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giovedì 31 marzo 2022

Siria, la guerra che va avanti da 11 anni: la testimonianza delle monache trappiste

 La Comunità con il suo Vescovo Mons. Abou Khazen Vicario Apostolico dei latini


In questo marzo del 2022, un anniversario doloroso ha segnato le nostre giornate e la nostra preghiera. Passato un po’ sotto silenzio, a causa dei nuovi drammi e delle nuove preoccupazioni che affliggono il mondo, si sono compiuti ormai 11 anni dall’inizio della guerra in Siria! 

Una guerra che purtroppo non è ancora finita, anche se la maggior parte del territorio siriano è ormai consolidato sotto il controllo dello Stato. Resta la presenza fondamentalista nella zona di Idleb, al confine con lo Stato turco; ormai quasi un piccolo stato a sé, che utilizza la lingua e la moneta turca, una zona dove i cristiani rimasti sono sottoposti a dure condizioni e privazioni.

Resta l’occupazione americana a est del paese, nei territori verso l’Iraq, che sfrutta le risorse del paese, restano le zone curde, instabili e bellicose nel loro desiderio di autonomia che finisce per diventare un punto debole, una carta da giocare per chi li vuole manipolare… 

E, sempre nel nord est, la situazione tragica delle minoranze cristiane, le comunità siriache che si trovano intrappolate tra diverse forze contrapposte, in condizioni di insicurezza per non dire peggio. In questa parte della Siria, si può arrivare solo in aereo (dei piccoli voli interni) perché le strade sono ancora minacciate dai jihadisti…

Anche al sud, verso il confine con Israele, nella zona drusa, le tensioni ogni tanto si riaccendono… Continuano incessanti gli attacchi missilistici di Israele su obiettivi soprattutto iraniani (zone militari e logistiche presenti nel paese su invito del governo, per sostenere l’esercito regolare siriano) nel silenzio generale dell’informazione. 

Possiamo aggiungere la crisi del Libano, con l’esplosione al porto di Beirut, e pochi mesi fa l’attacco missilistico al porto di Lattakie, che hanno reso più difficile la situazione già precaria, indebolendo gravemente la classe imprenditrice del paese, in generale la possibilità di lavoro e approvvigionamento. 

L’ottantacinque per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà, con fatica a procurarsi anche solo il cibo quotidiano. Quattordici milioni e mezzo di persone bisognose di sussidi, e alcune stime dicono molte di più.  La vita è carissima, tutto è aumentato: un cartone di uova oggi costa 13000 lire siriane, una bombola del gas 110000, quando uno stipendio base è di 100000 !

Imperversano le mafie, queste bande di sciacalli che ogni conflitto, ogni guerra produce… Mafie che prosperano, anche con l’aiuto delle sanzioni internazionali, che nonostante gli appelli continui fatti da esperti di geopolitica, da statisti, da innumerevoli vescovi e laici siriani che combattono ogni giorno contro gli effetti della povertà, non solo continuano, ma sono rinnovate regolarmente dai nostri Stati europei ed anzi “migliorate”, aggravate, con banale disprezzo non dico della solidarietà umana ma anche del semplice buon senso. Le sanzioni non colpiscono MAI i potenti, ma solo la povera gente… Anche scrivere questo è un’ingenuità, perché in realtà appare sempre più evidente che quello che si vuole ottenere, da parte di chi ha mosso le fila di questa guerra, non è la giustizia, non è il benessere dei popoli, ma l’instabilità necessaria per mantenere le proprie strategie internazionali… Cose dette, ridette, scritte, spiegate… Ma vale la pena forse dirlo ancora oggi, perché magari qualcuno in più rifletta, e la nostra esperienza , il dolore della nostra gente, possa servire a qualcuno. 

Oggi, da qui, vediamo preoccupati l’incoscienza con cui i nostri paesi occidentali, e l’Italia in prima fila, dimenticano la forza della diplomazia e della ragione per evitare (e almeno fermare) la guerra ucraina , (che si poteva evitare, la si prevedeva da anni…) e si lanciano spavaldamente in forniture di armi che, ve lo possiamo dire per esperienza, una volta caricate e messe in mano ai civili, continuano a sparare e a fare vittime per anni. Gli eserciti regolari si possono controllare, le armi in mano ai civili no. 

Come non essere addolorati per la prospettiva di una “nuova Siria” al cuore dell’Europa? Noi che ancora, giorno dopo giorno, vediamo partire i nostri giovani verso terre promesse che non esistono più… Conosciamo giovani, famiglie intere, che sono partite dalla guerra in Siria, e sono andate profughe in Ucraina. Ora si ritrovano in un nuovo esodo, ancora in fuga dalla guerra…

Fino a quando? 

Il “fino a quando” dipende anche da noi. Dipende dalla nostra capacità di giudizio, di discernimento sulle cose e sugli avvenimenti. Non possiamo solo “subire e sopportare” ciò che accade. Resistere è importante, e lo vediamo nella grande forza che i siriani hanno, nonostante tutto, di far fronte alla vita e alle difficoltà.  Ma oltre alla resilienza occorre l’intelligenza, cioè il “leggere dentro” le cose, farsi una opinione obiettiva, non unilaterale..  Avere una visione, e agire di conseguenza, là dove si può e come si può. 

In questa prospettiva condividiamo un evento importante, che si è svolto a Damasco dal 15 al 17 marzo. Un convegno, voluto fortemente da Roma, dal Vaticano e in particolare dalla Congregazione per le Chiese Orientali, il dicastero che segue e coordina la presenza di tutte le chiese cattoliche, cioè i vari e numerosi riti presenti in Siria e nell’Oriente cristiano.

Questo incontro ha riunito per la prima volta in modo così ampio Cardinali, Vescovi venuti da Roma, ma anche rappresentanti delle varie organizzazioni caritative internazionali ( tra cui Caritas, Aiuto alla Chiesa che Soffre, Oeuvres D’Orient, SOS Chrétiens d'Orient..) anche laiche, come le agenzie dell’ONU o la mezzaluna Rossa, insieme a Patriarchi, Vescovi , religiosi e laici di Siria impegnati nella solidarietà e nella carità.

Il tema, “ Chiesa: casa della carità: sinodalità e coordinazione”, è stato uno stimolo a importanti condivisioni, al tentativo prima di tutto di conoscersi, di confrontare le diverse prospettive, ma prima ancora di formarci insieme una coscienza, una visione appunto di ciò che stiamo vivendo, di ciò che è al cuore dell’esperienza dolorosa della nostra gente, ma anche delle sue speranza, delle possibilità reali di costruire, dopo tanta distruzione. 

Fra tutte, il contributo essenziale di Mons. Dal Toso, ha dato la vera prospettiva del nostro ritrovarci per riflettere insieme: la carità cristiana non è uno sforzo umano di solidarietà, di filantropia, di buoni sentimenti. La fonte della carità è Dio, che è amore, e la misura della nostra carità è il Cristo stesso, colui che per amore ha dato la sua vita. Per questo la nostra carità come cristiani non può nascere al di fuori della Chiesa: una Chiesa che come spiegava il Motu Proprio di papa Benedetto XVI “Deus Caritas est” , ripreso poi da papa Francesco, è una chiesa che proclama la Parola, cioè la Buona Novella, la celebra nei Sacramenti, e poi la serve nella carità.  Perciò la Chiesa offre delle persone che credono nell’amore di Dio, e crescono nella fede, prima ancora che offrire delle opere e dei progetti. Da qui nasce anche tutto l’impegno per la formazione di cristiani adulti e consapevoli. “Costruire personalità solide cristiane, è il più grande contributo che possiamo dare”. E questo ci è stato confermato anche dai fratelli musulmani presenti all’incontro, che ci hanno chiesto di prendere la nostra responsabilità specifica come cristiani nel ricostruire, nel coordinare, nel dare il nostro contributo alla rinascita di questo paese.

Solo parole ? beh, c’è sempre il rischio di fermarsi lì. Perché le sfide sono grandi: la coordinazione degli sforzi, e quindi la conoscenza reciproca, senza spirito di protagonismo ma piuttosto di collaborazione. La trasparenza nella gestione finanziaria, adottando soluzioni concrete contro la corruzione che inevitabilmente rischia di toccare anche la gestione ecclesiale delle cose. La professionalità nel preparare gli interventi di aiuto, l’attenzione ai bisogni non solo materiali ma anche spirituali delle persone. L’attenzione ai giovani, alle nuove famiglie, occupandosi di creare prospettive di lavoro, di inserimento nelle dinamiche di responsabilità della gestione comune, di risolvere il problema di alloggi a basso costo. La riqualificazione dell’insegnamento e delle scuole…

Perché le parole si realizzino, almeno fin dove si può, non si può far altro che partire da noi stessi. E’ solo l’impegno di tutti che può portare frutto.

Noi nella nostra piccola realtà cerchiamo di favorire gli incontri formativi, con gli ospiti che sempre più numerosi vengono al Monastero.. Cerchiamo di sostenere economicamente i bambini e i ragazzi per lo studio, di dare lavoro a qualche donna rimasta sola o con difficoltà in famiglia, appoggiamo qualche piccolo micro progetto (l’acquisto di qualche mucca per giovani che dopo dieci anni di servizio militare si ritrovano senza nulla in mano, per dare la possibilità di iniziare un lavoro con un po’ di reddito).....

Piccole cose, perché il vero problema è che qualunque attività si inventi, non c’è mercato. La gente non ha più nessun potere di acquisto, deve pensare al pane……

Ma lo facciamo con tutto il cuore, per contribuire a mantenere viva e reale la speranza.

E perché sappiamo che la Buona Notizia ha davvero il potere di cambiare la nostra vita, anche nelle difficoltà.

Sr Marta Luisa e la Comunità delle Monache Trappiste

da Azer -Siria, 30 Marzo 2022

mercoledì 23 marzo 2022

Il Card. Sandri a Damasco: "non aver paura piccolo greggel"


Omelia del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella Divina Liturgia in rito bizantino presso la Cattedrale Greco-Melkita di Damasco a conclusione della Conferenza “Chiesa, Casa della Carità: sinodalità e coordinamento” – giovedì 17 marzo 2022 A.D.

Letture Filippesi 3,20 – 4,1

Luca 9, 28b-36

Beatitudine, Patriarca Youssef Absi,

Beatitudini i Patriarchi Louis Sako e Youssef Younan,

Eccellenze Reverendissime, Arcivescovi e Vescovi,

Delegati delle altre Chiese e comunità cristiane,

Distinte Autorità,

Reverendi Sacerdoti, Religiosi e Religiose,

Sorelle e fratelli nel Signore!

Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia

1. L’esperienza dei discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, durante la Trasfigurazione è quella di uno stupore autentico, ma ingenuo: essi dapprima oppressi dal sonno sono ridestati dall’esperienza della gloria del Signore che si manifesta, e desiderano custodirla, quasi fermando il tempo, facendola diventare una dimora ove restare dimentichi di tutto e di tutti.

L’evangelista commenta le parole di Pietro dicendo “egli non sapeva quello che diceva”. Gli apostoli sono avvolti dalla nube che li copre con la sua ombra, e la paura afferra i loro cuori. Il sopraggiungere della voce del Padre, mentre dichiara che Gesù è il Figlio eletto e chiede di ascoltarlo, diventa fonte di liberazione dal senso di oppressione che li aveva raggiunti. Resta Gesù, solo, con loro, che da quel momento prende la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme, luogo della sua Passione, Morte e Resurrezione. La sua e la nostra Pasqua.

2. La tradizione della chiesa romana colloca proprio nella seconda settimana di Quaresima la meditazione di questo brano di Vangelo, ricordandoci che il nostro cammino dietro la Croce di Gesù non è fine a se stesso, ma spalanca le porte del destino di gloria e di luce che Dio ha pensato per l’umanità. Qui a Damasco, non lontano dalla Moschea degli Omayyadi con il minareto che una tradizione islamica riferisce essere il luogo ove tornerà Gesù alla fine della storia, noi celebriamo questa sera la Divina Liturgia, esperienza del cielo sulla terra, proclamando la speranza cristiana che mentre ci fa certi della città futura, ci chiede di rimanere saldi nella fede e costruire e riedificare se necessario la città terrena con la carità. Aspettiamo il ritorno del Signore, ma chiediamo la grazia come egli stesso ci chiede al capitolo 25 del Vangelo di Matteo, di saperlo riconoscere e servire in ciascuno dei fratelli più piccoli che egli pone sul nostro cammino, senza distinzione di confessione o appartenenza umana.

3. Ci domandiamo insieme se il brano della Trasfigurazione possa interpretare il nostro essere qui: anche noi infatti siamo stati convocati, non sul Monte Tabor, ma a Damasco, e molti di noi hanno dovuto percorrere centinaia di chilometri, dentro e fuori la Siria, affrontando fatiche e disagi. Ne valeva la pena, perché dietro un programma e un evento umano si celava una occasione di grazia che il Signore aveva in serbo per noi. Vescovi, sacerdoti e fedeli, appartenenti a diverse tradizioni, personale impegnato nel servizio ecclesiale della carità, agenzie di cooperazione cattoliche o non governative, ciascuno si è messo in ascolto dell’esperienza dell’altro, interrogandoci tutti sul volto che mostriamo col nostro essere o il nostro agire. Un volto pieno di rughe e impolverato, stanco ed esausto per le fatiche della vita, con vesti consunte e ormai logore, oppure un viso reso luminoso dalla grazia di Dio accolta e gratuitamente ridonata agli altri, attraverso la preghiera, la celebrazione dei sacramenti e la carità fraterna. In questo modo la veste del battesimo non si rovina e non si macchia, perché la nostra esistenza personale e comunitaria rimane ben ancorata alla sorgente della salvezza.

4. Sarebbe bello per tutti noi continuare l’esperienza di questi giorni, perché essa in effetti ci ha strappati in qualche modo alla quotidianità: non volevamo fuggire da essa, ma piuttosto aiutarci insieme a riflettere su di essa, valorizzando il bene presente ed orientando i nostri passi verso il futuro. Vorremmo forse come i discepoli fare tre capanne per restare, per dimorare in questo dono del Signore. È proprio Lui però a dirci: “il vostro posto è là, là in mezzo a loro, l’amore che vi ho dato portatelo nel mondo. Io sono venuto a salvarvi dalla morte, il Padre mi ha mandato ed io mando voi”.

5. In qualcuno di noi può forse essere sorto un po’ di scetticismo: “sarà tutto come prima, non cambierà nulla, continueremo con le nostre divisioni e fatiche a camminare insieme”. Oppure nonostante tutto sale ancora l’angoscia e la paura: “il compito è troppo grande per noi! Vediamo come aumentano i bisogni, la miseria, diminuiscono le risorse e gli aiuti, con quello che succede nel mondo ora sperimenteremo una maggiore indifferenza”. Il Vangelo proclamato ci dice invece che proprio quando ci sentiamo in mezzo alla nube e siamo oppressi dall’angoscia, se teniamo aperto il nostro cuore sentiamo la voce del Padre che si rivolge anche a noi: “C’è Gesù, è il Figlio, egli è sempre con voi, non aver paura piccolo gregge”.

La prossimità di Dio la abbiamo sperimentata all’inizio della nostra Conferenza attraverso la parola che il Santo Padre ci ha rivolto nel Messaggio a noi indirizzato come anche in tutte le attenzioni che in questi anni ha sempre rivolto all’amata e martoriata Siria. Dio si è fatto vicino anche attraverso i vostri pastori che si sono spesi durante gli anni del conflitto perché giungesse qualche sollievo alla vostra sofferenza. Diciamo di più: Dio stesso si è fatto presente attraverso i vostri cuori e le vostre mani, quando avete offerto il nulla che avevate in mano a Lui perché lui potesse prenderlo e moltiplicarlo per tanta gente. Dio lo avete incontrato nei volti e negli sguardi dei bambini che avete cullato o preso per mano, in coloro per i quali avete spezzato il pane e distribuito l’acqua che disseta, nei corpi e negli animi feriti sui quali avete versato il vino della letizia e l’olio della consolazione. In tutte quelle volte in cui, Chiesa di Dio che sei in Siria, nonostante dentro e fuori il Paese molti briganti abbiano percosso i tuoi figli, ti sei chinata su di loro vivendo la pagina del Buon Samaritano, amando perché sei stata amata.

6. Cosa significa allora per noi prendere fermamente la decisione di andare a Gerusalemme come Gesù nel Vangelo? Si tratta di fare tesoro di quanto sperimentato in questi giorni, perché abbiamo sentito la Chiesa come casa della carità: ora spetta a ciascuno di noi continuare ad accoglierla come dono di Dio al suo popolo e contribuire ad edificarla, stringendoci a Cristo Pietra viva. Lo possiamo e lo dobbiamo fare insieme, come popolo che cammina lungo le strade della storia, insieme a tutti i nostri fratelli e sorelle nella fede e nell’umanità.

7. Mentre chiediamo ai responsabili di tutte le Nazioni di guardare alla sofferenze dei popoli, qui in Siria, come in Ucraina, ripetiamo loro e ripetiamo a noi stessi il monito che Papa Francesco pronunciò nella Veglia per la pace in Siria del 7 settembre 2013: quella sera si fermarono ben peggiori attacchi anzitutto per la forza della preghiera levata da milioni di cuori. Così speriamo accada il prossimo 25 marzo, quando tutti i Vescovi insieme al Papa, e invito anche i Vescovi della Siria a farlo, consacreranno l’Ucraina e la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Diceva Papa Francesco: “Possiamo uscire da questa spirale di dolore e di morte? Possiamo imparare di nuovo a camminare e percorrere le vie della pace? Invocando l’aiuto di Dio, sotto lo sguardo della Madre di Dio, voglio rispondere: ‘Sì, è possibile per tutti!...Ognuno si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera l’indifferenza verso l’altro che rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti al dialogo, alla riconciliazione. Guarda al dolore del tuo fratello e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si è spezzata, e questo non con lo scontro, ma con l’incontro! Finisca il rumore delle armi! La guerra segna sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per l’umanità”.

Madre di Dio, Maria Santissima, Santi e sante della Siria di ieri e di oggi, pregate per noi, e aiutateci a percorrere insieme la strada di luce preparata da Dio e sulla quale ci avete preceduto. Amen.

https://www.orientchurch.va/comunicazioni/damasco-marzo-2022.html

martedì 15 marzo 2022

Cade oggi l’undicesimo anniversario della 'guerra per procura' siriana, cominciata il 15 marzo del 2011

 

A Idlib siamo chiusi dentro una gabbia – ci dice il frate siriano Hanna Jallouf – manca davvero tutto, zucchero, olio riso… Inoltre viviamo sempre nel timore di qualche ritorsione da parte dei gruppi ribelli nella regione, ma negli ultimi due anni i combattimenti si erano notevolmente ridotti”. Ora lo spettro della guerra torna a tormentare le speranze delle piccole comunità cristiane dei villaggi di Knaye e Yacoubiehdove l’accordo tra il governo di Bashar Al-Assad, l’alleato russo e la Turchia garantivano, per quanto possibile in una situazione di questo tipo, una certa stabilità. Vi preghiamo di non dimenticarvi di noi – dice – che siamo ancora in balia di questa sporca guerra, in balia di persone che vogliono eliminarci! Non dimenticate le 210 famiglie di Kanye e Yacoubieh, intrappolate in una condizione drammatica”.  (Pro Terra Sancta)

Siria, c’è ancora speranza dopo 11 anni di guerra civile? Le parole di padre Ibrahim

Carissimi amici,
Pace e bene.

Oggi si fa memoria dell’inizio della crisi siriana. Ormai sono passati undici anni, mentre noi continuiamo a sperare in un giorno dove la pace illumini il nostro paese ferito. Mi vengono in mente tutti i terribili scenari di questa guerra e dei suoi risultati, specialmente la tappa del Covid e dell’embargo iniziato nel 2019 e che continua ancora oggi e si manifesta attraverso un deterioramento severo nelle condizioni di vita, continuando a lasciare le sue ombre sulla vita di ogni persona che vive ad Aleppo.
Un freddo che “morde” senza nessuna possibilità per riscaldarsi, una fame dovuta all’inflazione e all’aumento di prezzi, specialmente degli alimentari. La nostra è una vita nel buio dove abbiamo nella città due ore di elettricità che non bastano a tirare l’acqua alle abitazioni…
Per noi era quasi impossibile per giorni e giorni fare la doccia, pulire i panni e risciacquarli e stirare i vestiti…
Una realtà dura, ho detto, che continua fino ad oggi.

Con la guerra in Ucraina, si aprono di nuovo le nostre ferite… e le lacrime tornano agli occhi, perché in Ucraina si ripete il dramma del male nel mondo, si crea un focolaio nuovo, come da noi, per la sofferenza e la morte…
Seguiamo con dolore il processo nero della guerra mentre stiamo vivendo il nostro processo, di morte lenta… molto lenta…
Nella preghiera per l’Ucraina preghiamo per un mondo disordinato che perde la sua bussola e va verso la sua autodistruzione. Fra tanti risultati, la guerra in Ucraina ne ha tanti sulla vita dell’uomo in tutto il mondo, si immagini allora quali potrebbero essere le sue ripercussioni sulla vita dell’uomo che vive in Siria, in modo particolare ad Aleppo.
Alcuni giorni già prima della guerra, la farina è scomparsa dal mercato di Aleppo. Con il suo inizio, un salto severo ed improvviso di aumento di prezzi degli alimentari, ha lanciato l’uomo già battuto sulla via della morte, per un altro deterioramento, con la quale non si può più parlare di una vita degna della persona umana.

La luce nella realtà più buia

In questa situazione, ecco che un “grembiule” marrone che ha l’odore di santità di S. Francesco, che continuano a sperare contro ogni speranza… continua a lavare i piedi dei fratelli cittadini diventati tutti poveri. Davanti al peggioramento della situazione da tutti i punti di vista, se non arriva la luce, le nostre ginocchia piegate in preghiera la implorano e con il servizio umile, creativo e disinteressato, la rendono presente nella vita di ogni aleppino.

Arriva la luce, carissimi, perché Cristo è risorto; arriva perché la carità è presente ed è molto forte ed efficace;
Il Mattino c’è perché il cammino della Chiesa è un “camminare insieme” e perché siamo tutti insieme a pregare gli uni per gli altri e perché ci aiutiamo insieme a continuare questa missione ad Aleppo…  Buona continuazione nel cammino di Quaresima;
buona continuazione nel cammino di totale donazione a Dio e ai fratelli feriti della guerra;
e buona continuazione nel cammino della carità, manifesta nella preghiera e nelle donazioni generose…

Per favore, non dimenticate la Siria, per favore, in mezzo a tante preoccupazioni, non dimenticate l’uomo lasciato nella periferia esistenziale del mondo, qua ad Aleppo…Vi auguro ogni bene nel Signore.


fr. Ibrahim

lunedì 14 marzo 2022

Damasco, si apre la conferenza “Chiesa, Casa della Carità" organizzato dalle Chiese orientali


Comunicato della Congregazione per le Chiese Orientali


Conferenza “Chiesa, Casa della Carità - Sinodalità e coordinamento”


Damasco, 15 - 17 marzo 2022



Nel corso della Plenaria dell’Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria, a fine ottobre del 2021, il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, aveva incoraggiato la convocazione, da parte dei Vescovi del Paese, di una Conferenza che vedesse coinvolti i Rappresentanti di tutte le circoscrizioni cattoliche della Siria, insieme ai Delegati delle Agenzie della ROACO, alcuni Rappresentanti dei Dicasteri della Curia Romana, con il coordinamento della Nunziatura Apostolica a Damasco.


La data era stata individuata nei giorni dal 15 al 17 marzo 2022. Sin da subito si sono attivati i contatti e la programmazione dell’evento, che voleva essere una occasione di ascolto, condivisione e rilancio per il futuro delle comunità cristiane dell’amato e martoriato Paese, come spesso lo ha definito Papa Francesco. Il desiderio era quello di vivere una particolare dimensione del cammino sinodale proposto dal Pontefice alla Chiesa Universale, coinvolgendo i fedeli, i presbiteri e i Vescovi della Siria, oltre a persone che in diversi ambiti ed Istituzioni hanno manifestato in questi anni di conflitto una costante attenzione alla vita dei fratelli e delle sorelle della Siria. 


Nelle ultime settimane, si è anche considerata la possibilità di uno spostamento della Conferenza, a motivo della gravissima situazione in Ucraina, ma si è deciso di mantenerla proprio per non disperdere l’intenso lavoro di preparazione che ha coinvolto molte persone in Siria, Paese stremato da anni di conflitto e dalle disastrose conseguenze sulla società civile e sulle stesse comunità cristiane. Forte sarà la preghiera che animerà le giornate pensando a quanto accade in Ucraina, nella speranza che giunga presto la pace come invocato con forza dal Santo Padre.


Dopo l’arrivo nella serata di lunedì 14, i lavori inizieranno la mattina di martedì 15 marzo, anniversario dell’inizio del conflitto siriano, e prevederanno dopo la celebrazione della Santa Messa in rito latino i saluti inaugurali del Patriarca Greco-Melkita S.B. Youssef Absi, di quello Siro S.B Youssef III Younan, di quello Caldeo S.B. Card. Louis Raphaël I Sako, del Cardinale Prefetto, Leonardo Sandri, del Nunzio Apostolico Card. Mario Zenari e all’introduzione del Segretario della Conferenza S.E.R. Mons. Antoine Audo. Seguirà un intervento di S.E. Mons. Giovanni Pietro Dal Toso, sulla visione della Dottrina sociale della Chiesa ripresa dall’Enciclica Deus caritas est, un primo dibattito, e una successiva panoramica curata da incaricati locali sul lavoro umanitario svolto dalla Chiesa Cattolica in Siria. Nel pomeriggio sono previsti lavori di gruppo e alcune testimonianze.


Mercoledì 16 marzo, dopo la Santa Messa, gli interventi di Agenzie cattoliche e non, quali Caritas Siria, Caritas Internationalis, un esponente delle amministrazioni locali, Mezzaluna Rossa, ONU, ECHO (Unione Europea), e i lavori di gruppo.


Giovedì 17 marzo, ultimo giorno di lavori assembleari, la mattina sarà curata dalla Congregazione per le Chiese Orientali insieme con le Agenzie della ROACO circa i criteri per l’elaborazione dei progetti di aiuto e i requisiti amministrativi che devono essere seguiti nelle singole circoscrizioni. A seguire, i lavori di gruppo per coordinare delle proposte concrete sul tema dell’educazione, la salute, l’assistenza alimentare, i progetti di riabilitazione, la gioventù, gli anziani, le persone diversamente abili, insieme alla individuazione di percorsi per la formazione permanente del clero e dei laici, la pastorale sociale, la trasparenza amministrativa.


La conclusione è prevista nel tardo pomeriggio di giovedì 17 con la celebrazione della Divina Liturgia presieduta dal Patriarca Youssef Absi nella Cattedrale greco-melkita di Damasco e l’omelia del Cardinale Leonardo Sandri.


Le tre giornate di lavoro coinvolgeranno circa 250 persone, in prevalenza siriane, con delegazioni di alcuni Episcopati Europei, delle Agenzie della ROACO, del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, della Segreteria di Stato, oltre che della Congregazione per le Chiese Orientali e la Nunziatura Apostolica in Siria.



venerdì 11 marzo 2022

Mentre l'Occidente sanziona la Russia, la lira siriana continua a scendere, spingendo i siriani in una crisi più profonda

(foto Nino Frezza)

Martedì scorso, la sterlina siriana è crollata a 3.785 sterline siriane rispetto al dollaro USA, costituendo un calo di circa 115 sterline siriane in una settimana. La valuta è stata colpita dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni imposte alla Russia, poiché i prezzi dei beni di consumo e del cibo sono aumentati "in modo folle" nei mercati; per alcuni beni, l'aumento dei prezzi ha superato il 40%.

L'incidente è dovuto alle significative relazioni commerciali della Siria con la Russia, nonché alle relazioni bancarie principalmente attraverso le rimesse. Questi fattori hanno lasciato la Siria gravemente esposta alle sanzioni occidentali contro Mosca. 

Le sanzioni occidentali alla Russia sulla Siria 

Secondo l'ambasciatore russo Alexander Yefimov, lo scorso anno il commercio tra Russia e Siria è triplicato.  "Molti prodotti nel mercato siriano sono diventati dipendenti dai fornitori russi in vari settori, come il grano e altri", ha affermato nell'ottobre dello scorso anno Mohammed Samer al-Khalil, ministro dell'Economia e del commercio estero del governo.

Secondo queste evidenze, le sanzioni occidentali alla Russia avranno ripercussioni negative e rapide sull'economia del governo siriano, come indicato da dichiarazioni governative e non governative sul definitivo impatto sulla Siria a seguito della guerra. Questo impatto si è manifestato in prezzi elevati e scarsità di alcuni beni, in particolare petrolio, grano e altri prodotti, che hanno spinto i cittadini a affrettarsi ad acquistare e ad accumulare cibo per paura di prezzi più alti e perdita di mercati a causa dell'ostruzione delle importazioni. In effetti, la mossa assomigliava alla frenesia delle persone di accumulare beni essenziali dopo le dichiarazioni del governo nel 2020 sui blocchi pubblici dovuti alla pandemia di COVID-19.

Si avvicina il mese del Ramadan

Un altro fattore che ha spinto i siriani ad acquistare e fare scorte è l'avvicinarsi del mese di Ramadan. È normale che i prezzi aumentino con l'avvicinarsi del mese sacro, aggravando i timori di un aumento pazzesco dei prezzi già alle stelle a causa della guerra. Pertanto, molti consumatori sono andati a spendere i loro risparmi per l'acquisto di beni importanti, il che ha fatto aumentare ulteriormente i prezzi, a causa dell'aumento della domanda.

Il prezzo dell'olio vegetale è aumentato da 8.000 sterline a 11.000 sterline al litro, ammesso che fosse disponibile. In effetti, il petrolio è diventato scarso sui mercati non appena gli economisti hanno avvertito che l'offerta di petrolio poteva risentirne. Nel frattempo, il prezzo del riso è salito a 6.500 sterline; e un tipo di dattero, che di recente era di 10.000 sterline, è salito a 14.000 sterline. L'aumento dei prezzi ha interessato in varia misura altri prodotti di base, come zucchero, caffè, latte in scatola, farina, verdure e frutta. 

La spesa improvvisa ha contribuito ad accelerare la svalutazione della sterlina siriana. Gli esperti indicano che un'altra tendenza seguirà dopo l'accumulo di scorte, ovvero l'accaparramento di dollari. Ciò aumenterà la domanda e quindi spingerà ulteriormente il deprezzamento della sterlina siriana.

I siriani sono stati spinti a comprare in preda al panico dalle recenti dichiarazioni citate da una recente riunione di emergenza del governo. Come citato, l'incontro ha confermato che si stanno adottando le misure necessarie per gestire le scorte disponibili di prodotti di base (grano, zucchero, olio, riso e patate) nei prossimi due mesi. La riunione ha deciso di studiare tutte le opzioni per fornire quei beni con vari mezzi, indicando un cattivo stato di cose. 

Ayoub Arish, un alto consigliere del primo ministro, ha affermato che la crisi ucraina ha implicazioni di ampia portata per l'economia globale, compresa quella siriana. Ha previsto che i prezzi della maggior parte dei beni e in particolare delle forniture di grano aumenteranno.  Secondo Sky News, i mercati siriani vedranno un aumento senza precedenti dei prezzi, su base giornaliera, per varie materie prime, in particolare il pane.

L'Associazione dei farmacisti del governo siriano ha rivelato ieri che i prezzi dei medicinali aumenteranno in media dal 30% al 40%. Le aree sotto controllo del governo stanno assistendo alla mancanza di farmaci essenziali, compresi quelli per la pressione sanguigna, le malattie cardiache e il diabete. "L'aumento è in media tra il 30% e il 40% e copre gli antibiotici", ha affermato un membro dell'Associazione dei farmacisti Jihad Wedihi in una dichiarazione al quotidiano filogovernativo al-Watan. 

Kelly Petillo, analista del Medio Oriente e del Nord Africa presso il Consiglio europeo per le relazioni estere, ha avvertito che una crisi umanitaria in Ucraina a causa della guerra avrebbe inevitabilmente deviato i finanziamenti e le risorse di emergenza verso l'Ucraina. Questa mossa eserciterebbe pressioni sul programma di aiuti umanitari per i rifugiati dei paesi del Medio Oriente, compresi i siriani in patria e nei paesi vicini.

Questo articolo tratto da SYRIA TV (sito web dell'opposizione) è stato tradotto e curato da The Syrian Observer

domenica 6 marzo 2022

"Chiediamo alla Regina della Pace di stendere su di noi il suo manto"


In questa icona ucraina ( XVII-XVIII secolo) custodita ai Musei Vaticani, è raffigurato un noto tipo iconografico mariano che replica il celebre modello bizantino della Vergine Odigitria.

Il prototipo era custodito a Costantinopoli nel monastero Odigon e rappresentava la Madre di Dio con il Salvatore sul braccio sinistro, mentre con la mano destra lo mostrava ai fedeli. La parola Odigitria in greco significa, infatti, “colei che indica la via” (della Salvezza). Entrambe le figure erano rappresentate frontalmente: il Bambino benedicente nella mano sinistra recava un rotolo della Legge. Grazie alle numerosissime copie e repliche derivate dalla tavola originale costantinopolitana, l’icona dell’Odigitria diventò molto nota in tutto l’Oriente cristiano, incluse le terre ucraine.

Nell’antica Rus’ di Kyiv, le icone di questo tipo erano già conosciute nel XII-XIII secolo, anche se sembra che nessuna di queste repliche locali, giunte fino ai giorni nostri, possa essere datata prima del XIV secolo.

Sull’opera vaticana la Vergine è raffigurata a mezzo busto, veste una tunica blu con le maniche ornate ed è avvolta da un maphorion rosso con ampie pieghe e bordure dorate. Sulla fronte, e sicuramente anche sulle spalle di Maria oggi non più visibili, erano le tre tradizionali stelle, a simboleggiare la sua perpetua verginità. L’immagine del Bambino, che doveva essere raffigurato a piedi nudi, con chitone e himation, è quasi completamente perduta, restano soltanto parte del braccio e del nimbo; ai lati della Vergine si vedono due medaglioni tondi di colore blu e rosso, abitati dagli angeli. Inoltre, Madre e Figlio sono accompagnati dai loro tradizionali monogrammi.

Nel 2001 è stata realizzata anche una copia dell’opera originale, che ricostruisce in modo ideale la tavola originale semicancellata. Entrambe le icone furono donate a san Giovanni Paolo II in occasione del viaggio apostolico in Ucraina (2001); in seguito il Pontefice le donò a sua volta alla Congregazione per le Chiese Orientali. Infine, il 17 aprile 2004 le opere sono giunte ai Musei Vaticani.

In questi giorni tragici, la tavola originale, molto danneggiata nel corso della sua storia, sembra rispecchiare la sua terra di origine e il suo popolo, colpiti da una guerra inaspettata.

L’icona ucraina semidistrutta ne diventa quasi un simbolo: alla Vergine e a suo Figlio gli uomini e le donne affidano con speranza il loro destino.

di PIETRO BERESH

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2022-03/quo-053/la-madonna-odigitria-parla-di-speranza.html

giovedì 3 marzo 2022

Statement Issued by the Holy Antiochian Synod

 

Balamand, March 2, 2022
The Holy Synod of Antioch, presided by His Beatitude Patriarch John X, held its thirteenth extraordinary session in Balamand on March 2, 2022, in the presence of each of the eminent metropolitans:
Elias (Archdiocese of Beirut and Dependencies), Elias ( Archdiocese of Sidon, Tyre and Dependencies), Saba (Archdiocese of Houran and Jabal Al-Arab), George ( Archdiocese of Homs and Dependencies), Silouan (Archdiocese of Jbeil, Batroun, and Dependencies), Basilios ( Archdiocese of Akkar and Dependencies), Ephraim (Archdiocese of Tripoli, Koura and dependencies), Ignatius ( Archdiocese of France, Western and Southern Europe), Isaac (Archdiocese of Germany and Central Europe), Antonios (Archdiocese of Zahle, Baalbek and Dependencies), Nicolas (Archdiocese of Hama and Dependencies), Athanasios (Archdiocese of Latakia and Dependencies), and Ephraim (Archdiocese of Aleppo, Alexandretta, and Dependencies). His Grace, Bishop Gregorios Khoury, Secretary of the Holy Synod, was among the attendees.
The following metropolitans apologized for not attending: Sergio (Archdiocese of Santiago and Chile), Damaskinos (Archdiocese of São Paulo and all Brazil), Joseph (Archdiocese of New York and All North America), Ghattas (Archdiocese of Baghdad, Kuwait, and Dependencies), Silouan (Archdiocese of the British Isles and Ireland), Basilios (Archdiocese of Australia, New Zealand, and the Philippines), Ignacio ( Archdiocese of Mexico, Venezuela, Central America and the Islands of the Caribbean Sea), Jacques (Archdiocese of Buenos Aires and all Argentina), and Niphon (Saykali), Metropolitan of Chehba, and the representative of the Patriarch of Antioch at the Patriarchate of Moscow. His Eminence, Metropolitan Boulos Yazigi, absent due to abduction, was mentioned in the prayers and supplications of the Synodal fathers.

Following the prayer, invocation of the Holy Spirit and the divine mercy, the Synodal fathers firstly addressed the issue of the abducted Metropolitans of Aleppo, Paul Yazigi, and Youhanna Ibrahim, and denounced the international silence over the issue, which is entering its ninth year. They called for the Metropolitans’ immediate release and putting an end to this file that encloses some of the woes the people of the East undergo.

The Fathers reflected upon the recent developments in the Orthodox Church and the crisis that threatens Orthodox unity with serious repercussions.
They reiterated the position of the Patriarchate of Antioch stressing the necessity to return to the principle of consensus and unanimity of all Orthodox Churches, those recognized by the family of Local Churches, in what relates to the joint Orthodox work and the efforts to find solutions to controversial issues challenging the Orthodox world. Consensus and unanimity guarantee the unity of the Orthodox Church.

On the pastoral level, the fathers stressed that the various ranks of Priesthood mirror the Church's service to its children; therefore, the one who serves the Church of Christ is called to be an icon of the Lord and a living witness to Him in all his deeds. They emphasized their great keenness for preserving the purity of the priestly service with no stain or wrinkle or any other blemish, in all its dimensions, namely, the spiritual, pastoral, administrative, and financial. They stressed that the Church, to ensure the purity of service and witness, ought to be firm and demand accountability whenever the need arises.

The fathers discussed the economic and financial situation and social problems challenging the Lebanese population, who lacks the most basic prerequisites of a decent life. The Synodal fathers called on the Lebanese government to work to provide public services and basic living requirements for its citizens. At this parliamentary pre-election stage in Lebanon, the fathers remind of the importance of political vigilance, and call upon their children to approach the upcoming elections with a sense of responsibility to elect the candidates who are loyal to the country, who can lift up the country from the rock bottom, and from the wrongdoings that have accumulated throughout the Lebanese political life.

Concerning the Syrian issue, the Fathers repeated their call to find a political solution, taking into consideration the aspirations of the Syrian people, to achieve national reconciliation and preserve the unity of the Syrian State. The Synodal fathers also appealed to the international community to lift the economic sanctions, which repercussions the citizens bear in their livelihood, health, and that impact the future of their children.

The Synodal Fathers follow with deep pain and great sorrow the distressful escalation in Ukraine and raised their fervent prayers for peace in Ukraine and the entire world, and that the Almighty God inspires the decision-makers to give priority to the logic of peace and to adopt the language of dialogue to spare further destruction as well as human causalities and material losses incurred by all parties.
During this difficult time for the Ukrainian people, the Fathers express their sympathy to the shepherds of the Ukrainian Orthodox Church presided by His Beatitude Metropolitan Onuphriy. The Fathers hope that the spiritual and historical ties between the Russian and Ukrainian peoples, who had emerged from the same baptismal font, would contribute to resolving the conflict, achieving reconciliation, and consolidating peace.

On the threshold of the Holy and Great Lent, the Synodal fathers urge the faithful to adhere to the word of God, intensify their prayers for peace from above. They remind their children, in the homeland and oversees, of the importance that the struggle in fasting be accompanied with caring for the destitute little brethren of Jesus, given that in the Church we do not fast only to abstain from food, but rather to provide the poor with the spared price of the food that we abstain from.

Greek Orthodox Patriarchate of Antioch and All the East