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martedì 7 febbraio 2023

Siria, una tragedia senza fine

 

di Salima Karroum e Maria Antonietta Carta

Abbiamo assistito, da vicino nei primi mesi della guerra e poi soprattutto da lontano, allo svolgersi delle vicissitudini che ormai da oltre undici anni affliggono il popolo siriano. Un popolo fiero, coraggioso, paziente che, pur subendo una guerra iniqua e feroce, era riuscito a conservare la speranza. Ma durante queste ore tremende in cui oltre alla malvagità degli umani si trova ad affrontare le forze inesorabili della natura è smarrito, è disperato, è attonito.

6 febbraio. Abbiamo ascoltato voci e letto racconti che lasciano senza respiro.

Le parole più frequenti, ripetute con urgenza sono: ‘’kanat leila mur’ibah, è stata una notte terrificante’’. Con molte persone care non siamo ancora riuscite a parlare. Da altre riceviamo brevi messaggi in cui ci comunicano di aver dovuto abbandonare le loro abitazioni e quindi non hanno internet per rispondere alle telefonate. Altre ancora ci dicono del suolo che continua a tremare, anche mentre siamo al telefono, e delle decine di migliaia di abitanti allo scoperto nei parchi, nelle piazze e nelle strade.

Arrivano sui social le prime testimonianze.

Ad Aleppo poche ore prima del terremoto era caduto un po’ di nevischio, e verso la fine di una notte glaciale Pierre Le Corf scrive:  ‘’Aleppo di notte. Tutti fuori, tutte le famiglie per strada sotto la pioggia con detriti che cadono e palazzi che crollano. È spaventoso... Già segnalati oltre 250 morti, 25 edifici crollati e più di 700 feriti finora. Dopo 11 anni di guerra e sanzioni internazionali contro la popolazione ormai stremata.’’  https://www.facebook.com/pierrelecorf 

  Già! Le stramaledette sanzioni illegali di Usa e Ue. L’infame assedio di governi criminali. La piaga che, insieme alle bombe, ai terroristi prezzolati e alla razzia delle materie prime essenziali quali gas, petrolio e grano, condanna al freddo, all’inedia, all’impossibilità di curarsi per l’assenza di farmaci grazie al bombardamento delle industrie farmaceutiche nei primi anni del conflitto, e alla morte. Perciò, la solidarietà alla Siria deve iniziare con la cancellazione del "Caesar Act" e la levata dell’assedio.

- Salvato il vescovo di Aleppo Mr Jeanbart. Resta sotto le macerie dell'arcivescovado padre Imad Daher che purtroppo morirà ore dopo.

- Nel pomeriggio, il bilancio delle vittime del terremoto è di oltre 780 e di 2280 feriti. Alcune ore dopo, si contano oltre 800 vittime.

- Sempre a causa dell’embargo, gli ospedali sono ridotti al collasso e la protezione civile impegnata a sottrarre le persone intrappolate sotto le macerie opera senza equipaggiamenti.



Nella notte, Georges Sabe dei Fratelli Maristi di Aleppo scrive:

‘’Buona serata ad Aleppo, la nostra città. Tu sei devastata e la tua gente è affranta. Le sirene delle ambulanze continuano ad avvertire che c’è un'altra emergenza.  Sono trascorse 20 ore e sembra sia trascorsa un'eternità di tristezza, paura e dolore. Il cielo piange. La terra è triste per quanto ha freddo. Gli edifici hanno ballato con la morte e la morte li ha abbattuti.  La mia gente e i miei cari, i vostri occhi mentre entravate nel monastero mi hanno detto tanto. La vostra paura, il vostro panico, la ricerca di un posto sicuro vi hanno condotto qui.  E le parole mi hanno abbandonato.  Non oso ringraziare Dio per la mia salvezza.  Apro il mio cuore prima di aprire le porte del monastero ... ‘’ https://www.facebook.com/profile.php?id=589880634 


Il grande poeta e pittore siriano Nazìh Abu Afash, di Marmarita (Homs), a poche ore dal terremoto scrive:

"Il Siriano è niente e nessuno

Quando il Siriano è sopraffatto dalla tristezza, nessuno si addolora per la sua tristezza.

Quando il Siriano piange, non traspare neppure l’ombra di una lacrima nell'occhio di qualcuno. Quando il Siriano sanguina, neppure un sospiro di dolore esce dalla gola di qualcuno.

E quando il Siriano muore a nessuno interessa il suo cadavere. Nessuno fa caso al suo cadavere.

Lo lasciano disteso nel nulla cosmico per non riconoscerlo in quanto ‘’umano" e per non essere testimoni della morte di una persona. Una persona che hanno ucciso o della cui uccisione sono complici...’’  https://www.facebook.com/profile.php?id=100002090927261 

Parole che estrinsecano perfettamente un sentimento di profondo abbandono perché più che mai in questi giorni i Siriani si sentono dolorosamente soli.


Ahmad Safi, un giovanissimo medico specializzando presso l’Ospedale Universitario Tishrin di Latakia, scrive:

‘’Tu hai sentito parlare della sconfitta degli uomini... Io l'ho vissuta in queste ore. Stanno arrivando decine di corpi. Cadaveri per cui non possiamo fare nulla ormai. Membri di famiglie morti insieme. Il pianto e lo sconforto di chi li accompagna. Il pallore dei medici che, traumatizzati, impietriti, impotenti, contano i morti. Cerco rifugio in te, Signore, dalla sconfitta degli uomini. Che i morti riposino in pace...” https://www.facebook.com/profile.php?id=100002090927261




Oggi, 7 febbraio. Ci dicono che a Latakia e Jable sono numerosi i casi in cui membri della stessa famiglia sono morti sotto le macerie. Ai muri delle città, i necrologi con volti di genitori e dei loro bambini o giovani fratelli abbracciati e ancora numerosi medici, studenti, bimbi e persone di ogni età. Edifici crollati e un gran numero inagibili perché a rischio di crollo.

- Nonostante l’immensa pena, la generosità dei Siriani non viene meno. Abbiamo notizia di soccorritori che da Talkalakh e altre località, muniti di poveri mezzi quali le pale, si dirigono ad Aleppo per aiutare a salvare vite intrappolate sotto le macerie. 

- ‘’Alle 8 del mattino e alle ore 13, la terra e gli edifici hanno tremato ancora’’ ci sta raccontando al telefono in questo momento Aida (ore 14,30), una parente di Latakia che siamo riuscite a raggiungere solo ora. 

‘’I vetri cadono in frantumi. I muri si crepano. I negozi sono tutti chiusi. Latakia muore. Gli abitanti abbandonano le case, si riuniscono nelle chiese e nelle moschee, in altri luoghi pubblici, nei parchi o fuggono in campagna.’’

- Ad Aleppo, la situazione è ancora peggiore. E tutto il nord della Siria è in agonia.


Chi può, faccia qualcosa per alleviare le sofferenze inaudite di questi nostri fratelli. Non lasciamoli soli.