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sabato 25 aprile 2020

A sette anni dalla scomparsa dei due vescovi di Aleppo.


Di seguito riportiamo l'intero comunicato stampa dei Patriarchi Ortodossi, pubblicato il 22 aprile, anniversario del loro rapimento.
  Trad. Gb.P. per OraproSiria


Amati fratelli e figli spirituali,
Cristo è risorto! In verità, è risorto!

Fratelli miei, vi inviamo il saluto di Pasqua, condividendo le vostre preghiere nelle vostre case piegando con voi le ginocchia del cuore davanti a Cristo, che è stato crocifisso per noi, che è risorto dai morti e ci ha portato alla vita con la sua luce divina, asciugando la polvere dei tempi amari, le ceneri della desolazione e della disperazione delle nostre anime.

Tuttavia, la luminosità della Pasqua rimane imperfetta a causa in particolare della scomparsa dei nostri due fratelli, i vescovi di Aleppo, il metropolita Paul Yazigi e Youhanna Ibrahim, rapiti il 22 aprile 2013. Oggi ci stiamo rivolgendo a voi con tutto il cuore e al mondo intero, per dirvi che i cristiani di questo Medio Oriente, così come di altre comunità, continuano a pagare il pedaggio del terrorismo e della violenza con le loro vite e le loro persone: sfollamenti, rapimenti, omicidi e molte altre avversità. Nonostante tutto ciò, rimangono fedeli alla loro promessa d'amore per Gesù Cristo, come il Signore che li ha redenti sulla Croce e li ha stabiliti in questa regione dell'Est duemila anni fa, al fine di trasmettere la luce del suo Vangelo.
Dal loro rapimento fino ad oggi, le migliaia di tentativi e gli innumerevoli sforzi fatti per ottenere informazioni sul destino dei due vescovi sono stati vani. Tutto questo in mezzo a masse di dati, indizi, analisi e sondaggi che spesso complicano e scompigliano tutte le prospettive.

Da allora sono trascorsi 2.557 giorni e non abbiamo risparmiato alcuno sforzo per portare a buon fine la questione e, in definitiva, raggiungere la tanto desiderata liberazione dei due vescovi, che speriamo possano essere presto di nuovo tra noi. Non abbiamo risparmiato percorsi locali, regionali o addirittura internazionali per chiedere a governi, organizzazioni, figure influenti e poteri politici di portare all'attenzione questa vicenda su più forum globali. Questo, tra gli altri sforzi. Ringraziamo sinceramente tutti coloro che hanno dato il loro aiuto e contribuito a livello umanitario, mediatico, diplomatico, di sicurezza o politico, sia ufficiale che personale. Queste persone hanno portato una luce di speranza in questa notte buia e dolorosa quando la negligenza e il silenzio della comunità internazionale hanno affossato questa importante ed essenziale causa umanitaria, minando ogni tentativo di trovare soluzioni.

Oggi, dopo aver posto davanti ai nostri occhi l'immagine dei due vescovi, i nostri fratelli che sono in costante preghiera per tutti noi, chiediamo a tutti i fedeli, ovunque si trovino, di pregare per loro in questa settimana speciale. Chiediamo loro di pregare per i due vescovi e per ogni persona rapita, scomparsa e sfollata, per chiunque sia stato intrappolato in una situazione drammatica, ma che ha trovato speranza e consolazione nella Croce di Cristo, ed è stato fortificato dalla sua Risurrezione gloriosa e vittoriosa.

Il valore dell'essere umano in questo Oriente non è inferiore a quello degli altri umani. Questa pandemia che sta devastando il mondo - possa Dio preservarci da essa - è una chiara prova che in tutte le circostanze, al di là di ogni considerazione di razza, religione o nazione, siamo tutti fratelli nell'umanità, tutti sulla stessa barca in questo Oriente e nel mondo intero.
Se solo gli uomini potessero esserne consapevoli! Se solo i politici e coloro che si occupano di affari mondiali potessero rendersi conto che gli esseri umani sono della stessa natura e condividono la stessa dignità, indipendentemente dalle loro differenze di Paese, di patria, di lingua, di civiltà e di religione! Nonostante la sua amarezza, l'epidemia è arrivata a dirci che condividiamo un'esistenza comune e la stessa fraternità umana in questo vasto mondo. Se solo fosse chiaro agli occhi e alla coscienza di coloro che violano la dignità del loro fratello, senza sapere che questa follia si ribellerà contro di loro e che alla fine la loro stessa dignità sarà sminuita! Soprattutto, dobbiamo tutti difendere la vera dignità umana; dobbiamo essere consapevoli che la dignità, la vita e l'esistenza dei nostri simili fanno parte del nostro cuore, della nostra stessa esistenza e del nostro essere.

Come cristiani del Levante, siamo profondamente radicati qui fin dai tempi antichi. Le nostre radici non appassiranno mai. Da queste radici scaturisce la vasta oasi che è la presenza cristiana di Antiochia in Oriente e in tutto il mondo, un'oasi fiorente profumata dalla testimonianza della fede cristiana verso il glorioso Signore Gesù Cristo e dall'amore per il prossimo proveniente da ogni punto dell'orizzonte. La storia ha insegnato a tutti noi che non abbiamo bisogno della protezione di nessuno e che non cerchiamo la protezione di nessuno. Siamo una componente essenziale di questo Oriente con tutti i suoi meandri e ramificazioni. Dato il nostro ruolo, la logica della minoranza in opposizione alla maggioranza scompare e viene sostituita dalla logica dell'incontro e del dialogo, nonché dal ruolo pionieristico guidato da cristiani e da altri. Non siamo e non saremo mai una carta da giocare per gli scopi di nessuno. Piuttosto, costituiamo una testimonianza di esistenza e autenticità, un ponte di dialogo e incontro tra Oriente e Occidente, tra il Cristianesimo e altre religioni.

Preghiamo oggi per i nostri due fratelli vescovi e per tutti coloro che sono stati rapiti, ricordando che non risparmieremo alcuno sforzo per difendere questa causa e condurla al risultato desiderato, tanto atteso da tutte le anime cristiane, da tutto il popolo del Levante e da tutte le persone di buona volontà. Dicendo questo, attestiamo che la Via Crucis si è conclusa con un'alba di Risurrezione.

Oggi preghiamo Gesù Cristo, il Signore della Risurrezione e il sovrano della vita, che rotoli la pietra tombale con la sua Croce e faccia gioire i nostri occhi della luce della Risurrezione. Preghiamo per la pace nel mondo che sta soffrendo l'epidemia. Preghiamo per questo Oriente che in tutti i suoi territori cerca l'alba della risurrezione dal Golgota e dalla Croce. Preghiamo per i nostri figli di Aleppo, ai quali in particolare trasmettiamo la pace di Pasqua, chiedendo al Signore della Resurrezione di far rinascere la speranza nei loro cuori e nei nostri.

Con voi, fratelli, le nostre anime si inchinano in preghiera, i nostri cuori sono accesi come tante lampade ad olio negli angoli delle nostre case davanti al Signore Gesù Cristo che è risorto dalla tomba. Preghiamo per la pace nel mondo e per il ritorno di tutti gli ostaggi, mentre illuminiamo i nostri cuori e le nostre anime con la speranza pasquale, cantando: "Cristo è risorto dai morti, con la morte Egli ha fatto cadere la morte, a quelli che sono nelle tombe Egli ha dato la vita ”.

Damasco, 22 aprile 2020

Sua Santità Mor Ignatius Aphrem II°, Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente e Capo supremo della Chiesa siro-ortodossa

Sua Beatitudine Giovanni X°, Patriarca di Antiochia e dell'intero Oriente della Chiesa greco-ortodossa


https://orthodoxie.com/sept-annees-se-sont-ecoulees-depuis-la-disparition-des-deux-eveques-dalep/

Testimonianza di S.B. Ignace Youssef III Younan , Patriarca siro-cattolico di Antiochia dei Siria 
trasmessa in streaming lunedì 20 aprile durante la recita mensile del Rosario per i Cristiani Perseguitati promossa dal Comitato Nazarat

martedì 21 aprile 2020

L'Occidente tradisce i cristiani del Medio Oriente: intervista con il Patriarca Giovanni X Yazigi


Per tenere desta la memoria dei due Vescovi Metropoliti di Aleppo - il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yazigi - di cui non si hanno notizie certe dal giorno del loro rapimento, avvenuto il 22 aprile del 2013.
Intervista con Giovanni X Yazigi, patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, capo supremo della Chiesa ortodossa siriana, fratello del sequestrato Paolo (Boulos) Yazigi, metropolita dell'arcidiocesi greco-ortodossa di Aleppo.  Un rapimento che “ha fomentato l’esodo inevitabile e in massa di molti cristiani, fuggiti da Aleppo e dintorni”.
di Alessandro Petri, giornalista indipendente
trad. Gb.P. per OraproSiria

- Eminenza, quali sono le ragioni del calo del numero di cristiani in Medio Oriente?
Le ragioni sono diverse e risalgono a secoli fa. La prima significativa riduzione dei cristiani orientali risale al settimo secolo, quando i conquistatori cercarono di imporre loro l'Islam, solo ed esclusivamente, considerandolo l'assoluto della visione ebraica e cristiana. Ciò ha comportato discriminazione e oppressione dei cristiani, sia direttamente che indirettamente, attraverso persecuzioni aperte, nonché un'imposta sui non credenti. Entrambe queste persecuzioni hanno provocato conversioni di massa all'Islam. In effetti, la sopravvivenza dei cristiani dipendeva principalmente dalla personalità dei califfi, che erano considerati Amir al-Mu'minin, cioè "comandanti dei fedeli", che rivestivano sia il potere religioso che quello politico.
- Purtroppo, tale persecuzione continua ancora oggi, vero? Come si manifesta oggi la persecuzione dei cristiani?
Negli ultimi due decenni, il loro numero è precipitato, principalmente a causa del cosiddetto radicalismo islamico, che è politicamente legato all'ideologia del wahhabismo e dei Fratelli Musulmani (un'organizzazione vietata nella Federazione Russa). Queste ideologie teocratiche hanno fornito una base per la creazione di gruppi terroristici come al-Qaeda e ISIL (organizzazioni bandite nella Federazione Russa) che si sforzano di imporre una Jihad sanguinosa e militante come modo per diffondere l'Islam. A parte lo stato di emergenza per la nostra sicurezza derivante dalle loro azioni, ci sono condizioni economiche difficili e globalizzazioni che contribuiscono all'emigrazione dei cristiani, nonché altre cause secondarie. Ciò che l'Occidente spesso non capisce è che anche se il numero di questi gruppi fondamentalisti diminuisce, la loro ideologia continuerà a persistere, e ciò comporta una preoccupazione profonda e costante per noi cristiani. Vediamo il nostro futuro come una vita all'interno di una comunità che non accetta la separazione dell'Islam dallo Stato e che, imponendo un sistema basato su questa ideologia, è pronta a discriminare i cittadini non musulmani.
- Come valuta la posizione dell'Occidente rispetto ai Cristiani d'Oriente?
A causa dell'opportunismo politico delle amministrazioni occidentali, i cristiani in Medio Oriente sono stati abbandonati, o piuttosto traditi dall'Occidente, che ha dimenticato che siamo gli eredi di una cultura millenaria e i primi predicatori della fede cristiana. Lottando per la sopravvivenza, le nostre comunità non sono i alcun interesse per i politici occidentali, perché siamo minoranze numeriche, spesso prive di risorse finanziarie e che non saranno mai una minaccia terroristica per il mondo civile. I cristiani si chiedono perché siamo così ignorati e trascurati da Paesi che sono considerati difensori dei diritti civili e sono così attivamente coinvolti nella protezione dei diritti di varie minoranze. E sono proprio questi Paesi che dimenticano le minoranze cristiane più vulnerabili in Medio Oriente, che rischiano di essere espulse del tutto dalla loro patria storica.
- Come valuta la posizione dell'Occidente rispetto al terrorismo che la regione deve affrontare?
La posizione occidentale sul terrorismo islamico è molto ambigua. Questa ambiguità può derivare in parte dal comportamento "politicamente corretto" utilizzato dai politici, dai media e dalle istituzioni non-profit. Da un lato, i politici occidentali non hanno il coraggio di dire che oltre il 90% del terrorismo mondiale è un prodotto dell'Islam radicale! Dall'altro lato, continuano a discutere del deterioramento del continente Europeo, il che implica che le ondate migratorie indotte dal terrorismo dal Medio Oriente verso l'Europa potrebbero alla fine rivelarsi utili.
- È per questo che lei ritiene che le azioni militari occidentali nella regione sotto il pretesto di combattere il terrorismo siano inefficaci?
È ovvio che i governi dei Paesi a maggioranza musulmana in Medio Oriente sono lontani dalla cosiddetta "democrazia occidentale". Ma ciò non giustifica il caos che si diffonde nei Paesi che accolgono la convivenza con la religione nella vita pubblica e privata dei cittadini. Se l'Occidente vuole aiutare i governi della regione, lo faccia operando per facilitare la loro graduale transizione verso un sistema di controllo civile libero da discriminazioni basate sulla religione. Bisogna ammettere in tutta onestà che nessun Paese a maggioranza prevalentemente musulmana ha mai tenuto elezioni politiche libere dall'affiliazione religiosa.
- In che modo l'Occidente può cambiare atteggiamento nei confronti del Medio Oriente, proteggere le minoranze religiose in modo più efficace e promuovere la coesistenza interreligiosa?
Evitando qualsiasi tipo di paternalismo, l'Occidente dovrebbe insistere sul rispetto genuino della carta dei diritti civili in tutti i Paesi del Medio Oriente. Fino ad oggi, la cosiddetta protezione dei diritti umani è stata utilizzata per giustificare l'intervento in Paesi con notevoli profitti da parte delle imprese petrolifere, ad esempio, pubblicizzando le prospettive geopolitiche dei Paesi ricchi di petrolio con cui l'Occidente è interessato a collaborare. Anche quando certamente non riescono a proteggere i diritti delle minoranze religiose. Ciò che è necessario è uno sforzo coordinato e unificato da parte dei Paesi dell'Unione Europea.
- Molti governi del Medio Oriente affermano che l'immigrazione di massa in Europa è un problema per i loro Paesi poiché li priva della propria gioventù. Ha una valutazione simile?
Naturalmente, l'emigrazione, soprattutto di giovani, può drenare sangue dai Paesi in via di sviluppo. Sarebbe apprezzabile che si trovassero altri modi per aiutare i Paesi senza risorse economiche. Le ondate migratorie testimoniate stanno causando tragedie indicibili: perdita delle proprie radici, espulsione dal suolo natio, perdita di cultura e alienazione socio-religiosa sono tra le conseguenze più dannose della migrazione sia per i Paesi di origine che per i Paesi ospitanti.
- Spesso si dice: "aiutiamo queste persone là dove vivono". Cosa pensa che dovrebbe essere fatto per sviluppare misure di assistenza nei Paesi in cui lei opera che darebbero ai giovani l'opportunità di non andarsene?
In questo caso, è anche necessario un approccio unificato dell'UE per attuare progetti di sviluppo sostenibile nei Paesi bisognosi, progetti che devono essere controllati e monitorati costantemente al fine di creare un'economia sostenibile in questi Paesi. I cristiani devono rimanere nella terra storica dei loro antenati e per questo hanno bisogno della solidarietà dei loro fratelli e sorelle europei. Il mio consiglio all'Unione Europea è il seguente: prima di tutto, è necessario identificare con sicurezza i Paesi che sono i soggetti di una forte emigrazione, quindi tracciare una linea tra rifugiati reali costretti a fuggire dalla violenza e gli emigranti per motivi economici.
- In che modo le sanzioni occidentali hanno influenzato la gioventù siriana e i Cristiani in Siria?
Il cosiddetto "embargo" o sanzioni economiche hanno conseguenze terribili per milioni di civili. Queste sono manipolazioni geopolitiche dell'Occidente, che vuole continuare a esercitare pressioni sulla Siria, un paese che si sta muovendo verso uno dei sistemi di governo più laici della regione. I giovani siriani, che sono generalmente aperti a studi e lavori laici, corrono il serio rischio di non essere in grado di resistere a un tale "embargo" che dura da molti anni. La grande sfida per noi è come ridare loro la speranza per il futuro, durante questo periodo di grande confusione e instabilità.
- Come valuta l'atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti dell'emigrazione?
Questo è certamente un problema di grande preoccupazione per la Chiesa in tutta Europa. I cristiani in Medio Oriente sono profondamente grati ai loro colleghi occidentali che li hanno aiutati, professando una solidarietà spirituale ed economica unica negli ultimi anni di calamità. Per aiutarci meglio a resistere alle sfide storiche che affrontiamo, chiediamo aiuto ai nostri fratelli europei per convincere i nostri giovani, molti dei quali sono disorientati, a rimanere fermi nella loro fede e speranza e a non dimenticare le loro radici. Dobbiamo sempre ricordare le parole di incoraggiamento del Signore: "Non temere, piccolo gregge ...!"
https://inforos.ru/en/?module=news&action=view&id=107265&

mercoledì 15 gennaio 2020

Indagine giornalistica: chi c'è dietro il rapimento e il brutale omicidio dei vescovi di Aleppo?

Agenzia Fides 

 Sono morti come martiri, uccisi nel dicembre 2016 dalla banda di miliziani che li teneva in ostaggio da anni. Sarebbe questa la sorte toccata ai due Arcivescovi di Aleppo, il greco ortodosso Boulos Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, scomparsi il 22 aprile senza lasciar traccia, nell’area compresa tra la metropoli siriana e il confine con la Turchia. Lo sostiene un’inchiesta realizzata da una squadra investigativa guidata da Mansur Salib, ricercatore siriano residente negli Usa, e diffusa attraverso la piattaforma digitale medium.com, nuovo social media collegato a Twitter. 

Secondo quanto sostengono gli autori dell’inchiesta, a uccidere i due sarebbero stati i militanti di Nour al-Din al-Zenki, gruppo 'indipendente' coinvolto nel conflitto siriano, finanziato e armato durante il conflitto sia dall’Arabia Saudita che dagli USA.

L’inchiesta ripercorre la vicenda, soffermandosi su dettagli considerati utili per ricostruirne la dinamica.  
Secondo quanto raccontato dagli autori, il 22 aprile 2013 i due Arcivescovi erano partiti da Aleppo a bordo di un pick-up Toyota, guidato dall’autista Fatha' Allah Kabboud, con l’intento di andare a trattare la liberazione di due sacerdoti, l’armeno cattolico Michael Kayyal e il greco-ortodosso Maher Mahfouz, rapiti in precedenza da gruppi jihadisti anti-Assad che allora controllavano i territori a est della metropoli siriana. 
 Mar Gregorios e Boulos Yazigi, vestiti con abiti civili, sarebbero caduti in quella che la ricostruzione presenta come una vera e propria trappola, sostenendo che i due preti Kayyal e Mahfouz erano stati sequestrati proprio per essere usati come “esca” e poter mettere le mani sue due Arcivescovi. L’auto su cui viaggiavano i due metropoliti di Aleppo fu bloccata dal gruppo dei rapitori, e l'autista Fatha' Allah Kabboud, un cattolico di rito latino, padre di tre figli, fu freddato con un colpo in testa. Il sequestro non fu rivendicato da nessun gruppo.
Corrispondenza con Jamil Diarbakerly, nipote di Ibrahim

Nei mesi e negli anni successivi, intorno al caso sono state fatte filtrare a più riprese indiscrezioni e annunci su una loro prossima liberazione, che poi si sono sempre rivelati infondati.

L’indagine pubblicata ora su medium.com accenna al coinvolgimento nel rapimento di personaggi collegati al MIT (servizio di intelligence turco), sostenendo che il sequestro e la detenzione sono avvenuti in aree diventate a quel tempo un ”ricettacolo di servizi segreti stranieri”, dove difficilmente avrebbero potuto operare senza appoggi dei “terroristi ordinari”.

La vicenda della sparizione dei due metropoliti è stata scandita da depistaggi e informazioni false e fuorvianti, come quella che pochi giorni dopo il loro sequestro li aveva dati come liberi e diretti verso la cattedrale siro ortodossa di Aleppo, dove si radunò inutilmente ad attenderli una moltitudine di cristiani aleppini.
La ricostruzione riporta notizie già note, insieme a illazioni esposte senza riscontri oggettivi, compreso l’accenno secondo cui sarebbe coinvolto nel sequestro dei due Metropoliti anche George Sabra, leader cristiano da sempre vicino ai gruppi di opposizione al governo di Damasco. Viene messa sul tappeto anche l’ipotesi secondo cui gli autori del rapimento puntavano a costringere i due metropoliti a convertirsi all’islam, per alimentare paure e sconforto tra le locali comunità cristiane.
Il testimone più rilevante tra quelli citati nel report sembra essere Yassir Muhdi, presentato come uno dei carcerieri dei due Vescovi, che fu in seguito catturato dalle forze siriane. 

”L'indagine ufficiale” riconosce il dossier “non è ancora conclusa, perché non è stato possibile ritrovare i resti mortali dei due ecclesiastici”. Tra le altre cose, la ricostruzione sostiene – presentando indizi labili o aggregando informazioni senza riscontri oggettivi – che i due Arcivescovi sarebbero stati torturati, e che uno di loro, nel 2015, sarebbe stato curato in una struttura sanitaria di Antiochia, l’Antakya Devlet Hastanesi, nella provincia turca dell’Hatay. 
Nella sezione finale, l’indagine sostiene che i due Vescovi sarebbero stati uccisi e sepolti in un luogo imprecisato nel dicembre 2016, mentre le aree a est di Aleppo stavano per essere riconquistate dall’esercito siriano.
In conclusione, l’indagine pubblicata su medium.com può essere utile a chiarire dettagli sulla dinamica del sequestro e sulle prime fasi della segregazione dei due metropoliti, ma in molti passaggi non sembra apportare elementi certi utili a chiarire in maniera definitiva quale è stata la sorte di Boulos Yazigi e Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, Arcivescovi della città-martire di Aleppo. 

http://www.fides.org/it/news/67241-ASIA_SIRIA_Indagine_giornalistica_martirizzati_i_2_Vescovi_di_Aleppo_scomparsi_nel_2013_Ma_le_ombre_permangono

sabato 21 aprile 2018

“Non dimentichiamo”. Per ricordare i due Vescovi di Aleppo, e i sacerdoti rapiti cinque anni fa


Preghiere per ricordare la vicenda dei due Vescovi Metropoliti di Aleppo - il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yazigi - di cui non si hanno notizie certe dal giorno del loro rapimento, avvenuto il 22 aprile del 2013.

Ugualmente avvolta nel totale silenzio è la sorte dei due sacerdoti Michel Kayyal (armeno cattolico) e Maher Mahfouz (greco ortodosso) rapiti il 9 febbraio 2013 sulla strada da Aleppo a Beirut, per la cui liberazione si mossero i due Vescovi di Aleppo, a loro volta subito sequestrati.

"Ci rivolgiamo quindi ai cristiani di tutto il mondo: pregate per i rapiti; pregate per la Siria, una terra insanguinata devastata da un'inesorabile ondata di male; pregate per gli uomini torturati e mutilati, per le donne e le ragazze violentate, per i cristiani perseguitati; pregate per quanti commettono queste indicibili atrocità, e soprattutto pregate che il mondo esca da questa insopportabile spirale di silenzio e accorra in aiuto dei suoi fratelli e delle sue sorelle."