Pagine

domenica 23 aprile 2017

Maaloula piange i suoi cinque nuovi martiri

Papa Francesco si è recato sabato nella basilica di san Bartolomeo all’Isola Tiberina, divenuta, dopo il Giubileo del 2000, 'Memoriale dei testimoni della fede del XX e del XXI secolo'.  Durante  la liturgia ha dichiarato:
 “Se guardiamo bene, la causa di ogni persecuzione è l’odio del principe di questo mondo verso quanti sono stati salvati e redenti da Gesù con la sua morte e con la sua risurrezione. Nel Vangelo Gesù usa una parola forte e spaventosa: la parola ‘odio’. Lui, che è il maestro dell’amore, al quale piaceva tanto parlare di amore, parla di odio. Ma Lui voleva sempre chiamare le cose con il loro nome. E ci dice: ‘Non spaventatevi! Il mondo vi odierà; ma sappiate che prima di voi ha odiato me’. Gesù ci ha scelti e ci ha riscattati, per un dono gratuito del suo amore. Con la sua morte e risurrezione ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo. E l’origine dell’odio è questa: poiché noi siamo salvati da Gesù, e il principe del mondo questo non lo vuole, egli ci odia e suscita la persecuzione, che dai tempi di Gesù e della Chiesa nascente continua fino ai nostri giorni. Quante comunità cristiane oggi sono oggetto di persecuzione! Perché? A causa dell’odio dello spirito del mondo”.
Da venerdì 21 aprile, l'annuncio è ufficiale: i cinque Cristiani rapiti dal villaggio di Maloula sono stati ritrovati uccisi [I loro resti rinvenuti in una grotta a Arsal, cittadina libanese al confine siriano]. Erano ostaggi di Al-Nusra dal settembre 2013.
Il giorno in cui la notte si abbattè su Maaloula è il 7 settembre 2013: il villaggio è circondato, i colpi risuonano e gli obici colpiscono ovunque. I combattimenti sono di una violenza inaudita! Il gruppo terroristico al-Nusra (branca siriana di Al Qaeda) penetra in Maaloula. Sono Siriani, Tunisini, Marocchini, Giordani ma anche qualche abitante di Maalula e si infiltrano come una scia di polvere tra le abitazioni.
Mikhail, Antoun e Sarkis, tre abitanti cristiani, vengono giustiziati sommariamente con una pallottola in testa, traditi dai loro vicini abituali. Questo è il prezzo da pagare per chi vuole restare fedele alla propria patria e a Cristo. Nella stessa giornata Ghassan, Jihad, 'Taef, Shadi, Daoud e Moussa vengono prelevati.
Con la liberazione di Maaloula da parte dell'esercito arabo siriano, il Fronte al-Nusra si ritira sulle montagne libanesi con gli ostaggi. Agli abitanti viene poi ingiunto di permettere che i musulmani tornino nel villaggio. Senza condizione, accettano. Ma le richieste di Al Nusra non finiscono qui: 100 milioni di sterline siriane, l'equivalente di 200.000 dollari, sono da versare come riscatto. Ancora una volta, accettano e pagano. Poi, per due anni, dei rapiti non si ha più alcuna notizia.
Tutti i volontari di  SOS Chrétiens d’Orient  , in Siria conoscono questa storia. I ritratti dei tre martiri da tempo campeggiano sulla piazza del paese. Ma gli altri, i sei ostaggi, che fine hanno fatto? Una questione rimasta in sospeso da oltre 3 anni e mezzo, per le famiglie ferite, in attesa di un possibile ritorno, che non arriverà mai!
Infine, su sei, cinque corpi sono stati trovati... sgozzati. La loro morte risalirebbe a più di un anno fa. Questi eroi cristiani avevano un nome e un volto, una storia, un futuro. Per tutti, erano dei padri, dei fratelli, degli amici e sono andati via per sempre.
Ghassan 48 anni, lavorava nella fabbrica di Debess che stiamo aiutando a ricostruire, aveva tre figli. Suo fratello Moussa 43 anni il cui corpo non è stato ritrovato, possedeva un negozio di spezie. Jihad, 48 anni, era un muratore, suo nipote Shadi (il cui padre è uno dei tre martiri) era uno studente all'università di Damasco. Taef, 43 anni, era pasticciere. Daoud, 31 anni, era l'autista del taxi.
Vi invitiamo a unire le vostre preghiere alle nostre, soprattutto martedì in occasione del ritorno dei corpi nel villaggio per i funerali.
 SOS Chrétiens d’Orient en Syrie