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venerdì 4 maggio 2018

Democrazia e Islam

L'amico Giovanni Lazzaretti risponde ad osservazioni che ha ricevuto a seguito del precedente articolo "San Charbel salvi la Siria" . 

Damasco - Domenica, 6 maggio 2001  PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II 


«Buongiorno Lazzaretti. Ho letto i suoi articoli sulla Siria e vedo molte semplificazioni. Bisognerebbe almeno tenere conto che…». Eccetera.
E’ un’obiezione classica, e la risposta è univoca: «Caro amico, un articolo di giornale non è un trattato. L’articolo deve trasmettere una “idea-forza”, semplificando all’osso la situazione descritta. Dietro l’idea-forza ci devono essere, ovviamente, le pezze giustificative che la confermano. Quindi il problema chiave è: l’articolo, necessariamente sintetico, dirige il lettore verso la verità o verso i luoghi comuni?» 


E con la Siria? Le sintesi riportate dai media ci portano verso la verità o verso i luoghi comuni?

Leggo da Wikipedia che «le iniziali proteste (del 2011) avevano l'obiettivo di spingere alle dimissioni il presidente Assad ed eliminare la struttura istituzionale monopartitica del Partito Ba’th».
Interessante. Ma la struttura monopartitica con che cosa potrebbe essere sostituita in un paese a maggioranza islamica? Ci sono tre possibilità.

Prima possibilità: si vuole sostituire il monopartitismo di Assad con un monopartitismo di tipo diverso. E qui basta ricordare «chi lascia la strada vecchia per la nuova…». Il monopartitismo di Assad garantiva pace, benessere, convivenza tra le minoranze; possibilità di mangiare, curarsi, lavorare, studiare, viaggiare, pregare; nessuna necessità di emigrare; nessun debito pubblico. Non è scritto da nessuna parte che un altro monopartitismo potrebbe fare di meglio; e soprattutto non si può usare la violenza per sostituire un bene certo con una speranza vaga.

Seconda possibilità, quella indicata da Wikipedia: «col radicalizzarsi degli scontri si aggiunge con sempre maggiore forza una componente estremista salafita che, anche grazie agli aiuti di alcune nazioni sunnite del Golfo Persico, si pensa possa aver raggiunto il 75% della totalità dei combattenti. Tali gruppi fondamentalisti hanno come principale obiettivo l'instaurazione della Shari’a in Siria». L’introduzione della Shari’a in Siria è certamente peggiorativa rispetto al monopartitismo di un presidente laico. Eppure USA + Gran Bretagna + Francia, che si fregiano dell’etichetta di democratici, detestano Assad e sostengono le milizie violente e fondamentaliste che vogliono la Shari’a.

Terza possibilità: introdurre una democrazia occidentalizzata in Siria. E qui viene da ridere. Solo chi non sa più cos’è la democrazia può pensare che la si possa introdurre in un paese a maggioranza islamica.

La democrazia funziona così.
(1) Esiste la legge naturale universale. Precede le leggi degli Stati, le guida, le giudica.
(2) La democrazia è superiore rispetto ad altre forme di gestione dello Stato solo se è fondata sulla legge naturale universale. Altrimenti diventa solo un formalismo democratico – elettorale.
(3) L’Islam per sua natura è incompatibile con la democrazia, avendo nel suo DNA diverse violazioni della legge naturale universale (quanto meno la disparità tra uomo e donna, tra mussulmano e non mussulmano).
(4) L’Islam non può quindi aderire alla vera democrazia, ma solo al formalismo democratico - elettorale.
(5) Il formalismo democratico nell’Islam lo si può imporre, ma si constaterà subito che non funziona: o vincono le elezioni i fondamentalisti, e ricadiamo quindi in un’altra forma di regime; oppure chi vince non è in grado di controllare il territorio, vedi Iraq, Libia e, a breve, Tunisia (ha iniziato a «portare avanti le riforme strutturali richieste dal Fondo Monetario Internazionale», ossia tagli e tasse: vedrete che a breve riesplode).

Nell’Islam vediamo storicamente 4 macro-forme di governo: dittature che non lasciano spazio alle minoranze (Arabia), regimi collettivi fondamentalisti (ayatollah in Iran, talebani in Afghanistan), presidente forte e laico (Saddam, Assad, Gheddafi, Mubarak), formalismo democratico (l’attuale Libia, l’attuale Tunisia, l’Egitto per qualche mese). Non vediamo, né mai potremo vedere, la democrazia vera fondata sulla legge naturale universale.

Possiamo quindi affermare che i media ci portano verso i luoghi comuni: «Assad è un dittatore e i dittatori devono cadere».
Lavorano invece per la verità i pochi giornalisti che sostengono Assad come uomo chiave per consentire alle minoranze di sussistere all’interno della Siria.

Resta da capire come mai la triade democratica USA + Gran Bretagna + Francia ami tanto le dittature fondamentaliste tipo l’Arabia Saudita, e detesti i presidenti forti e laici come Assad. Io credo che amino l’Arabia Saudita perché in fondo si assomigliano: il formalismo democratico senza la legge naturale universale diventa infatti “dittatura della maggioranza”. O addirittura “dittatura della minoranza”, se guardiamo il caso di Macron in Francia.
Mettete insieme “finanza + negazione della legge naturale”, e vedrete che USA + Gran Bretagna + Francia + Arabia Saudita stanno proprio bene insieme.

Giovanni Lazzaretti
Taglio Laser, la Voce di Reggio, 28 aprile 2018