L'Occidente "non attribuisce alcuna importanza alle comunità cristiane" in Medio Oriente, tuttavia garanti di "laicità positiva" e di "libertà di coscienza": triste denuncia di Monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas-Siria
Qual è la situazione ad
Aleppo dove Lei tornerà martedì 5 febbraio dopo il Sinodo della Chiesa caldea?
Da sette mesi Aleppo vive nel terrore e nell'angoscia. Ci
sono diversi fronti e non si sa quando attaccano. Assistiamo continuamente ad avanti-e-indietro.
Abbiamo cecchini appostati ai bordi dei quartieri, autobombe, attentati. A volte i
ribelli mirano su postazioni militari e possono
sbagliare; o al contrario, l’armata risponde.
Il quarto punto, il più
grave, è quello dei sequestri di persona, in assenza di autorità dello Stato e
di polizia. È molto difficile determinare chi esegue i rapimenti. Non si può
correre il rischio di uscire in auto da Aleppo. Mentre l'80% dei siriani è
disoccupato, questi rapimenti sono un'opportunità di profitto.
Anche la classe media è diventata povera. Non c'è riscaldamento, nè elettricità. Acquistare una
bombola di gas è un lusso. Il costo è l'equivalente di € 35 contro € 1.5 di prima.
Così tante persone mangiano cose fredde per sopravvivere.
I cristiani sono esposti
in quanto tali? Che dire delle esecuzioni sommarie?
I cristiani sono forse più esposti al sequestro di persona,
nel senso che non sono organizzati come delle milizie in un sistema tribale.
In generale, a proposito delle esecuzioni sommarie, non
vorrei dire qualcosa di vago e generico. Ci sono esecuzioni, soprattutto di militari.
Ci sono confessioni particolarmente prese di mira, come gli alawiti. Abbiamo
sentito di minacce non indirizzate ai cristiani in quanto tali, ma per esempio verso
gli armeni, nella città di Aleppo, che hanno mostrato una certa solidarietà con il regime contro i gruppi
armati.
Le chiese d'Occidente,
e l’Occidente stesso, fanno abbastanza per la Siria?
Questo conflitto è stato utilizzato al servizio di interessi
politici ed economici di Potenze regionali e internazionali. Fin
dall'inizio, ho parlato di un supporto di orchestrazione mediatica, e continuo
a dirlo, anche se ciò dispiace.
Come Chiesa, facciamo di tutto per sopravvivere, per restare
in vita. C'è una bella storia, una ricca convivialità. Cerchiamo di dare il
buon esempio per restare, trovare soluzioni per tutti, per questo vivere
insieme. Bisogna sempre superare la violenza in modo intelligente con la
razionalità, la carità, il perdono. Accettare l’altro diverso. Acquisire la
cultura della cittadinanza: l'esortazione apostolica di Papa Benedetto XVI
insiste sulla laicità positiva e la libertà di coscienza. Dobbiamo avere il diritto
di scegliere il proprio credo nel rispetto degli altri. I cristiani possono
essere garanti di questa evoluzione a causa delle loro radici in questa cultura,
ed è un peccato perderli, costringerli ad
andarsene.
Ci si sorprende in Medio Oriente, nel vedere come l'Occidente
non dà alcuna importanza a queste comunità cristiane. Si ha l'impressione di
non essere ascoltati ! Importa poco della nostra presenza e della nostra
partenza! La priorità dell'Occidente è il potere economico, la società dei
consumi! Non si vede l'importanza storica della nostra presenza. Da un lato,
società secolarizzate, laicizzate, senza nessuna dimensione di trascendenza, e
dall'altra parte dei musulmani che diventano sempre più fanatici. I cristiani
sono intrappolati tra la mentalità secolarista e la mentalità fondamentalista. Occorre
superarle ambedue.
Intervista a cura di
Jean-Louis de La VAISSIERE (AFP).
Traduzione dal francese a cura di FMG.