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martedì 15 settembre 2015

SIRIA, FINO A QUANDO ...? Visita del Superiore Salesiano del Medio Oriente.

Homs: la celebrazione della festa della S Croce, tanto cara ai cristiani siriani

3 settembre 2015

Anche quest’anno, come di consueto, ho voluto andare a visitare le tre opere salesiane di Kafroun, Aleppo e Damasco in Siria, mio Paese natale. Un Paese sempre più stremato e impoverito dalla guerra, ormai in corso da quattro anni, le cui conseguenze hanno assunto proporzioni devastanti sulle condizioni di vita della popolazione. Il presente comunicato è un breve resoconto di quella visita, attraverso il quale vorrei dare una testimonianza della realtà di questo Paese e dell’importante contributo prestato dai nostri confratelli salesiani e dalle nostre opere in queste drammatiche circostanza.

Salesiani di KAFROUN
Sono entrato in Siria attraverso il Libano, iniziando la visita dalla nostra casa salesiana di Kafroun il 29 Giugno.
Ero appena arrivato, quando mi è giunta la triste notizia della morte di un nostro confratello, don Charbel Daoura, avvenuta in un incidente stradale in Sud Sudan. Essendo lui originario della zona di Kafroun, abbiamo deciso di celebrare il funerale nel suo villaggio e per la prima volta la salma di un nostro confratello (giunta in aereo) ha avuto sepoltura nell’area dell’opera salesiana. Al funerale erano presenti tanti preti, suore, familiari e giovani, accorsi per l’ultimo saluto. Per due giorni la nostra casa e i salesiani hanno sospeso le attività, mettendosi disponibili ad accogliere le visite di condoglianze per il defunto don Charbel.. Per tutto il periodo estivo la comunità e l’opera di Kafroun è stata diretta da Don Luciano Buratti, missionario italiano, e dal chierico egiziano Gobràn, insieme al cooperatore salesiano Johnny Ghazi e alla sua famiglia. Questi ultimi portano avanti l’intera gestione e le attività dell’opera durante l’anno. La zona di Kafroun è stata fino ad ora una delle più tranquille della Siria. Per questo motivo molte famiglie sfollate accorrono da Homs, Damasco e Aleppo per trovare rifugio in quella vallata. La nostra opera è frequentata quindi sia da giovani della zona, sia da tanti sfollati costretti a lasciare le proprie case a causa del pericolo e della distruzione che imperversa in tutto il Paese. È un’opera che raggruppa, in questa drammatica e persistente situazione di guerra, un mosaico di gente, proveniente da svariate parti della Siria, che si recano là per incontrarsi, apprendere, crescere umanamente, spiritualmente e culturalmente, oltre che giocare, cantare e danzare.
Stando con loro, mi sono molto rallegrato. Ho provato grande gioia, ammirazione e commozione nel vedere centinaia di ragazzi e ragazze, giovanissimi, venire e partecipare all’estate ragazzi, realizzata anche quest’anno e perfettamente organizzata e portata avanti, oltre che dai salesiani, da molti animatori e collaboratori laici. Per facilitare la partecipazione del maggior numero possibile di ragazzi e ragazze, è stato offerto un servizio di navetta dai vari villaggi della vallata fino alla nostra opera. Ho potuto incontrare tanti giovani, le loro famiglie, e vivere intense esperienze di ascolto, condivisione e dialogo. In questi momenti, le persone hanno ancor più bisogno di parlare, sfogarsi, e di qualcuno che sia disponibile all’ascolto e alla condivisione di tante storie di sofferenza. L’ascolto è un segno di vicinanza, di sostegno morale e spirituale. Questa esperienza mi ha fatto crescere profondamente come Salesiano.
Nonostante le tante sofferenze, la distruzione e la morte, ho potuto constatare come la voglia di vivere, di gioire e di sperare è sempre più forte, e ciò mi ha riempito di gioia. La gente ha bisogno e voglia di giocare, danzare, cantare, pregare, nonostante le drammatiche circostanze li portino a chiedersi: “Dov’è Dio? Perché Dio permette tutto questo? Non basta tutto questo sangue, tutta questa distruzione? Fino a quando ancora? Basta! Non ce la facciamo più”. Sono interrogativi che ho cercato di affrontare con loro, parlando di perdono, fede, speranza, ma non è facile. La gente è sempre più stanca, stremata, a livello morale, spirituale e materiale. Tutte le famiglie, oltre alla tragedia della distruzione, della morte, ormai vivono il dramma dell’emigrazione, della fuga, della ricerca di una vita migliore, fuori dalla Siria. Le famiglie si disgregano e si dividono ulteriormente. Coloro che partono affrontano viaggi pericolosi e destini incerti, coloro che restano soffrono della mancanza delle persone che partono e della preoccupazione per la loro sorte. In Siria ho visto la sofferenza della persone che restano e la mancanza di coloro che sono ormai partite. E di fronte alla moltitudine di persone che lasciano il paese, sempre più si convincono di non avere altre possibilità: tutti partono! Si domandano: “Che senso ha rimanere qui, soli, in costante pericolo, senza alcuna prospettiva?”.

Questo dramma sta cambiando la fisionomia sociale del paese in generale, ma ne risente fortemente anche quella ecclesiale. La presenza cristiana, in passato così forte, si sta indebolendo e disgregando, sia in qualità che in qualità, drammaticamente.
La Messa domenicale a Kafroun, ha rappresentato un bellissimo momento di raccoglimento e comunione. Circa 700 persone hanno preso parte alla celebrazione tenutasi in cortile, alla presenza di cristiani di differenti riti. È stato bello accogliere tutte queste persone, così toccate dalla guerra che le ha portate a vivere il dubbio e l’incertezza nel loro cammino di fede, e vederle tornare a pregare, ritrovare la fede, a confessare i propri peccati. Momenti d’incontro e condivisione come questi, pervasi da spirito familiare e di comunione, sono un motivo di conforto, di aiuto, di sostegno.


Salesiani di ALEPPO
La mattina del 7 Luglio sono partito verso Aleppo in autobus, un viaggio abbastanza tranquillo e sicuro, nonostante le 8 ore di viaggio su strade in alcuni tratti completamente distrutte. Sono arrivato nel pomeriggio nella mia città, nel posto dove sono nato e cresciuto, ormai completamente irriconoscibile. Ogni visita mi mostra una città sempre più distrutta. Questa grande città, una delle più antiche al mondo, che fino a pochi anni fa contava circa tre milioni di abitanti, è attualmente considerata uno dei luoghi più pericolosi al mondo.
Arrivato alla casa salesiana, i Salesiani e i giovani mi hanno accolto con uno spirito di gioia e ottimismo cristiano e salesiano. All’ingresso mi hanno fatto indossare un casco ed un giubbotto antiproiettile e un elmetto, “per motivi di sicurezza e per proteggerti”. Mi hanno detto, scherzando: “L’opera e l’oratorio sono chiusi!”.
Ho quindi potuto incontrare i miei confratelli, il direttore Georges Fattàl, don Simon Zakerian, i diaconi Pier Jabloyan e Dani Gaurie, e il pre-novizio Mishel Hajjar. Ho gioito nel constatare come ancora oggi, da questa opera, provengono ancora tante vocazioni di salesiani consacrati e di salesiani cooperatori. Il Signore ci ha benedetto finora con buone e numerose vocazioni, un segno di amore e benedizione per questa casa. Ho ringraziato i salesiani di Aleppo per la testimonianza di vita religiosa e continua donazione portata avanti con grande sacrificio per i giovani di Aleppo. Qui ad Aleppo ho potuto sentire e toccare con mano la grandezza della nostra missione salesiana, in particolare attraverso i miei incontri con i vari preti, religiosi e le famiglie della città, che mi hanno ripetuto più volte della straordinaria oasi di pace e di gioia e di speranza che questa presenza rappresenta.
Proprio durante i giorni di visita ad Aleppo ho vissuto uno dei momenti più commoventi della mia vita, l’ordinazione di Pier Jabloyan, tenutasi l’11 luglio nella nostra chiesa. L’ordinazione s’è svolta nel rito armeno cattolico, alla presenza del vescovo Boutros Marayati, e di tanti religiosi, preti, suore e giovani accorsi per celebrare assieme l’evento. Nonostante la morte, la distruzione e la sofferenza che regnano nella città, l’ordinazione è stato  un segno preziosissimo di vita, di donazione e gioia. Un prete ordinario in un tempo straordinario: ecco Pier, un giovane cresciuto in quell’oratorio, che dopo l’ordinazione sarà destinato proprio all’oratorio di Aleppo. Alla messa è seguito un gioioso momento di festa, canti e danze e un rinfresco per tutti i presenti.
Anche ad Aleppo ho preso parte alle attività dell’estate ragazzi, meravigliosamente organizzata e gestita. Quest’anno ha visto la partecipazione di oltre 700 ragazzi, ragazze e giovani provenienti da varie parti della città, a cui è stato similmente offerto il servizio navetta per raggiungere l’opera in sicurezza. Un bel gruppo di animatori, che ha aiutato nello svolgimento quotidiano delle attività estive, ha contributo a creare un bel clima. Per tanti ragazzi giovani e per le loro famiglie frequentare l’opera significa respirare un’aria di gioia, di speranza, in un clima familiare : “Ghèr ‘alam”, cioè (letteralmente) “un altro mondo”, un’oasi di pace.
L’estate ragazzi è un evento caratterizzato da momenti ricreativi, culturali ed educativi in tutte le opere salesiani del mondo. Ma in un contesto come quello di Aleppo assume un significato ancora più ampio dal punto di vista pastorale educativo. Questi momenti aiutano i ragazzi a liberarsi, a sfogare la tensione e il peso della sofferenza e della paura a cui sono sottoposti quotidianamente, e a ritrovare la forza psicologica e spirituale per poter sopportare e affrontare tale situazione.
Quest’anno, dopo 4 anni, la comunità salesiana insieme ha deciso di riorganizzare i campi estivi per i ragazzi che frequentano l’opera ad Aleppo. Dopo 4 anni di chiusura, di “prigionia” all’interno della città, i ragazzi della scuola media e poi delle superiori hanno potuto finalmente rivivere quest’esperienza che li ha portati per 5 giorni in montagna, presso l’opera di Kafroun. Hanno partecipato 180 ragazzi delle scuole medie e in seguito 140 ragazzi delle scuole superiori, accompagnati da diversi animatori e collaboratori. È stata un’esperienza molto significativa, che ha permesso ai ragazzi di godere della bellezza e della tranquillità della natura. Per la prima volta hanno dormito senza sentire il pericolo della guerra, hanno vissuto assieme come una grande famiglia, condividendo momenti di gioia e di preghiera.

Aleppo, una città che contava un’ampia presenza cristiana di vari riti e chiese, ha visto una continua diminuzione di tale presenza, ridottasi ad oggi di circa due terzi. L’emorragia di cristiani è conseguenza sia del prolungamento del conflitto, della condizione socio economica e dell’alto costo della vita, sia per la scarsità di possibilità di lavoro e di generi di prima necessità, e sia anche, in terzo luogo, per la distruzione di quartieri cristiani. Tante chiese, antiche e rilevanti da un punto di vista artistico e culturale, sono state anch’esse colpite. Tutto ciò ha fatto crescere in modo rapido e massiccio l’esodo di cristiani dalla città.
Anche ad Aleppo ho potuto parlare personalmente con i giovani e le famiglie. E’ difficile parlare di certi temi con persone che hanno perso i propri affetti più cari e che ogni giorno si chiedono dove sia Dio. Ho cercato di aiutarli, offrendo loro ascolto e conforto morale, parlando di amore e di riconciliazione.
La mancanza di acqua corrente ed elettricità costringe la gente a sopravvivere con quantità ridotte di acqua, soprattutto potabile, con gravi conseguenze in termini di condizioni di salute, anche dovendo far fronte alla scarsità di elettricità che va ad intaccare e rendere difficoltose le più basilari attività quotidiane. Ho lasciato Aleppo il 20 Luglio, tornando a Kafroun e partecipare così alle attività per altri pochi giorni. Da lì sono diretto il 25 luglio verso l’opera di Damasco in minibus, insieme a don Simon e a un gruppo di giovani animatori.

Salesiani di DAMASCO
Domenica 26 Luglio ho presieduto la messa in cortile, alla presenza del nunzio apostolico, del suo segretario e delle nostre Sorelle salesiane, celebrando anche l’occasione dell’insediamento di Don Simon Zakarian come nuovo direttore, al posto del direttore uscente, don Alejandro Leòn Mendoza. Erano presenti oltre 500 giovani, e mi ha commosso vedere il loro amore nel congedarsi dai loro padri salesiani, sia ad Aleppo, nel salutare Don Simon, sia a Damasco, per quelli che hanno dovuto salutare don Alejandro. Per quanto comprendiamo la tristezza dei giovani nel dire arrivederci ai loro padri spirituali, sappiamo che questi cambiamenti rientrano nella logica religiosa salesiana, del voto di obbedienza e di dedizione al servizio ai giovani, ovunque nel mondo. La celebrazione si è quindi conclusa con un bel momento di saluto a don Alejandro e un abbraccio caloroso di benvenuto a don Simon.
Ho avuto ampia comodità di incontrare la comunità salesiana di Damasco, sia dei confratelli: Don Alejandro, Don Munir Hanashi e don Felice Cantele, sia della nostre Sorelle, le Figlie di Maria Ausiliatrice, che a Damasco hanno due ampie presenze: una all’Asilo e un’altra all’ospedale Italiano, ove offrono un servizio prezioso ed importante alla popolazione siriana, in particolare in questo momento drammatico.
Anche a Damasco, come ad Aleppo, le attività estive erano bene animate ed organizzate, supportate dalla presenza di animatori e collaboratori salesiani e frequentate da circa 900 giovani provenienti da aree anche molto lontane dalla città. In virtù del numero particolarmente alto di partecipanti, i ragazzi sono stati divisi per fasce d’età, assegnando giorni precisi per lo svolgimento delle attività, ospitandoli dalla mattina fino alla sera e offrendo loro ogni giorno pasto e trasporto.
Il centro di Damasco, a differenza di città come Aleppo, appare ancora relativamente meno pericoloso. La situazione è tuttavia peggiorata notevolmente negli ultimi tempi, diventando più instabile e insicura. Anche lì gli effetti della scarsità di acqua, dei tagli all’elettricità, del carovita e della mancanza di lavoro pesano sulle condizioni di vita della popolazione, che sempre più numerosa decide di lasciare il paese.
I ragazzi e gli animatori mi hanno fraternamente accolto nell’Opera e ogni gruppo mi ha reso partecipe di piccole presentazioni teatrali, musicali e artistiche preparate nel corso del periodo estivo. Chiamato a rivolgere una parola di saluto al termine di queste attività, li ho ringraziati e spronati a conservare quell’ottimismo e quella gioia che rappresentano il cuore dello spirito salesiano e ho ricordato loro le belle parole del Papa Francesco nel 21 giugno 2015 rivolte ai figli e figlie di Don Bosco nella basilica di Santa Maria Ausiliatrice in occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco: “I Salesiani mi hanno aiutato ad affrontare la vita senza paure e ossessioni, ad andare avanti nella gioia, nella preghiera. Educate i ragazzi a non avere paura. Non dimenticatevi la caratteristica del vero oratoriano: La gioia. E con questa gioia cercate e amate Gesù per incontrarlo tutti i giorni”.

A Damasco ho incontrato diversi gruppi e associazioni di ragazzi, famiglie e madri impegnati con dedizione nell’educazione e nella missione salesiana. Sono stato reso partecipe dell’esperienza di un gruppo di giovani che hanno condotto attività di volontariato in alcuni villaggi al confine col Libano, organizzandovi per due settimane un’esperienza di estate ragazzi e vivendo un importante momento di crescita umana e spirituale. Un altro gruppo di volontari ha portato avanti per un mese un’interessante e rilevante esperienza di animazione missionaria, recandosi in una delle zone periferiche più povere e pericolose della città, a contatto con giovani di differente  credo e fede religiosa. L’esperienza del volontariato, quando condotta da giovani che vivono essi stessi situazioni di estrema difficoltà e precarietà, è particolarmente importante e significativa: nonostante le difficoltà e la pericolosità dell’ambiente, questi giovani si sono messi al servizio dei più sfortunati, e attraverso quest’esperienza hanno trovato la gioia del dono e del servizio e hanno scoperto quanto bene è possibile fare attraverso l’educazione alla pace e alla convivenza. Secondo noi salesiani, la sfida più grande in questi momenti è l’educazione, l’educazione alla creazione di una cultura di pace, di amore e di perdono, capace di superare questi lunghi anni di guerra, di odio, sangue e distruzione.

Nel corso della mia permanenza ho incontrato inoltre un gruppo di giovani che stanno vivendo l’esperienza vocazionale del Vieni, Vedi. Due di essi hanno voluto vivere un’esperienza prolungata all’interno dell’opera, partecipando alla vita salesiana e aiutando i Padri nelle loro attività quotidiane. Anche i Salesiani di Damasco hanno organizzato per i ragazzi esperienze di campo estivo. Due gruppi di circa 140 ragazzi sono stati coinvolti e hanno trascorso 5 giorni di campo estivo in montagna, a Kafroun. E’ stato un momento anche per loro particolarmente importante, potendo godere di un ambiente differente, di pace e serenità per la prima volta dopo 4 anni.
Il 5 Agosto sono stato invitato a presiedere la messa delle prime professioni di 6 giovani suore siriane salesiane, alla presenza del Nunzio, del suo Segretario, dell’Ispettrice suor Lina, e di molti preti, religiosi e religiose, e di tante famiglie e giovani. E’ stato molto bello partecipare e assistere al momento di consacrazione a Dio di queste giovani suore proprio in questi momenti particolarmente difficili in Siria
Il 6 agosto nel tardo pomeriggio ho infine lasciato il Paese, recandomi in Libano nella nostra casa di EL Houssoun, per partecipare alla festa dell’ordinazione sacerdotale del nostro giovane confratello libanese Georges El Mouallem, in rito greco-cattolico.

Conclusione
Voglio ringraziare il Signore per avermi dato modo di compiere questa visita e ascoltare e confortare tanti fratelli in grande difficoltà in questo tragico momento.
Ringrazio i fratelli salesiani, i nostri cooperatori e animatori che portano avanti con dedizione la loro missione, nonostante i gravi pericoli, le fatiche e le difficoltà quotidiane.
Ringrazio la Divina Provvidenza che ci assiste giorno dopo giorno e ci permette di continuare ad offrire aiuto e sostegno spirituale, morale e materiale alla popolazione più colpita, attraverso i nostri benefattori.
Continuiamo a pregare affinché questa drammatica guerra in Siria, e tutte le guerre che affliggono il Medio Oriente e altri paesi del mondo possano finalmente finire: queste guerre rappresentano purtroppo un grande e complesso gioco di interessi, che tendono a prevalere sul bene comune e fondamentale dell’uomo. Preghiamo quindi che il Nostro Signore Gesù possa infonderci sempre speranza e donarci infine la vera pace.

Abuna Munir El Rai
SDB MOR