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lunedì 14 luglio 2014

Maaloula non morirà, save Maaloula!

'Save Maaloula' è il movimento nato dagli abitanti della cittadina, sfollati internamente alla Siria o all'estero, per il recupero delle abitazioni, dei luoghi di culto e del patrimonio unico al mondo di questo luogo sacro : civili e religiosi si sono messi all'opera per poter tornare un giorno nelle case e nei monasteri bruciati e devastati. 







http://www.frommaaloula.com/more_about_maaloula


Il Sole 24Ore, 

di Alberto Negri


Incastonata nelle falesie della catena strategica del Qalamoun, Maloula, dove si parla ancora l'aramaico, la lingua di Gesù, era uno dei patrimoni dell'umanità con migliaia di anni di storia. Oggi è una città fantasma, dove pochi cristiani sono tornati a raccogliere le suppellettili salvate dal saccheggio o per adattarsi a vivere in abitazioni sgretolate, quasi delle grotte, senza acqua né luce. I guerriglieri islamici di Jabat al Nusra, sostenuti dai finanziamenti sauditi e qatarini, hanno sfregiato quadri e icone, incendiato libri sacri e codici antichi di chiese che che risalgono al quarto secolo. Anche le reliquie di Santa Tecla, dove c'è il convento greco ortodosso, sono state profanate e disperse: vediamo le pietre che le custodivano abbandonate in un angolo salendo scalinate macchiate dal sangue dei combattimenti.



«Provo una grande gioia a tornare ma anche un'enorme tristezza nel vedere come è ridotta la mia piccola e bellissima città», dice la signora Ama Mahallam, moglie di un miliziano cristiano. «I jihadisti- spiega Lan Haddad, che vive con la famiglia accanto all'orfanotrofio incendiato - erano presenti qui da almeno un anno, si erano infiltrati come visitatori, ospitati da famiglie musulmane che conosciamo benissimo: quando hanno ricevuto l'ordine di attaccare erano già potentemente armati e avevano avuto tutto il tempo di conoscere perfettamente questo territorio impervio e pieno di insidie».

Maloula è un esempio della ferocia e delle contraddizioni della guerra civile siriana. Qui si è combattuto per otto mesi dal 9 settembre a maggio. I jihadisti di Jabat al Nusra nei mesi precedenti avevano occupato la città appoggiati da una parte della popolazione musulmana ( il 30%, il 70% sono cristiani di rito greco cattolico), si era però raggiunto un accordo di tregua ma i ribelli quando hanno ricevuto nuovi rinforzi hanno attaccato le postazioni dell'esercito e messo in fuga i 10mila abitanti cristiani; poi hanno rapito le suore del convento di Santa Tecla e le hanno rilasciate a Yabroud in cambio di prigionieri dell'opposizione. Quindi è iniziata la parte più feroce della distruzione, con combattimenti durissimi mentre l'aviazione siriana bombardava l'area per stanare la guerriglia.

Per riprendere Maloula sono intervenuti gli Hezbollah sciiti libanesi, alleati dell'appena rieletto presidente Bashar Assad, che hanno sconfitto gli integralisti sunniti: questo spiega perché ovunque, insieme alla bandiera siriana, sventola anche quella gialla degli Hezbollah con il ritratto di Nasrallah, diventato ormai un eroe dei cristiani siriani, non solo qui ma anche a Damasco e Homs.

Ma ora sulla montagna di Maloula dove il monastero di Mar Sarkis, dedicato ai Santi Sergio e Bacco, dominava l'orizzonte, tutto è avvolto nel silenzio, spazzato dal vento.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-05/maloula-migliaia-anni-storia-rovinati-sempre-guerra-162541.shtml?uuid=ABb7YMOB

RITORNO A MAALOULA CITTA’ FANTASMA DEVASTATA DALL’ODIO E DALLA GUERRA


..........
I ribelli islamisti si sono accaniti soprattutto sui simboli religiosi. Il famoso monastero di Santa Tecla, simbolo della città con i suoi dipinti antichi e icone della Vergine Maria, di Gesù e dei Santi è irriconoscibile. Tutte le raffigurazioni sacre sono state profanate, con scritte offensive. Molte immagini hanno fori bruciati al posto degli occhi. 
Nelle stanze delle monache custodi del luogo santo rapite in dicembre nulla è stato risparmiato, anche i libri, i piatti, i vasi e gli oggetti da cucina sono stati distrutti. La stessa sorte è toccata all’orfanotrofio gestito dalle religiose.
Sulla strada che conduce al monastero di Mar Sarkis, si notano ancora le antiche grotte dei trogloditi, trasformate in depositi di armi e rifugi. Il santuario, che domina la città è servito ai ribelli come postazione da tiro contro l’esercito. L’albergo As-Safir, un tempo luogo di villeggiatura è uno scheletro di cemento. Secondo i residenti molte icone e oggetti sacri preziosi sono stati rubati, segno che i ribelli sanno cosa vale sul mercato.

Intanto la popolazione attende la fine della guerra per tornare e ricostruire la propria vita. 

http://erebmedioriente.tumblr.com/post/86292834591/ritorno-a-maaloula-citta-fantasma-devastata-dallodio

mercoledì 23 aprile 2014

Chi ha paura delle elezioni in Siria?

Le elezioni siriane e il villaggio in cui si parla la lingua di Gesù



da: Piccole Note
23 aprile 2014, festa di San Giorgio

Assad annuncia le prossime elezioni siriane: si terranno il 3 giugno. L’opposizione parla di «buffonata», di elezioni farsa e via dicendo. Né potrebbe essere altrimenti.  Ma, nonostante le critiche, si terranno ed è probabile, così stimano anche gli oppositori di Assad, che sanciranno una vittoria dell’attuale presidente. 
Né, anche in questo caso, potrebbe essere altrimenti: il popolo siriano conosce i limiti di Assad e i tanti limiti del suo governo. 

A Raqqa ISIL punisce : fumava in pubblico!
Ma in questi anni ha conosciuto bene anche i suoi oppositori, ovvero quei personaggi che da Londra e da altri Stati Esteri parlano di democrazia e di libertà, mentre sul terreno affidano il trionfo di questi alti ideali ai tagliagole di Al Qaeda i quali, imbottiti di Captagon – una droga sintetizzata nei laboratori Nato che non fa sentire dolore e privazioni e rende capaci delle efferatezze più inaudite – ammazzano nelle maniere più fantasiose islamici e cristiani che da secoli convivevano pacificamente in questo Paese.

Ma al di là del teatrino della propaganda, è interessante il luogo scelto da Assad per dare questo annuncio: il monastero di Maalula, un villaggio nel quale si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. 
Assad si è fatto riprendere dalla Tv di Stato mentre visitava il monastero accompagnato da alcuni esponenti della comunità cristiana locale. Era il giorno di Pasqua e questo filmato, al di là delle polemiche suscitate, ha mostrato al mondo, tramite la Tv di Stato siriana, la devastazione portata all’edificio cristiano dai miliziani di Al Nusra che l’avevano occupato. Mossa a effetto, certo, ma favorita da chi quel luogo l’ha distrutto, rapendo le suore che vi si trovavano e portando morte all’intorno.
 Con questa uscita, Assad vuole accreditarsi come difensore delle minoranze, spiegano i giornali occidentali, e dare al mondo un’immagine positiva, contraria a quella ritagliata su di lui dalla propaganda occidentale. 
Resta il fatto che quando i miliziani di Al Qaeda presero Maalula nessun uomo politico dell’Occidente ebbe a dire una sola parola per deprecare l’accaduto, né per condannare le atrocità di cui si stavano macchiando i ribelli, che si aggiungevano alle innumerevoli commesse in precedenza. 

Così questo accreditamento di Assad suona più verosimile dell’ipocrisia di tante autorevoli voci occidentali che oggi si dicono scandalizzate dalla propaganda di regime.



Ma al di là,  le immagini del monastero devastato che sono andate in onda sulla Tv siriana hanno riportato alla memoria una testimonianza da Maalula pubblicata sul nostro sito, che invitiamo, chi non l’avesse letta, a leggere. Perché racconta molto più di altre cronache quanto si sta consumando in Siria.



Gregorio III: è un vero crimine di guerra la distruzione delle chiese di Maaloula


Asia News, 22/04/2014 
di Fady Noun

Il Patriarca ha visitato il villaggio di Maaloula, ripreso dall'esercito al fronte islamico al-Nosra. "Ci si è presentato uno spettacolo apocalittico". L'Occidente assiste "con indifferenza criminale" alla distruzione della Siria. 

 La distruzione delle chiese di Maaloula è stata definita "un vero crimine di guerra" dal patriarca di Antiochia dei greco-melchiti cattolici Gregorio III Laham, che domenica ha potuto visitare lo storico villaggio cristiano, riconquistato dall'esercito siriano al Fronte islamico al-Nosra.
"E' il mistero dell'iniquità che si vede all'opera", ha detto ancora, non trovando parole abbastanza forti per tradurre i sui sentimenti davanti allo spettacolo di desolazione che gli si è offerto. "E' la devastazione del Tempio, il mistero dell'iniquità", ha ripetuto in un colloquio telefonico da Beirut, la sera della sua visita.
Il Patriarca greco-cattolico ha visitato il villaggio insieme con il patriarca greco-ortodosso Youhanna Yazigi e con i rappresentanti del patriarcato siriaco-ortodosso, armeno-ortodosso e siriaco-cattolico, accompagnati da alcuni giornalisti e da uomini della sicurezza. E poco dopo ha anche reso visita al capo di Stato siriano, anch'egli in visita al villaggio.
"Ci si è presentato uno spettacolo apocalittico. Altre chiese sono state distrutte in Siria, ma io non ho mai visto cose così. Ho pianto e ho cercato inutilmente un momento di solitudine per pregare. Sono affranto", ha detto ancora il prelato.
"Le quattro chiese storiche di Maaloula sono state colpite. La nostra chiesa parrocchiale, dedicata a san Giorgio, è crivellata di colpi. La cupola del convento è lesionata in due punti. Le mura sono sventrate dalle cannonate. Alcune parti del convento rischiano di crollare e debbono essere ricostruite. Le icone sono sparse a terra, sporcate o rubate. Attualmente è del tutto inabitabile".

 "Nel convento dei santi Sarkis e Bakhos (nella foto), lo storico altare pagano, convertito in altare cristiano, il solo di tale tipo, è rotto in due".

Lo stesso spettacolo di devastazione si offre agli sguardi nelle chiese di sant'Elia e santa Tecla, del patriarcato greco-ortodosso.
A giudizio di Gregorio III, la devastazione di Maaloula è "un crimine organizzato" e "un vero crimine di guerra".
La Carta di Londra (1946) definisce crimini di guerra "il saccheggio di beni pubblici o privati, distruzione senza motivo di città e villaggi, o la devastazione non giustificata da esigenze militari".
"Non c'è - dice ancora il Patriarca - alcuna giustificazione militare al vandalismo che c'è stato. Si ha l'impressione che fosse un vandalismo comandato". E perché aver fatto delle nostre chiese delle posizioni trincerate?- per tentare di darsi una spiegazione di tutte queste distruzioni.

Con amarezza, Gregorio III accusa il mondo occidentale di essere cieco sulla verità della guerra in Siria. Secondo lui, non si è assolutamente di fronte a una "guerra siriana" o a una "guerra civile". Certo, c'è una parte del conflitto che oppone i musulmani tra loro, ma non è una guerra islamo-cristiana. E' un crimine organizzato.

Sul piano della sicurezza, la popolazione di Maaloula può sognare di tornare, sostiene il Patriarca, malgrado l'incertezza sulla situazione delle infrastrutture (elettricità, acqua, telefoni). Egli aggiunge che alcuni giovani stanno tornando, per ispezionare le case e studiare la possibilità di rientro.
Ma Gregorio III attira l'attenzione sulla difficoltà che si avrà a riparare il legame sociale tra i cristiani di Maaloula e la popolazione musulmana. Alcune famiglie del villaggio si sono schierate con i ribelli islamisti e la ricostruzione della fiducia pone effettivamente dei problemi. Molti giovani non vogliono una riconciliazione superficiale, degli "abbracci ipocriti".
La Chiesa ha il dovere di impedire che tutta la popolazione musulmana sia assimilata a ciò che alcuni hanno fatto. I cristiani non devono vivere in un ghetto, dice, in sostanza, Gregorio III.
A suo avviso il vero complotto è là. Mira a lacerare il tessuto sociale della società siriana, nella quale non c'è mai stata discordia tra islamici e cristiani. E insiste sulla barbarie di comportamenti che, ai suoi occhi, non si spiegano che nella volontà di distruzione della Siria "profonda".

A sostegno di ciò che sostiene, egli indica l'atroce morte, davanti a testimoni, di un fornaio di Adra, una borgata vicino a Damasco. Lo sventurato è stato gettato, vivo e insieme con i suoi figli nel forno nel quale aveva appena cotto il pane per i combattenti islamisti.

Gregorio III denuncia "l'indifferenza criminale con la quale il mondo occidentale, col falso pretesto della difesa della democrazia, continua ad assistere a questo spettacolo di distruzione. Bisogna assolutamente impedire che il virus dell'odio si diffonda", conclude, dopo aver ricordato che ancora non si hanno notizie dei sei abitanti di Maaloula rapiti, come dei vescovi greco-ortodosso e siriaco-ortodosso di Aleppo, scomparsi da più di un anno.

http://www.asianews.it/notizie-it/Gregorio-III,-%C3%A8-un-vero-crimine-di-guerra-la-distruzione-delle-chiese-di-Maaloula-30883.html
Assad annuncia le prossime elezioni siriane: si terranno il 3 giugno. L’opposizione parla di «buffonata», di elezioni farsa e via dicendo. Né potrebbe essere altrimenti. Ma, nonostante le critiche, si terranno ed è probabile, così stimano anche gli oppositori di Assad, che sanciranno una vittoria dell’attuale presidente. Né, anche in questo caso, potrebbe essere altrimenti: il popolo siriano conosce i limiti di Assad e i tanti limiti del suo governo. Ma in questi anni ha conosciuto bene anche i suoi oppositori, ovvero quei personaggi che da Londra e da altri Stati Esteri parlano di democrazia e di libertà, mentre sul terreno affidano il trionfo di questi alti ideali ai tagliagole di Al Qaeda i quali, imbottiti di Captagon – una droga sintetizzata nei laboratori Nato che non fa sentire dolore e privazioni e rende capaci delle efferatezze più inaudite – ammazzano nelle maniere più fantasiose islamici e cristiani che da secoli convivevano pacificamente in questo Paese.
Ma al di là del teatrino della propaganda, è interessante il luogo scelto da Assad per dare questo annuncio: il monastero di Maalula, un villaggio nel quale si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. Assad si è fatto riprendere dalla Tv di Stato mentre visitava il monastero accompagnato da alcuni esponenti della comunità cristiana locale. Era il giorno di Pasqua e questo filmato, al di là delle polemiche suscitate, ha mostrato al mondo, tramite la Tv di Stato siriana, la devastazione portata all’edificio cristiano dai miliziani di Al Nusra che l’avevano occupato. Mossa a effetto, certo, ma favorita da chi quel luogo l’ha distrutto, rapendo le suore che vi si trovavano e portando morte all’intorno.
Con questa uscita, Assad vuole accreditarsi come difensore delle minoranze, spiegano i giornali occidentali, e dare al mondo un’immagine positiva, contraria a quella ritagliata su di lui dalla propaganda occidentale. Resta il fatto che quando i miliziani di Al Qaeda presero Maalula nessun uomo politico dell’Occidente ebbe a dire una sola parola per deprecare l’accaduto, né per condannare le atrocità di cui si stavano macchiando i ribelli, che si aggiungevano alle innumerevoli commesse in precedenza. Così questo accreditamento di Assad suona più verosimile dell’ipocrisia di tante autorevoli voci occidentali che oggi si dicono scandalizzate dalla propaganda di regime.
Ma al di là, le immagini del monastero devastato che sono andate in onda sulla Tv siriana hanno riportato alla memoria una testimonianza da Maalula pubblicata sul nostro sito, che invitiamo, chi non l’avesse letta, a leggere. Perché racconta molto più di altre cronache quanto si sta consumando in Siria.

martedì 15 aprile 2014

La settimana di Passione è iniziata in Siria...

R.I.P. Sinar Ghaith Mtanios
Stamattina la morte è passata a Bab Tuma di nuovo, ma questa volta è entrata dentro il cortile della scuola. Più di 60 feriti ed un bimbo salito al cielo. Una bimba ha perso le due gambe.





Razzo sulla scuola armena cattolica: un bambino ucciso, 61 feriti

Agenzia Fides 15/4/2014

 Un bambino morto, 61 feriti tra bambini, genitori e professori. E' questo l'esito tragico del razzo caduto stamattina sulla scuola armeno-cattolica di Damasco, nel quartiere storico di Bab Tuma, nella città vecchia, dove sono concentrate molte chiese e scuole cristiane. 



“Stamane, intorno alle 7,30” spiega all'Agenzia Fides padre George Bahi, sacerdote armeno cattolico dell'esarcato patriarcale di Damasco “un missile è caduto sulla folla di bambini, genitori e professori che attendevano l'apertura della scuola. Un bambino è morto e 61 tra bambini e adulti sono rimasti feriti. I soccorsi sono arrivati presto e i feriti sono stati portati in tre ospedali della zona. Con il Vescovo Joseph Arnaouti stiamo facendo il giro dei reparti ospedalieri per assistere e confortare anche i genitori, i parenti e gli amici dei feriti, tutti sconvolti per quello che è accaduto”.

http://www.fides.org/it/news/55029-ASIA_SIRIA_Razzo_sulla_scuola_armena_cattolica_un_bambino_ucciso_61_feriti#.U00b5kaKDwo


 Maalula liberata, ma chiese devastate e icone profanate


Agenzia Fides 15/4/2014

Maalula  - Dopo la riconquista del villaggio cristiano di Maalula – 55 chilometri a nord est di Damasco - da parte dell'esercito governativo siriano, le immagini e le descrizioni diffuse dalle fonti governative e anche dalle agenzie giornalistiche internazionali documentano la devastazione subita dai luoghi di culto cristiani durante i 4 mesi in cui la città è rimasta sotto l'occupazione delle milizie ribelli. 

In particolare, danni gravi sono stati subiti dal santuario greco-melchita di Mar Sarkis, dove la chiesa appare devastata, il pavimento è cosparso di oggetti religiosi, immagini e libri sacri danneggiati, sono scomparse le icone conservate nella sacrestia e non ci sono più né le campane né la croce che sormontava la cupola del convento greco-melchita. Il santuario, fondato alla fine del V secolo, è dedicato ai santi Sergio e Bacco, militari romani martirizzati per la loro fede sotto l'Imperatore Galerio. (250-311 d.C.). 




Sull’altura che sovrasta il santuario c'è l' Hotel Safir, un albergo che dominava il villaggio e che era stato scelto come quartier generale dalle milizie ribelli. 
Prima di venire travolto dalla guerra civile, nel villaggio rupestre di Maalula - che oggi appare disabitato - vivevano 5mila siriani, in grande maggioranza cristiani (greco-cattolici e greco-ortodossi). La riconquista di Sarkha, Maalula e Jibbeh è il risultato dell'offensiva con cui l'esercito siriano governativo ha ripreso il controllo quasi integrale della regione del Qalamun, dove passa anche la via strategica con cui i ribelli facevano giungere armi alle loro roccaforti nei dintorni di Damasco. 


In tale offensiva i reparti militari siriani vengono supportati dalle milizie sciite libanesi di Hezbollah. Proprio tre operatori della rete televisiva di Hezbollah al-Manar TV sono stati uccisi da raffiche sparate da cecchini mentre stavano documentando la riconquista di Maalula. 


http://www.fides.org/it/news/55024-ASIA_SIRIA_A_Maalula_chiese_devastate_e_icone_profanate#.U00cIvl_uXs


Uomini armati affiliati ad estremisti hanno devastato la tomba di un santo sacerdote nella chiesa di Qara nel Qalamoun : hanno scavato la sua tomba , frugato tra le reliquie del suo corpo , distrutta la sua urna .

domenica 9 marzo 2014

Sono state liberate le Monache di Maaloula: grazie a Dio!






















Le Sorelle di Maaloula (13 religiose e tre aiutanti ) libanesi e siriane, che erano state rapite dalla storica città cristiana di Maaloula nel mese di dicembre ,  oggi sono state rilasciate e sono in viaggio verso la Siria , ha riferito una fonte della sicurezza libanese .

Le suore erano state trasferite al villaggio di Arsal , nel Libano occidentale, all'inizio della settimana, ha riferito la fonte a Reuters.La loro ubicazione e le condizioni erano rimaste sconosciute per oltre tre mesi , dopo le prime notizie del sequestro emerse ai primi di dicembre quando ribelli islamici hanno conquistato l'antica località di Maaloula , una città a maggioranza cristiana, riconosciuta anche come patrimonio UNESCO, situata nella  Siria orientale."Quello che l'esercito siriano ha realizzato in Yabroud ha facilitato questo processo", ha dichiarato il  Vescovo siriano greco-ortodosso Louka Khoury parlando con i giornalisti alla frontiera .

Non è ancora chiaro esattamente chi aveva tenuto prigioniere le suore e perché sono state rilasciate oggi . Tuttavia, l'Osservatorio siriano per i diritti umani , un gruppo di monitoraggio  in gran parte legato con l'opposizione , ha identificato i ribelli che hanno preso le suore come militanti del Fronte al-Nusra, affiliato di Al- Qaeda e uno dei gruppi radicali che combattono le forze del presidente Bashar Assad .  Il Generale Capo della Sicurezza del Libano e il capo dei servizi segreti del Qatar sono stati segnalati per aver giocato un ruolo importante nei negoziati .In precedenza , il Fronte al-Nusra aveva riferito di avere richiesto la liberazione di 500 militanti detenuti in Siria e in Libano in cambio per le Monache, secondo quanto riferito dal canale satellitare Al - Mayadeen .L'Osservatorio , così come una fonte ribelle , hanno detto che il rilascio delle Suore è stato concordato come parte di uno scambio di prigionieri, con decine di donne detenute nelle carceri del presidente Bashar al - Assad ."L'accordo è per il rilascio di 138 donne provenienti da carceri di Assad ", ha detto la fonte dei ribelli , riferisce Reuters.

Le suore erano state rapite durante feroci combattimenti tra le forze ribelli e l'esercito siriano per il controllo strategico di Damasco - autostrada Homs , che passa proprio vicino a Maaloula .Subito dopo essere state rapite, le Monache erano state spostate in una vicina città in mano ai ribelli, Yabroud distante 20 km. La data di rilascio, è stato riferito, è impostata per coincidere con un cessate il fuoco in Yabroud , iniziato al tramonto di domenica .Nel mese di dicembre un video delle Suore è stato trasmesso su Al - Jazeera . Un commentatore riferiva che le suore erano in buona salute e stavano aspettando il loro rilascio per tornare al loro convento in Maaloula , nel Monastero di Mar Thekla . Il video non dava alcuna indicazione di dove le suore si trovavano.

La minoranza cristiana della Siria si è trovata coinvolta in mezzo ai combattimenti di una guerra  che , iniziata nel marzo del 2011, sta compiendo il suo terzo anno e sta diventando sempre più settaria

http://rt.com/news/syria-nuns-release-maaloula-782/


8 marzo per onorare le suore di Maloula e la loro delicata, dolorosa resistenza alla furia islamista

il momento della liberazione

TEMPI, 8 marzo 2014
di  Annamaria Falco

Nella festa della donna, la testimonianza di una professoressa amica delle religiose siriane sequestrate dai ribelli legati ad Al Qaeda



   leggi su: 
http://www.tempi.it/8-marzo-per-onorare-le-suore-di-maloula-e-la-loro-delicata-dolorosa-resistenza-alla-furia-islamista#.UxznRkaYbwo

lunedì 10 febbraio 2014

Le suore di Maaloula parlano in un video delle condizioni per il loro rilascio

anche in questo secondo video di Al Jazeera le monache non indossano la croce

Papaboys, 10 febbraio 14
 di Francis Marrash

Emergono scenari inquietanti, a poche ore dall’invio del video delle suore all’emittente Al-Jaazera. Le condizioni volute dai gruppi fondamentalisti non porteranno, nel prossimo futuro, ad una soluzione pacifica del rapimento. L’obiettivo dei terroristi, è quello di cancellare in maniera definitiva la presenza dei cristiani in Siria. Dalle ultime notizie ricevute, molti cristiani sono costretti a lasciare i propri villaggi per paura di essere uccisi, torturati o peggio decapitati. Quelli che rimangono, subiscono vessazioni. Sono costretti a pagare ingenti somme di denaro ai nuovi padroni per non essere ammazzati. Questa è la democrazia che vogliono le potenze internazionali per la Siria? Non è possibile! I finanziamenti e le armi che arrivano per i ribelli aggravano notevolmente la situazione. La lotta deve essere compiuta contro chi semina il terrore e la morte.  

BEIRUT-. Le suore rapite in Siria nella città cristiana di Maalula, sono apparse in un nuovo video trasmesso domenica da Al-Jazeera. Gli ostaggi hanno implorato la liberazione, chiedendo la scarcerazione di tutte le donne prigioniere nei carceri femminili del regime siriano, come merce di scambio per il loro rilascio. Nella registrazione sono apparse tranquille dicendo che “sono in buona salute e non sono state maltrattate. Attendono fiduciose il rilascio per tornare in convento”, ha riferito AFP.
Nel video le suore hanno detto di voler tornare dopo la scarcerazione nel monastero di Maalula. “Questo è il nostro dovere” (di rimanere in convento), hanno dichiarato le suore.
L’episodio del rapimento risale al mese di dicembre 2013, dopo che le forze ribelli, tra cui diversi jihadisti, avevano preso il controllo del villaggio. Alcune fonti vicine al governo siriano accusano i ribelli di usare le suore come “scudi umani”. Sollevando non poche perplessità circa la sicurezza delle donne, nelle mani dei terroristi. Le suore hanno chiesto la fine del conflitto che da 33 mesi insanguina la Siria. Maalula è un pittoresco villaggio tagliato nella roccia a 55 chilometri da Damasco. E’ uno dei luoghi simbolo dell’antica presenza dei cristiani in Siria. I suoi abitanti, ancora oggi, si esprimono in aramaico, la lingua parlata da Gesù Cristo.

In un comunicato, l’opposizione armata rappresentata da Al-Nusra, ha presentato le condizioni per il rilascio delle 11 suore siriane e dei due vescovi. 
Per le suore: 1-  il Rilascio di tutti gli estremisti detenuti nel carcere di Roumieh in Libano; 2– il rilascio dei 500 membri di Al-Qaeda arrestati dal governo siriano; 3– il rilascio di tutti i detenuti di opposizione femminile in Siria; 4–  il pagamento di 75.000 mila dollari come riscatto; 5-  togliere l’assedio alla città vecchia di Homs; 6– l’Esercito siriano non deve più attaccare Yabrood, “città vicina al confine libanese dove l’opposizione armata contro il regime si intrufola per combattere in Siria”; 7– l’invio delle suore rapite in Libano, senza farle tornare in Siria.
Per i Vescovi: 1-  il Pagamento di100 milioni dollari come riscatto; 2– il rilascio di 800 membri di AlQaeda arrestati dal governo siriano; 3-  il rilascio degli ufficiali turchi, del Qatar e francesi arrestati in Siria; 4– l’ invio di aiuti a favore della opposizione armata nella città vecchia di Homs; 5-  il blocco di tutte le operazioni militari in Aleppo.

Le richieste avanzate dai terroristi sono impossibili da realizzare. La lotta portata avanti è chiara: vogliono a tutti i costi conquistare il paese, per asservirlo al progetto di fondazione dello Stato Islamico del Sol levante. E’ molto preoccupante. Come mai nessuno interviene? I religiosi sono usati come esca per realizzare con la violenza non gli interessi del popolo siriano, ma quelli di una parte pericolosa del fondamentalismo islamico. E’ chiara ormai la strategia.
Dove siete organizzazioni internazionali? Avete sentito le richieste? Pensate ancora di fornire armi ai ribelli? Loro non vogliono solo rovesciare Assad dal potere. L’intento è quello di cominciare in Siria un nuovo modello politico basato sulla shaaria. “Le suore - dice il comunicato stampa dei terroristi- se liberate, non devono tornare a Maalula, ma in Libano”. Cosa significa? Che non hanno intenzione di favorire la presenza dei cristiani in Siria, perché non appartengono alla religione di Maometto.
Cari politici, occupatevi dei gruppi estremisti. Non permettete che millenni di storia vengano cancellati dall’odio e dalla violenza.
 qui il link all'articolo con le condizioni poste per lo scambio : 
http://zamanalwsl.net/en/news/3618.html

http://www.papaboys.org/le-suore-di-maalula-parlano-in-un-video-delle-condizioni-del-loro-rilascio/

lunedì 20 gennaio 2014

SAYDNAYA SI DIFENDE: non finiremo come Maaloula!






Invece di festeggiare la domenica in chiesa. 
La citta' cristiana di Saydnaya ha subito da stamattina un attacco dai Fanatici Whabiti ed e' riuscita grazie ai suoi cittadini (cristiani e musulmani insieme) e all'esercito siriano a respingerli. 
Ma sempre con un prezzo: Philip Alahmar ha difeso la sua citta', la sua famiglia, col suo sangue.


Pregate per Saydnaya!
Samaan


"Le campane di Maloula non suoneranno più"

Maaloula:  icone e  oggetti sacri devastati 

Padre Makarios Kallouma , segretario del Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente per i cattolici melchiti greco ha detto all’ Agenzia Novotsi che gruppi armati del "al- Nosra Front" e membri del movimento Ahrar " elementi di al- Sham " hanno smontato le campane di tutte le chiese del centro storico di Maaloula e bruciato i monasteri di Santa Tecla e San Sergio poi hanno cominciato a scavare dentro le tombe per trovare i resti di Santa Tecla ; hanno anche bruciato due croci dopo averle spezzate .

Padre Kallouma ha rivelato che gli elementi musulmani armati hanno rubato la statua in bronzo di Cristo , che è stata inaugurata il 24 settembre 2008 e che era stata poi collocata all'interno del Convento di Santa Tecla , ed era stata  finanziata dal fondo dell'Apostolo Paolo in Siria , la statua è opera del famoso scultore russo Alexander Rokafichnikov .

Padre Kallouma ha aggiunto che alcuni residenti di Maaloula hanno lasciato il villaggio per rifugiarsi  in Libano, ma la maggior parte di loro è sfollata a Damasco. Molti di loro vivono nella città vecchia, dove solo la  beneficenza fornisce loro un aiuto .

Con un profondo sospiro , il Padre Kallouma continua : "Dopo averci spinti a emigrare e aver rubato le nostre case , hanno distrutto il nostro paese e hanno rimosso i principali simboli religiosi che rappresentano le campane che ci chiamano  alla preghiera .... elementi del Fronte armato al- Nosra vendono i mobili  rubati dalle case del paese , poi  bruciano le case , come se volessero cancellare ogni traccia di cristianesimo e sopprimere la nostra presenza .

http://www.leveilleurdeninive.com/search?updated-max=2014-01-14T08:10:00%2B01:00&max-results=2

Seydnaya e la rocca di Nostra Signora - di Talal Khrais

Il Monastero della Natività della Madre di Dio a Seydnaya sviluppa il suo essere città e comunità, soprattutto cristiana, attorno alla Rocca sacra del monastero della Vergine. Ma Saydnaya presenta numerosi monumenti religiosi sparsi sul suo territorio. Quasi tutti gli edifici cristiani sono il risultato di una presenza che ha inizio nel primo millennio con gli Aramaici, si sviluppa verso il IV secolo con la presenza greca, e matura nel I secolo con l’impero romano per poi sfociare definitivamente nel cristianesimo con una particolarità di non poco conto: quella del culto mariano. Non è un caso, infatti, che Saydnaya significhi “Nostra Signora”.E’ forse per questo che nella città si trova l’omonimo convento sulla Rocca sacra che, dal punto di vista mariano, forse, è il secondo luogo di culto più importante dopo quello di Gerusalemme. L’origine del complesso è databile all’epoca Giustiniana,  come confermano manoscritti conservati nella grande biblioteca del convento stesso. La chiesa della Vergine sorge sopra un antico tempio ellenistico-romano che, probabilmente, aveva origini aramaiche.


In termini di numero di  visitatori, la sua importanza e la popolarità è dovuta ai numerosi e illimitati miracoli che si verificano per l'intercessione di Maria , Nostra Signora , la Madre di Dio - Theotokos .
 Saydnaya contiene un'icona della Vergine Maria e Gesù bambino che si dice dipinta da San Luca Evangelista nel 1 ° secolo dC . Il nome della Icon è " Shaghoura " che significa " The Famous One" 

 La storia della chiesa e del monastero che sono stati costruiti in Saydnaya sulla cima di una montagna alta in Siria risalgono al 547 AD, quando  l'imperatore Giustiniano  e il suo esercito erano accampati nella zona , preparandosi a combattere i Persiani . Vide e seguì un cervo alla cima della montagna , dove scoprì  una grande sorgente di acqua fresca per il suo esercito assetato . Improvvisamente il cervo si trasformò in un'icona brillante , e udì una voce che gli chiese di costruire una chiesa in onore della Madonna .
 La chiesa conserva numerosi manoscritti e icone antiche e preziose .
 Una storia interessante è accaduta quando il Saladino stava combattendo i crociati nel XII secolo dC . Le sue truppe affamate invasero  il monastero di Saydnaya e presero possesso di tutte le forniture alimentari e le riserve che vi si trovavano . Tuttavia, al momento di caricare i beni sui cavalli  e cammelli  , i cavalli e cammelli hanno rifiutato di muoversi , non importa quanto duramente il Saladino ci provasse . Alla fine , dovette scaricare tutti i rifornimenti alimentari e restituirli ai legittimi proprietari prima che potesse andare avanti .
 Un altro miracolo interessante è successo con mia nonna che viveva in Saydnaya nella prima parte del ventesimo secolo . L'olio d'oliva era la più importante fonte di alimentazione  per le suore in quel momento , e gli enormi vasi di creta si erano andati rapidamente esaurendo del  prezioso liquido dorato . Niente era rimasto per le monache in quell’ anno difficile . Siccome mia nonna era nel deposito istruttoria della pratica , ha assistito al miracolo del riempimento di vasi con olio d'oliva puro dal nulla , che era davvero la mano di Dio venuta a salvare il giorno e alleviare le sofferenze delle suore ...

venerdì 13 dicembre 2013

Le monache di Maaloula : una gara tra tentativi di mediazione e l’attacco su Yabroud


da as-Safir

 di Muhammad Ballout

Le monache di Maaloula saranno presto in Libano , ultimo rifugio dei rapitori , se gli intermediari e i canali aperti con loro non arriveranno a una soluzione rapida , soprattutto dopo l'estensione dell’ assalto dell'Esercito Siriano su Yabroud nei prossimi giorni con il lancio di una seconda fase dell'operazione militare in Qalamoun .

Dodici suore, quattro di loro libanesi , le altre siriane . Tre canali per i negoziati hanno alternativamente  cercato di ottenere un elenco di richieste da parte dei rapitori , al fine di organizzare rapidamente uno scambio. L'ottimismo regna circa il processo di negoziazione a causa del fatto che i rapitori sono entrati immediatamente in un processo di dialogo multilaterale , al fine di raggiungere un accordo circa le suore . Questo è un segno importante perché è la prima volta che Jabhat al- Nusra cerca rapidamente di raggiungere un accordo sulle vittime di rapimento che detiene , mentre il destino delle sue vittime nei rapimenti precedenti prima non dava alcuna chiarezza o anche qualsiasi accettazione di un principio di negoziazione da parte dei rapitori .

All'interno dei canali che stanno negoziando o hanno tentato di negoziare , non vi è nessun rappresentante del governo siriano , che si accontenta di soddisfare le richieste o di monitorare ciò che sta accadendo a distanza . C'è un canale locale guidato da una figura siriana che ha contribuito in passato alle trattative per la liberazione di ostaggi , c'è un canale del Qatar che ha iniziato a lavorare due giorni fa , e c’ è il canale delle Nazioni Unite .

Una fonte dell’ Esercito Siriano Libero in Qalamoun dice che un interlocutore  da parte del Vaticano sta cercando di aprire un quarto canale che coinvolge negoziati diretti con i rapitori e una generosa offerta economica in cambio del rilascio delle monache , ma Jabhat al- Nusra propone condizioni che , fino ad ora , non comprendono eventuali condizioni monetarie o riscatti. Attivi sullo sfondo , accanto ai leader di Jabhat al- Nusra in Yabroud , vi sono Mithqál Hamama e Ahmad al - Muqambar , leader locali  in una delle brigate dell'Esercito siriano libero . Essi stanno tentando di ottenere una porzione di ogni scambio e di riscatto monetario, nonché garanzie di sicurezza personale.

Ahmad al - Muqambar è del villaggio di al- Mashrafeh (chiamato anche Falita ) , mentre Mithqál Hamama viene da Bakha'a nella città  di Sarkha del Qalamoun.  Hamama ha svolto un ruolo di primo piano nella cattura delle monache di Maaloula e nel portarle fuori dal Monastero di Santa Tecla , che egli aveva  preso d'assalto con un gruppo di suoi combattenti  che appartengono a Liwa Tahrir al- Sham . Questa brigata  dispone di 1200 combattenti ed è guidata da un capitano disertore , Firas al- Bitar . Le sue unità sono particolarmente attive nel  ​​Ghouta e  Qalamoun , dai quali anche al- Bitar proviene.

Jabhat al- Nusra , che ha condotto l'assalto su Maaloula  all'inizio della scorsa settimana , ha sequestrato le suore dopo che erano state portate nella cittadina  di Sarkha , che è sotto il controllo di Mithqál Hamama , e trasportate in Yabroud , che è sotto controllo del leader di Jabhat al- Nusra Malik al- Talli , un siriano , e del suo vice  Hamdi Abu Azzam al- Kuwait , un kuwaitiano -siriano , siccome sua madre e sua moglie sono siriane .

Nelle ultime ore , i negoziati hanno avuto  grande impulso  per l'apertura di un canale internazionale per i negoziati con Jabhat al- Nusra per la liberazione delle suore e quattro orfane  che erano sotto la  loro cura e che Jabhat al- Nusra ha prelevato con loro, dal Monastero di San Tekla al villaggio di Sarkha , prima che fossero lasciate con al- Talli e il suo vice , che sta conducendo negoziati con il nome di Abu Azzam al- Kuwait . Allo stesso modo , molto è stato fatto per l'ingresso del  Qatar come intermediario  dopo la visita a Doha  del Direttore libanese della Sicurezza Generale , Abbas Ibrahim .

Le Nazioni Unite hanno tentato , attraverso Mukhtar Lamani , il rappresentante personale a Damasco dell'inviato arabo e internazionale per la Siria Lakhdar Brahimi , di svolgere un ruolo nel facilitare i negoziati per il rilascio delle suore . All'inizio Lamani ha parlato alla badessa del monastero , madre Pelagia , via Skype , ma il tentativo ha incontrato l’insistenza di Abu Azzam al- Kuwait circa la presenza del diplomatico internazionale in Yabroud per condurre negoziati faccia a faccia.

Le Nazioni Unite  rifiutano  di consentire a qualsiasi dei loro  diplomatici di andare ad incontri  con la dirigenza della Jabhat al- Nusra in Yabroud per la sicurezza e per motivi legali, tra i quali l' inclusione di Jabhat al- Nusra nella lista delle organizzazioni terroristiche e il fatto che Abu Azzam non ha avanzato richieste che possono essere chiaramente discusse . Lamani ha stabilito che la sua presenza in Yabroud sarebbe per ricevere le monache , il che ha causato che Jabhat al- Nusra  ponesse fine ai negoziati e così si è concluso il canale delle Nazioni Unite.

Poco dopo , il canale siriano locale ha ricevuto richieste in cambio del rilascio delle suore che comprendevano  aspetti militari e di sicurezza . E' ovvio che le autorità siriane non saranno d'accordo per attuare alcune  delle condizioni militari o di sicurezza proposte da Abu Azzam al- Kuwait , che sta conducendo le trattative e fino ad ora non ha consentito ad alcuno dei negoziatori di parlare direttamente con Malik al- Talli . Le condizioni di Abu Azzam al- Kuwait per il rilascio delle suore variavano da spedizioni di farina e cibo per le aree assediate in Ghouta orientale  per sollevare l'assedio da Moadamiyet al- Sham , richieste che , secondo uno dei negoziatori , possono andare avanti  .
Tutti coloro che hanno negoziato con Abu Azzam concordano con la domanda che egli ha posto per il rilascio di mille donne detenute in carceri dal regime siriano , anche se nessuno ha ricevuto un elenco dei nomi di coloro che egli vuole scambiare per le suore , nonostante una settimana sia passata dall'avvio dei negoziati . Tuttavia, ciò che sta mettendo i negoziati in una situazione di stallo è la richiesta di Jabhat al- Nusra per uno stop alle operazioni dell'esercito siriano nel Qalamoun , alla fine della lista delle condizioni militari dettate da Abu Azzam al- Kuwait ai suoi partner negoziali . Abu Azzam ha proposto il ritiro del checkpoint dell'esercito all'ingresso di  Maaloula , la rimozione delle unità dell'esercito dallo strategico Monastero dei Cherubini che si affaccia su Saydnaya , e la rimozione di una unità dell'esercito siriano di stanza presso un monastero di Qara . Ha chiesto , in generale, l'eliminazione di qualsiasi presenza dell'Esercito siriano dalle  "regioni Cristiane" , come ha detto , in modo da 'neutralizzarle'  dal conflitto .

Ai negoziatori ha dato l'impressione che l'uomo di Jabhat al- Nusra in Yabroud non ha l'ultima parola e che egli agisce come un intermediario, molto probabilmente riceve ordini da un terzo che determina il corso e le condizioni delle trattative , che sono diventate più complicate nelle ultime ore , dopo che Jabhat al- Nusra ha minacciato di inviare le suore in Libano . La minaccia giunge con l'arrivo in Yabroud due giorni fa di Abu Hasan al- Arsali , uno dei leader dell'Esercito siriano libero in Arsal e uno dei supervisori delle operazioni di approvvigionamento di fuori del territorio libanese . Non è noto se questo è direttamente correlato alla questione delle monache o la minaccia per trasportarle in Libano.

L'ingresso del Qatar nelle ultime  ore in una mediazione con i rapitori sembra incoraggiante , dopo che il rilascio delle monache era entrato in contrasto con l'operazione militare in corso su  Yabroud , sul cui impatto sui negoziati vi sono  aspettative contrastanti . Uno dei partecipanti ai negoziati ha detto ad as- Safir che l'avanzamento dell'esercito verso Yabroud non lascerà Jabhat al- Nusra con molte opzioni e che la protezione delle monache potrebbe diventare un peso per i rapitori nei prossimi giorni .

venerdì 6 dicembre 2013

Monache di Maaloula: perchè colpire la presenza di religiose inermi?

Le Monache di Santa Tecla in "confortevole ospitalità" ....


Siria: brigate ribelli Qalamoon rivendicano rapimento 12 suore Maalula
Beirut, 6 dic. - (Adnkronos/Aki) - Un gruppo ribelle siriano che si fa chiamare Brigate Qalamoun Libero ha rivendicato il rapimento delle 12 suore prelevate lunedi' scorso dal villaggio cristiano di Maalula. Al quotidiano pan-arabo Asharq al-Awsat, il portavoce del gruppo, Mohannad Abu al-Fidaa, ha detto che "le suore sono in un luogo sicuro, ma non saranno rilasciate finche' non saranno accolte alcune richieste, prima tra tutte il rilascio di mille donne siriane rinchiuse nelle prigioni del paese".






Le prime immagini delle Monache "ospiti " dei miliziani ribelli nell'intervista realizzata dalla TV  'al Jazeera' 

Perchè proprio il canale al Jazeera trasmette questa intervista con le suore rapite?
Perchè in essa le suore dicono che non sono state rapite, ma sono ospiti, e vengono trattate bene? perchè dicono che loro hanno voluto andare via?
secondo voi le suore non sono costrette a dire tutto questo, sapendo che a nessun costo loro non hanno mai voluto lasciare il monastero? E  perchè questi armati hanno portato le suore a Yabrud? cosa vuole dire ospiti? Se fossero ospiti perchè allora chiedono al governo siriano di liberare 1000 donne che si trovano nelle prigioni del regime? l'ospite non ha il diritto di andare quando vuole? 
Perchè le suore non indossano la croce nell'incontro, forse perchè i ribelli non sopportano vedere la croce? insomma che intervista falsa é questa? 
Perchè i ribelli usano i nostri religiosi in questa guerra? che colpa hanno fatto i religiosi cristiani, forse perchè chiamano alla pace, riconciliazione, amore, perdono, e dialogo, che sono parole non vanno bene per lo scopo che i ribelli fanatici sono venuti a realizzare.
 Non e' giusto rapire  suore che non hanno niente in questa faccenda, per chiedere riscatto di qualsiasi tipo. E non sappiamo quali donne stanno chiedendo in cambio, ci sono pure delle donne che hanno usato mortai contro la nostra zona cristiana, ci sono pure donne che portano armi e combattono contro il popolo siriano.
Ora che capisca il mondo, soprattutto l'occidente, che in Siria c'è una vera guerra contro il terrorismo e contro il fanatismo.
Ora che capisca il mondo quali Paesi aiutano e finanziano questi fanatici Waaabiti, Salafiti, e Qaidisti!
 
Samaan Daoud 

Terroristi e jihadisti stranieri stanno cercando di distruggere lo Stato siriano con la violenza. 

La testimonianza di una parlamentare siriana



Radio Vaticana, 8 dicembre 2013 
( a cura di Luca Collodi) 

  ascolta l' intervista audio :


La guerra dipinta dalla maggior parte dei media occidentali come uno scontro tra il popolo siriano e il governo non esiste. Non è così, non sta succedendo niente di tutto ciò". A parlare è Maria Saadeh, architetto, deputata cristiana del Parlamento siriano eletta come indipendente nel Parlamento siriano nel 2012. 
"Sono venuta in Italia per spiegare che in Siria è in atto una guerra contro lo Stato, non contro il governo. Per distruggerlo, paesi stranieri fomentano il conflitto sociale, etnico e religioso". 
"Bisogna capire che lo Stato siriano e il regime sono due cose diverse. Non essere d’accordo con il regime non significa smettere di sostenere lo Stato. Lo Stato siriano infatti garantisce l’esistenza e la sicurezza della società, dei cristiani, dei musulmani, del popolo. Se lo Stato viene distrutto, tutto piomberà nel caos. La comunità internazionale deve rispettare la nostra sovranità e il nostro diritto a scegliere da chi vogliamo essere rappresentati come popolo siriano. Non vogliamo interventi stranieri". 
"Perché quello che sta succedendo ora in Siria è pilotato da Stati come Qatar, Arabia Saudita e Turchia che inviano nel nostro paese uomini, armi e soldi con cui finanziano terroristi che imbracciano la religione come arma politica". 
"I ribelli per la prima volta hanno cominciato ad attaccare le scuole, soprattutto quelle dei quartieri cristiani. Io non so perché lo fanno ma noi chiediamo alla comunità internazionale, all’Onu e al mondo di tenere la guerra lontana dai nostri bambini. Lo Stato oggi ci protegge anche da questo". 
"Se i cristiani sono attaccati è perché i terroristi vogliono sgretolare il tessuto connettivo della società siriana e distruggere lo Stato, non il governo. I cristiani sono sempre stati protetti dallo Stato. La Siria non solo è l’unico paese della regione che rispetta i cristiani, ma li considera anche la base della società e della sua storia e non permetterà che se ne vadano via. Per proteggere la società, e quindi garantire l’esistenza di noi cristiani, ora abbiamo bisogno di fermare i terroristi". 

Fermare il massacro  di Maalula  priorità internazionale


Messo a ferro e fuoco dai terroristi islamici il villaggio dove sono state rapite le religiose greco ortodosse del monastero di Santa Tecla.

Maria Saadeh, deputata cristiana di Damasco: "Le forze internazionali prima devono fermare le violenze terroristiche. Al resto penserà il popolo siriano".
 E ancora: "Il rispetto della sovranità siriana è la linea rossa oltre cui non si può andare"


“Maalula è un patrimonio e un simbolo mondiale della cristianità. È l’unico posto al mondo dove si parla l’aramaico, la lingua di Gesù. La città è stata messa a ferro e fuoco e 160 abitazioni completamente distrutte dai terroristi islamici che hanno rapito alcune monache. È in atto un vero massacro. Tutto il popolo siriano leva oggi la sua voce per chiedere di salvare questo patrimonio mondiale e di essere liberato dai terroristi”. 
Le prime parole di Maria Saadeh, trentanove anni, deputata cristiana di Damasco, sono tutte per il villaggio cristiano di Maalula, a 60 chilometri a nord della capitale e per il dramma delle religiose greco-ortodosse del monastero di Santa Tecla. Per loro Papa Francesco ha chiesto la preghiera delle migliaia di persone che ieri hanno partecipato all’udienza del mercoledì. 
Eletta lo scorso anno come indipendente al Parlamento, Saadeh spiega al Sir la sua “terza via” per uscire dalla guerra che ha provocato oltre 100mila morti e milioni tra sfollati e rifugiati. Si tratta, cioè, di superare lo schema della politica internazionale che non lascia alternative: o l’appoggio incondizionato ai ribelli o la delegittimazione di Bashar al Assad. Per la deputata cristiana è giunto il momento del dialogo, a patto che la comunità internazionale riesca a ottenere un cessate-il-fuoco tra le parti.



Il Nunzio Zenari: LA GENTE NON VUOLE QUESTA GUERRA 


D. - In questo momento un po’ tutte le Chiese della regione si sono espresse sulla vicenda delle suore. In generale qual è la speranza della Chiesa per il futuro della Siria?

R. - Il fatto che queste monache siano state obbligate con la forza, con le armi in pugno, ad uscire dal monastero, nel quale avevano deciso di rimanere per dare una testimonianza in questo antico villaggio cristiano, che è una perla per tutti i siriani e non solo per i cristiani, naturalmente è stato appreso con tanta tristezza. Se questo poi si mette anche nel contesto di certi altri gesti compiuti nelle ultime settimane, in cui sembra che i cristiani siano stati presi particolarmente di mira da certi gruppi estremisti, fa aumentare ancora l’inquietudine e il dolore e non solo per la comunità cristiana: da quello che vedo, c’è una forte reazione da parte di tutti i siriani, a qualsiasi religione e a qualsiasi credo appartengano, e da parte delle autorità. I siriani non pensavano che questo conflitto potesse arrivare a questo punto. Devo anche precisare che in Siria c’è sempre stata una coabitazione esemplare fra le diverse fedi, i diversi credi. Generalmente, da quello che si sa, sono elementi esterni alla Siria quelli che compiono gesti di profanazione di luoghi sacri, di chiese…

D. - Questa reazione così forte anche dei siriani che significato ha?

R. - Direi che questa guerra non la vuole - io credo - nessuno in Siria. Almeno così come è andata via via mostrandosi. Perché i siriani sono per una nuova Siria, più democratica, più rispettosa delle libertà fondamentali e dei diritti umani e non per una Siria che alcuni gruppi estremisti vorrebbero proporre. Direi che fa presa vedere questa reazione, di persone che dicono: da questa strada, con questi metodi non si va nessuna parte.

Testo proveniente dalla pagina

http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/05/monache_rapite_in_siria,_mons._zenari:_tristezza_in_tutti,_la_gente/it1-752987