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sabato 18 maggio 2013

Mussalaha: la riconciliazione è la sola speranza


Dichiarazione conclusiva della Delegazione Internazionale di Mussalaha in Siria, maggio 2013


di padre Dave Smith

La Siria presenta il degrado generale e terribile della umana decenza e rispetto. Ci sono milioni di vittime innocenti e tanti singoli atti di eroismo, ma tra i potenti vediamo un grado spaventoso di violenza, ipocrisia e corruzione. Decine di migliaia sono morti, milioni sono sfollati, e quasi tutta una popolazione di 23 milioni vive nella paura. La comunità internazionale ha affermato e ci conferma che la tragedia siriana è forse la peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale.


Stati, organizzazioni politiche e combattenti sono le cause principali della miseria, che essi perseguono per il proprio vantaggio, seminando il terrore e la manipolando le sofferenze per addebitarle negativamente sui loro avversari, mentre troppo spesso rifiutano ogni  compromesso o addirittura di parlare tra di loro.

Queste sono le conclusioni della nostra Delegazione, composta da 16 attivisti per i diritti umani provenienti da sette paesi. Nel corso di nove giorni abbiamo visitato i campi profughi, le comunità colpite, leader religiosi, combattenti, rappresentanti di governo e molti altri - autori e vittime - in Siria e Libano.

Eravamo già inorriditi da ciò che sapevamo prima di venire, ma ciò che abbiamo scoperto nella delegazione ha provocato vergogna a quasi tutte le persone coinvolte.

Chiediamo alla comunità internazionale di proteggere l'integrità territoriale della Siria e di rispettare i diritti fondamentali della Siria come Stato sovrano. Deploriamo qualsiasi intenzione di violare l'integrità delle frontiere della Siria o di danneggiare l'unità e la ricca diversità del popolo siriano.

Noi riconosciamo la legittimità delle aspirazioni dei cittadini siriani per il cambiamento, per le riforme, lo sradicamento della corruzione di Stato e l'attuazione di una vita democratica che rispetti e protegga i diritti fondamentali di tutti i cittadini e delle minoranze, ma crediamo che le riforme efficaci e durature debbano essere raggiunte attraverso mezzi non violenti.

Il nostro appello principale è che tutti i Paesi fermino la loro ingerenza negli affari siriani - più specificamente, che arrestino la fornitura di armi e di combattenti stranieri da entrambi i lati del conflitto. Se i Paesi stranieri decidono di eliminare l'afflusso di armi e combattenti, siamo certi che i Siriani possono  trovare le proprie soluzioni ai loro  problemi e raggiungere la riconciliazione.

Ci opponiamo in modo inequivocabile ad  ogni aggressione e all'intervento straniero contro la Siria sotto qualsiasi giustificazione. Allo stesso tempo, facciamo appello a tutte le parti, compreso il governo, a dar prova di moderazione in risposta alle provocazioni che mirano ad aumentare la violenza e allargare il conflitto.

Riteniamo che sia fuori discussione che il popolo siriano ha il diritto di determinare il proprio governo e il proprio futuro. Interferenze straniere attualmente impediscono  al popolo siriano di esercitare il proprio diritto all'autodeterminazione. Siamo preoccupati che tale pernicioso intervento stia lacerando il tessuto del Paese stesso, con conseguenze a lungo termine che si possono soltanto  immaginare.

L'esempio ammonitore dell'Iraq serve a ricordarci delle conseguenze disastrose di tale follia internazionale. Questa crisi umanitaria si sta già riversando nei Paesi vicini. Un collasso della società siriana  sarà destabilizzante per  l'intera regione. Facciamo appello alla comunità internazionale per dimostrare che si può imparare dalla storia e fare nel caso della Siria scelte migliori, che risparmieranno un'ulteriore tragedia per il coraggioso popolo siriano.

In secondo luogo, ci appelliamo ai media internazionali per fermare il flusso di disinformazione per quanto riguarda il conflitto siriano. Noi crediamo che ad ogni siriano, sia all'interno che all'esterno del Paese, dovrebbe essere dato il diritto di essere ascoltato e non vediamo rispecchiato questo diritto nella copertura internazionale di questa crisi.

In terzo luogo, mentre noi sosteniamo totalmente l'embargo sulle armi, chiediamo alla comunità internazionale di rivedere e riconsiderare le sanzioni paralizzanti che stanno avendo un così penalizzante peso sul comune popolo siriano.

In quarto luogo, esortiamo la comunità internazionale a prendere sul serio il vasto numero di rifugiati e delle persone sfollate internamente per questo conflitto.

Auspichiamo la cessazione di ogni violenza, di modo che queste persone potrebbero essere autorizzate a tornare alle loro case. Nel frattempo, però, gli sforzi di aiuto umanitario devono essere ampliati per soddisfare le esigenze di base di tali persone.

Il nostro rapporto precedente, la "Dichiarazione della Delegazione Mussalaha in Siria sulla situazione dei rifugiati in Libano", delinea l'inadeguatezza dei programmi attuali per i profughi . Apprezziamo il fatto che varie autorità di governo hanno tentato di rispondere alla crisi dei rifugiati. Riconosciamo però che al Comitato internazionale della Croce Rossa e le sue affiliate, così come ad altre agenzie umanitarie, deve essere consentito di istituire centri all'interno della Siria per la cura degli sfollati interni, in modo da evitare che questi profughi debbano  fuggire verso l'estero .

Questo lavoro richiede il finanziamento immediato e significativo da parte della comunità internazionale. Anche se questo sarà un'impresa costosa, riteniamo che i costi saranno in realtà solo una frazione dell'importo attualmente speso per distruggere la Siria.

Infine, facciamo appello a tutte le parti coinvolte a porre fine ad ogni forma di violenza e violazione dei diritti umani - le azioni che hanno come obiettivo e  terrorizzano i civili innocenti e prigionieri, gli attacchi terroristici indiscriminati contro la popolazione civile, l'ingiustificato  sistematico prendere di mira le infrastrutture statali vitali, le installazioni civili, le zone industriali, fabbriche, servizi di comunicazione, riserve agricole, centri sanitari e ospedali, scuole e università, e i punti di riferimento religiosi e culturali – tutto ciò provoca la trasformazione delle aree residenziali in zone di guerra, con la conseguente fuga della popolazione  civile.

Ci opponiamo allo stesso modo all'uso di decreti religiosi che incoraggiano, banalizzano e giustificano  la barbarie, lo stupro e il terrorismo. Facciamo appello ad ogni  comunità religiosa per chiamare i fedeli alla nonviolenza e alla  pace, e per  respingere ogni forma di violenza e discriminazione.

Esprimiamo la nostra ammirazione e rispetto per i tanti leader religiosi siriani che hanno rifiutato di approvare l'uso della violenza e hanno dedicato la loro vita a lavorare per una soluzione pacifica a questo conflitto, e facciamo appello particolarmente per il rilascio immediato dei due Vescovi Cristiani rapiti , entrambi i quali si sono dedicati al lavoro di pace e di riconciliazione, come facciamo appello per la liberazione di tutti i religiosi cristiani e musulmani e altri cittadini siriani rapiti.

Concludiamo elogiando l'opera di Madre Agnes Mariam e l'iniziativa Mussalaha. Abbiamo assistito al loro lavoro all'interno di diverse comunità in tutta la Siria. Offriamo il nostro sostegno inequivocabile e continuo a queste persone coraggiose, e ci impegniamo a continuare a lavorare al loro fianco fino a quando la Siria sarà veramente in pace.

Ringraziamo il Patriarca Gregorios III Laham, per il suo gentile invito e il suo sostegno continuo per Mussalaha. Allo stesso modo ringraziamo il signor Jadallah Kaddour per la sua generosità che ha reso possibile la nostra visita ed  esprimiamo la nostra gratitudine a tutti coloro che hanno facilitato il nostro percorso, in modo particolare il Comitato Organizzatore della visita della delegazione e del Consiglio Popolare per la Riconciliazione Nazionale.
Damasco, il 10/ 05/ 2013

  (traduzione di FMG)