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martedì 18 aprile 2017

Stragi di bambini in Siria: 1 Attacco chimico false flag o attacco chimico made in Hollywood?


I Fatti (o presunti tali)
Nella mattinata di martedì 4 aprile secondo quanto si può giudicare dalle ombre nei filmati, o intorno a mezzogiorno secondo il rapporto del portavoce delle forze aerospaziali russe presenti in Siria, due aviogetti Sukhoi della aviazione militare siriana avrebbero attaccato con armi chimiche il villaggio di Khan Sheikhoun provocando, a seconda delle fonti, tutte rigidamente riconducibili alle formazioni jihadiste, o 59 morti di cui 11 bambini  o 79 morti di cui 28 bambini o 45 morti di cui 11 bambini. Le fonti affermavano che l’aggressivo chimico utilizzato era gas nervino Sarin. A seguito di questo attacco e nonostante la smentita e del governo siriano e delle forze russe operanti in Siria, senza che alcuna inchiesta indipendente potesse accertare i fatti, gli alleati occidentali della NATO, l’amministrazione USA e le monarchie del golfo con a capo l’Arabia Saudita condannavano l’uso di armi di distruzione di massa attribuendone senza riserve la responsabilità al governo siriano. Solo il veto russo impediva la condanna dello stesso da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il presidente americano Trump affermava poi che una linea rossa era stata superata e che provvedimenti adeguati sarebbero stati presi anche al di fuori delle direttive dell’ONU. Nella notte tra il 6 e il 7 aprile due cacciatorpedinieri  della sesta flotta USA, in navigazione al largo di Creta, lanciavano una salva di 59 missili Tomahawk come ritorsione contro la base aerea dalla quale erano partiti gli aerei per il raid su Khan Sheikhoun.

Alcune considerazioni tecniche.
L’accusa alle forze armate siriane di aver usato armi chimiche nel raid del 4 aprile dovrebbe confutarsi da sola poichè le forze armate siriane non dispongono più di armi chimiche. Queste sono state consegnate alle Nazioni Unite e distrutte per idrolisi nel mediterraneo nel 2013, a seguito dell’incidente di Ghouta (sobborgo di Damasco) in cui i governativi siriani vennero accusati di aver impiegato aggressivi chimici contro la popolazione. Accusa poi dimostrata infondata da numerose inchieste indipendenti tra cui quella del MIT di Boston, di Carla del Ponte, già magistrato del tribunale internazionale dell’Aia, e del giornalista premio pulitzer Seymour  Hersch. Per evitare la rappresaglia minacciata dal Presidente Obama, con la mediazione della Russia il governo di Damasco acconsentì a consegnare tutto il suo arsenale chimico e di sottostare alle ispezioni dell’agenzia internazionale per la eliminazione dello stesso. Inoltre l’accusa parla specificatamente di gas nervino che l’apparato industriale siriano, dopo le distruzioni causate da 6 anni di guerra non è più in grado di produrre mancando anche dei precursori che non può acquistare sul mercato internazionale per via dell’embargo .
L’uso di gas nervino verrebbe smentito anche dai filmati prodotti a prova dell’aggressione. Il Sarin è un agente neurotossico che inibisce la trasmissione neuroelettrica degli impulsi che nel sistema nervoso provocando il blocco della muscolatura volontaria e involontaria. La morte avviene, a seconda della concentrazione del gas, in pochi secondi o al massimo in pochi minuti salvo che si pratichi immediatamente una iniezione di atropina che neutralizza l’azione della neurotossina. L’assorbimento avviene per  inalazione o per penetrazione cutanea per cui la maschera antigas è assolutamente inutile se non associata ad una tuta completa impermeabile e stagna. Nei filmati si vedono i soccorritori [i rinomati White Helmets] trattare le vittime a mani nude ovvero con guanti di lattice che sono porosi e permeabili alla molecola del gas o ancora con mascherine di carta assolutamente ridicole in aree contaminate dal Sarin.
Si vedono anche soccorritori lavare le persone con getti d’acqua, altra cosa inutile perchè occorre unire all’acqua dei detergenti che provochino la scomposizione della molecola del gas nervino. In poche parole se ci fosse stato un attacco col Sarin o con qualsivoglia altro neurotossico derivato dall’acido ortofosforico  (Tabun o Soman) tutte le persone che si vedono nei filmati sarebbero dovute morire in pochi minuti. Un'altra considerazione che smentisce l’uso del Sarin viene dalle condizioni meteorologiche del giorno, invero perfette per un attacco chimico, che però se ci fosse stato avrebbe provocato non un centinaio ma decine di migliaia di morti. L’ipotesi che si sia trattato di un attacco con vescicanti come l’iprite, che agisce sulle mucose dei polmoni distruggendole e provocando la morte per asfissia viene smentita dall’assenza sui corpi delle vittime (come appaiono nei filmati che sono stati prodotti esclusivamente dai jihadisti)  di ulcerazioni  che invece avrebbero dovuto essere presenti stante l’abbigliamento leggero. Resta il cloro che però non viene citato dai soccorritori forse per sviare i sospetti visto che proprio il cloro è stato usato più volte, sia ad Aleppo che contro i Curdi e in Iraq dalle milizie salafite di Al Nusra e dell’Isis. Sempre dal punto di vista tecnico poi bisogna rilevare che i cacciabombardieri Sukhoi impiegati nel raid non hanno gli attacchi per i dispenser per la diffusione del cloro o per la diffusione di qualsivoglia altro aerosol. Le immagini poi dell’edificio teoricamente epicentro dell’attacco lo mostrano completamente distrutto, segno evidente di un bombardamento con bombe ad alto potenziale esplosivo. Se veramente fosse stato attaccato con ordigni caricati con aggressivi chimici avrebbe avuto al massimo qualche buco nei muri o sul tetto, non parliamo poi se il gas fosse stato disperso come aerosol , l’edificio sarebbe stato perfettamente intatto. Tutto questo fa pensare che se una contaminazione da aggressivi chimici c’è stata questi fossero stoccati nell’edificio distrutto da un bombardamento convenzionale.
Da ultimo, prima di passare ad altro genere di considerazioni, se alla base di Al Shayrat ci fosse stato stoccaggio di armi chimiche il bombardamento americano ne avrebbe provocato la dispersione e comunque il pericolo che potessero disperdersi avrebbe impedito la ripresa dell’operatività della base il giorno dopo l’attacco.

Passiamo ora a considerazioni di carattere etico, stante che la verità è la prima vittima della guerra e la menzogna una delle sue armi più micidiali.
Sorvolando sul fatto che un attacco aereo americano, effettuato il 12 aprile sull’area di Deir Ezzor, ha colpito un deposito di armi chimiche delle forze dell’ISIS che assediano la città provocando una nube tossica che ucciso centinaia di civili senza che alcuna protesta si levasse da parte delle anime candide dell’occidente, e senza che i media mainstream ne facessero cenno, i filmati, e le foto, che possiamo vedere in abbondanza su internet pongono una serie di pesanti interrogativi. Per prima cosa nessuno di loro è stato diffuso da una fonte indipendente. I diffusori sono stati i famigerati Caschi Bianchi associazione “umanitaria” affiliata ad Al Nusra, l’osservatorio di Londra composto da un solo individuo che vive in Inghilterra da anni ed è finanziato da una moltitudine di sigle tutte riconducibili ai nemici giurati del presidente Assad e la televisione ufficiale del partito curdo iracheno di Al Barzani notoriamente sostenuto e finanziato da Israele. Il medico che, nonostante la dichiarata grave emergenza, invece di stare al capezzale dei pazienti, ha trovato il tempo di esibirsi davanti alle telecamere denunciando il fatto che i feriti ricoverati avevano evidentemente subito un attacco con gas nervino, risultava poi essere il Dott. Sjahul Islam, cittadino del Regno Unito, ricercato dall’MI6 britannico come terrorista per aver partecipato al rapimento da parte dell’ISIS di due giornalisti John Cantlie e Jeoren Orlemans di cui uno ancora prigioniero dei Jihadisti.  La moltitudine di immagini profuse poi sul web ha permesso di constatare che stranamente in nessuna comparivano, nè morti nè vivi, i genitori delle piccole vittime il che pone il dubbio che i bambini non fossero di Khan Sheikhoun ma quelli rapiti durante l’offensiva della fine di marzo nei villaggi cristiani occupati dai miliziani. E in effetti la stessa cose era successa a Ghouta nel 2013 quando le uniche piccole vittime identificate provenivano dai villaggi Alawiti vicino a Latakia dove erano stati rapiti dai Jihadisti. Compare poi nelle immagini un “salvato” riconoscibilissimo per struttura corporea e particolarità del volto, che già compariva nelle vesti di Casco Bianco ad Aleppo prima della liberazione della città, poi ancora ad Aleppo come vittima estratta dalle macerie, poi sempre ad Aleppo come donatore di sangue, quindi a Idlib come ferito e finalmente a Khan Sheikhoun come sopravvissuto all’attacco chimico. Esiste un filmato in cui uno dei bimbi “morti” non si accorge che la telecamera è ancora puntata su di lui e apre gli occhi. Da ultimo i Dottori Svedesi per i Diritti Umani (swedhr.org) hanno analizzato un video, relativo ad un altro episodio denunciato dai Caschi Bianchi come attacco chimico da parte di forze governative,  dove viene filmata un’operazione per salvare un bambino vittima di aggressivi chimici. I dottori hanno constatato che nel video sono chiaramente presenti delle falsificazioni, dal momento che in sottofondo si sentono delle autentiche indicazioni “di regia” in arabo, e che la cosiddetta “operazione” è in realtà un omicidio. Un’analisi superficiale del video sembrerebbe infatti suggerire che i medici stessero cercando di rianimare un bambino che era ormai clinicamente morto (https://youtu.be/WAxg9_T-W7Y).In realtà, dopo un più attento esame, il gruppo di SWEDHR ha accertato che il bambino aveva perso coscienza a causa di un’overdose di oppiacei. Nel video si vede il bambino che riceve un’iniezione al petto, nel settore cardiaco, iniezione che alla fine lo ha ucciso, mentre gli veniva data una falsa dose di adrenalina. Si è trattato di un omicidio.

Da questo a pensare che ci si trovi di fronte ad una messa in scena “Hollywoodiana” non ci fa sentire particolarmente colpevoli o in malafede.

Chiudiamo con alcune considerazioni di carattere politico e strategico. Se Assad che nel 2013, quando la situazione del legittimo governo siriano era difficile se non disperata, ha accettato di disfarsi del suo arsenale chimico, avesse ordinato oggi, quando la vittoria è alle porte, grazie all’intervento degli alleati russi, iraniani ed Hezbollah, un inutile attacco chimico con armi non si sa bene come conservate, si dimostrerebbe come uno stupido incapace mentre nei sei anni di guerra passati aveva dimostrato al contrario di essere un politico estremamente accorto nel gestire la situazione.

Il presidente Trump ponendosi fuori della legalità internazionale ordinando una rappresaglia senza avere alcuna prova concreta di quanto è accaduto, ha dimostrato che negli USA la politica estera non è gestita dalla Casa Bianca ma dai circoli “neo conservatori” legati al complesso militare industriale. Questi ultimi credono di poter gestire il mondo dall’alto di una potenza militare calcolata avendo come parametro i miliardi di dollari che ogni anno vengono  profusi nel comparto militare, tanto da aver portato il bilancio USA della difesa ad essere superiore alla somma di quelli delle 5 potenze, di cui 3 alleate, che li seguono nella classifica. In verità però il risultato del lancio di 59 missili cruise Tomahawk, per una spesa complessiva di 90 milioni di dollari, è stato a dir poco deludente. Solo 23 sono arrivati sul bersaglio o nelle sue prossimità, probabilmente perché deviati in mare dalle contromisure elettroniche del sistema di difesa aerea installato dalle forze armate russe, cosi come pare fosse successo nel 2013 a due lanci ordinati da Obama. Quelli che hanno colpito il bersaglio hanno fatto danni così irrilevanti da permettere che la base tornasse operativa 48 ore dopo l’attacco Se fossi un ammiraglio della “marina più potente nel mondo” sarei un po' preoccupato.

Alcuni commentatori solitamente dispensatori di analisi acute come Maurizio Blondet e Thierry Meyssan ritengono che anche la rappresaglia sia stata una messa in scena ad uso interno per risollevare le sorti di una presidenza sempre più assediata dall’apparato. L’attacco sarebbe stato concordato con i Russi, avvertiti, questo è assodato, in anticipo, per fare il minor danno possibile in Siria e il maggior effetto possibile a Washington mettendo così la mordacchia agli esagitati alla McCain. Aderirei a quest’analisi se non ci fossero state le due mosse successive e cioè la virata di 180 gradi nell’impostazione politica sulla Siria che è passata dal sostanziale riconoscimento della legittimità del governo di Assad (cosa per altro dato di fatto dal punto di vista del diritto internazionale) al porre come priorità il suo rovesciamento che, se tentato porrebbe gli USA in rotta di collisione con la Federazione Russa, l’Iran e probabilmente anche con la Cina. Federazione Russa che per altro ha già fatto sapere che qualsiasi altro tentativo di aggressione alla Siria darà luogo a risposte militari.  La seconda mossa ben più preoccupante consiste nell’invio della lettera di richiamo a 150.000 riservisti cioè l’organico di 30 brigate. Atto che non si può fare per mera attività di propaganda perché corrisponde, mutatis mutandis, alla mobilitazione generale proclamata dalle potenze europee nell’agosto del 1914.

A noi osservatori impotenti non resta che stare a guardare nella speranza, ahimè flebile, che i potenti d’Oltreoceano rinsaviscano.
S.E.  
http://www.appunti.ru/articolo.aspx?id=930&type=home