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sabato 13 luglio 2013

« Se non è in nostro potere fermare questa guerra, possiamo però pregare perchè finisca presto».

«Una parte significativa del popolo siriano è composta da nostri fratelli nella fede: nel centro della città di Damasco si trova uno dei più antichi patriarcati ortodossi, quello di Antiochia. E ora, per le strade di questa città, che ricordano l’apostolo Paolo, le opere e gli scritti degli antichi santi, viene versato sangue umano. Su questa terra biblica in cui fianco a fianco sono vissuti in pace cristiani e musulmani oggi vengono profanate le reliquie, i templi sono distrutti e i cristiani cacciati dalle loro case, perseguitati, e molto spesso torturati e uccisi. A causa della distruzione di edifici e infrastrutture, per la mancanza di cibo e medicine, molte persone sono state private del proprio tetto. Qualcuno si è rifugiato presso parenti, altri hanno trovato riparo in aree speciali, altri ancora sono dovuti fuggire nei Paesi vicini, dove spesso non c’era nessuno ad attenderli». Se «non è in nostro potere fermare questa guerra, possiamo però pregare per una rapida fine di essa e aiutare le persone che soffrono, tra cui i nostri fratelli cristiani». Sono parole pronunciate due settimane fa dal Patriarca di Mosca Cirillo, e pubblicate sull’Osservatore Romano dell’11 luglio (titolo dell’articolo: Dalla Russia al popolo siriano). Il Patriarca ha benedetto una raccolta di fondi per le vittime del conflitto armato in Siria; nella prima colletta del 2 luglio, effettuata in varie diocesi, monasteri, chiese e da singole persone, sono state raccolti oltre sette milioni di rubli, ma un’altra colletta si è svolta domenica 7 luglio. Soldi, appunto, destinati ai tanti bisognosi siriani.
«Una parte significativa del popolo siriano è composta da nostri fratelli nella fede: nel centro della città di Damasco si trova uno dei più antichi patriarcati ortodossi, quello di Antiochia. E ora, per le strade di questa città, che ricordano l’apostolo Paolo, le opere e gli scritti degli antichi santi, viene versato sangue umano. Su questa terra biblica in cui fianco a fianco sono vissuti in pace cristiani e musulmani oggi vengono profanate le reliquie, i templi sono distrutti e i cristiani cacciati dalle loro case, perseguitati, e molto spesso torturati e uccisi. A causa della distruzione di edifici e infrastrutture, per la mancanza di cibo e medicine, molte persone sono state private del proprio tetto. Qualcuno si è rifugiato presso parenti, altri hanno trovato riparo in aree speciali, altri ancora sono dovuti fuggire nei Paesi vicini, dove spesso non c’era nessuno ad attenderli». Se «non è in nostro potere fermare questa guerra, possiamo però pregare per una rapida fine di essa e aiutare le persone che soffrono, tra cui i nostri fratelli cristiani». Sono parole pronunciate due settimane fa dal Patriarca di Mosca Cirillo, e pubblicate sull’Osservatore Romano dell’11 luglio (titolo dell’articolo: Dalla Russia al popolo siriano). Il Patriarca ha benedetto una raccolta di fondi per le vittime del conflitto armato in Siria; nella prima colletta del 2 luglio, effettuata in varie diocesi, monasteri, chiese e da singole persone, sono state raccolti oltre sette milioni di rubli, ma un’altra colletta si è svolta domenica 7 luglio. Soldi, appunto, destinati ai tanti bisognosi siriani.
«Una parte significativa del popolo siriano è composta da nostri fratelli nella fede: nel centro della città di Damasco si trova uno dei più antichi patriarcati ortodossi, quello di Antiochia. E ora, per le strade di questa città, che ricordano l’apostolo Paolo, le opere e gli scritti degli antichi santi, viene versato sangue umano. Su questa terra biblica in cui fianco a fianco sono vissuti in pace cristiani e musulmani oggi vengono profanate le reliquie, i templi sono distrutti e i cristiani cacciati dalle loro case, perseguitati, e molto spesso torturati e uccisi. A causa della distruzione di edifici e infrastrutture, per la mancanza di cibo e medicine, molte persone sono state private del proprio tetto. Qualcuno si è rifugiato presso parenti, altri hanno trovato riparo in aree speciali, altri ancora sono dovuti fuggire nei Paesi vicini, dove spesso non c’era nessuno ad attenderli». Se «non è in nostro potere fermare questa guerra, possiamo però pregare per una rapida fine di essa e aiutare le persone che soffrono, tra cui i nostri fratelli cristiani». Sono parole pronunciate due settimane fa dal Patriarca di Mosca Cirillo, e pubblicate sull’Osservatore Romano dell’11 luglio (titolo dell’articolo: Dalla Russia al popolo siriano). Il Patriarca ha benedetto una raccolta di fondi per le vittime del conflitto armato in Siria; nella prima colletta del 2 luglio, effettuata in varie diocesi, monasteri, chiese e da singole persone, sono state raccolti oltre sette milioni di rubli, ma un’altra colletta si è svolta domenica 7 luglio. Soldi, appunto, destinati ai tanti bisognosi siriani.

In tutto il mondo iniziative di preghiera e  solidarietà 

Il Patriarca di Mosca al popolo siriano

«Una parte significativa del popolo siriano è composta da nostri fratelli nella fede: nel centro della città di Damasco si trova uno dei più antichi patriarcati ortodossi, quello di Antiochia. E ora, per le strade di questa città, che ricordano l’apostolo Paolo, le opere e gli scritti degli antichi santi, viene versato sangue umano.
Su questa terra biblica in cui fianco a fianco sono vissuti in pace cristiani e musulmani oggi vengono profanate le reliquie, i templi sono distrutti e i cristiani cacciati dalle loro case, perseguitati, e molto spesso torturati e uccisi. A causa della distruzione di edifici e infrastrutture, per la mancanza di cibo e medicine, molte persone sono state private del proprio tetto. Qualcuno si è rifugiato presso parenti, altri hanno trovato riparo in aree speciali, altri ancora sono dovuti fuggire nei Paesi vicini, dove spesso non c’era nessuno ad attenderli».
 Se «non è in nostro potere fermare questa guerra, possiamo però pregare per una rapida fine di essa e aiutare le persone che soffrono, tra cui i nostri fratelli cristiani». Sono parole pronunciate due settimane fa dal Patriarca di Mosca Cirillo, e pubblicate sull’Osservatore Romano dell’11 luglio (titolo dell’articolo: Dalla Russia al popolo siriano)
Il Patriarca ha benedetto una raccolta di fondi per le vittime del conflitto armato in Siria; nella prima colletta del 2 luglio, effettuata in varie diocesi, monasteri, chiese e da singole persone, sono state raccolti oltre sette milioni di rubli, ma un’altra colletta si è svolta domenica 7 luglio. 
Soldi, appunto, destinati ai tanti bisognosi siriani.



Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite — citati dal Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca — il numero delle vittime della guerra civile in Siria è di oltre 90.000, mentre un milione di cittadini siriani hanno lasciato il Paese e sono diventati profughi. 
La Siria avrebbe perso circa 80 miliardi di dollari nei due anni di guerra. 
Secondo il vescovo di Seydnaya, Luka, della Chiesa ortodossa antiochena, ammontano a quasi 140.000 i cristiani cacciati dalle proprie case.
L'Osservatore Romano, 11 luglio 2013


La solidarietà alla popolazione siriana dei Vescovi di Inghilterra e Galles 

L'Osservatore Romano, 
11 luglio 2013


Un appello per la pace e per sostenere il lavoro delle organizzazioni caritative in Siria giunge dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles.
In un comunicato — a firma del presidente dell’episcopato, l’arcivescovo di Westminster, Vincent Gerard Nichols, e del presidente della commissione episcopale per gli affari internazionali, il vescovo di Clifton Declan Ronan Lang — si rinnova l’invito alla comunità dei fedeli a pregare per la popolazione siriana che sta subendo «un conflitto sempre più aspro che non accenna a terminare». Si tratta di una tragedia, è aggiunto, «che è una sfida per la comunità internazionale e per ognuno di noi».
Nel comunicato si ricorda che finora circa 100.000 persone sono state uccise, mentre il numero dei rifugiati ha superato i 4 milioni. «La sofferenza dei siriani — si legge — cresce non solo a causa della violenza, ma anche delle difficoltà economiche che devono essere affrontare da un numero crescente di persone. Il caldo estivo non farà che aggravare le condizioni di vita nei campi profughi». L’impegno più urgente, puntualizzano i vescovi, è per creare «le condizioni per un cessate il fuoco» e per il raggiungimento di «un accordo che rispetti la dignità e i diritti fondamentali di tutti i siriani».
Concludendo la nota, l’episcopato chiede di dare sostegno ai profughi e a tutti coloro che versano in difficoltà a causa del conflitto e di contribuire all’opera delle organizzazioni caritative, tra le quali l’agenzia cattolica inglese per l’aiuto allo sviluppo dei Paesi d’oltremare. Una messa speciale per la popolazione siriana sarà celebrata il 12 luglio nella cattedrale di Westminster.
Già in occasione della plenaria dei vescovi, svoltasi nel novembre scorso, era stato deciso di dedicare una giornata alla preghiera come segno di solidarietà nei confronti non solo della popolazione siriana ma anche di quelle che vivono nel contesto generale del Vicino Oriente.



Vescovo indiano Mons. Felix Machado : Durante il Ramadan preghiamo per la Siria


AsiaNews - 12/07/2013


 Il Ramadan sia un momento di preghiera per portare la pace in ogni comunità, in particolare tra i fratelli e sorelle cristiani e musulmani  della Siria. 
È il senso del messaggio di mons. Felix Machado, arcivescovo di Vasai (Maharashtra), ai musulmani dell'India per il Ramadan. Il prelato è presidente dell'ufficio per il Dialogo interreligioso e l'ecumenismo della Conferenza episcopale indiana (Cbci) e della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc). In questo mese mons. Machado parteciperà ad alcuni iftar (pasto serale al termine della giornata di digiuno, ndr) organizzati dalla comunità islamica della sua diocesi.

Possa Dio accompagnare tutti i credenti che si arrendono a Lui nella preghiera e nel digiuno, meditando la Sua Parola in questo sacro mese del Ramadan.

Possa Dio udire e ascoltare la supplica di tutti noi, di chi soffre, in particolare i nostri fratelli e sorelle - cristiani e musulmani - in Siria.

Possa l'Iftar, questo momento di condivisione, essere un'occasione per nuove iniziative in vista del prossimo anno.

Si possa lavorare insieme - nonostante la nostra diversità e le differenze di religione - per mettere in pratica il dono di Dio, che è la pace, e possa ciascuno di noi approfondire la propria fede nel Signore. Possa ciascuno di noi meritare la benedizione e la grazia di Dio.

La pace per tutti è la volontà del Signore e questi giorni sacri di digiuno e preghiera devono rafforzare la nostra determinazione a lavorare per la pace e renderci più motivati nel raggiungerla.
Il Ramadan è fonte di pace, che si raggiunge attraverso il digiuno e la preghiera.

Questo mese sacro dovrebbe essere un momento per fare la pace e intraprendere iniziative verso di essa.

Spero che il Dio compassionevole di tutti coloro che lo stanno pregando, dia loro lo zelo di lavorare per la pace e il bene di tutti.

In questi giorni di Ramadan chiediamo di pregare per la Siria.

http://www.asianews.it/notizie-it/Vescovo-indiano:-Durante-il-Ramadan-preghiamo-per-la-Siria-28458.html