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giovedì 9 gennaio 2014

Ginevra 2 nelle attese dei Vescovi siriani

Il Patriarca Ignatius Joseph III Younan: L'Occidente deve agire per proteggerci ...

evitare il "politicamente corretto" e valorizzare il contributo del cristianesimo alla libertà.

Damasco,  (Zenit.org



All'inizio di dicembre , i parlamentari britannici hanno parlato appassionatamente della mancanza di preoccupazione esibita dal Foreign Office verso i cristiani perseguitati . Erano , ovviamente , in diritto di esprimere le loro preoccupazioni e sono profondamente grato che lo abbiano fatto . 
Ma i governi occidentali devono andare oltre le parole . Hanno bisogno di agire. Sempre più spesso, varie parti della regione del Medio Oriente stanno diventando "no go zone " per i cristiani . Nonostante il contributo incommensurabile del cristianesimo alla civiltà nella regione negli ultimi due millenni - non ultimo in termini di libertà religiosa - non è esagerato dire che l'estremismo islamico sta facendo del suo meglio per cacciarci fuori . Ma dove è l'indignazione in Occidente - la regione una volta bastione della libertà religiosa grazie alla sua eredità cristiana ? Dove è l'azione politica ? I fondatori delle Nazioni Unite hanno in mente che l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sarebbe stata palesemente ignorata da tanti paesi, popoli e comunità in nome della supremazia di una religione ?: " Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione", afferma l'articolo . ". Tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo , e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche , nel culto e nell'osservanza dei riti."
Eppure molti governi occidentali ora non solo non ne tengono conto , ma anche stanno sostenendo attivamente alcuni di coloro per i quali questi principi sono anatema . Come possono le cosiddette 'nazioni amanti della  democrazia' - le nazioni più influenti nella scena internazionale - chiudere gli occhi verso le nazioni che discriminano, contro la libertà religiosa e la libertà di coscienza in nome di un amalgama di religione e stato , come praticato dagli estremisti islamici ? Come possono essere in grado di convincere i loro elettori della loro onestà quando stringono alleanze con i Paesi che ancora vietano ad altre fedi di esistere sul loro territorio ?

È vero, la discriminazione e la persecuzione contro i cristiani da parte delle nazioni a maggioranza musulmana non è nuova . Per quattordici secoli questa ha avuto luogo , portando alla cancellazione quasi totale del Cristianesimo in Nord Africa . Ma questo pericolo di estinzione sta diventando oggi fin troppo evidente in Medio Oriente . Come il mio fratello Patriarca Louis Sako di Baghdad ha detto in una conferenza sul cristianesimo e la libertà , organizzata dal Religious Freedom Project della Georgetown University a Roma, 850.000 cristiani iracheni hanno lasciato il loro paese dal 2003 , portando ad una perdita immensa per coloro che vi dimorano come pure per la cultura e la politica irachena. 
E questo è tanto più tragico perché il cristianesimo ha le sue radici in Medio Oriente e Nord Africa . I Cristiani erano la maggioranza e hanno formato la cultura dominante in Palestina , Siria, Libano , Iraq, Egitto , e gran parte del Nord Africa prima dell'arrivo dell'Islam . Per di più , essi hanno contribuito a promuovere la libertà e lo Stato di diritto . Come la conferenza di Georgetown ha sottolineato , alla fine del secondo e l'inizio del 3 ° secolo , il  padre della chiesa nordafricana Tertulliano divenne il primo pensatore nella storia ad usare la frase " libertà religiosa ". Inoltre, egli fu il primo a sostenere che la libertà religiosa è un diritto umano appartenente a tutte le persone senza distinzione di fede . Nel 4 °secolo , il padre della chiesa orientale  Gregorio di Nissa , con sede in quella che è oggi la Turchia , divenne la prima persona ad essersi mai opposta contro l'istituzione della schiavitù come fondamentalmente ingiusta .

La stessa visione radicale della libertà che ha ispirato Tertulliano e Gregorio conduce i cristiani in Egitto , Iraq e altri paesi del Medio Oriente oggi a lottare per la politica di inclusione e di libertà religiosa per tutte le persone - cristiani, musulmani , ebrei e perfino gli atei . Oggi , molti musulmani non conoscono , o non danno valore, all'importanza del cristianesimo nella promozione del pluralismo politico , la libertà religiosa, e la democrazia . Ma il peggio è che  i governi occidentali si rifiutano di sostenere o riconoscere questi fatti e agire su di essi - un approccio che non solo convalida questa ignoranza, ma dà soccorso agli estremisti islamici che vogliono cacciarci .

Per noi cristiani in Medio Oriente , questo approccio e le politiche dei paesi occidentali in generale appaiono come poco più di un tradimento . Come tante nazioni a maggioranza musulmana , voi sembrate essere tragicamente ignoranti delle vostre ricche radici e del patrimonio 
cristiano . E questo non è semplicemente una benevola ignoranza : ha le sue conseguenze , quelle che noi in Medio Oriente siamo costretti a soffrire .

Faccio appello a tutte le persone di buona volontà in Occidente perchè evitino la "correttezza politica" . Porre fine all' opportunismo economico che ha portato distruzione nei paesi della nostra amata regione . Resistere all'oppressione delle popolazioni che amano la libertà in tutti i luoghi . Agire per sostenere le libertà che voi stessi godete , e che hanno il loro fondamento nella nostra eredità cristiana .
  Siamo grati per la vostra simpatia e la preghiera , ma abbiamo anche bisogno di azione da parte delle nostre sorelle e fratelli in Cristo, occidentali.

(Sua Beatitudine Ignazio Ephrem Joseph III Younan è Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente dei siriani per la Chiesa siro cattolica)



Il Vescovo caldeo di Aleppo: “Al Ginevra 2 si prenda atto che la Siria non è la Libia”



Agenzia Fides 4/1/2014


Aleppo  - “I partecipanti alla Conferenza di Ginevra due dovranno partire rispettando i connotati propri della Nazione siriana”. Così il Vescovo di Aleppo dei Caldei Antoine Audo descrive l'unico approccio che può assicurare risultati concreti alla prossima Conferenza internazionale di Pace sulla Siria in programma a Montreux, in Svizzera, il prossimo 22 gennaio.

 “Noi riteniamo che si deve rispettare il Paese con i suoi problemi, sostenerlo nel suo cammino progressivo verso la giustizia e la libertà” aggiunge il Vescovo caldeo “piuttosto che approfittare delle sue debolezze per tentare di annientarlo. Come uomini di Chiesa, è questa la prospettiva con cui guardiamo al presente e al futuro della Siria. E ci chiediamo a cosa e a chi serve il tentativo di distruggere un Paese che era stabile e custodiva anche tesori di civiltà. Forse qualcuno pensava che la Siria fosse come la Libia, che fosse facile cambiare il regime dall'esterno, magari per interessi economici. Come si è visto, si trattava di congetture fallaci”.
Il Vescovo Audo esprime riconoscenza “per quello che sta facendo Papa Francesco in favore della pace. Ho saputo che nei prossimi giorni ci sarà in Vaticano una giornata di studio sulla tragedia del popolo siriano. Anche da lì verranno elementi di riflessione che potranno essere utili alla Conferenza di Ginevra 2”. 



Ginevra II deve porre fine alla fornitura di armi e al finanziamento delle parti in lotta

«L’opinione pubblica occidentale è ostaggio dei mezzi di comunicazione, ma i media non comprendono quanto accade realmente in Siria e Medio Oriente. Non vi è alcuna primavera araba e quella che s’intende istaurare è una teocrazia».

Parole dure rilasciate ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da monsignor Issam John Darwish, arcivescovo melchita di Furzol, Zahle e Bekaa in Libano.

Il presule siriano ritiene il mondo arabo non ancora maturo per una forma di governo che implichi la separazione tra religione e stato. «Si tratta di una scissione ancora impensabile per molti musulmani. L’Occidente non può dunque esportare nella regione il proprio concetto di democrazia, ma deve lasciare che il Medio Oriente trovi il proprio». Per il momento le rivolte del mondo arabo hanno mostrato tutti i loro limiti, come accaduto in Egitto con il governo dei fratelli musulmani. «Jihadisti da tutto il mondo – ha aggiunto – si stanno riversando in Medioriente. È sufficiente pensare alle tante fazioni radicali che operano in Siria e che hanno soppiantato l’opposizione moderata».

Mentre si avvicina la data fissata per Ginevra II, monsignor Darwish si augura che la conferenza internazionale di pace sancisca la fine della fornitura di armi e del finanziamento alle parti in lotta. «Innanzitutto governo e opposizione devono essere indotti a riconciliarsi e ad accordarsi sulle riforme condivise da tutti i siriani. Ad esempio: garantire ai cristiani convertiti la libertà di registrarsi come tali».
 L’arcivescovo non immagina quale potrà essere il futuro di Assad, né chi potrebbe sostituirlo alla guida del paese. «La nostra unica grande paura è che i fondamentalisti possano conquistare il potere e imporre la propria ideologia. Uno scenario temuto da tutti i siriani».

Intanto i cristiani continuano ad abbandonare la Siria. Oltre 2mila famiglie hanno trovato rifugio in Libano e la città di Zahle – che con i suoi 200mila fedeli è il maggior centro cristiano del paese – ne ha accolte più 800. È difficile stimare il numero esatto di rifugiati cristiani poiché molti di loro non vivono nei campi profughi, ma sono ospiti di parenti o amici. «Ciò non significa che stiano bene – spiega il presule – La quasi totalità non ha di che vivere ed è emotivamente distrutta». Molti di loro provengono dalla città di Homs ed alcuni raccontano d’essere stati svegliati dai jihadisti nel cuore della notte e d’essere stati obbligati a lasciare la propria casa, senza poter portare nulla con sé.

Per paura di ritorsioni, spesso i cristiani evitano di registrarsi come rifugiati presso le Nazioni Unite. L’iscrizione al registro dell’Unhcr comporta infatti la redazione di una scheda comprensiva di foto ed impronte digitali, e in molti temono che i dati personali possano finire in mani sbagliate. La mancata registrazione li priva di molti benefici, tra cui l’assistenza medica.
«Non credo che debbano preoccuparsi e noi cerchiamo in tutti i modi di convincerli. Ma i nostri fedeli si fidano esclusivamente della Chiesa».

Nel 2013 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto i progetti in favore degli sfollati interni e dei rifugiati siriani in Giordania, Libano e Turchia per un totale di 2milioni e 200mila euro. Tutti gli aiuti sono stati distribuiti attraverso la Caritas e la Chiesa locale.

Roma, 3 gennaio 2014

http://acs-italia.org/notizie-dal-mondo/ginevra-ii-deve-porre-fine-alla-fornitura-di-armi-e-al-finanziamento-delle-parti-in-lotta/#.UsgKgkaA05t



L'Arcivescovo Hindo: Ginevra 2 non trasformi la Siria in uno Stato islamista


Agenzia Fides 8/1/2014


Hassakè  – I cristiani di Siria “sperano che la Conferenza di Ginevra 2 apra per la Siria prospettive di democrazia, libertà e uguaglianza. Ma proprio per questo sono contrari a ogni deriva islamista che pretenda di imporre anche in Siria la Sharia come sorgente della giurisdizione corrente, riducendo la comunità cristiana al rango di “minoranza protetta”. 

Lo spiega a chiare lettere all'Agenzia Fides l'Arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo, titolare della eparchia di Hassakè-Nisibi. “I cristiani” spiega l'Arcivescovo “saranno contenti se la cosidetta rivoluzione aprirà il cammino alla democrazia e alla libertà. Ma adesso anche i gruppi d'opposizione legati al Free Syrian Army – che pure vengono presentati come moderati rispetto alle formazioni jihadiste – si sono riuniti sotto la bandiera islamista, e dicono che nella nuova Siria dovrà essere applicata la Sharia, perchè così vuole la maggioranza. Questa è una prospettiva che i cristiani non possono accettare”.

A giudizio di monsignor Hindo, “Gli Usa, l'Arabia saudita, la Turchia favoriscono o accettano che si ripeta in Siria quello che è successo in Egitto, e abbiamo visto come è andata a finire”. Anche molti islamisti siriani sono legati alle posizioni dei Fratelli Musulmani. 
Ma i cristiani secondo l'Arcivescovo siro cattolico non possono accettare questa involuzione, che li ridurrebbe nel ghetto delle minoranze tollerate e rappresenterebbe anche uno stravolgimento del percorso storico della nazione. “In Siria” insiste mons. Hindo “i cristiani sono sempre stati parte integrante della Patria comune, cittadini a pieno titolo, e non 'minoranza'. Dopo il protettorato francese, i siriani avevano scelto un sistema laico e democratico, prima che iniziasse il regime imposto dal partito Baath”.
A chi si ostina a dire che i cristiani sono schierati con il regime di Assad, l'Arcivescovo Hindo risponde con determinazione: “All'inizio le manifestazioni contro il governo chiedevano libertà, democrazia, fine della corruzione. Poi sono venuti da fuori a rubarci la rivoluzione. Il popolo siriano non vuole la barbarie e la tirannia travestite con parole religiose. E tra due mali, è umano scegliere sempre il minore”. 


LA PRIMAVERA ARABA CHE NON C'E' MAI STATA


Lo sguardo di un  Vescovo del Libano sulla conferenza di pace siriana:  "Non c'è spinta per la democrazia : è una spinta per la teocrazia" ... 

New York, (Zenit.org)

martedì 9 aprile 2013

I Vescovi: "forze oscure" operano per disarticolare Stati e istituzioni.

Il rischio di conflitti religiosi nelle possibili derive oscurantiste della Primavera araba in Siria 

 "La crescita del fondamentalismo islamico minaccia i musulmani moderati, che sono la maggioranza". "Fra incudine e martello i cristiani non hanno scelta". Timori che il conflitto porti a inasprire l'antagonismo tra sunniti e sciiti libanesi.


da Asia News - 05/04/2013 
di Fady Noun



 Lo slancio democratico della "primavera araba" nasconde sempre meno il rischio, almeno in Siria, della discordia confessionale, che minaccia di estendersi ad alcune regioni libanesi, e la possibile deriva oscurantista. Alla viglia della sua partenza per la Francia il patriarca maronita, cardinale Béchara Raï, torna a ribadire la sua presa di distanza da un fenomeno che aveva suscitato tante speranze. 
"Forze oscure - ha detto in tono grave lunedì scorso, davanti all'ambasciatore francese Patrice Paoli - operano per disarticolare Stati e istituzioni, e cercano instancabilmente di accendere la 'fitna' tra le diverse confessioni religiose che, finora, coesistono pacificamente e questo, per ironia, in nome della democrazia e della 'primavera araba'".
Le riserve espresse dal patriarca nei confronti della rivolta araba, in particolare quella in Siria, chiaramente indicata dal capo della Chiesa maronita, sembrano essere state capite meglio di quelle che egli aveva indicato in occasione della sua prima visita nella capitale francese, nel settembre 2011.
In 18 mesi, in effetti, molte cose sono divenute più chiare sia per i libanesi che per i responsabili francesi. Questi ultimi, d'altro canto, non hanno appena deciso di rinunciare all'idea di armare l'Esercito libero siriano, nel timore che le armi finiscano nelle mani di gruppi fondamentalisti?
Per ciò riguarda la valutazione del patriarca, essa riguarda, a quanto sembra, sia i fondamentalismi jiahdisti di Jabhat al-Nosra, che consolidano la loro presa su alcune zone di conflitto in Siria, sia il fondamentalismo politico portato avanti dai Fratelli musulmani sul (cattivo) modello egiziano. Il fatto che egli parli di forze "oscure" può far pensare che questi gruppi siano manipolati.
"La Francia delle luci non sarà indifferente (...) di fronte alla crescita del radicalismo e del fondamentalismo e al proliferare di un oscurantismo rinforzato dalle contraddizioni politiche e dalle interferenze regionali e internazionali", ha affermato il capo della Chiesa maronita, davanti all'ambasciatore Paoli. E ha chiamato la Francia, per laica che sia, alla "chiaroveggenza", chiedendole di non ignorare il ruolo di "fermento democratico" che giocano i cristiani all'interno delle società arabe. "La crescita del fondamentalismo islamico minaccia i musulmani moderati, che sono la maggioranza. Essi rischiano di cadere nel pensiero fondamentalista, se i cristiani perdessero la loro presenza effettiva e la loro influenza benefica all'interno delle società arabe".
Evidenziando questo aspetto, il patriarca va contro alcune correnti che, per ragioni esclusivamente politiche, non perdono occasione per demonizzare l'islam e mettere musulmani moderati ed estremisti nello stesso fascio. Il cardinale cerca anche di mettere in guardia l'Occidente sulle conseguenze che potrebbe avere, anche per esso, la "desertificazione" della presenza cristiana in Oriente.
E' per questo che, d'accordo con tutti i capi religiosi cristiani cattolici e ortodossi, il patriarca torna a chiedere oggi, come aveva fatto per la prima volta nel settembre 2011, la fine immediata delle violenze in Siria e una soluzione politica del conflitto. A suo avviso, anche se non l'aveva mai espresso apertamente, non si è mai trattato di appoggiare un regime, ma di promuovere una soluzione politica che riduca il pericolo di un esodo dei cristiani dalla Siria. 
Fra incudine e martello, insistono a Bkerke, i cristiani non hanno scelta, preoccupati dall'impatto attuale dei combattimenti che rischiano di durare nel tempo, se non indefinitamente, più che dalle conseguenze storiche a lungo termine.
Per un libanese cosciente del rischio, questa richiesta è anche autodifesa. In diverse regioni libanesi, a cominciare da Tripoli, scontri sporadici oppongono fondamentalisti sunniti e forze filo-siriane. Sul piano nazionale, si inasprisce l'antagonismo tra sunniti e sciiti. 

http://www.asianews.it/notizie-it/Patriarca-maronita:-rischio-di-conflitti-religiosi-nelle-possibili-derive-oscurantiste-della-Primavera-araba-in-Siria-27578.html


"Europa, toccherà anche a voi se non combattete il terrorismo islamico che uccide i cristiani in Medio Oriente"  

All'interno del convegno “La responsabilità dell'Europa nella persecuzione dei cristiani in Siria”, il vescovo di Zahleh, Issam John Darwish, non ha usato mezzi termini per descrivere la drammatica situazione dei profughi cristiani in fuga dalla Siria: “Se non risolveremo la situazione dei cristiani in Oriente arriverà anche il turno dell’Europa. L’estremismo islamico sulla sponda meridionale del Mediterraneo colpirà inevitabilmente anche la sponda settentrionale.” 
Una considerazione severa che suona come un monito a tenere alta l’attenzione sulla condizione dei cristiani mediorientali. “In Siria non c’erano difficoltà di convivenza tra cristiani e islamici. Oggi dopo quella che voi in occidente chiamate ‘primavera araba’ – ha dichiarato monsignor Darwish - si sono deteriorate le condizioni della convivenza tra islamici e cristiani. In Siria oggi ci sono estremisti arabi provenienti da Qatar, Arabia Saudita, Libia, Pakistan e Cecenia uniti dalla volontà di uccidere i cristiani.”
“Dobbiamo dare speranza e futuro a queste popolazioni così gravemente colpite – ha proseguito il vescovo di Zahleh. Da due anni a Zahleh, dove vivono 160mila cristiani, accogliamo i cristiani in fuga dalla Siria: sono circa 700 le famiglie attualmente ospitate nella nostra diocesi. Siamo qui in Italia per far conoscere questa realtà e trovare il modo di aiutare queste famiglie, dal momento che i loro bisogni sono tanti.”

A chiusura del suo intervento monsignor Darwish ha chiarito che “L’unica possibilità per porre rimedio a questa tragica situazione è il dialogo: i potenti della Terra devono sedersi a un tavolo e negoziare con il Presidente Bashar Al-Assad, perché con le armi non si arriva da nessuna parte. Il Governo italiano deve farsi promotore di un incontro mondiale e svolgere un ruolo importante in questa mediazione, come protagonista del consesso europeo e come paese cristiano.” Il vescovo di Zahleh ha infine invitato i presenti a un incontro di preghiera per il Medio Oriente nel mese di ottobre a Cipro, cui prenderanno parte esponenti religiosi provenienti da 22 Paesi del mondo.

http://ioamolitalia.it/comunicati/vescovo-siriano-europa-tocchera-anche-a-voi-se-non-combattete-il-terrorismo-islamico-che-uccide-i-cristiani-in-medio-oriente.html