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sabato 10 novembre 2012

Dalla parte dei profughi siriani

OSSERVATORE ROMANO 11 NOVEMBRE 2012
 Intervista al cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, di ritorno dalla missione in Libano.

 
«Sono profondamente colpito dalla grande dignità di queste persone, uomini e donne, profughi in un Paese straniero, rifugiati, costretti a lasciare le proprie case, il proprio villaggio, la loro amata madre Patria, la Siria, dopo un pericoloso viaggio di centinaia di chilometri». Risponde così in un’intervista al nostro giornale il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, parlando delle sue prime  impressioni al termine della delicata missione in Libano, che gli è stata affidata da Benedetto XVI.

 
 Eminenza, quali sono state le ragioni e le finalità di questo viaggio?

In primo luogo vi è la grande attenzione del Santo Padre, ribadita lo scorso 7 novembre, per le vittime del terribile conflitto siriano. Le sue preghiere, i suoi richiami, la sua esplicita richiesta, mi hanno condotto in Libano.
Benedetto XVI in persona ha visitato questo Paese in settembre e già allora non ha mancato di esprimere tutta la sua vicinanza alle popolazioni e la sua preoccupazione per gli sviluppi della crisi siriana che rischia di compromettere tutto il delicato equilibrio mediorientale. La Siria, il Libano e tutta questa regione stanno nel cuore del Santo Padre. In secondo luogo vi è stata l’iniziativa dei padri sinodali, che nel pieno delle riflessioni sull’oggi dell’evangelizzazione, hanno cercato di organizzare un viaggio di solidarietà direttamente in Siria, viaggio che per diverse cause non si è potuto realizzare.
La mia visita ha voluto esprimere questa solidarietà, questa vicinanza di Papa Benedetto e dei padri sinodali. Quale presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, con il segretario monsignor Giampietro Dal Toso, abbiamo ritenuto di darci anche l’obiettivo concreto di incontrare gli organismi caritativi cattolici impegnati nell’accoglienza e nell’aiuto operativo alle persone bisognose, agli sfollati in Siria e ai rifugiati nei Paesi limitrofi, per rilanciare e coordinare al meglio gli interventi. La prospettiva più probabile è, infatti, quella di un lavoro di lungo periodo, di un’emergenza che si protrarrà nel tempo e forse si estenderà ulteriormente, richiedendo un lavoro sempre più capillare e intenso sul territorio, da parte di tutti. Mi sembra comunque molto importante la volontà di tutte le organizzazioni di lavorare in comunione e di testimoniare insieme l’amore e la prossimità di Dio verso chi è sofferente.

Quali sono stati i momenti salienti della visita?
Ho avuto incontri con il patriarca maronita e il Sinodo dei vescovi maroniti in Libano e con il patriarca armeno-cattolico. Il presidente della Repubblica del Libano mi ha fatto l’onore di ricevermi; va da sé che il ricordo è andato alla recente visita apostolica di Sua Santità in Libano, che è stata di importanza eccezionale per tutta la regione. Mi ha commosso l’incontro con il patriarca greco-ortodosso di Damasco, Ignazio IV, che ha voluto vedermi, anche se in quei giorni era ricoverato in ospedale; egli ha insistito sulla comune, necessaria testimonianza di fraternità. La giornata di giovedì 8 è stata dedicata alla visita ai rifugiati e sono giunto fino ai confini con la Siria. Purtroppo ho visto sofferenze inaudite: una madre voleva affidarmi il figlio di 4 mesi, perché ha lasciato il marito in Siria e non sa quando lo vedrà; alcuni rifugiati cristiani mi hanno chiesto di pregare il Papa di aiutarli a tornare a casa. 

L’impegno della Chiesa per queste persone attraverso i suoi organismi è encomiabile, anche se le risorse sono limitate rispetto ai bisogni: garantire la sopravvivenza e i servizi di base, la scolarizzazione, un tetto. A tutte queste problematiche è stata dedicata la riunione di venerdì 9, con i rappresentanti di Chiese locali e di 26 organismi di carità, insieme ai nunzi apostolici in Libano e in Siria. La riunione è stata molto utile per la conoscenza degli interventi e lo studio per una maggiore incidenza degli aiuti stessi.

Concretamente cosa può fare la Chiesa in queste situazioni?

I vari incontri che ho svolto mi hanno confermato quanto siano importanti le preghiere, le parole e le azioni. Gli appelli alla pace e alla riconciliazione, rivolti dal Santo Padre alle parti in guerra, a tutti gli attori di questo violento conflitto, alla comunità internazionale perché si attivi quanto prima, La sua continua preghiera, la sua vicinanza spirituale, unita alle iniziative di concreta e operosa solidarietà che si stanno attuando da mesi, dal primo momento in cui il conflitto ha cominciato a mietere vittime innocenti: questi tre approcci sono tutti fondamentali. In qualche modo traducono in concreto la triplice missione della Chiesa. Mi ha molto colpito il fatto che durante la nostra riunione di coordinamento più voci abbiano sottolineato il ruolo determinante della Chiesa per favorire la riconciliazione. Ogni conflitto lascia dietro di sé ferite profonde; se queste non guariscono, la pace resta solo una
pace di facciata. Dobbiamo portare il nostro messaggio di perdono e di riconciliazione. È un servizio spirituale che forse solo la Chiesa, attraverso vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, può svolgere.

LE SUORINE DI ALEPPO

Come si può realizzare questa missione, in un contesto in cui la Chiesa è minoranza, soprattutto in Siria e in altri Paesi di questa complessa regione del
mondo?


Da Papa Benedetto alle organizzazioni caritative cattoliche impegnate sul terreno, insieme, siamo uniti in questo grande sforzo umanitario. Tutto quello che adesso possiamo fare per loro concretamente, dobbiamo farlo. Sia per il loro bene materiale, sia per il loro bene spirituale. Un aiuto aperto a tutti, senza distinzione e senza secondi fini. In tal senso attraverso la visita si è cercato di favorire la cooperazione e uno spirito di comunione tra i vari attori, Individuando anche le sfide e le difficoltà, in particolare il continuo aumentare dei problemi e dei bisogni. In molti contesti la Chiesa cattolica è una comunità debole e fragile, piccola e vulnerabile, un’esigua minoranza, ma capace di grandi gesti di carità. Adesso è il momento per vivere concretamente quella comunione e quella testimonianza, alla quale il Sinodo per il Medio Oriente ha chiamato. Vediamo questo momento difficile come una grande opportunità che il Signore ci dà per mostrare il vero volto di una Chiesa umile, debole, povera, ma che si sente realmente al servizio della redenzione del mondo e che si apre nella carità a tutti coloro che hanno bisogno. Una Chiesa che in questa regione del mondo, complessivamente è certamente una minoranza, ma che è solidale con tutti, secondo le indicazioni del Vangelo, con un prossimo che ha fame, sete, che è forestiero, che può avere ogni tipo di bisogno, anche se appartiene ad altre religioni, ma nondimeno resta il nostro prossimo. E qui vorrei ringraziare Caritas Libano, vescovi e comunità cristiane che fanno di tutto per accogliere in nome di Cristo tutti questi rifugiati.

Vi è anche un’attenzione interreligiosa?

Come ci insegna Papa Benedetto, nell’enciclica Deus caritas est, l’amore del prossimo si estende alle persone che neppure conosciamo e questo può realizzarsi solo a partire dal nostro intimo incontro con Dio. Allora imparo a guardare quest’altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. È certo che non si può confondere il doveroso dialogo interreligioso caratterizzato da dinamiche complesse e articolate, con l’azione caritativa, di per sé pratica, concreta; ma è altrettanto certo che un gesto di carità aperto a tutti, senza distinzione di sorta, tantomeno di religione, costituisca una sorta di dialogo silenzioso, un ossimoro, fatto di fatti, di azioni che rispondono a bisogni reali, soprattutto dei più poveri, un gesto di comunione. Tali azioni di fatto ben dispongono a un dialogo tra persone che, dentro l’azione di carità, si riconoscono come fratelli, si riconoscono da un gesto, da uno sguardo, da una carezza.
PADRE GEORGES, MARISTI DI ALEPPO
La carità, come dicevo, è via per la pace, e la pace è preparata dal dialogo e dalla comunione. Come Cor Unum riteniamo e speriamo che dentro una teologia della carità, dentro un Vangelo della carità, annunciato e vissuto, vi siano anche
questi buoni frutti.


L'Osservatore Romano, 11 novembre 2012.




http://ilsismografo.blogspot.it/2012/11/vaticano-intervista-al-cardinale-robert.html

venerdì 9 novembre 2012

FERMARE LA BARBARIE !

Distrutta con esplosivo la storica chiesa evangelica di Aleppo

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40281&lan=ita


La piaga dei sequestri, oltre 1.700, nel conflitto siriano: appello per un reporter americano

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40279&lan=ita


Gli sforzi della Chiesa per liberare i cristiani sequestrati e per assistere gli sfollati

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40266&lan=ita



Il villaggio cristiano di Ras el-Ain invaso da 1500 mercenari armati.


Venerdì, 9 novembre 2012 - Apprendiamo ora, da persone attualmente in fuga, che il villaggio cristiano di Ras Al-Ain (22.000 ha.), situato alla frontiera turca, è stato occupato questa  mattina da 1500 mercenari armati di obbedienza wahabbita.

Alcune famiglie cristiane sono riuscite a fuggire verso Hassakeh, ma altre sono state prelevate. La Chiesa Siriaco-ortodossa del villaggio è stata saccheggiata e distrutta.

Inoltre ci giunge notizia che nel villaggio cristiano di Ghassanieh, a una  decina di chilometri da Jisr-el-Chougour, le case sono state evacuate a forza e sono ormai occupate dalle bande degli integralisti
http://www.leveilleurdeninive.com/p/special-syrie.html#raselainenvahi
 
 
 Des détails sur le détournement de la liaison par bus Beyrouth-Alep

La bande armée qui a procédé à l'enlèvement visait manifestement les chrétiens ; des éléments de cette bande ont déclaré à notre frère chrétien de rite grec catholique, que "le tour des chrétiens est arrivé ; on va assassiné les prêtres, les moines, violer les religieuses et détruire les églises".
Nous rapportons ces paroles qui ont été clairement exprimées; il ne s'agit pas d'une manipulation ou d'une volonté de semer haine et discorde.
http://www.leveilleurdeninive.com/


Il card. Sarah "un padre" per i profughi siriani musulmani e cristiani

Asia News 09/11/2012

Il presidente del Pontificio consiglio Cor Unum ha visitato ieri i campi profughi della valle della Bekaa. P. Simon Faddoul presidente di Caritas Libano racconta ad AsiaNews la commozione dei rifugiati, in maggioranza musulmani. Una madre con un figlio di quattro mesi ha chiesto al cardinale di adottare il bambino per salvarlo da questa situazione terribile. Nelle tendopoli mancano acqua, elettricità cibo. L'appello agli occidentali :  "Aprite i vostri occhi, le vostre orecchie e il vostro cuore alla sofferenza dei vostri fratelli siriani".

http://www.asianews.it/notizie-it/Il-card.-Sarah-un-padre-per-i-profughi-siriani-musulmani-e-cristiani-26309.html






Aleppo: il dramma della popolazione, vittima del conflitto fra esercito e ribelli

Asia News 09/11/2012
 
AsiaNews presenta una testimonianza sulla situazione nella città siriana.
Scossa dal 20 luglio scorso da combattimenti violenti e intensi fra le forze del regime siriano e le fazioni del Free Syrian Army (Fsa), Aleppo è in una condizione di estrema criticità. Questa guerra ha causato in pochi mesi la morte di molti civili e procurato danni ingenti, minando in modo particolare il notevole patrimonio storico e artistico classificato dall'Unesco.

A oggi la città è divisa in due: da una parte, i quartieri passati sotto il controllo dei ribelli (tra il 55 e il 60% concentrato nelle zone a est, a sud e a nord) e dall'altra, quelli rimasti fedeli al regime di Assad (tra il 45 e il 50%, raggruppati nelle aree a ovest di Aleppo e nel centro). Accedere al cuore della città diventa sempre più difficile: molte strade sono interrotte; i militari siriani e le truppe ribelli hanno creato delle barriere artificiali lungo i percorsi; controlli sempre più serrati regolano il transito, in ingresso e in uscita, fra i due settori "nemici".

L'aeroporto di Aleppo è ancora nelle mani delle forze governative, ma non si può raggiungere la città senza dover fare un lungo giro per evitare le zone teatro di combattimenti. Il rischio è maggiore o minore a seconda che si transiti di giorno o durante la notte, e varia pure in base all'intensità dei combattimenti al momento del passaggio. La zona sotto il controllo dell'Fsa è accessibile attraverso la Turchia e le aree "liberate" nel nord della Siria. Le zone controllate dal regime sono invece accessibili da ovest, attraverso la via di Damasco.

In prima linea, dove infuriano i combattimenti, le condutture idriche e le infrastrutture che forniscono energia elettrica sono andate completamente distrutte. La maggior parte degli edifici è deserta, i danni materiali sembrano assai significativi, anche se non è possibile valutare l'estensione dell'area, essendo ancora molto pericolosa e di conseguenza impraticabile.

Senza riflettere alcuna affiliazione politica pro o contro il regime siriano, la popolazione civile che abitava quelle zone è fuggita spontaneamente nelle zone controllate dall'esercito ribelle o nel settore controllato dai soldati fedeli a Damasco, entrambi considerati "relativamente" più sicuri. Il passaggio da un settore all'altro è molto pericoloso. Qualunque civile cerchi di varcare la linea di confine è subito oggetto di pesanti sospetti: per i ribelli, egli viene considerato subito un funzionario pubblico o un militare in abiti borghesi; dal regime, esso viene bollato come un membro o un sostenitore dell'opposizione.

giovedì 8 novembre 2012

Cosa farà Obama?

Siria - Obama : Gli interrogativi e le  aspettative del mondo cattolico


SIR  8/11:

Conflitto israelo-palestinese, Siria, Iran, primavera araba, tanto per citarne alcuni, in che modo vedranno Obama impegnato in questo secondo mandato presidenziale? Daniele Rocchi, per il Sir, lo ha chiesto a Janiki Cingoli, direttore del Cipmo (Centro italiano per la pace in Medio Oriente).
...Medio Oriente è anche Iran, la sua politica nucleare, la Siria in fiamme, la primavera araba…  “Riguardo all’Iran penso che Obama riconfermerà il tentativo negoziale. C’è stato, di recente, il segnale iraniano di sospendere le sue attività per l’arricchimento dell’uranio al 20%. Occorrerà vedere se la sua situazione interna consentirà all’Iran di aprire un po’ di più il tavolo negoziale e consentire una ripartenza del dialogo. Ricordo anche che il presidente Usa ha impedito a Israele, almeno fino a questo momento, di fare blitz unilaterali e credo continuerà su questa linea. Va sottolineato, poi, che l’insediamento di Obama coincide con la data delle elezioni in Israele, 22 gennaio 2013, in cui Netanyahu si presenta insieme al leader di destra Avigdor Lieberman, e questo non è molto rassicurante”.

Sulla Siria quale potrebbe essere l’impegno Usa?
“Credo che Obama non abbia nessuna intenzione d’impelagarsi direttamente nella crisi del Paese, al di là di un sostegno generico d’informazioni e di un po’ di armi ai ribelli. In Siria non c’è la lotta d’insurrezione di un popolo contro il tiranno ma una guerra civile tra componenti diverse della società. In una situazione simile si esce non con la vittoria di una parte sull’altra ma con una soluzione concordata di fuoriuscita”.

Altro file aperto sul tavolo di Obama è quello della primavera araba, ovvero della transizione in atto nel mondo arabo. Anche qui non mancano motivi di preoccupazione…
“È un dossier prioritario. La transizione, infatti, vede il consolidamento del controllo della componente sunnita dei Fratelli musulmani in tutta l’area, a partire dall’Egitto, passando per Marocco, Libia, Tunisia e Turchia. Obama ha appoggiato la fuoriuscita dei regimi autoritari ma il punto di approdo adesso è incerto e ciò rende difficile l’instaurazione di un rapporto con questa nuova e complessa realtà. Un’alleanza col fronte sunnita potrebbe essere il jolly per fronteggiare l’espansionismo sciita, ma a pesare ancora una volta è la mancata soluzione della questione palestinese che rientra in ambito sunnita così come Hamas, che sta registrando una crescente legittimazione, e i rapporti con l’Egitto che con Hamas ha un rapporto chiaro”.
http://www.agensir.it/pls/sir/v3_s2doc_a.a_autentication?target=3&tema=Anticipazioni&oggetto=249663&rifi=guest&rifp=guest



MISNA 8/11

PRESIDENTE ASSAD, “VIVRÒ E MORIRÒ IN SIRIA”

“Sono siriano, vivrò e morirò in questo paese”: pesano come pietre le parole pronunciate dal presidente siriano Bashar al Assad, sui tentativi dell’inviato Lakhdar Brahimi di intavolare un negoziato che preveda l’avvio di una transizione politica, mentre l’opposizione pone come condizione al dialogo la deposizione del presidente.
“Non sono una marionetta. Non sono stato fabbricato in Occidente per finire in Occidente o in un altro paese che non sia il mio” ha dichiarato il presidente all’emittente russa in lingua araba Roussiya al youm dopo che ieri il primo ministro inglese David Cameron aveva aperto alla possibilità di garantire un salvacondotto ad Assad e alla sua famiglia se questo potesse mettere fine alle violenze.
“Di certo non gli offro la possibilità di venire in Gran Bretagna – aveva detto Cameron – ma se vuole, potrebbe lasciare il paese, la cosa si potrebbe organizzare”.
Presentando la Siria come l’ultimo “bastione della laicità, della stabilità e della coesistenza” nella regione, Assad ha aggiunto che il costo di un’invasione straniera nel paese “sarebbe così alto che nessuno al mondo potrebbe sostenerlo”.
Una visione condivisa dal quotidiano al Baath, voce del partito al potere a Damasco, che esprime la previsione che l’amministrazione americana possa considerare una soluzione politica alla crisi dopo la rielezione del presidente Barack Obama.
“Per quanto riguarda la Siria, si prevede che l’amministrazione degli Stati Uniti sotto il secondo mandato di Obama potrebbe prendere in considerazione una soluzione politica in generale e in particolare la Convenzione di Ginevra” sottolinea il quotidiano in un editoriale dal titolo “Che succede dopo la vittoria di Obama”.
L’autore dell’articolo motiva la sua ipotesi con una serie di fattori, e principalmente “il rifiuto di Obama di spingere il suo paese in una nuova guerra dopo quello che ha lasciato intendere nel suo discorso della vittoria quando ha detto che ‘ci stiamo lasciando alle spalle un decennio di guerra”.
“Dopo aver tirato un sospiro di sollievo quando le sue truppe hanno lasciato l’Iraq – sostiene il quotidiano – Obama non può pensare a una nuova avventura militare che minaccia di infiammare l’intera regione”.
 
 
 
 
AsiaNews

Brahimi: la Siria sta diventando una nuova Somalia


"La Siria potrebbe divenire una nuova Somalia". È quanto afferma Lakhar Brahimi, inviato speciale di Onu e Lega Araba in Siria in un'intervista rilasciata al quotidiano al-Hayat. Secondo il diplomatico, il conflitto si sta trasformando in una guerra di usura dove milizie paramilitari e signori della guerra potrebbero avere la meglio in caso di un collasso del regime. Le dichiarazioni di Brahimi giungono a pochi giorni dal fallimento del cessate il fuoco proposto da Onu e comunità internazionale in occasione della festa islamica dell'Eid al-Adha. L'inviato speciale sottolinea che "si teme la divisione del Paese vari Stati basati sull'etnie e l'appartenenza religiosa, ma io non voglio che ciò accada".

La "somalizzazione" della Siria potrebbe destabilizzare tutta la regione e costringere a un intervento internazionale per prevenire un conflitto su larga scala. Oggi, James Cameron, Premier britannico in visita negli Emirati Arabi per sottoscrivere contratti militari, ha dichiarato di voler concedere ad Assad un salvacondotto e un processo equo davanti a una corte internazionale se si dimetterà e porrà fine alle violenze contro i civili.

In questi giorni, i bombardamenti dell'esercito regolare e gli attentati dinamitardi dei guerriglieri ribelli hanno colpito le principali città del Paese, facendo più di duecento morti fra i civili. Ieri, nella capitale un'autobomba è esplosa nel quartiere di Mezzah Jana, uccidendo 11 persone fra cui molte donne e bambini, Gli scontri fra ribelli e regime si sono spinti fino alle alture del Golan, pattugliate senza sosta dall'esercito dello Stato di Israele. Ieri sera una jeep dei militari israeliani è stata colpita da proiettili vaganti, facendo salire ancora di più la tensione fra i Paesi confinanti

Intanto, si accende il dibattito futuro del Paese, in guerra dal marzo 2011. Domani si concluderà l'Asseblea Generale del Consiglio nazionale Siriano, (Cns), principale piattaforma degli oppositori in esilio. Ieri sera, alla vigilia dell'incontro Abdel Basset Sayda, capo dell'Snc ha dichiarato "che partecipa con gioia all'incontro. Ma vorremmo sottolineare fin dall'inizio la necessità di mantenere il SNC, come la pietra angolare dell' opposizione siriana", La riunione è iniziata ieri a Doha (Qatar) e terminerà domani. Il gruppo dei ribelli, rappresentando in gran parte dall'Snc, rifiuta qualsiasi soluzione che vede Assad ancora seduto in posto di potere. A tutt'oggi gli unici che ancora difendono Assad sono: Russia, Cina e Iran. In visita in Giordania, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha ribadito oggi la pericolosità di uno Stato nelle mani di ribelli armati, che continuano ad essere finanziati da Qatar e Arabia Saudita. Secondo il diplomatico i ribelli del Free Siryan Army avrebbero ottenuto dall'estero ben 50 missili Stinger da lanciare contro i jet dell'esercito e colmare in tal modo lo svantaggio strategico di non disporre di aerei ed elicotteri, forniti invece dalla stessa Russia, che ha legami con il Paese dai tempi dell'Unione Sovietica.
 
 
 
 
IL SUSSIDIARIO 8/11
 

Farouq: il doppio gioco di Obama ha distrutto la credibilità  dell’Occidente

 Intervista di Pietro Vernizzi
....
Professor Farouq, sbaglio o la vittoria di Obama non l’ha affatto entusiasmata?
In realtà sia Obama sia Romney purtroppo seguono la stessa politica di compromesso nei confronti del Medio Oriente. Il principale problema della politica estera degli Stati Uniti è il fatto di essere pragmatica e non morale.
La Casa Bianca in Egitto si è limitata a salire sul carro del vincitore, senza badare di chi si trattasse. Il bene del popolo egiziano per Washington è un aspetto secondario, come pure la libertà e la democrazia. Ciò che conta sono solo i benefici e gli interessi degli Stati Uniti. La moralità è quanto di più abusato vi sia in politica estera, e Obama non farà certo la differenza, come non l’avrebbe fatta Romney del resto.

Al pragmatismo di Obama avrebbe preferito la moralità di Bush, che ha scatenato una guerra contro Saddam Hussein?
 Non sono affatto d’accordo con chi afferma che l’intervento americano in Iraq
sia stato dettato da motivazioni ideali. Nessuna guerra è morale, come all’epoca
ricordò giustamente il Santo Padre Giovanni Paolo II.

In pochi nel mondo arabo si ricordano di quella presa di posizione di Wojtyla …
l problema dell’Occidente è la manifesta immoralità della sua politica estera
in Medio Oriente. E’ questo a fare sì che la testimonianza delle civiltà occidentali e del cristianesimo non sia accettata dalle popolazioni musulmane. I peggiori pregiudizi contro i cristiani nascono dal fatto di vedere il dualismo e la duplicità della politica estera dei Paesi occidentali.

Può spiegare meglio in che cosa consiste questo dualismo americano?
 Innanzitutto, non sono gli Stati Uniti a essere immorali, bensì la politica estera verso il Medio Oriente di quanti si sono succeduti alla Casa Bianca negli ultimi 20 anni. In questo lungo periodo sono salite al potere diverse amministrazioni, democratiche e repubblicane, senza che cambiasse alcunché nella loro politica estera verso i Paesi arabi.

Eppure non capisco: è giusto o sbagliato che gli Usa abbiano preso posizione
contro dittatori come Saddam Hussein o Assad?

Il problema sono i due pesi e le due misure di Washington. Saddam ovviamente era un dittatore, ma il Re dell’Arabia Saudita Abdullah non è da meno. Mentre parliamo è in corso una rivoluzione in Kuwait, il 15/20% della popolazione è scesa in strada a protestare ma nessuno ha nemmeno dato la notizia. Arabia Saudita, Kuwait e Qatar sono la fonte di tutti i mali nel mondo islamico. Sono loro per esempio a finanziare gli imam più fondamentalisti in tutti i Paesi, inclusa l’Italia. Eppure in Occidente nessuno condanna il comportamento di questi tre governi che sono in prima linea nella lotta contro i diritti umani.

Difficile operare una distinzione tra l’Islam e l’Arabia Saudita, il Paese
musulmano per antonomasia …

Europa e Stati Uniti continuano a ripetere: “Non possiamo interferire in questi Paesi, perché l’Islam è ovunque così”. Invece non è vero, esistono tanti musulmani moderati ma in Occidente nessuno fa nulla per aiutarli perché questo andrebbe contro gli interessi americani in Medio Oriente.

Quale dovrebbe essere invece il ruolo dell’Occidente in Medio Oriente?
 Vorrei che fosse chiaro che sono contrario a qualsiasi intervento americano in
Egitto, sia che esso avvenga per buone o per cattive ragioni. E ritengo che sia
la stessa posizione della maggior parte degli egiziani. Ciò che abbiamo bisogno
dall’Occidente è che testimoni i suoi valori e il suo grado di civilizzazione
nelle sue relazioni con il Medio Oriente, e che smetta di reagire agli eventi
secondo i loro interessi in continuo cambiamento. Il vero e più importante
interesse per le persone occidentali dovrebbe essere quello di fare sì che
questi valori siano vissuti, perché è l’unico modo affinché le nostre differenze
arricchiscano la nostra umanità senza bisogno di inutili compromessi.

E quindi?
 Il punto è la differenza tra “reazione” e “risposta”. La reazione significa che
sei prigioniero di qualsiasi evento indipendente dalla tua morale, cultura e
civilizzazione. Mentre la risposta significa che sei in grado di formulare un
giudizio, in modo che gli eventi diventino parte della tua pratica per i tuoi
valori e la tua cultura. E’ un esempio che abbiamo bisogno di vedere, e quindi
ciò che speriamo realmente di vedere è che la politica americana passi dalla
“reazione” alla “risposta”.
 http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2012/11/8/EGITTO-Farouq-il-doppio-gioco-di-Obama-ha-distrutto-la-credibilita-dell-Occidente/335795/
 

 
 
La Perfetta Letizia
 

Davanti al dramma della Siria è ora di fare i conti con i volti delle vittime 

La popolazione civile sta pagando il prezzo più alto e la diplomazia langue
 
di Patrizio Ricci
...
Il giornale britannico Guardian riferisce che nei loro recenti dibattiti Romney e Obama, d’accordo su pochissime cose, concordano invece che “le sanzioni devono essere aumentate, e deve aumentare il sostegno per l'opposizione armata , mentre le armi devono andare solo ai in moderati”. Non vi è alcuna menzione di un cessate il fuoco, né delle iniziative dell'ONU, né della mediazione di Brahimi, né di una soluzione politica. Questa posizione rispecchia purtroppo quella della comunità internazionale, almeno di quella che conta. La linea decisa da Europa, Stati Uniti e paesi del Golfo dopo i ripetuti veti russo e cinese ad un intervento militare diretto ‘stile Libia’ non ha privilegiato la diplomazia. Anziché sostenere l’opposizione moderata che ha rifiutato la lotta armata, sono stati espulsi gli ambasciatori siriani e sono falliti sul nascere tutti i tentativi riconciliazione e di mediazione. Sono state invece adottate iniziative parallele che hanno discreditato l’ONU e che hanno galvanizzato la guerriglia, sicura di un intervento NATO imminente. Quest’atteggiamento si è tradotto sin dall’inizio in azioni concrete di supporto politico, finanziario e militare. Tenendo conto invece della fallimentare esperienza irachena, si sarebbe dovuta considerare la pericolosità di incoraggiare e mettere in atto processi di cui è difficile prevede gli esiti, ma così non è stato.
Le conseguenze sono terribili: i campi profughi in Libano, Giordania, Iraq e Turchia s’infoltiscono di giorno in giorno di gente che fugge, mentre il numero delle vittime cresce. I generi di prima necessità, già scarsi per il conflitto, con l’embargo sono diventati introvabili e quelli ancora reperibili hanno prezzi vertiginosi che li rendono inaccessibili per la maggior parte della popolazione.
Dire queste cose oggi è impopolare e criticare non le motivazioni della protesta ma la sua attuazione pratica è quasi proibito. Chi suggerire la ragionevolezza e la riconciliazione secondo gli accordi di Ginevra rischia di essere tacciato come pro-Assad. Ognuno insomma considera la parte rivale una malattia da distruggere, ma non si accorge che, accanendosi sulla malattia, il corpo, quello che dovrebbe essere l’oggetto delle cure, è moribondo. Finora ha prevalso l’insensatezza, ma l’unica vera via d’uscita resta una soluzione politica che preveda una transizione democratica, magari succedanea ad una riforma delle istituzioni statali; deve essere quindi avviato un processo politico in cui tutte le componenti sociali siano rappresentate. Se così non fosse le conseguenze materiali si farebbero sentire a lungo, la concordia tra le componenti della variegata società siriana sarebbe sempre più una chimera e la libertà e la democrazia occasioni perdute.
 
 

 

mercoledì 7 novembre 2012

Il Papa lancia un nuovo appello “a fare tutto il possibile per la Siria”

“Mentre elevo la mia preghiera a Dio, rinnovo l’invito alle parti in conflitto e a quanti hanno a cuore il bene della Siria a non risparmiare alcuno sforzo nella ricerca della pace e a perseguire, attraverso il dialogo, le strade che portano ad una giusta convivenza, in vista di un’adeguata soluzione politica del conflitto. Dobbiamo fare tutto il possibile perché un giorno potrebbe essere troppo tardi!".

"Continuo a seguire con particolare apprensione la tragica situazione di violenza in Siria, dove non cessa il rumore delle armi e aumenta ogni giorno il numero delle vittime e l’immane sofferenza della popolazione, in particolare di quanti hanno dovuto lasciare le loro case. Per manifestare la mia solidarietà e quella di tutta la Chiesa alla popolazione in Siria e la vicinanza spirituale alle comunità cristiane del Paese, era mio desiderio inviare una Delegazione di Padri Sinodali a Damasco. Purtroppo, diverse circostanze e sviluppi non hanno reso possibile l’iniziativa nelle modalità auspicate, e perciò ho deciso di affidare una missione speciale all’Em.mo Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Da oggi fino al 10 novembre corrente egli si trova in Libano, dove incontrerà Pastori e Fedeli delle Chiese che sono presenti in Siria; visiterà alcuni rifugiati provenienti da tale Paese e presiederà una riunione di coordinamento delle istituzioni caritative cattoliche, alle quali la Santa Sede ha chiesto un particolare impegno in favore della popolazione siriana, sia dentro che fuori del Paese."

Le parole del Santo Padre  in diretta da Radio Vaticana: http://media01.radiovaticana.va/audiomp3/00342400.MP3



Padre Lombardi: donazione del Papa e del Sinodo in favore della popolazione siriana

Il Papa invia in Siria un milione di dollari

...Manifestare la sentita partecipazione della Santa Sede e di tutta la Chiesa al processo di pacificazione, esprimere la vicinanza della Chiesa universale alle popolazioni duramente provate e rafforzare l’impegno umanitario della Chiesa cattolica nella regione”: queste, ha ricordato padre Lombardi, le finalità principali della “missione speciale” del card. Sarah in Libano.
“Dall’inizio della crisi siriana - ha ricordato il direttore della sala stampa vaticana - la Santa Sede è intervenuta più volte per una soluzione pacifica del conflitto”, e il Papa “ha chiesto ripetutamente che si interrompesse la spirale della violenza e si promuovesse la strada del dialogo e della riconciliazione”.

 Nota del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:
http://it.radiovaticana.va/news/2012/11/07/padre_lombardi:_donazione_del_papa_e_del_sinodo_in_favore_della_popola/it1-636564

Non ci lascia soli


Quali sono state le reazioni all’appello del Papa delle Chiese locali di Siria? Daniele Rocchi, per il SIR, lo ha chiesto ad alcuni parroci di Damasco, Aleppo e Lattakia.
Aleppo. “Un appello che abbiamo accolto con gioia. Aspettavamo con ansia la delegazione dei padri sinodali qui in Siria, ma ora questo appello, con la notizia dell’arrivo a Beirut del card. Robert Sarah, di Cor Unum, ci riempie di speranza” spiega da Aleppo, città tra le più colpite dal conflitto interno, padre Giorgio Abuhkazan, della parrocchia di san Francesco. “Ringraziamo di cuore il profondo interesse con cui il Santo Padre segue le tristi vicende del nostro Paese che mai come ora ha bisogno di parole di pace e di riconciliazione. Speriamo che siano ascoltate da chi può veramente mettere la parola fine alla violenza. Quella di Benedetto XVI - prosegue il parroco - è l’unica voce che parla di pace per la Siria. Le grandi potenze, che tutto hanno in mano, ascoltino questo invito e si diano da fare per promuovere il dialogo e la soluzione pacifica”. L’appello, fa notare padre Abuhkazan, “giunge nel giorno della rielezione di Barack Obama a presidente degli Usa. Che possa essere proprio lui il primo ad ascoltare Benedetto XVI. Ma ricordo anche che in questi giorni le opposizioni siriane sono in Qatar per loro consultazioni. Spero trovino un accordo per aprire un canale di dialogo con il governo di Assad”. Dal parroco arriva il punto sulla situazione in città: “Drammatica… Quasi tutti hanno perso il lavoro e le condizioni di vita si sono fatte molto dure. Siamo spettatori inermi della sistematica distruzione della città da parte di bande armate, integraliste, composte in buona parte da stranieri. Moltissime fabbriche, vanto di Aleppo, sono state distrutte o rese inutilizzabili. Le strade non sono sicure, si registrano rapimenti, violenze, la popolazione esce lo stretto indispensabile. Cerchiamo di dare aiuto materiale per quello che possiamo a feriti, sfollati, famiglie, ma non è facile. Spero che questo appello risvegli le coscienze di tanti anche per quello che riguarda solidarietà”.

Damasco. Soddisfazione anche a Damasco, la capitale, dove dalla parrocchia di sant’Antonio da Padova, si leva la voce di padre Giuseppe Costantin, siriano con origini della città di Antiochia. “Siamo felici per le parole del Papa. Lo ringraziamo per la sua vicinanza spirituale e il suo sostegno materiale. Non ci ha mai lasciati soli. Abbiamo apprezzato molto la sua visita in Libano e siamo adesso speranzosi che l’arrivo a Beirut della missione Cor Unum possa portare un miglioramento delle condizioni di vita di sfollati, rifugiati, famiglie e persone colpite dal conflitto”. Rispetto ad Aleppo la situazione a Damasco, appare migliore: “In città la vita sembra andare avanti normalmente, ma si sentono spari nelle zone più periferiche ed esterne dove grandi sono le difficoltà. Sappiamo che nel quartiere di Damasco di Bab-Touma, dove il 22 ottobre è stata perpetrata una strage (13 morti, ndr), la parrocchia locale cerca di dare sostegno alla popolazione colpita”. E da Bab-Touma giungono le parole di padre Raimondo Gerges, che invita alla preghiera “affinché ci sia qualcuno che possa ascoltare il Santo Padre. Il suo appello ci dona speranza per il futuro. Preghiamo perché non possiamo fare altro”.

Lattakia. “Un appello importante che mi auguro trovi i cuori dei potenti, e delle parti in lotta, pronti ad ascoltarlo”, dichiara dalla parrocchia del Sacro Cuore di Gesù di Lattakia, padre Maroun Younan. “Qui in città e in tutta la zona costiera viviamo lontano dai fatti drammatici e violenti che colpiscono invece le zone interne del Paese e città come Homs, Aleppo, Damasco”. L’assenza di conflitto ha richiamato in questa zona migliaia di sfollati e rifugiati ai quali, spiega il parroco, “cerchiamo di dare assistenza, ma è difficile anche per la scarsità degli aiuti. Diamo quello che abbiamo. L’incontro a Beirut con il card. Sarah spero serva a migliorare l’organizzazione e a raggiungere più persone bisognose. Ascoltiamo le loro lamentele, parlano di promesse di aiuti non mantenute da parte della comunità internazionale”. Fiaccati nel fisico, ma non nel morale, sfollati e rifugiati, dice padre Younan, “accolgono appelli come quelli di Benedetto XVI con speranza. In loro c’è sempre la convinzione che ricostruire la Siria è possibile anche se sul futuro gravano incognite non di poco conto specialmente per quel che riguarda lo Stato. Le bande armate fondamentaliste che imperversano nel Paese minano, infatti, il futuro politico siriano e incutono timore”.

LA CAREZZA DEL NAZARENO

"Ci vorrebbe una carezza del Nazareno": sono le parole che Jannacci disse, commosso dalla tragedia dell'indimenticabile Eluana. Le ripetiamo, davanti alla tragedia siriana che vede un milione di persone sfollate, rifugiate, private di ogni sicurezza. Ai nostri lettori chiediamo di sostenere l'opera umile e grandiosa dei Fratelli Maristi di Aleppo: perchè essi continuino ad essere (anche per noi), oggi, "Carezza del Nazareno"

 

 
Lettera del 26 ottobre 2012 (n. 6)
Questa mattina, ho messo sulla mia pagina di Facebook una parola di congratulazioni a tutti gli amici musulmani che oggi celebrano la grande festa, Eid al -Adha. Questa è la festa che ricorda il sacrificio di Abramo. Si tratta di una festa comune a tutte e tre le religioni monoteiste. Ho detto: "Il sole di questa mattina ci annuncia la celebrazione di al- Adha. Possa questa festa essere una misericordia per i credenti e una pace per la nostra terra." In realtà, questa mattina, ci aspettavamo un cessate- il-fuoco ma invano ... Il combattimento è forse un po’ diminuito d'intensità, ma non si è arrestato. Inoltre, alcuni quartieri fino ad ora risparmiati, sono stati invasi dai ribelli, tra cui il distretto a maggioranza Curdo- fino a raggiungere un quartiere cristiano. E 'stata ancora una volta la spinta per alcuni di sfollare, per cercare un quartiere un po’ più sicuro.
Parlare della situazione ad Aleppo è parlare di una guerra che ci porta tutti i giorni il suo carico di morte, di distruzione, di paura e soprattutto di non-senso.
Ma è anche parlare delle tante testimonianze di azione di solidarietà con coloro che soffrono questa guerra.

Noi, i Maristi Blu, abbiamo vissuto intensamente questi mesi con nuovi progetti che sono stati aggiunti alla nostra missione:

1 - Voglio imparare: Questo progetto educativo, di alfabetizzazione per bambini e alcuni adulti, tutti sfollati e alloggiati nelle quattro scuole in cui lavoriamo, ha preso forma. Lo scopo è quello di aiutare i bambini di tutte le età ad imparare a leggere e scrivere: per  alcuni le lettere e i numeri, per altri  un po' di più: grammatica, coniugazioni, ecc .. Non posso dimenticare quell’ uomo sulla quarantina, che componeva le parole. Con le parole che pronunciava la sua bocca  annunciava la sua felicità di essere libero dall’ analfabetismo. E voleva far sapere a tutti di aver letto poche parole ... Che dire dei bambini? Essi sono orgogliosi, in possesso di un quaderno, una matita, vengono a far vedere: "Ho scritto A, B, C. .. , So sommare 3 +5 = 8 ... ". Lui, il bambino condannato alla fabbricazione di scarpe, diventa improvvisamente un alunno,  come tutti i bambini del mondo che hanno diritto a studiare ... Data la mancanza di spazio (tutte le aule sono occupate da una o più famiglie), alcuni famigliari non hanno esitato a offrire la stanza in cui alloggiano: "Venite, faremo in modo che la classe sia in ordine perchè i 15 i bambini possano studiare. "
Essere solidali, partecipi, non è un gesto spontaneo, è qualcosa che si acquisisce, che rivela un percorso che va oltre la guerra, ben aldilà dell'individualismo ... Per questi bambini e per gli adulti, noi non abbiamo esitato a impegnarci, a dare il nostro tempo. Non siamo tutti educatori o insegnanti nati, ma la nostra buona volontà e l’entusiasmo di bambini e genitori potranno far sì che questo progetto abbia successo e progredisca.


2 - La campagna "Dafa": con l'avvicinarsi dell'inverno, abbiamo lanciato il "Dafa" che significa calore . Anche in questo caso, la generosità non è mancata ... Ne approfitto per dire grazie a tutti i nostri amici che ci sostengono. Che cosa abbiamo fatto?  Siccome la festa al –ADHA si avvicinava, ci siamo impegnati a comprare un vestito nuovo per ogni sfollato . Un lavoro meticoloso: controllare le nostre liste, visitare le 150 famiglie per stimare le dimensioni delle persone, passare molte ore al mercato, comprare, cercare la migliore offerta, fare amicizia, ascoltare la lamentela dei giovani commercianti che stendevano  i loro prodotti sui marciapiedi. Youssef è già un amico, ha il nostro numero di tel... Egli ci chiama ... Alat un altro ... Mohamed, un terzo (quando gli abbiamo detto che stavamo comprando per gli sfollati alloggiati nelle scuole, ha detto: Sono commosso, ma io vivo in un giardino pubblico). Questo altro commerciante ha aggiunto 4 o 5 pantaloni nuovi senza dire nulla ... Aveva già fatto un buon prezzo ma è un dono per gli sfollati ... Il mercato, tutta una storia di relazioni ...
Purtroppo, ieri, il mercato è stato il campo di battaglie che ancora infuriano  ... dove siete Youssef, Alat, Mohamed e molti altri volti  che ci hanno accolto? Ci mancate tanto ... Voi rappresentate il nostro oriente, il nostro caro oriente, la nostra terra, la nostra tradizione, la nostra cultura, la nostra vita di tutti i giorni ... Una volta acquistati i vestiti, le borse riempite  con la nostra tenerezza prima ancora che essere riempite di vestiti .. Grazie Leyla, Margot, per tutta la cura che avete messo per non dimenticare nessuno, per  far sì che ogni capo fosse  ben distribuito : "A questo, il maglione va bene, a quella giovane la tuta, per questo bambino questa taglia "... Quanta cura, quale attenzione, quale delicatezza! La stessa delicatezza di visitare ogni famiglia nella classe dove è ospitata  e darle il sacco augurandole una felice festa dell’Eid. Non son passati più di 5 minuti per vedere i bambini che indossavano gli abiti nuovi che avevano ricevuto! Una delle scuole aveva organizzato una festa, i bambini volevano esprimere la loro gratitudine, e anche i genitori. Stupore di un amore, di un rapporto che si costruisce . Non sono più "i bambini", sono "Zeinab, Sabrine, Zaki Haidar ...".  La campagna "Dafa" è ancora al suo inizio: la Mezzaluna Rossa siriana ci ha fornito coperte, abbiamo bisogno di più, abbiamo bisogno di mettere finestre di plastica, installare riscaldatori di acqua per i bagni ... e se ci fossero più maglie e vestiti caldi!


3 - La festa al -Adha: Durante questa festa, la tradizione vuole che si offrano le pecore in sacrificio, e distribuire la carne ai poveri e ai bisognosi . Noi ci siamo proposti  di riservare 100 libbre di carne per un banchetto di festa . Alcuni non smettono di dirci: “ è da mesi  che non abbiamo più assaggiato carne” . Lunedi 29 ottobre i Maristi blu hanno offerto la cena: il "Lahm Ajin". Una  Pizza orientale di carne e verdure , "Tfadalou" ... "Ti prego, vieni" ... La tavola è servita per il banchetto ... Condividiamo la tavola e la festa ... Celebreremo la speranza al di là di tutto e nonostante tutto ... Per alcuni sfollati, la festa non è festa . Essi piangono un parente o un amico, uccisi o rapiti . Piangono una casa abbandonata o distrutta, piangono un lavoro e un futuro ... In arabo, augurare buona festa è dire "Kel sane wa entou bkheir" "Che tu sia benedetto tutto l'anno." Ma alcuni dicono: "Inshallah, il prossimo anno saremo di nuovo nelle nostre case ", altri ripetono " che la Siria sia in  pace!”
La speranza può scomparire? Si può vivere senza un po' di speranza? La questione è per ciascuno di noi. Come non menzionare in questo momento le tante parole di gratitudine?

Wadah, padre di quattro figli, la moglie incinta attende il quinto tra pochi mesi. Wadah è autista di Suzuki, un piccolo camion adibito a trasporto merci . Wadah dagli occhi azzurri che sembrava all’ inizio così "fanatico" ... insiste sul fatto che noi entriamo nella stanza dove vive ... Noi entriamo ... Egli dice: "Non possiamo dimenticare ciò che  fate per noi. Ma ascoltate: se, purtroppo, vi dovesse succedere qualcosa, ho una piccola cantina, un laboratorio dove lavoro, ve lo offro, se vi è possibile installarvi lì ... ",  Wadah amico mio, il tuo cuore è molto più grande della tua cantina, noi sappiamo che è lì che tu ci ospiti… Sappi che hai cambiato il nostro sguardo e i nostre pregiudizi ... Hai fatto cadere le barriere che separano gli uomini ... Grazie Wadah ...
La festa per  HAMOUDÉ. Hamoudé è un bambino di 10 anni. I suoi piedi sono storti ... E’ bello, molto pulito, sorridente, ma cammina goffamente, soffre, ha bisogno di un apparecchio!  Quando l’abbiamo incontrato, sognava di possedere una palla, ma lui non potrebbe giocare, non può correre, non è come gli altri bambini!
Non volevamo che  "Hamoudé" passasse la festa come tutte le altre feste, volevamo sottolineare questa festa con un bellissimo regalo ... un dispositivo che aiuta a camminare quasi normalmente, a indossare scarpe da ginnastica ... Hamoudé ieri avrebbe avuto il suo ultimo appuntamento con il tecnico ortopedico ... Purtroppo, gli eventi di ieri glielo hanno impedito, ma "Hamoudé" ha dormito tenendo il sacchetto di plastica in cui ci sono le calze speciali e gli sneakers rossi che aspettava sognando che domani egli potrà camminare  in modo diverso ...
Inshallah, "Hamoudé" ... Nonostante tutto, non perdere la speranza! Essa supererà sempre il fatalismo ...


4 - I giovani volontari : Recentemente, abbiamo iniziato a perdere alcuni volontari : alcuni avevano lasciato il paese, altri per il superamento degli esami accademici e altri perché i genitori non volevano che i loro figli andassero in un zona ad alto rischio ... E ora il cielo ci manda giovani con molte qualità ... Prima eravamo tutti cristiani ...ci mancava quest’'altra dimensione ... di concittadini musulmani che sono disposti a unirsi ai Maristi Blu ... Eccoli, sono in mezzo a noi: "Dalia, Amer, Mustafa e tanti altri ... Sono un dono del cielo ...

5 – Cure mediche: Non posso tralasciare l'importanza del punto- medico ... Il punto di incontro quotidiano ... I malati vi si dirigono ... Nabil, Dany e Maher, ascoltano, auscultano, diagnosticano, prescrivono, danno il farmaco e alleviano il dolore di bambini, giovani e adulti ... Questo servizio è molto apprezzato dagli sfollati che alloggiano presso le scuole, ma anche da molte persone nel quartiere ...
Si parla di "Medici senza frontiere", ma anche se i nostri medici non fanno parte di questa  ONG, essi sono medici senza barriere, senza confini né esclusioni ...

Come sapete, abbiamo lanciato il Progetto  "Carrello della Montagna" ... Un progetto per aiutare 300 famiglie cristiane nel quartiere di Jabal al  Sayde ..stanno preparando la terza distribuzione mensile di cibo.
Vorrei tagliare ... Il cannone tuona pesantemente fuori ... Il cessate il fuoco è caduto in acqua, .. e con esso è la speranza di un futuro di pace che cade? Quando leggerete questo scritto  molti altri eventi saranno accaduti ad alimentare la nostra vita quotidiana, preghiamo che la nostra speranza non si indebolisca ...

Ritorno al "Carrello della Montagna", che rappresenta un sostanziale sostegno a queste famiglie cristiane... Una delle qualità di questo progetto è che si tratta di "UNO". Gesù ha pregato che noi SIAMO "UNO", come Lui e il Padre lo sono. Non sto parlando di progetto ecumenico, ma di UN progetto . Un modello di Chiesa, UNA.  Un modello della missione della Chiesa "UNA". Un  modello di impegno "UNO" ...

Sono stato lungo, dovete scusarmi. Come il tempo è lungo per gli sfollati, che sognano di tornare a casa propria, e per tutti i siriani in attesa che questo incubo finisca.
Fra Georges SABE
Per i Maristi Blu, Aleppo

Contatto per donazioni: Congregazione Fratelli Maristi - fmsi@fmsi-onlus.org
 

lunedì 5 novembre 2012

“Preghiere e aiuti concreti per evitare la distruzione della Siria”

“La Chiesa e il monastero di Santa Maria, sulle rive del fiume Eufrate, sono state distrutte da un’esplosione sabato 27 ottobre. E’ un evento che ci ha sconvolto e per questo chiediamo le vostre preghiere e il vostro aiuto per la Siria”

Agenzia Fides 5/11/2012

E' quanto scrive, in un accorato messaggio inviato all’Agenzia Fides, S. Ecc. Mons. Eustathius Matta Roham, Arcivescovo metropolita Siro-ortodosso dell’Arcidiocesi di “Jazirah ed Eufrate”, nella Siria Orientale, dopo l’attentato all’unica chiesa siro-ortodossa della cittadina di Deir Ezzor (vedi Fides 27/10/2012). L’Arcivescovo racconta a Fides: “La comunità cristiana di Deir Ezzor era già fuggita, nella quasi totalità, la scorsa estate, per i pesanti combattimenti in città. Molti cristiani sfollati si sono rifugiati ad Hassake, dove c’è un centro della nostra Arcidiocesi. La comunità cristiana aveva lavorato instancabilmente, e con grandi sacrifici, per dieci anni, dal 1994 al 2004, per costruire la chiesa e la scuola cristiana di ‘Al-wahda’. Dei criminali hanno distrutto questa splendida opera in meno di un minuto. Ci chiediamo: sono forse questi i frutti della Primavera Araba?”. Il messaggio giunto a Fides si conclude con un invito a tutti i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà: l’Arcivescovo chiede “preghiere e azioni concrete per fermare l’inesorabile distruzione della creazione di Dio in Siria”.
 http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40235&lan=ita


La lenta agonia delle comunità cristiane. Il grido di allarme non giunge alla diplomazia mondiale

Vatican Insider, 3/11/2012
  di Marco Tosatti
E’ uno dei tanti esempi di vite spezzate da questa guerra “senza volto”, come qualcuno l’ha definita. E che nel racconto di una piccola famiglia cristiana fuggita in Francia : Fadi, Myriam e Teresa, (sono nomi falsi), esprime tutta la sua tremenda durezza. Sono riusciti a lasciare il Paese, e aspettano che venga loro riconosciuto lo status di rifugiati. “Aide a l’Eglise en detresse” in Francia ha raccolto la loro testimonianza.
Fadi e la sua famiglia abitavano a Bab Touma (la porta di Tommaso) a Damasco; il principale quartiere cristiano della capitale. Bab Touma è un quartiere protetto dai soldati dell’esercito regolare, ma a dispetto di questo la vita è diventata un inferno. “Davanti alle panetterie c’è la coda dalle 6 del mattino - raccontano . Una volta non abbiamo avuto pane per tre giorni”.
 Una parte delle scuole sono ancora aperte, ma per timore di attentati i genitori preferiscono tenere i bambini a casa. “A Jaraman, un quartiere vicino, una mia amica è andata a iscrivere la figlia a scuola, a settembre. Un’auto bomba è esplosa vicino a loro, e le ha uccise”.
 continua a leggere su: http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-cristiani-christians-cristianos-19408/


TESTIMONIANZA da ALEPPO



Aleppo - Lunedi, 5 Novembre 2012 - Giovedi sera 1 novembre, un colpo di mortaio è caduto sulla nostra casa di famiglia in Aleppo, che è stata bruciata e distrutta.
Questo è il luogo dove sono nato e dove erano i ricordi della mia infanzia. La casa della mia adolescenza e la mia giovinezza non esiste più.
Fortunatamente, nessun membro della mia famiglia è stato ferito, erano andati via tutti da Aleppo due mesi e mezzo fa per rifugiarsi in montagna.
Nei giorni scorsi,  niente nella vita  aveva più alcun senso per me. Ma dopo un fine settimana in stato di shock e depressione, ho deciso di affrontare il male per perseguire il bene, ho scelto di affrontare l'ingiustizia per essere più attivo e più al lavoro.
In questo primo giorno della settimana, ho voluto condividere il mio dolore.
D.H.
http://www.leveilleurdeninive.com/p/special-syrie.html


Rosario contro le persecuzioni in Siria

11 Novembre Piazza della Rotonda (davanti al Pantheon) ore 16.30-17.30
Rosario per la persecuzione dei Cristiani in Siria aperto a tutti i gruppi, senza bandiere di partito, ma solo con simboli cristiani.

per contatti info@militiachristi.it
 

sabato 3 novembre 2012

I cristiani, i salafiti, i prigionieri ribelli

Nella visita in Siria dello scorso settembre, il Centro Italo-Arabo Assadakah ha incontrato l'antica comunità cristiana, minacciata dai gruppi ribelli salafiti e jihadisti, e un gruppo degli stessi ribelli in una prigione a Damasco.
VIDEO ESCLUSIVO GIRATO DA  ASSADAKAH, CHE RINGRAZIAMO




venerdì 2 novembre 2012

Dove trionfa l'odio e la violenza vincono le forze più estremiste e disumane

Padre Gheddo: Vogliono cacciare i Cristiani dalla Siria, come in Iraq



Il Sussidiario- 1 novembre 2012
Secondo quanto riportato dall'Agenzia Fides, ieri a Homs è stato ucciso l'ultimo  cristiano rimasto in città. L'uomo, Elias Mansour, ottantaquattrenne cristiano  greco-ortodosso, si era rifiutato di essere evacuato con la popolazione civile, che ha abbandonato la città a causa dei combattimenti tra ribelli e governativi. L'anziano era perfettamente consapevole che la sua vita era in serio pericolo, ma non ha voluto lasciare la sua casa al centro della città per restare vicino al figlio handicappato, di cui si occupava da anni e di cui per il momento non si hanno notizie.

L'ultima delle tante storie di cristiani, presi di mira dagli insorti e dai governativi, braccati nell'area di Wadi Sayed, abitata da sunniti e cristiani. Si fa sempre più incerto il loro futuro e la paura è che li attenda il destino dei tanti cristiani che, dopo l'invasione americana dell'Iraq nel 2003, hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni, lasciare tutto e fuggire.
Un destino che ha colpito più di 700mila persone, che hanno dovuto lasciare l'Iraq. I cristiani in Siria rappresentano circa il 10% della popolazione e, in passato, alcuni di loro hanno ricoperto anche importanti cariche all'interno di ministeri e uffici pubblici. Oggi tutto è cambiato e, secondo fonti vicine alla Santa Sede, sarebbero almeno 300mila i cristiani sfollati e che hanno perso tutto.
“Ci sono notizie- dice Padre Gheddo, sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere- provenienti da molte parti della Siria di uccisioni di cristiani. Stiamo assistendo a una sorta di pulizia etnica, una vera e propria persecuzione. Mentre all'inizio la protesta sembrava prendere una via pacifica sull'esempio di altri Stati, come la Tunisia, in Siria la situazione è precipitata da tempo”. La soluzione per molti è quella che i cristiani emigrino e lascino definitivamente il Paese.
 “Non è giusto- afferma ancora Padre Gheddo- perchè dovrebbero essere sradicati e lasciare le loro case e perdere tutto ciò che hanno, magari per andare nei campi profughi in Giordania, in Libano o in Turchia? Dove e quando troveranno una nuova terra per le loro famiglie e ricostruire il loro futuro? 
C'è il rischio che si ripeta ciò che è accaduto in Iraq, con la fuga di centinaia di migliaia di cristiani che ora sono sparpagliati per i Paesi del Golfo”.
Cosa può fare l' Occidente: “Sicuramente- dice Gheddo- non dovrebbe rifornire di armi i ribelli, perchè si rischia di trasformare la Siria in un nuovo Iran, uno Stato islamista e intollerante. Dove trionfa l'odio e la violenza vincono le forze più estremiste e disumane”.
Una maggiore unità delle diverse confessioni cristiane potrebbe alleviare le sofferenze? “Le varie Chiese cristiane orientali, in particolare quelle siriane- dice ancora Gheddo- sono abbastanza unite fra di loro, soprattutto in questo momento”.
“La Primavera araba è stata un fatto positivo per il mondo musulmano anche se, per il momento, in Siria stiamo assistendo a violenze inaudite- conclude Padre Gheddo-
Purtroppo, all'interno dei ribelli si stanno facendo sempre più strada le forze di Al Qaeda, che hanno snaturato una protesta di giovani che chiedevano diritti e libertà per tutti. Appare sempre più chiaro che l'Islam deve cambiare per entrare nel mondo moderno. Il nucleo di questa guerra civile è proprio questo: l'Islam, come è interpretato e vissuto oggi dalla popolazione, fa a pugni con il mondo moderno. Possiamo notare come nei Paesi islamici più avviati verso la modernità, come il Bangladesh o la Malesia e l'Indonesia, le forze democratiche che non commettono violenze contro le altre religioni, finiscono per avere la maggioranza”.
IlSussidiario.net © Riproduzione Riservata.
http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2012/11/1/CRISTIANI-PERSEGUITATI-Padre-Gheddo-li-vogliono-cacciare-dalla-Siria-come-in-Iraq/334111/


 

mercoledì 31 ottobre 2012

Cristiani sotto tiro in tutta la Siria: se questa è "l'eroica resistenza democratica " .....

Ucciso l’ultimo cristiano rimasto nel centro di Homs; colpito il convento dei Gesuiti

Agenzia Fides 31/10/2012
 
 
 


 
 

10 cristiani prelevati dai miliziani dell'ESL tra i passeggeri di un bus : "Se i nostri 150 camerati non verranno liberati entro tre giorni, li sgozziamo"

30 ottobre 2012

http://www.mecn.org/2012/10/islamic-terrorists-in-aleppo-abduct-and-threaten-to-kill-10-syrian-christians/

  


 

Deir Ezzor : Attentato con autobomba davanti a una Chiesa

27 ottobre 2012

Eglise de Deir Ezzor (syrienne orthodoxe détruite)
 

 



Damasco 27 ottobre 2012  Durante la tregua dell’Aïd al-Adha un'autobomba nel sobborgo di Damasco di Jaramana ha ucciso 47 civili tra cui molti bambini, ferito 41 persone e pesantemente danneggiato negozi e appartamenti nella zona fortemente abitata da cristiani e membri della minoranza drusa.(AFP)


 

 

Chiesa Armena bruciata in Aleppo

Martedì 30 ottobre 2012 - La chiesa Saint-Krevorg, nel quartiere di Midane ad Aleppo, è stata incendiata insieme alla "Ecole Béthléem" e a diverse case di famiglie Cristiane. Non per bombardamenti aerei ma per azioni criminali mirate.

Armenian church reportedly burned down in Aleppo
Photolure
La chiesa di San Gevorg in Aleppo situata nel popolato quartiere armeno di Nor Kyugh è stata data alle fiamme lunedi, ha riferito Tert.am, citando un rappresentante della prelatura locale armena. Il portavoce, Zhirayr Reisian, ha confermato che la chiesa era diventata un bersaglio di ribelli e che era quasi stata ridotta in cenere.
 
Reisian ha anche detto che anche la scuola armena Mesrobian adiacente alla chiesa è stata gravemente danneggiata, .Lunedi  precedente, nei pressi del quartiere armeno della capitale siriana Damasco, sono state uccise 10 persone e il ferimento di circa 50. Armeni si sono registrati sia tra i morti  che tra i feriti.
http://armenianow.com/news/40665/armenian_st_gevorg_church_aleppo
 
 



Militanti uccidono un Pastore Cristiano e la sua famiglia
Cristian Aid- 26 Ottobre 2012
 http://www.cbn.com/cbnnews/world/2012/October/Muslim-Militants-in-Syria-Murder-Christian-Pastor-Family/
 
 

lunedì 29 ottobre 2012

ORA PRO SIRIA INTERVISTA MADRE AGNES-MARIAM DE LA CROIX - 2° parte

PER LA SIRIA SONO POSSIBILI DUE SOLE SCELTE: O LA RICONCILIAZIONE O UNA TRAGEDIA SENZA FINE

Il seguito dell'intervista di ORA PRO SIRIA  a Madre Agnès-Mariam de la Croix  




Prima parte qui:
http://oraprosiria.blogspot.it/2012/10/una-voce-dalle-chiese-dellapocalisse.html


4 L'iniziativa stessa di Mussalaha sembra ad alcuni che corra il rischio di fiancheggiare Assad; ad altri invece un ingenuo tentativo senza possibilità di incidenza reale.
Assad non è il punto di riferimento della Chiesa o suoi pastori. Il punto di riferimento della Chiesa è l'uomo. La Chiesa non pensa ad Assad sostenendo la riconciliazione. La Chiesa pensa alla situazione tragica di una popolazione civile presa in ostaggio di una lotta selvaggia  non preparata. La comunità internazionale (Stati Uniti, Unione Europea e Brics) afferma che la soluzione in Siria "può essere solo politica." Come parte di questa soluzione e per prepararla la Chiesa propone la Riconciliazione di cui essa ha il segreto spirituale.
 Questo non è un complotto pro-Assad, è una  via per superare la violenza e dare voce al popolo siriano che, per scegliere, ha bisogno di un minimo di sicurezza e stabilità dopo aver assicurato la coesione del suo tessuto sociale gravemente colpito da tentativi di settarie frammentazioni  alimentate da sanguinosi attacchi da entrambe le parti.

La Riconciliazione è la più grande forza al mondo. Guardiamo  Gandhi e il suo movimento della non-violenza, ha sconfitto la più grande potenza coloniale del mondo. Guardiamo Nelson Mandela e la sua azione non violenta, che ha messo fine alla terribile legge dell'apartheid.

Credo che la Riconciliazione è un colpo  grande a coloro che hanno in mente di instaurare un proprio regime con ferro e fuoco senza tener conto  della maggioranza silenziosa che essi sequestrano attraverso il taglio delle strade di accesso nel Paese e che essi destabilizzano  invadendo i  quartieri residenziali. La maggior parte del popolo siriano, ad  iniziare  dall'opposizione che opera  all'interno del paese, ha chiesto una soluzione pacifica, senza l'intervento straniero.

5 Che rapporti avete con l' “opposizione democratica moderata"?
 L'opposizione ha tenuto la sua prima riunione nel nostro monastero e vi fece la prima chiamata per il dialogo nazionale. Purtroppo questo appello e molti altri sono stati ignorati dalla opposizione che opera dal di fuori e non ha alcun radicamento reale all’interno del Paese.
6 Nonostante tutte le ambiguità degli Organismi Internazionali, continuano alcuni tentativi di mediazione, anche da parte dei Paesi Non Allineati o dei Paesi Arabi. Ma a questo punto sarà davvero possibile che una delle due parti faccia un passo indietro e scelga di ritirarsi?
Penso che queste mediazioni non hanno futuro perché sono prigioniere di schieramenti politici e quindi  di interessi inconciliabili. Un blocco  respinge  Assad per motivi geostrategici. Un blocco vuole  Assad  per ragioni geostrategiche  contrarie. Questo è lo schema delle grandi potenze. Nessuno è disposto a mollare la presa.
Per noi la sola via d'uscita in questa impasse è l’ uscita dalla contrapposizione di regime -opposizione  per dare voce al popolo della Siria stessa nella sua maggioranza silenziosa.
Sì, ridargli la priorità a decidere del proprio futuro, fornendo le condizioni che permettono ai vari componenti di incontrarsi, dialogare, negoziare,  di scegliere e potersi esprimere tramite referendum ed,infine, libere  elezioni .
7. Cosa possiamo fare noi, cristiani italiani che vi seguiamo con trepidazione e vicinanza appassionata al vostro destino, di voi, i primi fratelli che hanno conosciuto i passi umani di Gesù e dei suoi apostoli?
I cristiani hanno il dovere fondamentale di essere ben informati al fine di prendere una posizione coerente con i fatti reali e non essere manipolati.  Immaginate che, oltre a sopportare il calvario insieme con gli altri loro compatrioti, i cristiani sono accusati di essere "con il regime," ... Essi  non sono per il "regime", ma - come ha detto il Patriarca maronita Beshara Rai- sono con lo Stato. Ora si cerca di distruggere il loro Stato. Semplicemente  essi sono solidali con i loro connazionali nel  lavorare per preservare lo Stato. Questa è la loro casa, questo è il loro paese.
I Cristiani in Occidente sono cittadini a pieno titolo. Essi possono chiedere ai loro rappresentanti eletti di cambiare la politica dei loro paesi, e in particolare di abolire le sanzioni che puniscono la popolazione civile. Non dimentichiamo le centinaia di migliaia di bambini che sono morti in Iraq a causa delle sanzioni dirette a colpire il regime di Saddam Hussein.
Una volta che siamo  bene  informati bisogna pregare, pregare, pregare. L'informazione dà le buone intenzioni di preghiera.
Infine la solidarietà con coloro che soffrono. Dobbiamo  aiutare particolarmente  i cristiani orientali  a non prendere la via dell'esilio. Cosa sarebbe un Medio Oriente senza cristiani???  Cosa sarebbero i luoghi santi senza cristiani? Reperti archeologici? musei?
I cristiani in Siria hanno bisogno per qualche altro mese di assistenza finanziaria per sopravvivere lontano dai loro luoghi di residenza (ci sono 300.000  cristiani sfollati, che hanno perso tutto), senza cedere alla tentazione di andarsene. Hanno bisogno di aiuti alimentari, carburante per l'inverno e di trasporti. Una somma  di $ 300 al mese per famiglia è in grado di migliorare la sua situazione e consentirle di resistere.
Non importa la quantità, ogni donazione è benvenuta e sarà fedelmente trasmessa. Ecco il nostro conto in banca in Libano (non aperto in Siria a causa delle sanzioni).
Notre Compte Bancaire:
Numéro de compte: 4041232351300
Nom complet du titulaire du compte: Monastère Saint Jacques le Mutilé
Pays: Liban
Numéro du registre de banques: 75
Code SWIFT/BIC (indispensable pour les virements en Europe): BABELBBE
IBAN (indispensable pour les virements en Europe): LB91007500000004041232351300

8 Grazie, Madre Marie Agnès, Speriamo di poter dare un contributo alla ricerca della pace e che i cuori di tutti,  cristiani o mussulmani, si aprano a ciò per cui noi tutti siamo fatti e possano vivere in concordia.
Grazie e in unione di preghiera, di speranza e di lotta.