paesi del Golfo di ritirare i loro ambasciatori da Damasco. Sorprendente proprio per niente: come spiega chiaramente l'analisi del quotidiano di Dubai The National che pubblichiamo qui sotto, attraverso lo specchio Assad a Homs si sta combattendo una guerra tra l'Iran (di cui la Siria degli alauiti è il più stretto alleato) e l'Arabia Saudita. Con buona pace di tutti quanti continuano a domandarsi se Israele bombarderà o no le installazioni nucleari iraniane, la guerra contro Teheran è già cominciata in Siria. Ed è un conflitto che va oltre la stessa dimensione regionale. Perché - scrive sempre The National - quello che è andato in scena in questi giorni al Consiglio di sicurezza dell'Onu è probabilmente il primo atto del confronto tra Stati Uniti e Cina rispetto ai loro interessi strategici nell'area. Anche in Medio Oriente infatti oggi Pechino è tutt'altro che uno spettatore.
In una situazione così complessa che cosa potrebbe succedere? Se lo domanda Yusuf Kanli sul quotidiano turco Hurriyet. Cioè in un altro dei crocevia di questa guerra, perché fin dall'inizio delle rivolte la Turchia del primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha offerto un sostegno non solo logistico all'opposizione siriana. Kanli si chiede: ma se al contrario di quanto continua a dire Erdogan il presidente siriano Assad non dovesse cadere da un momento all'altro? Qual è il piano B della Turchia? E traccia un parallelismo inquietante: quello con la rivolta del 1982 e i massacri di Hama compiuti da Assad padre. Anche allora - sostiene l'analista turco - era la stessa guerra dell'Arabia Saudita contro l'Iran combattuta in Siria. Anche allora le potenze occidentali stavano dalla parte dell'Arabia Saudita in funzione antisovietica. Ma tutto ciò che la Turchia ha ottenuto da quella stagione - commenta - è stata l'esplosione della questione curda entro i suoi confini.
Sono analisi ovviamente da prendere per quello che sono: sguardi geopolitici di fronte a quella che da qualsiasi parte la si osservi è un'immensa tragedia umana. Perché l'idea che la violenza genera altra violenza non è solo una frase fatta. Ad esempio le testimonianze che in queste ore arrivano da Homs sulle milizie islamiste che nella loro reazione ai bombardamenti dell'esercito siriano prendono di mira le chiese sono una verità scomoda che non si può tacere. Come pure la denuncia lanciata già qualche giorno fa da l'Oeuvre d'Orient - la storica ong francese che sostiene le Chiese d'Oriente - sulle centinaia di cristiani in fuga da Homs perché - sostanzialmente - in questa guerra sono ormai presi tra due fuochi.
Il punto è che l'esito del conflitto siriano sarà decisivo per il futuro dei cristiani in tutto il Medio Oriente. E si capisce allora anche l'ultima notizia che qui sotto oggi rilanciamo: il summit islamo-cristiano organizzato l’altroieri a Beirut dal patriarcato maronita. «Chiediamo unità nazionale al nostro Paese - scrivono vescovi e leader musulmani nella dichiarazione conclusiva pubblicata dal quotidiano The Daily Star - in un momento in cui il Libano e la regione araba sono attraversati da difficoltà e circostanze complicate». Un tentativo per far sì che almeno il Libano non sia risucchiato in una spirale che appare sempre più pericolosa.
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Clicca qui per leggere l'analisi pubblicata sul quotidiano turco Hurriyet
Clicca qui per leggere la notizia pubblicata da l'Oeuvre d'Orient
Clicca qui per leggere l'articolo di The Daily Star


Violenze senza tregua a Homs

Dall' Osservatore Romano del 4 marzo 2012


Oltre settanta morti negli scontri

DAMASCO, 3. Sette camion carichi di medicinali e tre ambulanze del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) non hanno potuto entrare nella città di Homs, da mesi al centro di violenze e scontri. «È inaccettabile che gente che da settimane ha bisogno urgente di assistenza non abbia ancora ricevuto alcun aiuto» ha detto il presidente del Cicr, Jakob Kellenberger.
In precedenza, le autorità siriane avevano concesso l’autorizzazione all’ingresso. Ieri, tuttavia, hanno ritirato il permesso. Negli ultimi giorni, i combattimenti a Homs si sono intensificati, in particolare nel quartiere di Bab Amro: gli attivisti riferiscono di 75 persone uccise. Il Governo di Assad attribuisce la responsabilità degli scontri a bande di terroristi infiltrati dall’estero.

L’Onu ha chiesto l’accesso immediato degli aiuti umanitari nella città.
«Continuiamo a ricevere informazioni su esecuzioni sommarie, arresti arbitrari e torture» ha detto il segretario generale, Ban Ki-moon, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite aggiungendo che contro la città «ieri c’è stato un grande assalto» delle forze governative. «Ad Homs, Hama e altrove, brutali combattimenti hanno visto i civili intrappolati nelle loro case, senza cibo né elettricità, e senza la possibilità di poter evacuare i feriti o seppellire i morti» ha detto ancora Ban Ki-moon parlando all’Assemblea generale.

Intanto, la comunità internazionale alza i toni contro Damasco. Il presidente statunitense, Barack Obama, ha dichiarato che «la questione non è se, ma quando» il Governo siriano cadrà. A Bruxelles, i leader europei hanno deciso di «preparare nuove sanzioni» e di riconoscere il Consiglio nazionale di transizione (piattaforma che raccoglie vari gruppi di attivisti) come un «legittimo rappresentante dei siriani». Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha deciso la chiusura dell’ambasciata di Francia a Damasco.

«Quello che succede in Siria è uno scandalo: è inaccettabile che Homs rischi di essere cancellata dalle carte geografiche» ha denunciato Sarkozy. «Ma non ci saranno azioni finché le Nazioni Unite non avranno stabilito le condizioni giuridiche» ha precisato.

sabato 3 marzo 2012

Il male minore

 Ecco perché i cristiani avranno comunque la peggio

da "Il Sussidiario"
sabato 3 marzo 2012
 

L’esercito del presidente siriano Bashar Assad ha riconquistato Baba Amr, il quartiere della città di Homs che era stato liberato dai ribelli. Nel frattempo si intensificano le violazioni dei diritti umani da parte del regime. Secondo quanto riferisce il Media Center of Syrian Revolution, una fonte di informazioni vicina ai ribelli, solo a febbraio nel quartiere di Baba Amr sarebbero morte 420 persone, inclusi 19 bambini, 22 donne e 13 ragazzi deceduti in carcere durante le torture. Le forze di Assad avrebbero aperto due dighe sul fiume Assi, minacciando di allagare l’area archeologica di Darkoush. Elementi fedeli al regime avrebbero inoltre sequestrato e distrutto le medicine dalle farmacie per impedire ai cittadini rimasti feriti di ricevere medicazioni. Ilsussidiario.net ha intervistato Gian Micalessin, inviato de Il Giornale, sulla posta in gioco dell’attuale fase del conflitto siriano.
Micalessin, quali sono i principali rischi di quanto sta avvenendo in Siria?
Innanzitutto, nella componente dei rivoltosi siriani c’è un’altissima percentuale di Fratelli musulmani. Non a caso se guardiamo i messaggi che corrono sul web, scopriamo che una componente dei Fratelli musulmani libici in questi giorni ha raggiunto la Siria per combattere. Lo scenario che si ripete è sempre lo stesso: il Qatar utilizza i Fratelli musulmani, sostenendoli e finanziandoli, per portare al successo le rivolte nei vari Paesi arabi e quindi controllarli. E’ quanto è avvenuto in Tunisia, dove le elezioni sono state vinte dagli islamisti del partito di Ennahda. La stessa dinamica si è vista in Egitto, dove i Fratelli musulmani hanno conquistato il 47% dei seggi. Durante la rivoluzione libica, il Qatar ha inviato direttamente i suoi militari e dopo la caduta di Gheddafi ha favorito le fazioni islamiste. In Siria stiamo assistendo allo stesso scenario, con un elemento in più: l’influenza della Turchia, grande potenza musulmana che si affaccia sul Medio Oriente e appoggia vari gruppi e componenti. Tra i rischi della Siria ci sono anche quelli di un’opposizione divisa e incapace di contrapporsi al regime.
Come valuta la situazione dei cristiani, che rischiano di trovarsi tra due fuochi?
I cristiani siriani hanno purtroppo di fronte l’esempio non felice dell’Iraq, dove una volta caduto il regime di Saddam si sono trovati alla mercé dei fondamentalisti. I cristiani in Iraq sono stati sterminati e le loro chiese sono state attaccate. Per salvarsi, i cristiani irakeni sono fuggiti proprio in Siria. I cristiani siriani, che hanno ascoltato i loro racconti, oggi si chiedono se accadrà loro la stessa cosa. Per questo per il momento preferiscono appoggiare il regime piuttosto che stare con i rivoltosi. E’ una scelta determinata da condizioni oggettive. Spostandoci in Egitto, i copti del resto non hanno certo tratto vantaggio dalla rivoluzione, che ha fatto sì che le chiese fossero attaccate e i cristiani fossero discriminati.

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