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sabato 31 agosto 2013

Ci scusino i nostri lettori della raffica di articoli .... MA DAVANTI ALL'ORRORE NON SI PUO' TACERE!

I nostri lettori possono immaginare con quale trepidazione seguiamo le dichiarazioni di queste ore da parte di chi potrà scatenare morte e distruzione ulteriore nella amata terra di Siria.
Ma come vorremmo dar voce a tutte le parole accorate che ci giungono dai nostri amici cristiani siriani , frastornati e increduli, che eppure ci testimoniano una fede incrollabile nella Madonna di Soufanieh di Damasco ( ve ne parleremo presto) e nella Regina della Pace, nella certezza che la Chiesa del mondo intero sta pregando per scongiurare la rovina della Siria, del Medio Oriente e forse anche di più....
( pensate a quanto son gravide di conseguenze queste parole: «La Russia non permetterà che un solo missile o una sola bomba si abbattano sul territorio siriano. La Russia è e resta al fianco dello Stato siriano» Vladimir Vladimirovic Putin ) !


Oggi lo facciamo con le parole di Giorgio Bernardelli e di un altro caro amico:

Il grido di dolore dei cristiani in Siria


Chiese di rito latino e ortodosse, personalità cristiane con all'attivo tante prese di posizione contro le derive dell'Islam politico, ma anche figure che non avevano mancato di mettere in risalto le potenzialità delle primavere arabe. Persino monaci e missionari, giunti in Medio Oriente ispirati dal dialogo con i musulmani vissuto fino alla fine dai monaci di Tibhirine, oggi alzano la voce. Questa volta tra i cristiani sono proprio tutti d'accordo: l'intervento internazionale in Siria assolutamente non lo vogliono. E in questi giorni ne stanno denunciando senza peli sulla lingua le ambiguità e i pericoli per l'intera regione.

Certo, che dei leader cristiani non siano entusiasti all'idea di veder piovere missili di per sé non è una gran notizia. Ricordiamo tutti la forza con cui Giovanni Paolo II affermò il suo no alla vigilia del conflitto in Iraq. Ma nelle prese di posizione che si susseguono in questi giorni nelle chiese del Medio Oriente di fronte all'ipotesi dell'intervento internazionale che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno messo sul tavolo contro il regime di Bashar al Assad, stavolta c'è qualcosa di più rispetto all'abituale invito all'esercizio della virtù della prudenza di fronte all'utilizzo di armi che - nonostante tutte le leggende sugli attacchi “limitati e chirurgici” - seminano sempre morte e distruzione.

Questa volta tra i cristiani del Medio Oriente c'è vera e propria indignazione. Il possibile intervento è stato definito “una sciagura” dal patriarca caldeo Raphael I Sako, uno che gli effetti mirabili dell'interventismo americano in Medio Oriente li ha toccati con mano. Da Damasco il patriarca melkita Gregorio III Laham ha posto le domande scomode che nelle cancellerie si evitano con cura: «Quali sono le parti che hanno condotto la Siria a questa linea rossa? Chi ha portato la Siria a questo punto di non ritorno? Chi ha creato questo inferno in cui vive da mesi la popolazione?».

Il siro-cattolico Youssef III Younan ha parlato di «cristiani siriani traditi e venduti dall'Occidente». «Mi dispiace doverlo dire, ma ci sono dei Paesi, soprattutto occidentali, ma anche dell'Oriente, che stanno fomentando tutti questi conflitti», gli ha fatto eco dal Libano il patriarca maronita Bechara Rai. Persino una voce solitamente pacata come quella del patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal in questi giorni ha tuonato: «Con quale legittimità osano attaccare un Paese? Chi li ha nominati polizia della democrazia in Medio Oriente?».

Di fronte a questo coro c'è chi sbrigativamente se la cava dicendo che i cristiani del Medio Oriente sono collusi con Assad. Del resto - magari aggiungono pure - non avete visto come anche in Egitto il papa copto è corso a sostenere subito il golpe dei militari? I campioni della laicità a casa propria non sanno vedere la negazione del pluralismo religioso che come una macchia d'olio nell'ultimo decennio si è allargata in tutto l'Oriente. Non hanno visto il dramma dei cristiani dell'Iraq: erano un milione e mezzo nel 2003, prima della guerra; si calcola che in dieci anni l'80% abbia lasciato il Paese. Se ne sono andati perché rapiti, attaccati nelle loro chiese, trucidati. Lo stesso è cominciato a succedere in Siria non appena la rivolta contro Assad è degenerata in guerra civile: erano un milione i cristiani siriani, oggi è difficile dire quanti di loro siano nel milione di profughi scappati in Libano, ma si tratta sicuramente di una percentuale significativa. E poi ci sono le migliaia di sfollati interni che hanno lasciato Homs o Aleppo per via delle violenze delle milizie qaediste.

Tragedia nella tragedia quella degli armeni siriani che stanno vivendo la loro secondo diaspora: sì, perché all'inizio del Novecento Aleppo e Dei el Zor erano state l'approdo della marce forzate per fuggire alla pulizia etnica dei giovani turchi. Qui - appena qualche generazione fa - avevano ricostruito le loro comunità. E adesso se ne devono andare di nuovo di fronte alla persecuzione di chi dichiaratamente vuole dare vita allo “Stato islamico dell'Iraq e del Levante”.

Tutto questo per quanti sostengono il raid semplicemente non esiste. Perché le denunce “interessate” dei cristiani nell'Occidente di oggi sono molto meno virali dei video sull'utilizzo delle armi chimiche. Ed è proprio per questo che le Chiese del Medio Oriente, sentendosi tradite, hanno alzato la voce contro un intervento che guarda solo a un aspetto del dramma della Siria, senza peraltro dare, neanche a quello, risposte vere. Le notizie delle ultime ore ci dicono che anche a Londra e negli Stati Uniti i dubbi sull'azione militare crescono (e guarda caso è proprio la laica Francia di Hollande la più decisa ad andare avanti). Se anche all'ultimo momento dovessero fermarsi, l'indignazione dei cristiani del Medio Oriente sarà comunque bene non dimenticarsela. Anche senza missili, il loro dramma sarebbe tutt'altro che finito.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-grido-di-dolore-dei-cristiani-in-siria-7182.htm


I nostri due incubi: Al Qaida in casa, i missili dal cielo

edicola sacra nelle vie di Bab Tuma


Cari amici italiani,
due giorni fa mentre voi ascoltavate le notizie sugli attacchi con le armi chimiche i ribelli e i combattenti di Al Qaida che si trovano accanto a noi qui alla periferia est di Damasco, nella zona di Jobar (la stessa del presunto attacco con i gas, ndr) ci hanno regalato un ennesimo colpo di mortaio caduto molto vicino alla mia abitazione, nella zona di Bab Tuma.
Succede da mesi e io veramente non riesco (...) più a capire perché tanto accanimento nel colpire un quartiere abitato da civili cristiani. In soli 6 giorni ci sono piovute sulla testa più di 20 bombe di mortaio. Alcune sono esplose tra le case, altre sui tetti delle chiese, una in una scuola femminile diretta dalla chiesa cattolica. Ormai è chiaro, questo quartiere abitato da cristiani è un obbiettivo.
A tutto questo ormai ci stavamo abituando, ma ora a terrorizzarci s'è aggiunta la notizia della questione chimica. La minaccia degli Stati Uniti e dei suoi alleati di Francia ed Inghilterra ci lascia impauriti e sgomenti.
Da giorni vedo una grande paura dipinta nei visi dei miei fratelli cristiani. Chi può scappa in Libano. Chi non può farlo abbandona i piani alti e cerca posto negli scantinati. Da ieri abbiamo incominciato a far provviste di pane, grano, formaggio. Ma far la spesa diventa ogni giorno più difficile. In due giorni il valore del dollaro è passato da 200 a 280 lire.


In tutto il nostro quartiere si respirano paura, tristezza e preoccupazione.
Una cupa angoscia s'è insinuata nelle anime di noi cristiani di Damasco. In questa angoscia c'è un'unica domanda: ci sarà un attacco americano su Damasco? E perché l'America vuole colpirci?
Se alla base di tutto c'è la questione delle armi chimiche perché non aspettano i risultati e le prove, non accertano chi l'ha fatto? Fino ad ora non c'è nessuna prova per condannare il governo di Damasco. Qualche tempo fa il giudice svizzero Carla del Ponte, membro di una Commissione Onu ha accusato i ribelli. Medici Senza Frontiere parla di 355 persone morte durante l'attacco in quella zona non lontana dalle nostre case. Noi abbiamo sentito molte testimonianze secondo cui sarebbero stati i «ribelli siriani» ad utilizzare le armi chimiche e non le forze del regime.
Molti dei miei amici cristiani sono convinti che l'America non abbia una sola prova. Molti temono che Obama e l'America vi stiano raccontando una grossa bugia. Siamo convinti che l'attacco non risolverebbe la questione dei siriani, anzi la renderebbe più complessa, perché moltiplicherebbe il numero dei morti innocenti causando maggior povertà e spingendo molti più siriani a cercare la strada della fuga all'estero.


Tutto il mondo ormai pende dalle labbra di Obama. Che democrazia è questa? I siriani ormai possono solo sperare nella sua pietà. Che democrazia è questa? Una persona sola può arrogarsi il diritto di decidere la morte o la salvezza di migliaia di siriani. Che democrazia è questa?
Perché Obama non mostra prima le prove che condannano il regime di Damasco e dimostrano l'uso del gas nervino contro i civili? 


Da qui, dal cuore di Damasco io mi rivolgo a tutti voi italiani e a tutti i vostri politici per chiedervi: «Fermate la guerra».
Noi cristiani d'Oriente, siamo i discepoli di Paolo e Pietro, siamo i figli dei padri della Chiesa, siamo l'essenza della Cristianità. Non abbandonateci, non lasciateci nelle mani dei fanatici di Al Qaida e di chi combatte per reinsediare il Califfato e sogna di arrivare a conquistare Roma.
Cristo ci ha insegnato a non «aver paura» e noi fedeli alle sue parole ci sforziamo di non temere nulla. Ma voi pregate per noi.


Samaan 

(testo raccolto da Gian Micalessin)

http://www.ilgiornale.it/news/interni/i-nostri-due-incubi-qaida-casa-i-missili-cielo-946704.html

venerdì 30 agosto 2013

Sull'orlo della terza guerra mondiale. La nostra rassegna stampa.


Caro direttore
le notizie di terribili violenze provenienti dalla Siria, controverse nella loro dinamica e nella attribuzione, segnalano ancora una volta la drammatica urgenza di una soluzione politica. Le morti si sommano alle morti in una spirale devastante. L’amore per la vita e il desiderio di convivenza fondata sulla riconciliazione ( Mussalaha) spingono a insistere sulla forza politica della nonviolenza. L’incontro di Amman deve preparare le condizioni per un intervento autorevole e determinato delle Nazioni Unite, libero da logiche delle potenze interessate all’intervento militare, volto al cessate il fuoco e all’avvio della Conferenza di pace (Ginevra 2), il cui ritardo sta aggravando una situazione già pesantissima.
Ogni forma di intervento armato a sostegno dell’uno o dell’altro schieramento porterebbe alla catastrofe totale, renderebbe esplosiva un’ampia area euro–asiatica già instabile fino a rischi di una guerra (strisciante o molecolare) di portata mondiale. Non si può accettare che la soluzione di un conflitto avvenga con imprese armate che lo alimenterebbero e lo aggraverebbero in una spirale senza fine. Come ripete spesso papa Francesco, la strada da seguire non è l’intensificazione militare del conflitto armato, ma la «riconciliazione nella verità e nella giustizia» che può trovare attuazione nella progettata Conferenza di pace di Ginevra.
Occorre attuare una svolta politica nonviolenta. La nonviolenza è realistica. Non è mai un lasciar fare, tanto meno un lasciar uccidere, ma la pienezza di una politica attiva, determinata e costante. In Siria, come altrove, è mancata una politica di pace con mezzi di pace. Finora hanno parlato le armi, ma la contrapposizione armata si è rivelata suicida per i siriani e devastante per tutto il Medio Oriente e il Mediterraneo. Oggi è proprio l’ora di una soluzione politica robusta e articolata. Tra gli strumenti (non armati) di diritto internazionale rivolto alla «responsabilità di proteggere» i deboli è possibile indicare: il cessate il fuoco, un forte aiuto umanitario rivolto soprattutto ai bambini, il blocco del mercato delle armi, la salvaguardia dei diritti della persona, il rilascio dei prigionieri politici o dei sequestrati, la cooperazione economica, l’avvio di negoziati coinvolgenti le forze siriane (come il movimento Mussalaha) da tempo impegnate in iniziative politiche alternative sia al conflitto armato che a un intervento militare esterno.
Il nostro governo deve svolgere la sua parte sollecitando i negoziati che valorizzino gli esponenti della nonviolenza siriana.
      e il commento di Avvenire
Condivido l’orrore e la speranza che lei esprime, caro amico. Interamente. Conosco esperienze straordinarie di negoziati di pace e di riconciliazione condotti fuori dalle sedi consuete e coronati dal successo. Ma non conosco un “cessate il fuoco”, uno solo, che negli ultimi decenni su un fronte ferocemente in movimento si sia realizzato senza l’ausilio di una forza d’interposizione (tra i belligeranti) e di controllo (su di essi) promossa dalle Nazioni Unite e accettata (per amore o per forza) da tutte le parti in causa.
Con Papa Francesco, anch’io non mi rassegno all’idea che l’alternativa sia solo tra guerra e paralisi, e constato amaramente che sino a oggi, in Siria, abbiamo avuto l’una e l’altra: guerra stragista tra il regime di Assad e i suoi oppositori egemonizzati dalle formazioni jihadiste (e anti–cristiane), paralisi a livello di iniziative internazionali orientate ad avviare il dialogo e ristabilire la pace. Gli attori e i fattori del conflitto in sede regionale e su scala più ampia sono diversi e ben riconoscibili. E ben individuate sono anche le forze che alimentano la deriva fondamentalista nell’area. Ma è evidente che, ancora una volta, particolarmente serie risultano le miopie e le responsabilità di quelle potenze occidentali – Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia in prima linea – che hanno puntato a cavalcare la tigre della “ribellione” anti–baathista e che oggi sono più che mai tentate dall’azione militare diretta. Responsabilità e miopie pari a quelle delle altre due potenze armate di diritto di “veto” – Russia e Cina – che a loro volta pensano soprattutto alle proprie aree di influenza e tolgono sistematicamente incisività all’azione dell’Onu.
L’unico segno di speranza è la povera, fragile eppure meravigliosamente tenace spinta delle donne e degli uomini siriani di Mussalaha, un’esperienza non solo una proposta che, nel pieno della guerra, contraddicendola, è animata “dal basso” da nostri fratelli e sorelle di fede ma che coinvolge anche personalità di altre minoranze religiose e della maggioranza islamica. È una traccia viva e preziosa. Che indica un cammino non facile né scontato. Il rebus siriano resta infatti apparentemente insolubile, come annotava domenica sulle nostre pagine, Andrea Lavazza. E tale resterà, evolvendo in una guerra ancora peggiore, se non si “costringerà” (e ci si può riuscire, senza bombardamenti missilistici e aerei) il governo di Damasco ad aprire un negoziato degno di questo nome sul futuro del Paese.
Ora che nuovi strazianti culmini di atrocità sono stati toccati, i potenti del mondo ascoltino l’appello di Papa Francesco. E così i «fratelli» siriani. Se poi questa nostra Italia in tutt’altre (e non tutte essenziali) faccende affancendata sapesse esprimere un ruolo positivo e propositivo e non solo “scudiero” sarebbe una gran bella svolta...(mt)


Sergio Paronetto - Vicepresidente di Pax Christi Italia

http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/Siria%20la%20soluzione%20%20non%20violenta%20%20LOnu%20deve%20averne%20la%20forza.aspx



Intervento in Siria, pura follia

La Bussola Quotidiana di Riccardo Cascioli  27-08-2013


Mentre in Italia tutta l’attenzione politica è concentrata sulla “salvezza” o meno di Silvio Berlusconi, in Medio Oriente sta succedendo qualcosa di grave che meriterebbe invece tutta la nostra attenzione. Gli Stati Uniti, seguiti a ruota da Gran Bretagna e Francia sono decisi a un intervento militare contro la Siria, forse già nelle prossime 48 ore a dare retta a fonti giornalistiche britanniche. Scopi e dimensioni dell’intervento sono ancora da definire, ma la volontà di attaccare è chiara, come spiegava ieri il nostro Gianandrea Gaiani. Così come è chiaro che il presunto uso delle armi chimiche da parte del regime di Assad sia il classico pretesto per giustificare un’azione già decisa.

L’attacco con armi chimiche, che ha provocato centinaia di morti lo scorso 20 agosto nella periferia di Damasco, ha una matrice ancora incerta ma Usa ed Europa hanno comunque deciso che il responsabile è Assad, che quindi merita la punizione. Peraltro si levano voci che considerano il regime di Assad comunque responsabile anche se non fosse il diretto mandante di tali stragi.

Per capire questa posizione, bisogna citare ad esempio quanto chiaramente espresso dal missionario gesuita padre Paolo Dall’Oglio lo scorso 19 luglio. Spiace doverlo citare proprio in questo momento in cui di lui non si sa più nulla e si teme per la sua vita, però quelle sue parole sono molto significative. Dopo aver dato tutti i peggiori giudizi possibili sul regime di Damasco ed essersela presa con i cristiani che preferivano stare con Assad piuttosto che alla mercé dei fondamentalisti, a proposito di armi chimiche afferma: “Ma guardiamo alla cosa dal punto di vista etico della rivoluzione siriana. Ammettiamo per un istante che ci fossimo appropriati di armi chimiche sottratte agli arsenali di regime conquistati eroicamente. Immaginiamo di avere la capacità di usarle contro le forze armate del regime per risolvere il conflitto a nostro favore e salvare il nostro popolo da morte certa. Cosa ci sarebbe d'immorale? Tutte le armi possibili sono usate contro di noi”. Parole che alla luce di quanto accaduto la scorsa settimana potrebbero apparire anche profetiche, ma che in ogni caso esprimono una posizione “morale” assolutamente inaccettabile.

In ogni caso qualsiasi sia la verità sull’uso delle armi chimiche, un intervento militare internazionale in Siria è pura follia. C’è già alle spalle il clamoroso errore della guerra al leader libico Gheddafi (eliminato il leader, la Libia è tuttora nel caos e con l’ascesa dei gruppi jihadisti), che pure dovrebbe insegnare qualcosa. Ci sono poi forti tensioni in tutti i paesi della “primavera araba”, Egitto in testa, grazie alla crescente influenza delle formazioni jihadiste. Inoltre nella vicenda siriana ci sono coinvolte tante potenze, regionali (Qatar, Iran, Turchia, Arabia Saudita) e mondiali (Russia e Cina oltre a Usa ed Europa). Da ultimo si deve fare i conti con una netta superiorità delle milizie jihadiste all’interno delle forze che si oppongono ad Assad. Tutti motivi che fanno ritenere assolutamente imprevedibile l’esito di un intervento militare occidentale. Sicuramente l’esperienza, anche recente, dimostra che la guerra non risolve i problemi, anzi ne crea di altri, e in Siria questo varrà ancora di più.

Lo scenario più probabile vede comunque un ulteriore rafforzamento della presenza fondamentalista islamica, cosa che da sola dovrebbe sconsigliare ai paesi europei un coinvolgimento. Invece anche il nostro governo ieri sera, al termine di un vertice cui hanno partecipato il presidente del Consiglio Enrico Letta, il vice premier Angiolino Alfano, il ministro degli Esteri Emma Bonino e il ministro della Difesa Mario Mauro, ha deciso di accodarsi a Usa e compagnia con la “condanna totale dell’atteggiamento del regime” di Damasco, e con la valutazione che “si è oltrepassato il punto di non ritorno”. La strada, dice un comunicato di Palazzo Chigi, è quella di “una soluzione in ambito multilaterale”, una espressione piuttosto vaga ma che apre le porte al sostegno fattivo del nostro governo all’operazione militare, magari bissando ciò che accadde per l’intervento in Libia, ma dimenticando ancora una volta il nostro interesse nazionale per il quale un Medio Oriente in fiamme è quanto di peggio possa esserci.

Da ultimo non bisogna dimenticare la situazione dei cristiani. Come abbiamo visto nei giorni scorsi, la cosiddetta “primavera araba” ha già prodotto un aumento di persecuzioni in diversi paesi della regione; la guerra in e contro la Siria darà un altro brutto colpo alla presenza cristiana. E questo non solo richiama l’attenzione sulla sorte dei nostri fratelli nella fede, ma anche priva il Medio Oriente dell’unica comunità in grado di dialogare con tutti e costruire ponti tra le diverse fazioni in lotta. Almeno il nostro governo dovrebbe avere come priorità la loro difesa.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-intervento-in-siriapura-follia-7159.htm


Il Patriarca latino di Gerusalemme invita alla prudenza

Mgr-Twal-Je-demande-a-la-France-d-avoir-un-role-plus-politique_article_mainSIRIA – Un attacco contro il regime siriano, accusato di aver utilizzato armi chimiche nella sua guerra contro i ribelli, è quasi sicuro. Questo intervento militare occidentale verrà condotto da Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Damasco ha promesso di difendersi. Gli alleati russi e iraniani del regime di Bashar al-Assad hanno ugualmente messo in guardia contro il rischio di una destabilizzazione della regione intera, in caso di un attacco straniero in Siria. Il patriarca Latino di Gerusalemme lancia un appello alla prudenza per la stabilità di tutta la regione.

Mentre  il Patriarca sottolinea che il tono si fa sempre più acceso di fronte alla prospettiva di un intervento occidentale in Siria, egli eleva “la sua preghiera allo Spirito Santo affinché illumini i cuori di coloro che hanno tra le mani il destino delle popolazioni”. Rivolgendosi a questi leaders ricorda loro “di non dimenticare l’aspetto umano nelle loro decisioni”. Constatando che “gli Israeliani stanno facendo ressa nei centri di distribuzione di maschere a gas e gli abitanti del Medio Oriente incominciano a raccogliere viveri e riserve”, il Patriarca si interroga seriamente sui rischi di una scalata della violenza nella regione:
  • “Perché dichiarare una guerra quando gli esperti dell’ONU non hanno ancora consegnato le conclusioni definitive sulla natura chimica dell’attacco e sull’identità formale dei suoi mandatari? Si assiste qui ad una logica che ricorda la preparazione della guerra in Irak nel 2003. Non si deve ripetere quella “commedia delle armi di distruzione di massa in Irak” quando in realtà non ce ne erano. Oggi questo paese è ancora in una situazione molto critica”.
  • “Come decidere di attaccare una nazione, un Paese? Con quale autorizzazione? Certo, il Presidente americano ha il potere di lanciare solo degli attacchi aerei contro la Siria (NdR: informandone il Congresso), ma che ne è della Lega araba e del Consiglio di sicurezza dell’ONU? I nostri amici dell’Occidente e degli Stati Uniti non sono stati attaccati dalla Siria. Con quale legittimità osano attaccare un paese? Chi li ha nominati polizia della democrazia in Medio Oriente?”
  • “Chi ha pensato alle conseguenze di una tale guerra per la Siria e per i Paesi vicini? C’è bisogno di aumentare il numero dei morti oltre i 100 000?E’necessario ascoltare tutte queste anime che vivono in Siria e che gridano il loro dolore che dura da più di due anni e mezzo. Hanno pensato alle mamme, ai bambini, agli innocenti? Ed i paesi che attaccano la Siria hanno preso in considerazione il fatto che i loro cittadini in tutto il mondo, che le loro ambasciate e consolati possono essere bersaglio di attacchi ed attentati in rappresaglia?”
  • Più in generale, si sono misurate le conseguenze per la regione del Medio Oriente? Secondo gli osservatori l’attacco dovrà essere molto mirato e concentrarsi su alcuni siti strategici al fine di impedire un nuova utilizzazione delle armi chimiche. Sappiamo per esperienza che un attacco mirato avrà delle conseguenze collaterali. Ci saranno, in particolare, delle reazioni forti che potrebbero incendiare la regione”.
Per tutte queste ragioni il Patriarca Twal invita alla prudenza augurando “la pace e la sicurezza a tutta questa regione del mondo che ha già troppo sofferto”. E aggiunge: “Come cristiani di Terra Santa ricordiamo nelle nostre preghiere i siriani di cui vediamo tutte le sofferenze quando vengono a rifugiarsi nella nostra diocesi in Giordania”. Il conflitto ha già portato l’afflusso di più di 500 000 rifugiati siriani nel regno hashemita.
Christophe Lafontaine

http://it.lpj.org/2013/08/28/siria-il-patriarca-latino-di-gerusalemme-invita-alla-prudenza/


Patriarcato di Mosca: I “giustizieri internazionali” Usa sacrificano cristiani e musulmani in Siria

Ad AsiaNews il metropolita Hilarion, a capo del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, condanna le minacce sempre più pressanti di un intervento Nato senza mandato Onu: “Altre vittime saranno sacrificate sull’altare di un’immaginaria democrazia”.


Mosca (AsiaNews) - Mentre sembra sempre più vicino un intervento militare occidentale contro il regime di Bashar al-Assad, accusato dagli Usa di aver usato armi chimiche contro la popolazione, la Chiesa ortodossa russa esprime "forte preoccupazione" per i possibili sviluppi della crisi. "Ancora una volta, come nel caso dell'Iraq, gli Stati Uniti si comportano da giustizieri internazionali", ha denunciato il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Parlando con AsiaNews, il rappresentante della Chiesa ortodossa russa ha criticato duramente la posizione degli Stati Uniti, che "in maniera assolutamente unilaterale, senza alcun avallo delle Nazioni Unite, vogliono decidere loro il destino di tutto un Paese con milioni di abitanti".

"Ancora una volta - ha avvertito Hilarion - migliaia di vittime saranno sacrificate sull'altare di un'immaginaria democrazia". Tra queste, secondo il metropolita, vi saranno prima di tutto "i cristiani, della cui sorte nessuno si preoccupa". Proprio loro "rischiano di diventare gli ostaggi principali della situazione e le principali vittime delle forze estremiste radicali, che con l'aiuto degli Stati Uniti andranno al potere". "La comunità internazionale - ha concluso -  deve fare di tutto per evitare che gli avvenimenti possano avere un tale sviluppo".

http://www.asianews.it/notizie-it/Patriarcato-di-Mosca:-I-%E2%80%9Cgiustizieri-internazionali%E2%80%9D-Usa-sacrificano-cristiani-e-musulmani-in-Siria-28848.html


L’intera comunità cristiana disapprova l’attacco alla Siria


Nuove voci si sono alzate nell'intero panorama cristiano contro l’eventualità di un intervento militare in Siria. Dopo le aspre critiche dei giorni scorsi da parte del patriarca di Mosca, si sono pronunciati oggi l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, massima autorità della Chiesa anglicana, dopo la regina, che ha mostrato apprensione per le dichiarazioni del governo inglese a favore di un intervento armato, chiedendosi innanzitutto “siamo sicuri dei fatti sul terreno?” e quali saranno le “ramificazioni imprevedibili in tutto l’intero mondo arabo e musulmano?

   leggi sul sito Radio Vaticana 



Tutti al "grande gioco" della Siria

di Gianandrea Gaiani 29-08-2013

Quasi tutti d’accordo, arabi e occidentali, nel far fuori Bashar Assad pur nella folle consapevolezza di non avere una leadership alternativa da porre alla guida del Paese.

    leggi quihttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-tutti-al-grande-gioco-della-siria-7172.htm


Siria, l'Italia si smarca. Per ora

di Gianandrea Gaiani 30-08-2013


”Se le Nazioni Unite non ci sono l'Italia non parteciperà“ a una eventuale azione contro la Siria, ma “il dato politico di condanna contro il regime di Assad  è molto netto”.  Il presidente del Consiglio, Enrico Letta ha delineato con queste parole la posizione di Roma nell’iniziativa militare che gli anglo-americani e i francesi minacciano di scatenare contro Damasco. Si tratta quindi di una "condanna ferma e irrevocabile dei crimini contro l'umanità che sono stati commessi in Siria" che "le evidenze che sono disponibili per adesso lasciano intendere che sono stati commessi dal regime di Assad” pur ribadendo il no dell’Italia al coinvolgimento in operazioni militari.

Ancora più netta la posizione del ministro della Difesa. Mario Mauro che ha ricordato come l'Italia è impegnata con contingenti militari “in Libano, in Libia, in Kosovo, in Afghanistan”.

  leggi qui:  http://www.lanuovabq.it/it/articoli-siria-litalia-si-smarca-per-ora-7178.htm


Syrie : Donnez une chance à la paix !


Dans une interview accordée hier (mardi 27 août) à l’Aide à l’Église en détresse, Grégoire III, patriarche d’Antioche de l’Eglise catholique melkite, a fait part de ses doutes concernant la crédibilité de certains éléments de preuve trouvés dans les principaux foyers du conflit syrien.




FIRMATE L'APPELLO
contro l'intervento armato:

giovedì 29 agosto 2013

e tutti noi stiamo qui, aspettando una sola parola del grande Obama ...


Oggi non abbiamo parole, se non quelle dei salmi che la preghiera liturgica ci mette sulle labbra in questi giorni : “ Minaccia la belva dei canneti, il branco dei tori con i vitelli dei popoli….o Dio disperdi i popoli che amano la guerra…”  “Il Signore dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte “… "ascolta o Dio la voce del mio lamento, dal terrore del nemico preserva la mia vita; proteggimi dalla congiura degli empi, dal tumulto dei malvagi. Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare… Si ostinano nel fare il male, si accordano per nascondere tranelli, dicono : “ Chi li potrà vedere ? . meditano iniquità, attuano le loro trame..Un baratro è l’uomo, e il suo cuore un abisso." Lodate il mio Dio con i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a lui l’accordo del salmo e della lode, esaltate e invocate il suo nome. POICHE’ IL SIGNORE E’ IL DIO CHE STRONCA LE GUERRE.”
Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e invincibile.” 
 
Guardiamo la gente attorno a noi,  i nostri operai che sono venuti a lavorare tutti come sospesi, attoniti : “hanno deciso di attaccarci”. Oggi siamo andate a Tartous.... sentivamo la rabbia, l’impotenza, l’incapacità di formulare un senso a tutto questo : la gente cerca di lavorare, come può, di vivere normalmente. Vedi i contadini bagnare la loro campagna, i genitori comprare i quaderni per le scuole che stanno per iniziare, i bambini chiedere ignari un giocattolo o un gelato…vedi i poveri, tanti, che cercano di raggranellare qualche soldo, le strade piene dei rifugiati “interni” alla Siria, arrivati da tutte le parti nell’unica zona rimasta ancora relativamente vivibile… guardi la bellezza di queste colline, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare, e ci regala le due o tre noccioline americane che ha in tasca, solo per “ sentirsi insieme”.. E pensi che domani hanno deciso di bombardarci.. Così. Perché “ è ora di fare qualcosa”, così si legge nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé guardando alla televisione l’efficacia del loro intervento umanitario… Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato ?
La gente qui è davanti alla televisione, con gli occhi e le orecchie tesi: “si attende solo una parola di Obama"!!!! Una parola di Obama ?? Il premio Nobel per la pace, farà cadere su di noi la sua sentenza di guerra ? aldilà di ogni giustizia, di ogni buon senso, di ogni misericordia , di ogni umiltà, di ogni saggezza ?
 

Parla il Papa, parlano Patriarchi e vescovi, parlano innumerevoli testimoni, parlano analisti e persone di esperienza, parlano persino gli oppositori del regime…E tutti noi stiamo qui, aspettando una sola parola del grande Obama ? E se non fosse lui, sarebbe un altro, non è questo il problema. Non si tratta di lui, non è lui “il grande”, ma il Maligno che in questi tempi si sta dando veramente da fare..
Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come "la responsabilità morale di non chiudere gli occhi"… E a dispetto di tutte le nostre globalizzazioni e fonti di informazioni, sembra che nulla sia verificabile, che un minimo di verità oggettiva non esista… Cioè, non la si vuole far esistere; perché invece una verità c’è, e gli uomini onesti potrebbero trovarla, cercandola davvero insieme, se non fosse loro impedito da coloro che hanno altri interessi.
C’è qualcosa che non va, ed è qualcosa di grave…perché la conseguenza è la vita di un popolo.. è il sangue che riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore.
Ma ormai, a cosa servono ancora le parole ? una nazione distrutta, generazioni di giovani sterminate, bambini che crescono con le armi in mano, donne rimaste sole, spesso oggetto di vari tipi di violenza… distrutte le famiglie, le tradizioni, le case, gli edifici religiosi, i monumenti che raccontano e conservano la storia e quindi le radici di un popolo…
Domani, dunque ( o domenica ? bontà loro…) altro sangue.
 
Noi, come cristiani, possiamo almeno offrirlo alla misericordia di Dio , unirlo al sangue di Cristo che in tutti coloro che soffrono porta a compimento la redenzione del mondo. Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze.
A chi ha un vero amore per la Siria ( per l’uomo, per la verità…) chiediamo tanta preghiera… tanta, accorata, coraggiosa…
le sorelle trappiste 
da 'Azeir - Syria, il 29 agosto 13


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mercoledì 28 agosto 2013

Come viviamo noi, cristiani siriani, in queste ore ....

Da Mar Yakub , PADRE DANIEL 


Cari Amici,
 sembra che il mondo  precipiti sempre di più verso una situazione apocalittica. Siamo nella battaglia contro i dominatori mondiali senza scrupoli che vogliono sottomettere tutti con i mezzi della menzogna e violenza. Cristo Gesù, che il Tuo Regno venga e che la Tua Volontà sia fatta, e quello  sarà  la cosa migliore per tutti.
 P. Daniel

( venerdì 16 agosto  – mercoledì 28 agosto 2013)


Sull’orlo di una nuova guerra mondiale Venerdì ci sono stati duri attacchi in Tripoli (Libano) che sono costati la vita a 42 uomini e 350 feriti. Sembra una rappresaglia perché Hezbollah sostiene l’esercito Siriano nella sua  battaglia contro il terrorismo. Dopo che l’esercito Siriano ha eliminato con successo altre importanti basi dei terroristi, c’è di nuovo un attentato in Damasco con tantissimi feriti. In tutto il paese, l’esercito Siriano  sta facendo pulizia dei terroristi, e per quello non ha neanche bisogno di armi chimiche. L’America e i suoi alleati, invece, vogliono a tutti costi la destabilizzazione della Siria.  Adesso stanno inventando un nuovo gesto offensivo. Come l’hanno già fatto per l’Iraq, la Jugoslavia e la Libia :  stanno producendo menzogne di ogni tipo per arrivare al loro scopo. Adesso annunciano che è certo che la Siria usa armi chimiche, dunque la linea rossa è stata superata. E tutto questo sotto il naso degli osservatori dell’ONU, che non hanno neanche avuto il tempo di redigere un rapporto! Tutto deve andare di fretta perché i terroristi in Siria sono quasi eliminati! Naturalmente non dicono che sono stati loro stessi che hanno organizzato questi attacchi chimici. L' America minaccia e invia già qualche nave con missili verso la Siria. Nel frattempo l’esercito Siriano ha scoperto una fabbrica di armi chimiche dei ribelli, ma la macchina di propaganda dell’Occidente continua a farneticare contro la Siria. All’arrivo delle navi Americane, la Siria, la Russia, l’Iran e  Hezbollah hanno fatto sapere esplicitamente che risponderanno ad ogni attacco e colpiranno sopra tutto Israele, il grande provocatore. La politica dell'America, impazzita, sembra all’inizio di una fase decisiva autodistruttiva, con conseguenze inimmaginabili tragiche per loro stessi, ma anche per una gran parte dell’umanità. Forse non succederà niente e gli Americani si accontenteranno di aver dimostrato di essere forti. Peccato per il loro insano apparato militare, con il quale hanno già cosparso il mondo intero. O il loro insano apparato militare è usato per portare morte e distruzione, oppure non è usato e allora saranno un sacco di quattrini sprecati, con i quali non hanno potuto saziare gli affamati del mondo intero.

Contro questo gesto offensivo militare, noi rispondiamo con un gesto offensivo spirituale. Tutta la domenica mattina, noi abbiamo fatto l’adorazione del Santissimo Sacramento. Inoltre decidiamo che durante i giorni consecutivi, dalle 6.00 fino alle 21.30 continueremo l’adorazione poichè il Regno di Dio trionferà.

La Domenica in generale è una giornata bellissima e libera, ma è meno piacevole quando non c’è più corrente durante la mattina. Senza luce si può pregare, ma preparare un pranzo è più difficile. Perciò abbiamo deciso di fare un piacevole pic-nic e faremo una buona cena. E così è stato. Flessibilità con le  proprie regole e usanze è una buona cosa per una sana vita cristiana.
 E’ cominciata  adesso la vera battaglia?  Martedì mattina c’è stato tanto traffico aereo con qualche sordo boato,  ma durante l’Eucaristia abbiamo provato un po’ di terrore. Dopo la messa ci siamo rifugiati nella cripta, dove abbiamo anche mangiato nella semi oscurità. Abbiamo ancora sentito qualche tuono sinistro e dopo c’è stato  un silenzio. Apparentemente c’era stata solo una preparazione  per un attacco breve ma forte. Dopo pranzo abbiamo lavato i piatti e non siamo più stati rintanati nei nostri rifugi.

Protesta contro i fratelli musulmani fanatici. Durante un processo non-democratico di Ergenekon del 5 agosto scorso, 275 capi militari, politici e altri, sono stati condannati per partecipazione ad un colpo di stato. Sono tutti uomini che si sono ribellati contro il totalitarismo dei fratelli musulmani e contro l’influsso onnipotente dell’ America e Israele. In Egitto è stato arrestato Mohamed Badie, il capo superiore dei fratelli musulmani . Il primo ministro Haxem-el-Beblaoui chiede che il movimento dei fratelli musulmani sia abolito come vaga confraternita  onnivalente e sia trasformato in una partito legale per poter partecipare in modo legale all’amministrazione del paese.
Una ripresa difficile in Siria.  Ci sono sempre più dichiarazioni di sostegno per la Siria. Alla Chiesa San Sepolcro di Gerusalemme, c’è stata una dimostrazione gigantesca per esprimere la solidarietà per i due vescovi rapiti in Aleppo e per i cristiani di Egitto. Nello stesso tempo, in tutta la Siria, l’esercito Siriano sta eliminando gruppi armati e i loro arsenali, soprattutto di al-Nousra.  Il 20 agosto, nella zona di Lattakia, hanno trovato una fossa comune di civili che sono stati assassinati dai ribelli. E sempre più chiaro che la Siria si batte contro un terrorismo sostenuto internazionalmente. La Siria rimprovera l’America di nascondere i suoi veri motivi con menzogne ed è molto chiaro che l ‘ America non vuole collaborare per la pace in Siria. Il gran mufti di Siria, Ahmed Baddar Eddin Hassoun ha incontrato in Damasco una delegazione Russa.  Egli ha dichiarato che la congiura contra la Siria ha come scopo di cambiare la tolleranza tra diversi credenti e mettere gli uni contro gli altri, come è già stato fatto in tanti paesi. “L’Amore è più importante che la preghiera”, ha concluso il Gran Mufti. Con questa occasione, il Gran Mufti ha ringraziato il ministro degli Affari Sociali Russo per il latte che la Russia ha regalato ai bambini Siriani e anche per le medicine e per tutto il sostegno Russo per la Siria. Vogliamo aggiungere che la Russia al momento è  il grande difensore dei cristiani. Nel giornale Siriano arabo si segnala anche che  in Belgio le città di Anversa  e Vilvoorde  hanno sanzionato le famiglie che hanno inviato terroristi in Siria. Il 21 agosto,  in un incontro a Damasco, Il Ministro degli Affari Esteri, Walid al-Moallem, ha disapprovato il comportamento di Israele, che dopo i suoi tre attacchi aerei nella Siria, si mostra contento che in Siria, Iraq e Egitto il terrorismo cresca, l’infrastruttura sia quasi distrutta e che l’economia sia paralizzata.
Purtroppo,  nel campo politico “il nostro fratello maggiore” è un protagonista della violenza crescente e  paralisi del Medio Oriente. La Siria è accusata di usare armi chimiche solo per provocare uno sdegno generale. E’ chiaro che al momento i ribelli hanno bisogno di aiuto (di armi). Ma forse stavolta queste menzogne non saranno più tanto facilmente accettate come prima. Il 21 agosto scorso l’esercito ha fatto un forte attacco nel sud-est di Damasco (Ghouta). Tantissime orrende immagini e filmati di cosiddette vittime di armi chimiche sono già stati distribuiti nella sera di 20 agosto. E lì si usano anche immagini dall’ Egitto. Teheran ha subito comunicato che ci sono abbastanza prove invece per l’uso di armi chimiche dai ribelli. La Cina ha ammonito gli ispettori di prendere contatto con il governo Siriano e di essere obiettivi. Anche il Vaticano è all’erta e dichiara che il governo Siriano non può essere accusato senza prove evidenti. In 2003, Colin Powell ha accusato l’Iraq dell’uso di gas tossici e aveva fatto un PowerPoint dimostrazione, di una bottiglia di gas che lui stesso aveva acceso. Dopo la distruzione dell’ Iraq, Colin Powell aveva ammesso la sua menzogna verso la comunità internazionale.

Ancora due testimonianze.
Qualche citazione di una  lettera aperta indirizzata al presidente della Francia e al suo ministro degli affari esteri. “…Sono un padre di una delle tante vittime della guerra in Siria. Mia figlia Pascal è stata uccisa nel bus che è stato attaccato da un gruppo armato dell’esercito Siriano libero che voi e i vostri alleati hanno sostenuto e incoraggiato dall’inizio…Se è vostro scopo di distruggere la Siria solo per proteggere Israele, credete veramente che la distruzione di un popolo porterà pace e tranquillità in Israele?...Lei  crede veramente di promuovere la civiltà con la distruzione dei cristiani? E’ vero, ci  sei riuscito, insieme con i tuoi alleati, a trasformare in pochi mesi l’amicizia tra musulmani e cristiani in Siria in una semi guerra confessionale. …come cristiani Siriani noi non vediamo le ragioni per lasciar distruggere il nostro paese e lasciar assassinare i nostri bambini, solo per idee corrotte che cambiano secondo gli interessi degli altri. “ (Claude Zerez, padre di Pascal che è morta a Homs il 9 ottobre 2012 all’età di 20 anni).

Monsignor Antoine Audo, gesuita e vescovo Caldeo di Aleppo, ha dichiarato di non partecipare al più grande evento di giovani a Rimini, organizzato dal Movimento Comunione e Liberazione, perché il vescovo vuole restare vicino ai suoi fedeli durante questa situazione tragica. Aleppo oggi è una città di martiri. Più della metà della popolazione è fuggita e l’ 80% non ha più risorse per sopravvivere. Tuttavia il Vescovo ci ricorda il festival coraggioso dei giovani ad Aleppo il 28 di luglio scorso e ci ha comunicato che alla fine di agosto ci sarà un nuovo “festival della speranza” , incoraggiata dalle parole e dall’attitudine di papa Francesco.

traduzione A.Wilking


Gregorio III: La democrazia si costruisce con la pace. L’attacco Usa è un atto criminale



Asia News 28/08/2013
 Il Patriarca cattolico di Antiochia invita i Paesi occidentali ad ascoltare l’appello del papa. Un’azione armata distruggerà qualsiasi ipotesi di dialogo e riconciliazione futura. I cristiani verranno relegati in un ghetto. Senza di loro non può esistere un islam moderato. La scomparsa dei cristiani è un pericolo per tutto l’occidente e per il mondo arabo.

"Ascoltiamo l'appello del Papa per la pace in Siria. Se i Paesi occidentali vogliono creare una vera democrazia devono costruirla con la riconciliazione, con il dialogo fra cristiani e musulmani, non con le armi. L'attacco pianificato dagli Stati Uniti è un atto criminale, che mieterà altre vittime, oltre alle migliaia di questi due anni di guerra. Ciò farà crollare la fiducia del mondo arabo verso il mondo occidentale". È quanto afferma ad AsiaNews Gregorio III Laham, patriarca greco-cattolico di Antiochia, di tutto l'Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti. 
L'appello giunge a poche ore dalle voci di un attacco imminente degli Stati Uniti contro Damasco. L'operazione è appoggiata da altri Paesi: Francia, Gran Bretagna, Turchia e Lega Araba. In questi giorni il prelato ha diffuso in tutte le parrocchie della Siria l'appello pronunciato lo scorso 25 agosto da papa Francesco.
"La voce dei cristiani - afferma il patriarca - è quella del Santo Padre. In questo momento occorre essere pragmatici. La Siria ha bisogno di stabilità e non ha senso un attacco armato contro il governo".
Gregorio III si domanda: "Quali sono le parti che hanno condotto la Siria a questa linea rossa? Chi ha portato la Siria a questo punto di non ritorno? Chi ha creato questo inferno in cui vive da mesi la popolazione?". "Ogni giorno - spiega -  in Siria entrano estremisti islamici provenienti da tutto il mondo con l'unico intento di uccidere e nessun Paese ha fatto nulla per fermarli, anzi gli Stati Uniti hanno deciso di inviare ancora più armi". Il prelato sottolinea che l'attacco pianificato dagli Usa colpirà soprattutto la popolazione siriana e non è meno grave dell'uso di armi chimiche.
Secondo il Patriarca, i Paesi occidentali continuano a sostenere un' opposizione che non esiste, che non ha alcuna autorità sul campo. "I lavori per la conferenza di Ginevra 2 - sottolinea - sono fermi. La parola dialogo è ormai dimenticata. Per mesi i Paesi occidentali hanno perso tempo a discutere, mentre la gente moriva sotto le bombe di Assad e per gli attacchi degli estremisti islamici di al-Qaeda".
Gregorio III avverte che una eventuale vittoria degli islamisti darà vita a un Paese diviso in piccole enclavi, confinando i cristiani in un ghetto. "La nostra comunità si riduce ogni giorno. I giovani fuggono, le famiglie abbandonano le loro case e i loro villaggi". 
Per il prelato "la scomparsa dei cristiani è un pericolo non solo per la Siria, ma per tutta l'Europa". "La nostra presenza - afferma -  è la condizione essenziale per avere un islam moderato, che esiste grazie ai cristiani. Se noi andiamo via, non potrà esservi in Siria alcuna democrazia. Tale tesi è sostenuta anche dagli stessi musulmani, che temono la follia islamista. In molti affermano che non si può vivere dove non vi sono i cristiani". 

http://www.asianews.it/notizie-it/Gregorio-III:-La-democrazia-si-costruisce-con-la-pace.-L%E2%80%99attacco-Usa-%C3%A8-un-atto-criminale-28855.html



Un  SMS dalla Siria:


"Qua la gente e' in panico. Tutti parlano dell'attacco Americano".

Dentro di me e di tantissimi siriani (compreso i cristiani) c'e’ un' angoscia ed una tristezza di tutto quello che si sta succedendo. 
Angoscia perchè ci sentiamo soli, abbandonati e sbattuti nel nulla. Tristezza perchè se l’America con i suoi alleati facessero un attacco noi civili siriani piangeremmo tantissimo per la caduta dei morti innocenti. Non mi raccontate la buggia delle armi intelligenti, perche abbiamo visto quanti morti sono finite tra le mani della Nato in Libia, Iraq…i missili intelligenti sanno chi e' il cattivo e chi e' il buono? Non esistono armi intelligenti, esistono solo disastri e massacri e che verranno fatti sotto il nome di "difendere i civili ". 
Quanti siriani devono morire ancora perchè l'Occidente capisca che la democrazia e la liberta’ non viene mai realizzata con le armi? Quante bugie deve raccontare l’America per convincere il mondo che quello che sta per fare e’ una mossa nobile, e quello che sta per fare e' per il bene del popolo siriano? Perchè l'America non aspetta il risultato del gruppo nazionale che’ stato mandato in Siria per vedere se e’ vero che il governo siriano ha fatto l’attacco chimico o no? Perchè le accuse sono pronte sempre prima? Perchè le Nazioni Unite ha mandato questo gruppo di scienziati chimici dopo 5 mesi dell’attacco chimico a Khan Al-Asal (periferia di Aleppo) ? forse perchè erano stati i ribelli? Perchè l’America dice che il governo siriano ha fatto ritardare l’entrata degli investigatori chimici nella periferia di Damasco, nonostante che il rappresentante dell' Onu e’ venuta sabato sera, e domenica si e’ messa d’accordo con il governo ad entrare e lunedi sono entrati. Allora che intende l’America nella parola “ ritardo “? Sembra che l’America non può più trovare una bugia ben fatta per attaccare la Siria per cui ha capito che deve interferire direttamente in Siria perchè tutti quelli che aveva usato contro di noi sono falliti. Ormai noi siriani (cristiani) nonostante l’angoscia e la tristezza, nonostante i colpi dei Mortai che ci regalano i ribelli in continuo e cadono sulle nostre case, sulle nostre chiese, sulle nostre moschee, sulle nostre scuole. 
Noi siriani (cristiani) continuiamo a vivere, e sperare nel domani. Perche la Madonna di Al-sufania ci ha detto:” Conservate e tenete duro il vostro cristianesimo orientale “.
Pregate per noi!
Samaan

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Dal Meeting 2013 - Nella prova si vive

Accanto a chi ha perso tutto resta la Chiesa

Rimini, 24 agosto 2013

Chiese date alle fiamme, carbonizzate. Tabernacoli anneriti dal fumo, pavimenti divelti, vetrate in frantumi. A oggi i cristiani fuggiti dalla Siria sono 562mila. La croce di Cristo come prigioniera di guerra, processata in una sala della chiesa divenuta tribunale della Sharia, condannata e sottoposta alla distruzione di tutte le sue parti. La statua della Madonna fucilata perché non portava il velo integrale, giustiziata per decapitazione. Le foto che scorrono sul maxischermo dell’auditorium D5 durante l’incontro conclusivo del Meeting 2013 sono chiarissime. Le ha portate padre Antranig Ayvazian, capo spirituale degli armeni cattolici dell’Alta mesopotamia, Siria del Nord. “Questa non è la Siria, da sempre luogo di convivenza e incontro tra ebrei, cristiani e musulmani”.

Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Cl e moderatore, commenta: “Sottolineiamo con le nostre povere forze lo stare con l’altro. La nostra esperienza non può essere vera se non abbraccia il dolore”. Un dolore che non riguarda solo questa parte d’Oriente. L’incontro ‘Nella prova si vive’ si è aperto con il reportage di Riccardo Bicicchi girato in Nigeria. Anche lì chiese bruciate, attorno una terra brulla. Il colore che domina è il giallo chiaro della sabbia. Dentro tutto quel chiaro una donna nera cammina, sulla testa un secchio d’acqua. Povertà. È lunga la lista delle persone fucilate, sgozzate. Il parroco di Mubi mostra dallo schermo del telefonino le foto del portone della sua chiesa attraversato dai proiettili. Dentro un ragazzo riverso, la gola tagliata. Accanto, il corpo della madre, fucilata perché piangeva sopra il figlio. “Ma che esseri umani sono quelli che ammazzano una madre che piange il figlio ucciso?”, si chiede il sacerdote. In quella zona è una setta a farla da padrona. Boko Haram. Per loro tutto ciò che è occidentale è malvagio. Anche le scuole, gli ospedali, i farmaci. Il vescovo di Maiduguri parla chiaro: “I politici manipolano questa setta per i propri scopi”.

A due anni dall’inizio del conflitto la Chiesa siriana è tornata alle catacombe. I cristiani fuggiti, dispersi. Nella migliore delle ipotesi sono divenuti profughi. Nella peggiore, uccisi. “I cristiani arrivano di notte - prosegue padre Antranig Ayvazian - chiedono i sacramenti, si sposano di nascosto, senza segni esteriori”. È fermamente convinto che tutto ciò non accada a opera di siriani. “Più di 140mila guerriglieri sono entrati dai confini aperti”. Una notte è svegliato da una telefonata. Un uomo gli chiede i cadaveri dei compagni. Martiri, li chiama. Altrimenti fa saltare ospedale e cappella. Quella con le reliquie di altri martiri,quelli armeni”. Padre Antranig va, da solo, a incontrarlo. Si trova un drappello armato. Li saluta. Nessuno risponde. Perché nessuno parla siriano. Il comandante gli dice che vengono dal Qatar. “Ho trovato i corpi, glieli ho portati, i piedi già divorati da cani e volpi.
Era felicissimo”. Aggiunge: “Erano bravi ragazzi. Avevano avuto l’ordine di venire a uccidere gli infedeli. Volevano sgombrare la città dai cristiani”. E, rivolgendosi alla platea: “Ma se io e voi siamo cristiani è per la conversione di san Paolo sulla via di Damasco, è perché c’è la Siria”.

“La Siria non esiste più”, interviene padre Nawras Sammour, incaricato del Jesuit Refugee Service per il Medio Oriente e il Nord Africa. Infila una serie di impressionante di cifre.
Oltre centomila morti di cui 15mila bambini. Entro il 2013 raddoppieranno. No, si corregge, triplicheranno. Gli sfollati, coloro che hanno lasciato la propria casa senza andare fuori dai confini, sono tre milioni e mezzo e non hanno nulla. Solo i vestiti che hanno addosso. Chi non ha voluto abbandonare l’abitazione è senza lavoro e al di sotto della soglia della povertà: due milioni e mezzo siriani. I profughi nei paesi limitrofi sono due milioni e stanno crescendo. La Siria è un paese svuotato. L’intellighenzia e i capitali sono stati i primi ad andarsene.
Altre foto sullo schermo. Una mensa da campo, un volontario che mescola un pentolone colmo di cibo, si direbbe couscous o riso. Garantisce cinquemila pasti nella regione rurale di Damasco. È il lavoro di questo sacerdote, al fianco di chi è rimasto. “Serviamo 17mila famiglie. Diamo materassi, coperte, vestiti, assistenza medica a 12mila persone in tutta la Siria. Svolgiamo attività psicosociali per i bambini che hanno visto quelle atrocità. Quando i genitori vedono ciò che compiamo sui bambini si fidano di noi. L’80% delle famiglie che
aiutiamo sono musulmane”.
Per sostenere un paese così lacerato dal conflitto servono soldi. L’opera di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre ha messo nelle mani di sacerdoti e vescovi siriani 1.096.574 euro. Li ha contati fino all’ultimo il direttore dell’Opera per l’Italia, Massimo Ilardo. “L’aiuto ai profughi non era il nostro compito primario. In Siria sostenevamo la costruzione di chiese, l’educazione dei seminaristi, A gennaio abbiamo organizzato a Damasco un forum sulla famiglia”. Ma il fondatore dell’opera, padre Werenfried van Straaten, invitava ad asciugare le lacrime di Dio ovunque egli pianga. “Anche i musulmani si rivolgono a noi. La gente là si fida dei religiosi e religiose che affrontano le stesse difficoltà del popolo”. Sullo schermo viene proiettata la preghiera d’intercessione per la pace in Siria e Ilardo ne legge il testo. A poco a poco tutto l’auditorium prega con lui.

Sale sul palco Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli. “Mai come quest’anno l’esperienza ha vinto su tutto. Ancora una volta, adesso. È appena accaduto: il testo proposto è diventato preghiera per tutti”.

(fonte:http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=673&edizione=5674&item=5&value=0&id_n=14127)

Preghiera

Dio di compassione ascolta il grido del popolo della Siria,
dona conforto a coloro che soffrono a causa della violenza,
dona consolazione a coloro che piangono i propri morti,
dà forza ai paesi vicini perché accolgano i rifugiati,
converti il cuore di quelli che hanno fatto ricorso alle armi
e proteggi chi si impegna per promuovere la pace.
Dio di speranza ispira i governanti a scegliere la pace al posto della violenza
e a ricercare la riconciliazione con i nemici,
ispira compassione nella Chiesa universale per il popolo siriano
e dacci la speranza di un avvenire di pace fondato sulla giustizia per tutti.
Noi ti chiediamo questo attraverso Gesù Cristo Principe della pace e Luce del mondo.
Amen
(Fonte: un amico)


martedì 27 agosto 2013

«Chi vuole la guerra non vuole il bene della Siria». «Noi cristiani siriani, venduti dall'Occidente per il petrolio»

«Si fermi il rumore delle armi». Appello contro l’intervento militare in Siria 
Sottoscrivete l’appello di Tempi, Ora pro Siria e Samizdat-on-line contro l’intervento militare in Siria. Il testo con le firme sarà inviato ai parlamentari italiani e al ministro degli Esteri Emma Bonino

Mons. Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico-osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, boccia senza sconti qualsiasi opzione militare per la Siria. Rilancia la via diplomatica e l’allarme per la moltiplicazione di presenze militari straniere e per la degenerazione del conflitto, di cui farebbero le spese le minoranze. In particolare quella cristiana che sta come un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.





AVVENIRE - 7 agosto 2013
intervista di Giorgio Paolucci

È ancora possibile un’azione diplomatica efficace per risolvere il caso siriano o dobbiamo rassegnarci alla logica delle armi?
Una soluzione militare non è realistica, sono convinto che la via della ragione possa prevalere. Anche se una parte vincesse, sarà necessario un periodo di riconciliazione e di ricostruzione politica, economica e sociale. La guerra civile non porterà alcuna soluzione, è un’assurdità e serve interessi estranei alla popolazione. Sta distruggendo non solo le infrastrutture ma anche l’economia e soprattutto le persone e il tessuto sociale, il futuro del Paese ne sarà condizionato per decenni. Chi vuole la guerra non ama la Siria. Rimane la possibilità di riprendere la conferenza diplomatica di Ginevra con la partecipazione dei Paesi della regione implicati nel conflitto, fermando l’invio di armi a tutti i combattenti e con l’obiettivo di formare un governo di transizione che includa tutti gli interessi e le comunità.

Quale ruolo può svolgere l’Onu che finora è stato un attore debole della vicenda?
La comunità internazionale, le Nazioni Unite in particolare, può avere una funzione di di facilitazione e pacificazione. I Paesi della regione e le grandi potenze devono smetterla di versare benzina sul fuoco e aiutare i belligeranti a dialogare e a trovare una soluzione condivisa. Inoltre hanno l’obbligo morale di provvedere un aiuto umanitario adeguato per le vittime. I numeri fanno rabbrividire: due milioni di rifugiati, centomila persone uccise, 3,6 milioni di sfollati interni, la violenza contro le donne usata come strumento di guerra.

La Siria è un Paese sempre più diviso, non solo pro e contro Assad, ma anche nel fronte degli oppositori al regime. E tra costoro aumenta l’influenza dei gruppi più estremisti. Ammesso e non concesso che Assad prima o poi cadrà, chi governerà la Siria il giorno dopo? Ci sono pericoli reali che si arrivi a uno stato confessionale islamico a forti tinte radicali?
I pericoli, per nulla ipotetici, sono il rischio di un allargamento regionale della guerra, l’esacerbarsi delle relazioni tra le potenze coinvolte e l’inasprimento del conflitto tra sciiti e sunniti che tenderebbe ad estendersi al di là dei confini. L’attuale presenza di migliaia di mercenari (si parla di almeno 6mila combattenti stranieri da più di 40 Paesi, ispirati da un islamismo radicale) non promette certo un cammino verso la pacificazione. Questa situazione allontana ancora di più la ricostruzione di una società dove ogni cittadino abbia gli stessi diritti, indipendentemente dalla comunità di appartenenza. Fin d’ora si dovrebbe insistere sul concetto di cittadinanza come premessa per una vera soluzione politica e per un futuro di convivialità.

I cristiani, che rappresentano il 10 per cento della popolazione, appaiono sempre più come vasi di coccio tra vasi di ferro. Le violenze di cui sono oggetto (rapimenti, attacchi alle chiese, minacce) sono una vendetta contro il “fiancheggiamento” di molti di loro al regime, oppure si può dire che sono esposti alla violenza come tutti i siriani?
La situazione dei cristiani in una società pluralista ma dominata da spaccature religiose e confessionali è molto delicata. L’esempio dell’Iraq fa paura e incrina la loro fiducia in un avvenire sicuro. La posizione politica dei cristiani nei confronti di Assad non è uniforme. La loro situazione non può essere avulsa dall’insieme del conflitto e in particolare dalla situazione di tutte le minoranze siriane. I cristiani possono giocare un ruolo di ponte tra le comunità e svolgere un compito umanitario al servizio di tutte le realtà nazionali. Altrimenti non rispondono alla loro “ragion d’essere” nel Medio Oriente, che purtroppo diviene sempre più frammentato e dove i diversi gruppi religiosi ed etnici vivono nel conflitto e nell’isolamento

Come si sta muovendo la Santa Sede?
La voce di papa Francesco si è fatta sentire chiaramente: la strada della guerra non porta ad alcuna soluzione. I rappresentanti pontifici alle Nazioni Unite hanno ribadito senza ambiguità che ci vuole la volontà politica di dialogare includendo tutte le componenti della società siriana e di fermare ogni invio di armi. La Santa Sede incoraggia e coordina un ampio fronte di attività umanitarie per assistere rifugiati e sfollati dentro e fuori della Siria con il coinvolgimento quotidiano di organizzazioni cattoliche, parrocchie locali, comunità religiose.

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/Tomasi-nunzio-guerra-non-vuole-bene-Siria.aspx

Patriarca Younan: «Noi cristiani siriani, venduti dall'Occidente per il petrolio»


Terrasanta.net- 26 agosto 2013

I cristiani siriani «sono stati traditi e venduti dall’Occidente» attacca il patriarca siro-cattolico Youssef III Younan. Nei giorni in cui si discute di un intervento militare, il patriarca critica ancora una volta «la politica cinica e machiavellica» delle potenze che in questi due anni e mezzo hanno armato i ribelli, salvo poi rendersi conto che non può esserci una soluzione militare alla crisi.

Patriarca Younan, nei giorni scorsi un altro dei vostri sacerdoti è stato ferito a Damasco. Che cosa si sa sulle sue condizioni? Si tratta di padre Amer Qassar. Ha 34 anni ed è stato ordinato sacerdote della diocesi di Damasco nel 2003. È parroco della nostra chiesa di Qatanah, nel sud della capitale. Lo scorso mercoledì 21 agosto intorno alle 18 stava andando alla chiesa di Nostra Signora di Fatima, nel centro di Damasco, quando una bomba è esplosa a pochi metri da lui, ferendolo gravemente al volto, allo stomaco e alle gambe. È stato sotto i ferri per ore e, da quanto mi ha detto suo fratello, grazie a Dio sta un po’ meglio, ma non può parlare. Preghiamo per la sua guarigione.

Gli Stati Uniti e la Francia stanno pensando di intervenire militarmente. Lei che ne pensa?
Invece di aiutare le varie parti in conflitto a trovare vie per la riconciliazione, avviare il dialogo per delle riforme basate su un sistema pluralista di governo, queste potenze fino ad oggi hanno armato i ribelli, incitato alla violenza e avvelenato ancora di più le relazioni fra sunniti e sciiti. L’Occidente pensa che con i sunniti al governo la democrazia rimpiazzerà la dittatura, ma questa è una grande illusione: cambiare il regime con la forza, senza dare sicurezza ai partiti d’ispirazione laica, scatenerà un conflitto peggiore che in Iraq.

Lei ha additato spesso l’ambiguità dell’Occidente verso le monarchie del Golfo. Ritiene ancora questi Paesi corresponsabili della guerra in Siria?Certamente, perché siamo delusi dalla politica cinica, machiavellica di questi Paesi e dell’Occidente: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti… non vedono che il petrolio e dimenticano i loro principi. Sono più di due anni che, insieme alla Turchia, vanno dicendo che il regime cadrà: questa è la più grande bugia raccontata alle rispettive opinioni pubbliche o il peggiore errore di calcolo che sia stato fatto negli ultimi dieci anni. Il regime è ancora lì, il Paese è distrutto e più di 100 mila persone sono morte. Noi cristiani siamo stati traditi e venduti per il petrolio. L’Occidente sostiene nel nome della democrazia dei regimi che non hanno niente di democratico: Qatar e Arabia Saudita sono fra i Paesi più retrogradi del mondo. I loro capi vengono ricevuti nei palazzi occidentali quali eroi di democrazia di pluralismo politico e di tolleranza!

Perché l’escalation di violenza contro i cristiani? Tutta la popolazione soffre, ma i cristiani in particolare. Sono vittime dell’odio di una comunità che pensa di difendere la causa di Dio anche con la forza. Due mesi fa un altro nostro sacerdote, François Mourad, è stato ucciso nel convento di Ghassanieh, nel nord Ovest della Siria, al confine con la Turchia, dai terroristi di Jabhat Al-Nusrah. Un’altra strage di una ventina di cristiani è avvenuta una decina di giorni fa a ovest di Homs.

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