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venerdì 25 ottobre 2019

Monsignor Giuseppe Nazzaro, nel ricordo dell'amico padre Carlo Cecchitelli


Come ogni anno nell'anniversario della morte (26 ottobre 2015), ci è caro rinnovare il ricordo dell'indimenticabile Padre Nazzaro, a cui OraproSiria è particolarmente legata da affetto filiale.

Il suo compagno Padre Carlo Cecchitelli ripercorre per noi con la freschezza di una lunga amicizia la vita e il servizio di Padre Giuseppe, in questa spontanea bella intervista di Benedetta Panchetti.




Padre Cecchitelli, potrebbe darci un ricordo suo personale di Monsignor Nazzaro nell’arco della vostra vita, da frati e durante tutti gli impegni della custodia a Gerusalemme? 
 Sì, io ho conosciuto padre Nazzaro già dagli anni 1952, diciamo che il primo incontro con lui è stato al Collegio Serafico Internazionale di Quarto Miglio a Roma, allora io ero lì già come postulante e lui invece è venuto come seminarista piccolo, lo ricordo come un ragazzo un po’ mingherlino, da ragazzo non era come fu poi Padre Custode più robusto! Un ragazzo di campagna che veniva da San Potito Ultra, un paesino dell’avellinese, un biondino con gli occhi azzurri, un ragazzo semplice, ordinato, intelligente, estroverso, nonostante che noi fossimo tanti come i giovani ragazzi che eravamo, lui era sempre di buona compagnia, di buona amicizia, era ordinato, negli studi e anche nel guardaroba. Insomma era un ragazzo molto educato e simpatico. Noi abbiamo subito fatto amicizia, io sono di un anno più grande di lui, perché io sono nato nel 36 e lui è nato nel 37, quindi appena di un anno. Però fin da allora ci ha uniti una bella amicizia, ci volevamo bene e poi ci aiutavamo l’uno l’altro, spesso stavamo insieme durante il periodo della ricreazione, si parlava del più e del meno. Poi io sono andato al noviziato a Betlemme e lui ha fatto il noviziato un anno dopo di me sempre a Betlemme, sicché durante il noviziato io ero studente di filosofia, lui era novizio, però eravamo nello stesso convento.

 Quindi vi frequentavate?
 Stesso convento, la preghiera insieme, i pasti insieme, qualche volta la ricreazione insieme e quindi quell’amicizia è continuata con lui. Io ero studente di filosofia, lui novizio, ricordo che era molto osservante dei regolamenti, degli atti comuni, puntuale, era un po’ tipo tedesco!

 Era un campano tedesco!
 Eh sì, un tipo tedesco! E quindi avevamo questi momenti in comune, poi lui ha finito il noviziato ed è entrato in filosofia, perché allora erano 4 anni di filosofia, dopo ci siamo ritrovati insieme nella stessa comunità dello studentato filosofico, io ero un anno avanti però a filosofia siamo stati almeno 3 anni insieme. E durante la filosofia lui seguiva le lezioni, era intelligente, studioso, aveva molta propensione per le lingue. A noi già dal noviziato insegnavano l’arabo, quindi lui lo ha appreso bene. Aveva studiato i primi elementi già a Roma, poi durante il noviziato avevamo pure delle lezioni di un professore di Betlemme, lui aveva facilità di apprendimento, quindi l’arabo l’ha imparato da subito. E poi, sempre durante lo studentato di filosofia, ha imparato anche il francese perché avevamo un professore proprio di lingua francese, quindi ha imparato anche bene il francese. Poi io per la teologia mi sono trasferito al seminario di teologia a Gerusalemme e lui mi ha seguito un anno dopo. Sempre così, un anno dopo! In teologia pure mostrava un carattere serio, convinto della vita religiosa, non era uno che si lamentava, seguiva l’andamento comune della comunità, quindi studiava, aveva bei voti.

 Sempre diligente!
 Sì, intelligente e diligente. Aveva bei voti, si comportava bene. Poi io l’ultimo anno di teologia l’ho fatto a Roma alla Pontificia Università Antoniana per motivi di salute e lui ha fatto tutti e quattro gli anni di teologia a Gerusalemme, a San Salvatore. Io sono stato ordinato sacerdote a Roma e lui è stato ordinato a Gerusalemme nel giugno. Dopo il sacerdozio per forza siamo stati un po’ divisi, nel senso che io sono stato mandato a studiare a Napoli, lettere e filosofia, lui fu mandato a Roma, catechesi, pastorale, queste cose, per reggere una parrocchia. Io rimasi 4 anni lì, lui mi pare 2-3 anni a Roma, e poi io tornai a Gerusalemme come professore, invece a lui assegnarono subito la parrocchia, perchè sapeva bene l’arabo, sapeva bene il francese, sapeva bene l’italiano, quindi lo mandarono in Egitto, perché a quel tempo la custodia di Terrasanta aveva molti conventi in Egitto. Diversi anni dopo, il Ministro Generale ha voluto che le due entità che erano in Egitto fossero una unità perché diceva “frati minori quelli, frati minori questi, non ha senso che ci siano due unità, facciamo una sola provincia religiosa”. E quindi la Custodia ha ceduto tutto a quella che era la vice provincia di frati egiziani, tutto, conventi, proprietà, tutto ciò che era della Custodia.
Questo è avvenuto quando io ero Custode di Terrasanta e padre Nazzaro era il segretario della Custodia e naturalmente anche mio segretario! Ci siamo ritrovati! Ma dal periodo in cui ha finito i suoi studi universitari superiori, fino a che è diventato segretario custodiale, lui praticamente è vissuto in Egitto, nei vari conventi che avevamo: a Santa Caterina ad Alessandria, san Giuseppe al Cairo, Bulacco al Cairo. E faceva bene, faceva bene. Io che non ero in Egitto ma professore a Betlemme e poi segretario custodiale a Gerusalemme e poi a Roma, sentivo ben parlare di lui. Era guardiano, aveva un certa autorità, era uno dei frati che avevano anche il senso del comando, anche di amministratore. Sapeva fare, non era inesperto, sapeva condurre, rimase là finchè non è stato mandato qui a Roma. Avevamo il Collegio Serafico Internazionale e lui è stato nominato vice rettore di quel collegio, era severo. I ragazzi filavano dritti! Mi pare che rimase 3 anni e mentre lui era vicerettore a Roma io ero segretario custodiale a Gerusalemme. E poi io sono andato a Roma come rettore e lui è tornato in Egitto, come guardiano. E però ci sentivamo, ci telefonavamo.

 Quindi l’amicizia è andata avanti nel Mediterraneo, su e giù!
 Io sono stato 12 anni a Roma, lui nel frattempo era sempre in Egitto e ci sentivamo. Poi capitava spesso anche a Roma perché suo fratello con la mamma erano portinai del Collegio Serafico, e quindi lui quando veniva in Italia per le vacanze veniva al Collegio, perché oltre che amico mio aveva lì anche la mamma e il fratello sposato. In seguito io, dopo 12 anni a Roma, sono stato chiamato di nuovo come segretario custodiale e dopo 3 anni mi hanno nominato Custode di Terrasanta. A quel punto ho cercato un segretario della Custodia perché il posto era vacante essendo stato io il segretario, e siccome avevamo un certo feeling, ho prima chiesto a un paio che hanno rifiutato e allora dissi al Nazzaro che mi telefonava “vieni tu” ed è venuto lui.
Come segretario era serio, si faceva rispettare, la segreteria funzionava, poi c’era questa amicizia, con me Custode eravamo in buoni rapporti, ci aiutavamo a vicenda. Dopo 6 anni in cui sono stato io il Custode e lui segretario, fu eletto lui Custode. Quindi io sono stato Custode dall’86 al 92 e lui è stato nominato Custode dal 92 al 98.
Il suo custodiato è stato buono: era stimato, era benvoluto anche perché era di principi, le leggi, gli statuti dovevano essere osservati, era uno che camminava dritto e quindi mi è stato di aiuto durante il custodiato mio. E veramente devo dire che insieme, come segretario e Custode avevamo spesso colloqui, parlavamo di situazioni, del personale, di attività, di opere, ci scambiavamo il parere e lui dava dei consigli, offriva anche lui la sua opinione. E così abbiamo passato quei 6 anni insieme. Poi una volta che io sono scaduto da Custode e lui è diventato Custode, mi ha destinato qui a Napoli, al Commissariato di Terrasanta, e quindi sono stato 6 anni io Commissario e lui Custode.
Nel triennio il Custode deve fare una visita a tutti i conventi, e lui fece la visita anche qui a Napoli, interrogando tutti i frati che c’erano. Allora eravamo nei quartieri spagnoli, nel vecchio commissariato, e i frati si lamentavano perché quel convento era diventato impossibile, nel senso che quei quartieri brulicano di mafiosi della camorra, un disastro! Specialmente i fratelli avevano difficoltà quando tornavano il sabato dalla colletta e trovavano sempre le porte sbarrate del garage, perché quelli mettevano le macchine ovunque. Avevamo messo anche dei paletti di ferro per limitare, li hanno tagliati di notte i paletti di ferro! Non c’era niente da fare. E allora il Custode disse “è il tempo di cercare un nuovo commissariato. Una nuova sede più confacente, dove non ci sono tutte queste storie”. Così trovammo questa che era una villa abbandonata da tempo e abbiamo comprato questo complesso, un ambiente vicino al museo di Capodimonte, alla reggia, qui è gente del popolo, e siccome confiniamo con la parrocchia, aiutiamo in parrocchia. Siamo stati fortunati perché siamo riusciti a sistemarla come convento.

 Quindi stato un po’ pragmatico come decisione, nell’abbandonare l’altro convento.
 Eh sì perché c’è una differenza enorme. E così poi una volta che lui ha terminato di fare il Custode, è stato destinato di nuovo in Egitto e dopo è stato mandato in Siria. In Siria è stato mandato come parroco e superiore a Damasco. Si intuiva che veniva mandato là in vista magari di diventare vescovo della Siria e difatti, quando finì il vescovo Bertolaso lui fu nominato vescovo della Siria.
La notizia fu ben accolta, lui conosceva bene l’arabo, era un figlio della Custodia, fin da ragazzo conosceva tutti gli ambienti arabi e divenne vescovo. Nel suo incarico, fece sempre le visite alle nostre parrocchie della Siria, dandosi da fare prima di tutto per coprire un po’ tutti i debiti che purtroppo la diocesi aveva. La cosa più importante fu costruire l’episcopio perchè prima i vescovi di Siria abitavano al convento di san Francesco a Aleppo, nel centro della città. E invece mons Nazzaro ha detto “il vescovo deve avere la sua sede, la sua cattedrale”. E così si è dato da fare per cercare i fondi e ha costruito la chiesa e tutto il resto. Ci ha messo le suore di madre Teresa per i poveri, vicino c’era anche il monastero delle Carmelitane. Ha lavorato, si è tanto dato da fare. Mi faceva vedere i progetti, era entusiasta di questa cosa. Ha trovato a Roma buoni appoggi dal prefetto per la Congregazione per le Chiese Orientali, ha avuto i fondi e ha costruito.

 Era un’esigenza impellente di avere un episcopio finalmente funzionante?
 Certamente! Io, quando ho terminato di fare il Custode, in Siria non ci sono più andato o forse ci sono andato qualche volta. Ma lui quando veniva a Roma mi metteva al corrente di tutto quello che faceva. E dopo è venuta la guerra e padre Giuseppe ha lottato molto. Lui certo aveva tutta l’esperienza, sapeva cosa c’era sotto. I giornalisti scrivevano cose che non corrispondevano alla realtà ma lui era al corrente di tutto. Quindi sapeva chi aveva provocato la guerra, perché era venuta la guerra, dal punto di vista politico aveva l’occhio giusto. E difatti in seguito si è rivelato che aveva proprio ragione lui. Però poi a causa della salute quando è arrivato all’età di 75 anni e c’è la norma che i vescovi devono dare le dimissioni, a quel punto lui ha chiesto di poter essere ospitato qui al Commissariato di Napoli e gli è stato concesso. E gli ultimi anni li ha passati qui, poi la malattia si è aggravata ed è poi è morto in ospedale. Però viveva qui. Girava per l’Italia per fare le conferenze, poi tornava qua, era qua la sua sede.

 E qua con voi in quegli anni, lui è venuto in pensione nel 2013 se non mi sbaglio, in quei due anni parlavate della Siria, di quello che succedeva?
 Sempre sempre sempre. Lui era molto acuto nell’interpretare le situazioni, e capiva bene anche perché sapeva tutti gli arretrati. E comunque era sempre interessato alla Siria, anche quando stava qua. Sapeva tutto quello che succedeva.

 Quindi oltre all’impegno che ci metteva nel fare le conferenze, quando era qui la Siria era sempre il suo pensiero?
 Sì nel suo pensiero e nelle sue preghiere e ci soffriva anche, perché lui è stato pastore di quei cristiani. Ci soffriva anche per questo. Lo vedevo, perchè l’amicizia nostra di sempre è continuata ancora, fino agli ultimi anni. Volevo dire che durante il custodiato lui è stato uno dei custodi migliori nel senso che ha tenuto fermo il punto. Lì il Custode aveva a che fare con gli ortodossi, con il Patriarcato latino, con il Nunzio Apostolico, con i consoli e gli ambasciatori delle varie nazioni, insomma è Gerusalemme. Ma lui ha difeso sempre la Custodia, amava la Custodia. La amava e ci teneva che le cose andassero bene sia sotto l’aspetto religioso, disciplinare, liturgico, sia sotto l’aspetto amministrativo perché insomma la Custodia la guarda tutto il mondo, i pellegrini.. si trova a dover amministrare. Ma lui teneva il punto ed era difensore dei diritti della Custodia, non transigeva sullo status quo!

 Sapeva difendere la Custodia su tutto i piani, anche quello più politico, delicato?
 Sì sì, per questo non era duro, era sempre diplomatico ma fermo. La Custodia era la Custodia, e lui era figlio della Custodia, perciò ci teneva. Durante il custodiato ha fatto molte opere, era presente, visitava spesso i frati, quello che prometteva lo faceva. Mi sembrava che fosse benvoluto. Ha mantenuta alta la bandiera.

. che è una bandiera impegnativa!
 Eh come no! Io son stato 6 anni pure Custode, quelli più difficili anche politicamente. Il suo custodiato è ricordato ancora, anche se sono passati 20 anni ma è ricordato. Ha fatto tante cose. C’è da dire che è stato uno dei Custodi che è passato alla storia. È giusto dargli la riconoscenza per quello che ha fatto. Durante il suo custodiato e il suo episcopato lui è stato molto attivo, molto dinamico e molto creativo. Ha accettato con entusiasmo anche l’episcopato e si è dato da fare. Non è stato un vescovo curiale che se ne sta lì in Curia. No, girava, faceva, guardava, spronava. Era attivo, questi sono stati i periodi più belli di padre Nazzaro. Prima che diventasse segretario custodiale aveva occupato posti di responsabilità e di una certa gravità in Egitto soprattutto. Lui già da fratino, lì al Collegio Serafico, poi in teologia, filosofia, poi i primi anni di sacerdozio, gli studi in Egitto, ha vissuto una vita attiva, anche come guardiano ci teneva alla disciplina, alla preghiera, alle funzioni liturgiche. Sotto questo aspetto è stato un buon guardiano. Quando è diventato Custode conosceva i frati, conosceva tante cose. 

 Quindi conosceva davvero i paesi principali del Medio-Oriente.
 Sì sì, e poi anche situazioni politiche, perché quando siamo arrivati noi negli anni 50 tutta la Cisgiordania apparteneva alla Giordania, Gerusalemme vecchia apparteneva alla Giordania. Noi stavamo nella vecchia città di Gerusalemme e abbiamo visto tutte le evoluzioni, le guerre, tutto. E io ho visto 5 guerre! Ma siamo sempre andati avanti. Anche in Egitto ha fatto bene, ha fatto belle esperienze in Egitto, gli è servito. Ma è servito anche a me, perché io andavo in Egitto come Custode per le visite canoniche, ma lui conosceva tutti i frati, tutte le situazioni, tutti i conventi, tutti i problemi. E quindi è stato utile sotto questo aspetto. E poi ha conosciuto la Siria: prima ancora di diventare vescovo, parroco a Damasco. E poi come vescovo, naturalmente ha vissuto tutte le vicende della Siria, ha cercato di fare del suo meglio. È stato bravo.

Padre Carlo, la ringraziamo di cuore!