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domenica 16 ottobre 2016

La stragrande maggioranza degli abitanti di Aleppo plaude vivamente all’offensiva dell’Esercito siriano. Mons Audo: "A poco a poco sarà la fine di questa bella comunità cristiana di Aleppo"

ancora una volta colpito dai jihadisti il quartiere armeno 

Aleppo città martire


di Nabil Antaki
Pubblicato nella rivista Témoignage Chrétien il 6 ottobre 2016

Nonostante la guerra fosse iniziata in Siria nel marzo del 2011, essa effettivamente si propagò in Aleppo nel luglio 2012, quando i «ribelli» armati occuparono alcuni quartieri della zona est, provocando lo sfollamento di cinquecentomila abitanti che non volevano vivere sotto il controllo degli islamisti. Da quel momento, la città è divisa in due parti: la zona est, con il 25% della superficie totale, dove vivono oggi duecentomila abitanti, mentre il resto ha cercato rifugio nella zona occidentale, sotto la protezione dello Stato siriano, che comprende il 75% del territorio complessivo ed è abitata da un milione e mezzo di abitanti.

Dal 2012, i ribelli islamisti lanciano quotidianamente proiettili di mortaio e bombole di gas, riempite di chiodi ed esplosivo, sui quartieri ovest di Aleppo, causando morti e feriti gravi. Due anni fa, hanno anche interrotto l’approvvigionamento idrico (le autorità cittadine hanno fatto scavare trecento pozzi in pieno centro per sostituire l’acqua corrente.) e l’alimentazione elettrica, e più volte hanno imposto blocchi per impedire il rifornimento di derrate alimentari, oli combustibili e altri generi di prima necessità, con conseguenze gravissime.

L’Esercito siriano, con l’appoggio dei suoi alleati, lotta da quattro anni per liberare Aleppo est dai ribelli armati e restituirla all’amministrazione dello Stato, ma senza esito positivo. Da una parte e dall’altra, bombardamenti e cecchini hanno causato migliaia di vittime e, da quattro anni, la vita in città è un inferno.
Un mese fa, i ribelli armati hanno preso il controllo dell’unica strada che collega Aleppo ovest al resto del mondo, impedendo, come molte volte negli anni scorsi, agli abitanti di lasciare la città o di rientrarvi e causando gravi penurie. Dopo tre settimane di combattimenti, le truppe governative sono riuscite a riconquistarla ed hanno messo sotto assedio i quartieri est. Da due settimane, i ribelli sono quindi bloccati insieme agli abitanti che hanno scelto di non allontanarsi.

Lo Stato siriano è ormai fermamente deciso a liberare una volta per tutte Aleppo dalle grinfie dei terroristi di al-Nusra, che occupano i quartieri est (al-Nusra è considerato unanimemente dalla comunità internazionale un gruppo terroristico al pari di Daesh).
Dato che l’Esercito siriano è riuscito ad assediare la parte ribelle di Aleppo, impiega bombardamenti aerei e combattimenti terrestri per raggiungere il suo obiettivo, ma prima di iniziare l’attacco ha lanciato volantini ed inviato messaggi SMS, chiedendo alla popolazione civile rimasta – la maggioranza ha abbandonato Aleppo est nel corso degli anni – di allontanarsi e rifugiarsi nella zona ovest. Ha aperto sette posti di passaggio e molti ne hanno approfittato rischiando la vita, poiché i gruppi armati li ostacolavano, per utilizzarli come scudi umani. Questi atti di guerra fanno naturalmente numerose vittime tra i terroristi, ma anche tra la popolazione civile.

D’altra parte, i terroristi di Aleppo est hanno intensificato i bombardamenti dei quartieri residenziali di Aleppo ovest, con decine di vittime quotidiane. Mercoledì 28 settembre, un diluvio di bombe e bombole è precipitato sul quartiere cristiano di Azizie, causando dieci morti e un numero doppio di feriti. Venerdì 30 settembre, tutti i quartieri di Aleppo sono stati sotto tiro dei ribelli con un bilancio gravissimo: trentasei morti e numerosi feriti gravi.

I media occidentali mostrano, però, soltanto immagini con le distruzioni, la sofferenza degli abitanti di Aleppo est e l’indignazione della comunità internazionale. Nessuna notizia, invece, sulla sofferenza degli abitanti di Aleppo ovest, sui morti e feriti causati dai bombardamenti dei ribelli.
I cristiani di Aleppo hanno vissuto da sempre nei quartieri del centro città e della zona occidentale. In quattro anni di guerra, tre quarti di loro hanno preso il cammino dell’esodo. Attualmente ne restano circa quarantamila, e i bombardamenti degli ultimi giorni li hanno colpiti deliberatamente.

La stragrande maggioranza dei cittadini di Aleppo ovest plaude vivamente all’offensiva dell’Esercito siriano. Durante quattro anni, hanno troppo sofferto per i tagli dell’acqua e dell’elettricità, per i numerosi blocchi e per i proiettili di mortaio che, ogni giorno, hanno falcidiato le loro donne, i loro mariti, i loro figli i loro amici ed hanno spinto all’esodo metà della popolazione. Essi pensano che è dovere dello Stato proteggere la popolazione e liberare le città.

Noi ripudiamo le inumane azioni di guerra, noi denunciamo i crimini di guerra, siamo atterriti per tutte le sofferenze patite, ma siamo anche indignati per la lettura parziale e distorta che i media fanno della guerra di Aleppo.
Tutti i Siriani, e particolarmente gli Aleppini, aspirano alla pace. Hanno nostalgia del loro bel Paese stabile, sicuro, prospero e laico dell’anteguerra. Nessuno desidera vivere sotto un regime islamista, e tutti vogliono che questa guerra – che ha generato trecentomila vittime, il doppio di feriti e mutilati, otto milioni di sfollati, tre milioni di rifugiati su una popolazione di ventitré milioni [quasi nove milioni di Siriani si sono riparati nelle zone controllate dal governo, n.d.r] – cessi mediante un processo politico e negoziato.

Nabil Antaki (Maristi blu)
Aleppo, 30 settembre 2016

P.S. Dal 30 settembre, il bilancio delle vittime di Aleppo ovest non cessa di aggravarsi e piangiamo ogni giorno numerose vittime.
Nabil Antaki

Traduzione : Maria Antonietta Carta


13 ottobre 2016, Sulaymaniyeh (quartiere cristiano di Aleppo ovest) missili ribelli colpiscono la scuola  elementare al-Ta'ai Grammar School : uccidono 4 bambini e moltissimi feriti


Radio Vaticana, 15 ottobre 

Ieri ha fatto il giro del mondo il disperato appello delle Carmelitane di Aleppo alla comunità internazionale affinché ponga fine a questa guerra. Per una testimonianza dalla martoriata città, Mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria e vescovo caldeo di Aleppo:
  R. – Quella delle Carmelitane è una testimonianza seria, degna di fiducia. Si tratta di tre suore carmelitane francesi di grande qualità che sono qui da anni con altre religiose siriane. Io le conosco bene: ogni mercoledì mi reco da loro per celebrare la Messa e passare un po’ di tempo con loro. 
Per noi è importante far sapere che nella parte Ovest, dove ci sono due milioni di abitanti, ci sono molti cristiani che abitano nel loro quartiere, ma anche tanti che sono partiti. Nessuno parla di tutte queste bombe che cadono ovunque, anche sui cristiani.

D. - Fino a poco tempo fa le organizzazioni umanitarie operavano solo nella parte della città controllata dai miliziani…
R. - Noi come Caritas ci troviamo sul posto. Ci sono tanti gruppi che lavorano, come la Croce Rossa, si fa un lavoro organizzato ma il problema è che da noi questi bombardamenti ci sono ogni giorno dappertutto e nessuno ne parla. Ad esempio, ieri mattina hanno bombardato una scuola nel quartiere cristiano, hanno ucciso quattro o cinque bambini, una cinquantina di feriti. Una scuola!

D. - Perché secondo lei i mezzi di comunicazione non parlano di Aleppo Ovest?
R. - Penso che quelli che hanno il controllo delle informazioni dell’Occidente hanno un’agenda politica. Dobbiamo come cristiani, come gente onesta, chiedere chi c’è dietro questa manipolazione, questa strumentalizzazione dei media. Questo è molto chiaro per noi.

D. - Secondo le stime più aggiornate i cristiani rimasti ad Aleppo sono appena 35mila. Che futuro per queste persone? Quali speranze?
R. - Penso che se la guerra va avanti nessuno rimarrà ad Aleppo. Questa è la mia convinzione. Chi può parte. Solo quelli che non possono, quindi i poveri e gli anziani rimangono qui. A poco a poco sarà la fine di questa bella comunità cristiana di Aleppo. Questo è il nostro dramma e questa è la nostra sofferenza. Cerchiamo di fare tutto quello che possiamo. Diciamo: “Pace! Pace! Pace”, ma dall’altra parte non c’è pace, bensì “ Guerra! Guerra! Guerra”. Fino alla distruzione. 

mercoledì 12 ottobre 2016

Le Carmelitane di Aleppo e l'altro versante della sofferenza

Le religiose del Carmelo di Aleppo scrivono ad 'Aiuto alla Chiesa che Soffre' questa lettera, testimonianza di ciò che le popolazioni vivono nel quotidiano.
Un appello che accompagna quelli già pubblicati nei giorni scorsi, dei Vescovi e dei Patriarchi delle diverse confessioni cristiane presenti in Siria e ad Aleppo in particolare. Parliamo di Mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo greco-melkita di Aleppo; Mons. Joseph Tobji arcivescovo maronita di Aleppo; Gregorio III Laham, patriarca cattolico siriano con doppia sede a Damasco e Beirut; Mons Samir Nassar Arcivescovo maronita di Damasco; Mons. Antoine Audo Vescovo caldeo di Aleppo, e altri...
Tutti loro raccontano angolature diverse di una storia che stride duramente con il racconto quotidiano dei media internazionali, in cui trovano spazio solamente le sofferenze della parte della città occupata dai jihadisti sottoposta ai bombardamenti siriani.
Le Suore del Carmelo di Aleppo che partecipano del quotidiano calvario della Siria e della loro città, accoratamente manifestano le stesse preoccupazioni dei Vescovi: 
supplichiamo insieme a loro la protezione della Vergine Maria per la conversione dei cuori e la fine delle atrocità.



ALEPPO: Non ne possiamo più!

11 ottobre 2016

«Come già sapete dalle informazioni fornite in Occidente, i bombardamenti su Aleppo est sono numerosi. Ma la situazione ad Aleppo ovest non è affatto migliore, sebbene i media non ne parlino. Questa parzialità delle notizie ci addolora molto, perché siamo tutti i giorni direttamente o indirettamente testimoni, per le notizie che riceviamo dai preti o da persone vicine e conosciute, di tutti i disagi vissuti in numerosi quartieri ovest della città: granate, missili ed armi sempre più sofisticate, senza parlare della mancanza totale di acqua e di elettricità, (tagliate dai gruppi armati nemici) che fanno sempre più vittime; i morti e i feriti si contano a decine tutti i giorni anche là».

«Da una settimana, questo prete non smette di seppellire vittime civili»

«L'altro giorno, un sacerdote che celebra per noi la messa una volta alla settimana è arrivato in lacrime: abita a Midan, un quartiere popolare che da tre anni, senza tregua, è obiettivo di attentati. Questo sacerdote, da una settimana, non smette di seppellire le vittime civili. In un altro quartiere molto popolare, quasi totalmente abitato da musulmani, vicino all'ospedale San Louis gestito dalle suore di San Giuseppe dell'Apparizione, alcuni obici hanno fatto qualche giorno fa una decina di morti e più di 70 feriti.

NON NE POSSIAMO PIU' e chiediamo INCESSANTEMENTE LA FINE DEI COMBATTIMENTI nella città e DOVUNQUE, insieme a una maggiore OBBIETTIVITA' nelle notizie, per semplice rispetto verso tutti questi poveri che soffrono (perché si tratta praticamente di famiglie molto modeste, se non poveri ed anche miserabili!).»

«Contemplative al cuore della violenza»

«Detto questo, non smettiamo di confidare che un giorno la verità trionferà e che il male, la menzogna e la corruzione, a qualunque parte appartengano, saranno presto sconfitte dalla verità, dalla riconciliazione e da veri progetti di pace, per la nostra conversione al Signore. Siamo le prime a riconoscere questo bisogno di conversione nel cuore di ciascuna di noi!

Ringraziamo per la preghiera affinché tutto ciò che viviamo nell'oscurità della nostra vita nascosta o nella nostra povera testimonianza di contemplative nel pieno cuore della violenza e della guerra, sia vissuto in umiltà, pace e verità.

In questo mese del Rosario, vi affidiamo tutti e tutte alla protezione materna, tutta tenerezza e misericordia della santa Madre di Dio, e Madre nostra, che ci conduca con il suo esempio e ci ottenga di amare col suo stesso cuore»

 (trad OpS)

domenica 9 ottobre 2016

L'accorato appello dell'arcivescovo cattolico greco-melkita di Aleppo, mons. Jean-Clément Jeanbart

Questo è ciò che accade ad ALEPPO  

 "Il mondo intero è terrorizzato alla vista dell'immagine di Aleppo che i mass media in questi ultimi giorni vi hanno rappresentato. Molti dei nostri amici all'estero sono preoccupati e vogliono sentirlo da noi. 

Viviamo momenti tragici della nostra storia e ciò che accade continua a far soffrire Aleppo e gli Aleppini che da più di cinque anni non hanno potuto avere pace, talmente sono stati assillati e massacrati dai gruppi armati venuti da ogni parte del mondo, per condurre una sedicente guerra santa, in un paese governato (secondo loro) da atei e da infedeli!
Da cinque anni a questa parte i terroristi dettano legge, là dove le autorità civili del paese non arrivano ad essere presenti. Hanno seminato dovunque il terrore, ucciso decine di migliaia di innocenti, distrutto migliaia di fabbriche, i commerci e le istituzioni dei servizi pubblici, saccheggiato le abitazioni e rubato senza preoccupazione alcuna i beni del paese e dei cittadini.
Hanno fatto un sacco di vittime innocenti, rapito e brutalmente assassinato innumerevoli persone pacifiche, tra suore, sacerdoti e anche vescovi.
Questo continua ancora oggi: questa mattina una dozzina di obici sono caduti in due delle nostre aree residenziali causando ulteriore distruzione e in un caso, facendo numerosi morti e feriti.
Alcune battaglie infuriano nelle periferie della città, i ribelli del fronte "Al-Nusra" provano a riprendere posizione nelle zone considerate come strategiche, spopolate quasi totalmente e quasi interamente distrutte, che occupavano fino allo scorso giugno nella periferia della città. Immagini di questi luoghi di desolazione totale sono diffuse largamente dalle catene di televisione. E' là che le grandi battaglie in corso hanno luogo attualmente.
Abbiamo messo grandi speranze sul cessate il fuoco deciso tre settimane fa, sperando che potesse consentire la pacificazione seguita da una riconciliazione nazionale e di una ripresa della vita normale nel paese!
Purtroppo questa tregua, indebolita dalle continue violazioni degli avversari radicali, è stata ufficialmente rotta in questi ultimi giorni, dopo i raid inaspettati della coalizione alleata dei ribelli a Deir-El-Zor.
Questi raid hanno raggiunto una base militare dell'esercito siriano e ucciso più di 90 soldati nelle loro caserme, per non parlare del numero non dichiarato di feriti. E' così che si possono fermare i combattimenti? 
Per questo speriamo e contiamo sulla grazia di Dio, l'unica capace di svegliare la coscienza dei grandi decisori. Lo spettacolo terrificante di ciò che accade ha di che scuotere ogni uomo che rispetta la sacralità della vita umana. Così se il signor Staffan de Mistura riesce a rilanciare il processo di pace già avviato, possiamo sperare in una schiarita e forse anche dei risultati concreti di pacificazione, preliminare indispensabile alle basi del dialogo tanto auspicato.
La cosa più difficile per i cristiani che sono attualmente presenti ad Aleppo sarebbe la prospettiva di dover vivere, mattina e sera, nell'ansietà per questa situazione di insicurezza destabilizzante e di incertezza sconcertante. Hanno paura dell'indomani, l'avvenire dei loro bambini li preoccupa enormemente. Immaginare che un giorno uno stato musulmano integralista verrebbe imposto a loro, è per essi un incubo insopportabile.
È per questo che ci rivolgiamo ai nostri fratelli in Francia e in tutto l'Occidente, e vi preghiamo di aiutarci a far sì che questo non accada. Non stiamo chiedendo a voi di fare la guerra per noi, ma solo di porre fine alle pretese ingiuste dei vostri alleati che ci vogliono imporre leggi antiquate, insopportabili per un uomo del XXI secolo che vuole essere libero di scegliere la sua cultura, il suo stile di vita e la sua fede.
Facciamo appello ai nostri fratelli in Francia di pregare per noi e perché tutte le donne e tutti gli uomini francesi preoccupati della dignità dell'essere umano ed innamorati della libertà, vengano in nostro soccorso per sottrarre il nostro caro Paese dal baratro del regime fondamentalista in cui si cerca di immergerci. Per favore, aiutateci a continuare a vivere dignitosamente su questa terra benedetta che ci ha visti nascere e crescere!"
Aleppo, 28 settembre 2016                                                                                                                   + Jean-Clément JEANBART,  Arcivescovo di Aleppo

venerdì 7 ottobre 2016

I bambini di Aleppo chiedono la pace





Mons. Georges Abou Khazen vuole dare risalto a un progetto che prende il via in questi giorni in tutta la Siria, e che coinvolge giovani cristiani e musulmani: “Stiamo promuovendo una campagna - racconta - che punta a raccogliere un milione di firme di ragazzi e ragazze siriani per la pace. L’iniziativa è sostenuta da enti, realtà, organizzazioni cristiane e musulmane e coinvolge tutto il Paese. Noi, con i giovani che frequentano la nostra chiesa ad Aleppo, li stiamo sensibilizzando sul tema, e loro rispondono realizzando disegni, opere e testi che raccontano come loro vedono la guerra, una testimonianza diretta dai loro occhi”. Queste opere, aggiunge, verranno presentate “agli organismi competenti delle Nazioni Unite e alla comunità internazionale”.
Ad Aleppo, conclude il prelato, “Il 6 ottobre è in calendario un grande incontro cui parteciperanno fra i 600 e i 700 bambini. Non solo cristiani, ma anche loro amici e conoscenti musulmani. In questo contesto rilanceremo il sostegno alla campagna di raccolta firme e distribuiremo alcuni piccoli regali, come la t-shirt per la pace”
http://www.asianews.it/notizie-it/Francescani:-in-Siria-%E2%80%9Czone-di-sicurezza-Onu.-Vicario-Aleppo:-dai-bambini-un-milione-di-firme-per-la-pace-38761.html










Anche nel giorno dell'iniziativa dei bambini a favore della pace, morti e feriti nei quartieri cristiani. Vescovo Audo: informazione occidentale manipolata

Agenzia Fides 7/10/2016

 Erano diverse centinaia i bambini e i ragazzi di Aleppo, cristiani e musulmani, che nella giornata di ieri, giovedì 6 ottobre, si sono radunati per chiedere con la preghiera e il canto che torni la pace in tutta la Siria. Il raduno si è svolto nell'ampio spazio davanti all'edificio dell'ex scuola francescana di Terrasanta. Analoghe manifestazioni si svolgeranno oggi nelle scuole di Damasco, Homs Yabroud, Tartus. 

Ad Aleppo, anche nel giorno dell'iniziativa dei bambini a favore della pace, colpi di artiglieria sono caduti in abbondanza anche sui quartieri controllati dal'esercito siriano, provocando morti e feriti.
 “Da settimane” riferisce all'Agenzia Fides Antoine Audo SJ, Vescovo caldeo di Aleppo, “siamo di nuovo in una situazione di terrore generale, anche se si cerca di mantenere aperte istituzioni pubbliche come l'università. Dai quartieri controllati dai ribelli arrivano ogni giorno colpi d'artiglieria con armi sofisticate, che seminano morte, anche se i ribelli non hanno gli aerei. Tra i soli cristiani, nelle ultime due settimane, ci sono stati più di venti morti. Ma di quello che succede da noi, i media occidentali non parlano. A noi che siamo qui, tutto il sistema mediatico globale appare manovrato da interessi geopolitici che manipolano l'informazione. Tutto diventa pretesto di propaganda. E si continua a nascondere il ruolo e le operazioni messe in atto da Paesi come la Turchia, il Qatar e l'Arabia Saudita”.

http://www.fides.org/it/news/60922-ASIA_SIRIA_I_bambini_di_Aleppo_chiedono_la_pace_Il_Vescovo_caldeo_informazione_occidentale_manipolata#.V_etLPmLSM8

martedì 4 ottobre 2016

Pace per Aleppo, nella giustizia e nella verità

 Aleppo muore!”. Accendi la TV, ascolti un TG qualsiasi, anche TG2000, e sei investito da servizi che il fantomatico "Osservatorio per i diritti umani siriano" (ONDUS) con sede in Inghilterra ha puntualmente preparato per raccontarti l'orrore che i 100.000 bambini, sì proprio centomila su una popolazione totale di 250.000 persone rimaste ad Aleppo est, stanno patendo per colpa dell' "assedio" e dei bombardamenti di Russi e Siriani.
 Save the Children  addirittura dichiara: “I bambini di Aleppo orientale sono esposti a un tale livello di pericolo a causa delle cosiddette “bombe terremoto” o bombe anti-bunker che non possono nemmeno frequentare le scuole sotterranee”.

Anzitutto dico: fosse anche una sola persona a morire (bambino, vecchio, donna o soldato) per me non fa differenza. Il dolore è lo stesso perché ogni persona ha una famiglia e un valore immenso per chi la ama; ogni persona è una ricchezza anche per la propria gente e la propria nazione.
  Posto questo, bisogna che si dica che non da adesso Aleppo sta soffrendo e in buona misura morendo, nè i suoi guai sono iniziati con i bombardamenti siriani e russi. Il calvario di Aleppo è iniziato da più di 4 anni e cioè da quando i tagliagole jihadisti e takfiri salafiti di tutte le provenienze l'hanno invasa e ne hanno preso possesso per buona parte. Molti Cristiani hanno pagato con la vita la coerenza con la loro fede.  
  Hanno terrorizzato la popolazione con esecuzioni terribili ed esemplari, costringendo tutti ad assistere.  Da ormai 4 anni quotidianamente costoro scaricano su Aleppo ovest (in mano ai governativi) immani quantità di bombole piene di esplosivo, i cosiddetti "cannoni dell'inferno" che hanno causato migliaia di vittime civili intenzionali! 

Tutto questo calvario è stato continuamente accompagnato da innumerevoli appelli da parte dei Vescovi delle varie confessioni religiose presenti in Siria e ad Aleppo in particolare, perché la comunità internazionale facesse qualcosa di concreto per fermare il terrore.
Le richieste sono state sempre le stesse: bloccare i flussi di armi ai Jihadisti ed eliminare le sanzioni. Sanzioni che la comunità internazionale  ha comminato alla Siria per punire Assad della repressione attuata nel 2011 verso i manifestanti “pacifici” che, assieme allo slogan “Cristiani a Beirut, Alawiti nella tomba”, chiedevano “maggiore democrazia” e riforme. 
Leggete qua:  Vescovo maronita di Aleppo al Senato italiano: assediati dai terroristi, noi vittime dei ribelli

Quanto sopra, per dire chiaramente che:
1° I morti quotidiani nella parte occidentale valgono almeno quanto quelli della parte orientale, tenendo anche conto che la popolazione rimasta ad Aleppo est (da alcune fonti stimata ormai a poco più di 150mila) in  buona parte viene usata come scudo umano dai miliziani.
2° Occorre riconoscere chi sono gli aggrediti e chi sono gli aggressori. Distinzione che sembra obliata dalla totalità dei mezzi di informazione, ma dalla quale discendono conseguenze in ordine al diritto internazionale, non di poco conto (in primis il diritto a difendersi e a scegliersi alleati per combattere l’invasore).

Questa guerra deve finire al più presto, ma non è un cessate il fuoco unilaterale che la fermerà: ormai è chiaro che i “ribelli moderati” sono tali solo nella mente degli USA, nella realtà sono alleati o organici alle altre varie fazioni terroriste; dal momento che a queste milizie è stato offerta dai Russi e da parte governativa, in più occasioni, la scappatoia del salvacondotto per loro e le proprie famiglie (cosa accettata in almeno 700 altre località della Siria), il rifiuto è da considerarsi uno stratagemma: chiedere attenzione umanitaria alla comunità internazionale denunciando le crudeltà di chi legittimamente li vuole sloggiare.

Esistono altri modi per uscirne?
Una speranza, seppure flebile, arriva anche dalla richiesta alle Nazioni Unite da parte dei Francescani della Custodia di Terrasanta, per l’invio di una forza d’interposizione (caschi blu) ad Aleppo ed in altre parti della Siria per fermare i combattimenti e per arrivare a una pace duratura.
Su questa possibilità ho qualche riserva in quanto l’ONU ha dimostrato spesso di non essere affatto un organismo super partes e anche in altre occasioni (Africa e Balcani) non ha dato il meglio di sé.

Cosa possiamo fare noi? Innanzitutto pregare perché il popolo siriano abbia presto giustizia e pace. Rosari e Sante Messe non andranno sprecati.
 Insieme a questo dobbiamo parlare, facendo anche la fatica di cercare di capire sempre a chi giova la notizia: il vero e il falso sono spesso nascosti ad arte e a noi tocca la responsabilità di discernere al meglio.
 Pace ad Aleppo! Pace alla Siria! Pace al mondo intero nella giustizia e nella Verità.

  Gb. P.


Aleppo insanguinata

di Charlotte d’Ornellas -
29 settembre 2016
Il calvario di Aleppo è molto reale, da una parte e dall'altra dell'assurda frontiera creata dalla guerra.
Questo mercoledì mattina, da uno dei quartieri attualmente sotto il controllo dell'esercito siriano, Pierre le Corf mi dice:
Scusa, ora non posso parlarti, è appena caduta una bomba . Pierre è un giovane francese che, da oltre sei mesi, ha scelto di vivere tra gli Aleppini.
Dopo qualche minuto, posta una fotografia delle sue mani insanguinate, ma non è il suo sangue. E' di un uomo a cui un secondo proiettile ha strappato il braccio, mentre a pochi metri di distanza cercava di fuggire. L'uomo viene caricato in una macchina, e muore dopo pochi istanti.

Immaginate di essere pesci rossi in un vaso con il collo stretto, da cui è impossibile uscire, con acqua non sufficientemente torbida per nascondere il mondo che continua a girarvi intorno, ma abbastanza perchè il mondo non si accorga di voi”, scrive sulla sua pagina Facebook, dove è supportato da decine di commenti di Aleppini grati per le testimonianze che trasmette ai Francesi che scelgono di leggerle.

Ancora un'altra giornata molto dura per gli estenuati abitanti di Aleppo. Sul lato occidentale della linea del fronte, le bombe provocano esattamente gli stessi danni, e molti Siriani che vivono nell'area governativa sono amareggiati per la minore attenzione che i giornalisti occidentali riservano loro: come se le loro vite valessero meno di quelle dei compatrioti che vivono nelle zone "ribelli".

Tu non sei un giornalista, Pierre, racconti la verità priva di qualsiasi artificio”, commenta una giovanissima Aleppina.
Ma contrariamente a chi ha una visione semplicistica della realtà e vede la città divisa tra buoni e cattivi, gli Aleppini che affollano la zona lealista si preoccupano per i civili, loro fratelli, che muoiono dall'altra parte del fronte.

"Stasera, la mia preghiera è un grido al Cielo per i nostri fedeli ed anche per i civili che muoiono dall' altra parte"  confida fratel Georges Sabe, un fratello marista che si adopera da anni per la popolazione, e in particolare dagli inizi di questa orribile guerra.

Oggi, mercoledì sera, si trova al capezzale di Pamela: una bimba di sei anni in attesa di essere operata, perchè durante il pranzo una granata l'ha colpita alla colonna vertebrale, in un attentato che ha ucciso due persone.
Ancora un giorno di dolore”, commenta timidamente Padre Georges. Un'altra ancora, da quando i 'ribelli' penetrarono nella zona est della città nel luglio 2012.
Stasera, terrò una lampada accesa davanti all'icona della Santa Vergine” conclude, invocando tutte le persone di buona volontà a fare altrettanto ovunque sulla Terra.

Il calvario di Aleppo è palese da una parte e dall'altra di questa assurda frontiera creata dalla guerra. Anche da quella parte centinaia di migliaia di persone soffrono il martirio: sono gli abitanti dei quartieri ovest o gli sfollati dai quartieri est, fuggiti all'arrivo di 'ribelli' subito temuti come la peste. Altri provengono dai villaggi circostanti, abbandonati per lo stesso motivo.

Tutti hanno un unico e insopprimibile desiderio ormai: la pace. E come le sofferenze, anche questa aspirazione è sicuramente la stessa nei cuori dei civili dell'altro lato della città insanguinata.

Trad. Maria Antonietta Carta


I Francescani: fare di Aleppo una “Zona di Sicurezza” sotto il controllo dei Caschi Blu

Agenzia Fides 4/10/2016

 La comunità internazionale deve adoperarsi concretamente “per fare di Aleppo una Zona di Sicurezza” da porre sotto il controllo diretto “delle Forze di pace dell'Onu”, applicando alla tragica situazione siriana “le migliori soluzioni apprese in precedenti esperienze per garantire la massima collaborazione e la riuscita dell’iniziativa”.
Nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa di San Francesco di Assisi, i Frati Minori – componente della Famiglia francescana di cui fa parte anche la Custodia di Terra Santa – lanciano un appello urgente e pieno di implicazioni operative per chiamare la comunità internazionale a fermare la carneficina in atto nella città martire e in altre aree della Siria. 

L'appello, co-firmato dal Ministro generale Fr. Michael A. Perry OFM e dal Custode di Terra Santa Fr. Francesco Patton OFM, richiama l'attenzione sul fatto che anche “altre zone di Sicurezza dovrebbero essere create in Siria, come parte integrante di un piano completo per garantire l’incolumità di tutti e raggiungere definitivamente la pace. Queste Zone – si legge nel testo dell'appello, pervenuto all'Agenzia Fides - dovrebbero essere poste sotto il controllo delle Forze di Pace dell’ONU, che opererebbero su mandato del Consiglio di Sicurezza e con la totale cooperazione delle diverse parti coinvolte nella guerra”. 
I superiori dell’ordine dei Frati Minori e della Custodia di Terra Santa chiedono a ”tutte le forze in campo e a tutti coloro che hanno responsabilità politiche, di mettere al primo posto il bene della popolazione inerme della Siria, di far immediatamente tacere le armi e di porre fine all’odio e a qualsiasi tipo di violenza, in modo tale che si possa davvero trovare e percorrere la via della pace, della riconciliazione e del perdono”. 
In particolare – fanno notare p. Perry e p. Patton - l'istituzione di una Zona di Sicurezza attorno ad Aleppo “permetterebbe alla popolazione tutta, provata dalle immani conseguenze del conflitto, senza discriminazione alcuna, di poter ricevere i necessari aiuti umanitari, ritrovare sicurezza e protezione e riscoprire la fiducia e la speranza in un futuro immediato abitato e animato solamente dalla pace”.
Un pensiero è rivolto dai due Superiori religiosi anche “ai nostri confratelli che con coraggio continuano a vivere in Siria e a testimoniare, come veri “buoni samaritani”, la loro vicinanza di servizio concreto a tutta la popolazione gravata dalle strazianti conseguenze del conflitto”.

Attualmente sono circa quindici i Frati Minori presenti in Siria. Tra loro – confermano a Fides fonti locali -, oltre ai religiosi dislocati a Damasco, Aleppo e Latakia, ci sono due frati che continuano a svolgere la loro opera pastorale a Knayeh, Yacoubieh e Jdeideh, i paesini della Valle dell’Oronte, sottoposti al dominio delle forze jihadiste, dove alcune centinaia di battezzati continuano a vivere, pregare e partecipare alle Messe celebrate nelle tre parrocchie cattoliche spogliate delle campane, delle croci e delle statue dei Santi. I due frati che stanno con loro sono gli unici sacerdoti e religiosi cristiani rimasti nelle terre dove dettano legge le milizie jihadiste. 

venerdì 30 settembre 2016

"Aleppo che soffre, pezzo della guerra mondiale a pezzi" : vescovo Tobji

  Aleppo che soffre. Di questa tragedia sono pieni i quotidiani e le radio. Monsignor Joseph Tobji, arcivescovo di Aleppo dei maroniti, è testimone diretto di tali sofferenze. E ce ne parla a Roma, dov’è riuscito ad approdare momentaneamente in questi giorni.


Intervista di Davide Malacaria  


Sui giornali si legge di Aleppo assediata, la zona orientale, quella in mano ai ribelli, e si condannano i bombardamenti russi su quella zona della città.
Certo, le bombe di aereo uccidono. Ma uccidono anche i missili e i proiettili di artiglieria. Come anche le cosiddette armi leggere. E se Aleppo Est è sottoposta ai bombardamenti, anche nella parte occidentale, quella dove mi trovo io, si muore. Ogni giorno da quattro anni. Da quando i terroristi hanno preso una parte di Aleppo e hanno iniziato a tirare sui civili che vivono nelle zone libere i loro ordigni di morte. Ne hanno in abbondanza, Quelli fatti artigianalmente e quelli più che sofisticati forniti loro dall’Occidente e dall’Arabia Saudita.

Scusi ha parlato di terroristi, per l’Occidente sono ribelli. E ribelli moderati…
In Occidente c’è strano concetto di moderazione. Non fanno manifestazioni di piazza. Sparano con cannoni e mortai sui civili innocenti… sono questi i “moderati”?

Sì ma ci sono varie fazioni: al Nusra, jihadisti, Esercito libero siriano. Tutti uguali?
Certo che sì. E tanti di loro sono stranieri. Terroristi sauditi, libici, ceceni, ma anche d’Occidente, dove tornano poi a far stragi, come avete visto in questi anni.

Torniamo all’assedio di Aleppo Est da parte delle forze governative
Per molto tempo a essere tagliata via da ogni rifornimento è stata la parte sotto il controllo di Damasco. Abbiamo fatto la fame per mesi. E patito la sete, anche perché spesso i terroristi chiudevano i rubinetti dell’unica centrale idrica che è sotto il loro controllo (cosa che fanno ancora quando gli serve). Sofferenze che non hanno suscitato alcun interesse internazionale. Oggi che l’esercito siriano tenta di riprendere la zona controllata dai terroristi cercando di tagliargli le vie di rifornimento, ciò suscita interesse…

I media occidentali parlano di assedio
Sono gli stessi che approvano le sanzioni, che hanno avuto gli effetti di un assedio per la popolazione siriana, anzi peggio di un assedio. Le sanzioni hanno impoverito un’intera nazione, affamato un popolo. Tanti dei profughi che scappano verso l’Occidente lo fanno perché ridotti alla fame: non c’è lavoro, nessun futuro. Un assedio crudele, dove sono negate anche le medicine per i bambini, i ricambi per le apparecchiature mediche. E si scrive dell’assedio di Aleppo Est…

Ma in questi anni sono giunti anche aiuti umanitari.
A volte, anche ad Aleppo è arrivato qualcosa. Davvero poca cosa per l’immane bisogno. Cosa strana i convogli della Croce rossa erano destinati a tutta Aleppo. Così arrivavano sia alla parte assediata, che allora era quella sotto il controllo di Damasco, che alla parte sotto il controllo dei terroristi, che pure non era assediata ed era più che prospera.

Torniamo ai bombardamenti…
Certo, i bombardamenti addolorano, ci sono civili che abitano in quella zona, si tratta di innocenti. Io sono solo un pastore e al riguardo posso solo riportare l’opinione della gente della città, che ritiene che l’esercito siriano stia facendo quel che è giusto per proteggere i suoi cittadini dalle aggressioni di questi terroristi. Ancora oggi, tutti i giorni, nella parte occidentale continuano a piovere razzi e colpi di mortaio. E ogni giorno piangiamo i nostri morti. Ma, evidentemente, non fanno notizia come i morti altrui…

Come vivono i civili vivono sotto il controllo dei jihadisti?
Hanno loro leggi, ferree, di derivazione wahabita, i loro tribunali… non credo che ai siriani piaccia stare loro sottomessi. Basti pensare che le due aree di Aleppo, quella Est. occupata di terroristi, e quella Ovest, controllata da Damasco, hanno la stessa estensione territoriale. E avevano più o meno gli stessi abitanti. Oggi a Est ci sono 300mila abitanti, a Ovest un milione e 300mila. Chi ha potuto, è scappato dalle mani di questi fanatici.

Invece l’islam siriano è sempre stato moderato…
Certo, anche adesso, sotto le bombe, i rapporti tra cristiani e islamici sono più che buoni, com’è tradizione antica in Siria. Se vincono i terroristi tutto questo sarà spazzato via.

E la vita cristiana come procede sotto le bombe?
Grazie a Dio tante cose ci confortano e conservano alla fede. I fedeli continuano a venire a messa, anche se ormai viene celebrata nella cappella dell’arcivescovado, dal momento che le due chiese maronite della città sono state distrutte. E tanti sono i ragazzi che frequentano l’azione cattolica o i gruppi scout. Compatibilmente con la situazione, ovviamente. Cerchiamo di evitare ai ragazzi rischi eccessivi, ma alla fine c’è solo da affidarsi alla protezione di Dio.

A Roma ha incontrato il Papa
Gli ho portato un album che avevano fatto i ragazzi della parrocchia con le foto dei loro cari, amici e parenti, uccisi dalla guerra. Accompagnato dalle loro firme. Quando il Papa ha iniziato a sfogliarlo è rimasto scosso. Hanno dovuto sorreggerlo. Ha pianto. E con lui abbiamo pianto un po’ tutti…

Tanto dolore. Cosa può confortare?
Quello che fa il Signore. Siamo nel tempo della croce, associati alla passione del Signore. Al suo dono di carità per la salvezza del mondo. Ma anche alla sua resurrezione. E tante sono le testimonianze di carità tra la mia gente, sia nell’aiuto al prossimo, islamico o cristiano non ha importanza, che di fede.

Un esempio?
Due. Un tale che si professava cristiano è stato rapito. Era cristiano modo suo, secondo disegni misteriosi del Signore, dal momento che non frequentava la messa e non so se conoscesse qualche preghiera. Nonostante questo, i suoi rapitori gli hanno piantato un coltello alla gola per farlo abiurare. Ai tagliagole continuava a ripetere che lui era cristiano, facessero pure quel che volevano non avrebbe rinnegato Gesù. È finita che lo hanno liberato. La sua storia ha confortato tanti tra noi… Poi c’è un altro che, rapito, ha iniziato a far catechismo all’emiro che lo interrogava sempre più incuriosito. Capitano cose così in Siria. E tante altre, magari meno conosciute, che sostengono la nostra fede.

Cosa chiede all’Occidente?
La guerra siriana è solo un pezzo di quella guerra mondiale fatta a pezzi di cui parla spesso il Papa. Si devono mettere d’accordo russi e americani. Certo, il meccanismo delle tregue esplorato finora, e iniziato quando i terroristi hanno cominciato a essere messi alle strette, non ha dato risultati. Anzi, i sostenitori dei terroristi hanno usato le tregue per rifornirli di armi e far entrare in Siria altri miliziani, così che poi questi assassini hanno aumentato la ferocia dei loro attacchi. Così, quando sentiamo di nuove tregue, in Siria iniziamo a tremare… Pare che uno dei punti di contrasto tra i potenti sia la gestione futura delle ricchezze siriane e chi sosterrà la ricostruzione. Sono miliardi e miliardi di dollari.

Non vede speranze?
Come detto, non si può che sperare che i potenti del mondo trovino un accordo. Nel nostro piccolo possiamo solo pregare. Cosa che chiedo anche ai lettori di questa intervista. Non si tratta solo di pregare per dei fratelli che sono in difficoltà. Siamo un corpo solo: se un membro è ammalato, è tutto il corpo a soffrire. Così pregando per i fratelli lontani che sono nelle angustie, ognuno di fatto prega anche per sé, per la sua anima. Un aiuto a vivere la propria fede.


martedì 27 settembre 2016

Ascoltando la voce di Aleppo ...

A sentire Staffan de Mistura, questi sono giorni agghiaccianti con vette di orrore mai viste ai danni della popolazione della parte orientale della città; all'ONU ci si scaglia contro Russi e governativi siriani denunciando presunti crimini di guerra e la 'barbarie' di 275.000 civili 'intrappolati' e assediati in grave pericolo e senza cibo e medicine.
Ora, occorre almeno precisare che esistono 4 corridoi predisposti dal governo siriano perché i civili possano uscire e mettersi al riparo dai bombardamenti destinati ai terroristi che occupano Aleppo Est. Il fatto è che a tenere in trappola queste persone, sono proprio i combattenti che li usano come scudi umani.
E' la guerra, una guerra sporca che è continuamente alimentata da chi dice di combattere i terroristi, mentre li arma. Una guerra che usa come armi anche i civili e la disinformazione.
Oggi purtroppo sono gli abitanti della parte est a soffrire, ma è necessario ricordare che da cinque anni la parte ovest controllata dal governo conta quotidianamente i suoi morti.    La comunità internazionale dov'era quando i terroristi tagliavano acqua ed elettricità a due milioni di persone?  Dov'era quando i tagliagole facevano piovere bombe lanciate dai 'cannoni dell'inferno', enormi mortai artigianali che han fatto migliaia di vittime? Quando attraverso i tunnel sotterranei facevano saltare ospedali, palazzi storici, chiese, mercati, hotel famosi nella storia? A diffondere il terrore per spingere alla fuga gli abitanti e svuotare la città? Vittime VOLUTAMENTE civili, non danno collaterale!
Il governo di Damasco vuole riprendere il controllo di tutta la città, come è legittimo che sia, ma non vuole la morte di innocenti: per questo ha offerto ai terroristi e alle loro famiglie salvacondotti per andarsene senza danno verso Idlib; attuando le opzioni di riconciliazione già operate in altre zone.
USA, e Petromonarchie del Golfo (insieme al resto della coalizione internazionale) a parole dovrebbero combattere i terroristi, di fatto li armano. Quando questi sono in difficoltà, spuntano filmati, filmetti, mostre fotografiche e sceneggiate varie, e il coro dei media invoca ricorsi a tregue umanitarie, negoziati e corti di giustizia: scopo reale, consentire il riarmo delle milizie terroriste.
Accogliamo la domanda di preghiere che ci rivolge il Vescovo, anche se noi temiamo che questa guerra non finirà tanto presto, proprio perché i progetti di smembramento della Siria sono ancora tutti in essere e i loro tessitori sono gli stessi che si sono assunti il ruolo di arbitri in un negoziato che li vede come controparte, pronti a girare la testa altrove se i tagliagole vincono, o a fare i piagnoni e gli indignati se stanno perdendo, invertendo i ruoli di aggredito ed aggressore.
C'è solo un modo di finire questa guerra: smettere di armare i terroristi e dare la possibilità ai Siriani di scegliere chi li deve governare. E  "confidare nel Signore che può cambiare la storia".
   Gb.P.
mappa indicante la suddivisione della città e i quartieri della battaglia di Aleppo 


Per la pace in Siria, monsignor Joseph Tobji chiede preghiere, rimozione dell’embargo e fine della vendita di armi
L’arcivescovo maronita di Aleppo: “L’Europa vuole aiutare i siriani? Rimuova l’embargo!”
Zenit, 23 Settembre 2016
Joseph Tobji ha studiato a Roma ed è stato viceparroco in una Chiesa alla Garbatella, poi è tornato in Siria nella natia Aleppo. Da cinque anni assiste la popolazione martoriata da una guerra interna ed esterna, vivendo la difficile condizione di sacerdote in “zone di guerra”. Il 31 ottobre 2015 è stato nominato arcieparca maronita di Aleppo. Dopo 18 anni è tornato nella Capitale, dove venerdì scorso ha incontrato Papa Francesco.
“Abbiamo portato al Papa le foto dei ragazzi tra i 18 ed i 35 anni martirizzati”, racconta a ZENIT. “Papa Francesco non aveva parole, si è commosso, ci ha abbracciato con le lacrime agli occhi”.  “Ad Aleppo manca tutto”, spiega il presule. “La città è distrutta e in conflitto quotidiano. È divisa in due: la parte occidentale con un milione e mezzo di persone, sotto il controllo dei governativi e la parte orientale con 300mila persone nella morsa dei jihadisti. L’acqua è scarsa e a volte manca per giorni. La centrale elettrica è in mano ai terroristi, e se manca l’energia elettrica le pompe non funzionano. Quando arriva il gasolio entra in funzione la centrale e l’acqua corrente scorre nelle tubature”.
“Ci sono solo due passaggi per entrare ed uscire dalla città”, riferisce l’arcieparca, “uno ad Occidente ed uno a Oriente. A volte il passaggio ad ovest è bloccato dai terroristi e così si rimane assediati. Sono riuscito a passare in un momento in cui si poteva, sono andato in Libano e da lì sono arrivato a Roma. La situazione è drammatica. Ogni giorno arrivano missili, bombe, colpi di mitraglia, cecchini che sparano sulla popolazione. Ci sono mamme che perdono i loro figli piccoli e si disperano. Chiedono dov’è Dio. Cosa hanno fatto questi bambini innocenti per perdere la vita così? C’è risentimento perché cosa hanno fatto di male questi giovani per essere uccisi dalle bombe e da una guerra che non hanno scatenato loro?”.
Una situazione, quindi, molto difficile. “La gente si trova ad un bivio: o disperare o rafforzarsi nella fede ed accettare di portare la croce”, dice mons. Tobji. “Come nell’Antico Testamento anche oggi si ripete la domanda ‘qual è la causa del male?’. A noi sacerdoti tocca il compito di spiegare e praticare una spiritualità di accettazione della sofferenza perché sappiamo che dopo la Croce c’è la Resurrezione. Con questo insegnamento contrastiamo la disperazione e alimentiamo la speranza, perché non tutto finisce qui, anche se si muore”.
Alla domanda su cosa l’Europa possa fare per aiutare le popolazioni vittime del conflitto armato, l’arcivescovo maronita risponde in maniera serena e chiara: “La prima cosa da fare è pregare. Pregare la madre di Dio, perché è il Signore che cambia la storia. La preghiera è un mezzo potente. Nei fatti le preghiere sono importantissime è il Signore che lavora e non l’uomo. Noi confidiamo in Dio, quindi chiediamo preghiere e digiuni. La seconda richiesta importante riguarda la rimozione delle sanzioni”.
“C’è un’emergenza umanitaria ad Aleppo – aggiunge – l’Europa e la comunità internazionale dicono di portare aiuti alimentari e umanitari. Va bene, ma se ci vogliono aiutare veramente devono rimuovere le sanzioni. Nonostante la situazione di emergenza che stiamo vivendo, nel luglio scorso il Parlamento europeo ha rinnovato le sanzioni contro la Siria. Vogliono penalizzare Assad, ma non capiscono che in questo modo stanno facendo morire la gente siriana!”.  
In questo contesto, se non vengono rimosse le sanzioni, l’intenzione di portare aiuti umanitari pare illogica. 
Il terzo punto su cui lavorare, secondo il presule, riguarda il traffico e la vendita di armi. “Chi è che rifornisce di armi i terroristi?”, dice, “sul traffico di armi bisognerebbe agire con misure che ne bloccano il commercio. Ha ragione Papa Francesco, si sta combattendo una guerra per procura, bisogna fermare le lobbies che alimentano i conflitti”.
Riguardo alla primavera araba, Tobji spiega che c’è un grosso equivoco. “La democrazia non può essere imposta. Dove sta scritto che si deve imporre una democrazia? Questo è paradossale… La democrazia emerge e si realizza di per sé, se la imponi non è più democrazia. Imposizione e democrazia sono due termini che si contrappongono”.
https://it.zenit.org/articles/larcivescovo-maronita-di-aleppo-leuropa-vuole-aiutare-i-siriani-rimuova-lembargo/

domenica 25 settembre 2016

Quel popolo di Aleppo che non merita solidarietà


di Robi RonzaLa N Bussola Q, 24-09-2016

Avendo avuto occasione di visitare la città un paio d’anni prima dello scoppio della guerra, Aleppo non è per me qualcosa di remoto. Sono luoghi ed edifici conosciuti, monumenti ammirati, gente incontrata. Perciò la notizia, diffusasi ieri, della ripresa dei bombardamenti aerei sui suoi quartieri orientali mi tocca anche personalmente. 
Tuttavia, più che mai in questa guerra, l’informazione è così strumentalizzata e distorta che in fin dei conti ancora una volta l’unica cosa certa è che le sofferenze degli abitanti della città non accennano a finire; che il mistero del male di cui la strage degli innocenti è paradigma non cessa di riproporsi.  Sappiamo, insomma, che Aleppo è di nuovo un campo di battaglia. Al di là di questo dato complessivo tutto il resto è confuso ed incerto, fermo restando un fatto sin qui sempre confermato: il grosso delle notizie sulle sofferenze dei civili a causa dei bombardamenti e dei cannoneggiamenti proviene dai quartieri orientali sotto il controllo degli “insorti”. 

Delle bombe e dei tiri di mortaio che invece prendono di mira i quartieri occidentali sotto il controllo dei governativi, dove tra l’altro vive la maggior parte dei cristiani, si sa poco, tardi e male. Come si ricorderà, infatti, la malaugurata rivolta senza prospettive contro il regime di Assad, che ormai cinque anni fa precipitò la Siria nella guerra, si fondava su una strana alleanza fra Stati Uniti, ambienti della borghesia progressista locale e movimenti integralisti islamici, questi ultimi incautamente ritenuti da Washington non determinanti. Nonostante tutto quello che da allora a oggi è accaduto, l’occhio di riguardo verso gli “insorti”, con cui l’ordine costituito dei media e delle grandi Ong cominciò a guardare alla crisi siriana, non è più venuto meno. 

Perciò – osserviamo per inciso -- le grandi agenzie e i grandi giornali continuano tra altro a definire “insorti” quella che invece è in larga misura una grande “legione straniera”, armata e rifornita attraverso la Turchia; in realtà una forza di invasione costituita da jihadisti provenienti da circa quaranta diversi Paesi di ogni parte del mondo.  Nel convulso conflitto che ne è derivato, anche a seguito del successivo intervento della Russia, con le potenze della coalizione che mentre fanno la guerra ai jihadisti (dell’Isis e di altre sigle) si fanno anche la guerra tra loro, chi paga le spese del conflitto è innanzitutto la popolazione civile. 

Non però soltanto quella che si trova nelle aree sotto il controllo degli “insorti”; e quindi subisce i bombardamenti aerei russi e governativi di cui poi le grandi agenzie e gli uffici  stampa delle grandi Ong distribuiscono a piene mani informazione e servizi video. Non sta meglio, infatti, quella che si trova nelle aree sotto il controllo del governo di Damasco, e quindi subisce i tiri  indiscriminati di mortaio e gli agguati dei cecchini degli “insorti”. Ad Aleppo, che aveva circa tre milioni di abitanti, si stima che ne restino ancora circa un milione e mezzo; si tratta in genere dei più poveri tra i poveri, di coloro che non hanno né i mezzi economici né la possibilità pratica di allontanarsi dalla città. 

Di questi circa tre quarti vivono nell’area sotto il controllo del governo e il resto in quella sotto il controllo degli “insorti”.  In quanto ai cristiani, dei 150 mila che vi abitavano ne restano ad Aleppo circa 30 mila. Rimane in funzione una sola parrocchia, quella di San Francesco, cui provvedono cinque frati della Custodia di Terra Santa, fra cui padre Firas Lufti e padre Ibrahim, che molti in Italia e altrove in Europa hanno avuto modo di conoscere. La parrocchia è divenuta un centro di soccorso, di aiuto sanitario e alimentare e di assistenza aperto a tutti, cristiani e musulmani. 

Sembra purtroppo che le potenze coinvolte nella crisi non riescano a risolverla con un accordo diplomatico. In tal caso siamo inevitabilmente alla vigilia di una grande battaglia per la definitiva conquista di Aleppo, chiave di volta del conflitto. E perciò alla vigilia di altre distruzioni indiscriminate e di altre sofferenze di innocenti e di indifesi, in particolare donne, vecchi e bambini. Attendiamoci tra l’altro la consueta informazione unilaterale, ricca di immagini e di particolari con riguardo alle sofferenze causate dai bombardamenti aerei delle forze della coalizione e del governo di Damasco, e muta invece sulle sofferenze causate dalle armi degli “insorti” ai civili che vivono nei quartieri sotto controllo governativo. 

Le tv, le grandi Ong francesi e inglesi, e gli inviati dei grandi giornali ci parleranno molto delle prime. Le seconde dovremo per lo più immaginarcele, ma nella realtà non saranno da meno.