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venerdì 30 novembre 2018

Idlib: “Tutti i beni dei cristiani sono considerati bottino di guerra e di conseguenza verranno sequestrati”, il comunicato di Al Nusra

notifica inviata da Hayaat Tahrir El Sham, in cui si esige di consegnare una casa di cristiani entro la fine del mese di novembre

AsiaNews  30 novembre 2018

Al Qaeda in Siria - che dopo essersi evoluta in Al Nusra, si fa ora chiamare Hayaat Tahrir Al Sham [1] - continua da giorni a sequestrare case, terreni e beni dei cristiani all’interno della provincia di Idlib sotto il suo controllo. In un comunicato emanato da Tahrir Al Sham e pubblicato quattro giorni fa si legge: “Tutti i beni dei cristiani sono considerati bottino di guerra e di conseguenza verranno sequestrati”. Tre giorni fa, dal Patriarcato degli armeni cattolici, AsiaNews ha ricevuto conferma che da parte dei gruppi terroristici islamici di Idlib è in corso una confisca dei beni dei cristiani fuggiti durante la guerra dopo l’occupazione da parte di Daesh.
Un abitante di Jisr el Sheghur - che ha voluto mantenere l’anonimato - è fra coloro che hanno occupato una casa abbandonata. Egli stesso dichiara che Hayaat “ha informato tutti gli abitanti che hanno occupato case appartenenti ai cristiani fuggiti, di svuotare i luoghi o accettare di versare un affitto mensile” all’organizzazione terroristica islamica.
Vi è anche l’esproprio delle case dei cristiani lasciate in procura a loro amici o vicini di casa, Al Hayaat non riconosce tali procure legali. Le case più belle vengono assegnate ai capi islamici; altre case o negozi vengono venduti o affittati. Il sequestro non riguarda i cristiani ancora in città, che sono pochissimi e composti soprattutto da anziani.
I cristiani nella provincia di Idlib, composti sopratutto da armeni e greco-ortodossi, hanno dovuto fuggire da quei luoghi nel 2012. Noti per essere benestanti e proprietari di terreni e case, i cristiani hanno abbandonato tutto, fuggendo in zone controllate dal governo. Molti altri hanno optato di emigrare all’estero: alcuni solo temporaneamente in Turchia, Libano o Armenia; altri hanno scelto di non ritornare mai più e sono andati in Europa, America, Australia.

I cristiani della provincia erano concentrati soprattutto all’interno della città di Idlib, ma anche nei villaggi circostanti dell’hinterland agricolo ed industriale, come pure nei nuovi centri urbanizzati di Jisr el Sheghur, Halluz, Yaacobibya ed Al Ghassaniya. Agli inizi del 2012, tanti cristiani hanno subito feroci persecuzioni ad opera di Daesh. Molti di loro sono stati decapitati, con la scusa di essere sostenitori “del regime di Damasco”.
Da quando i gruppi armati islamici della Rivoluzione siriana hanno preso il controllo, persecuzione diretta e terrorismo verso i cristiani si sono accresciuti. I fedeli sono spinti ad abiurare o a subire la condanna a morte in caso di rifiuto. Un’altra via di uscita è la fuga. Soprattutto Daesh ed Al Nusra hanno rapito molti sacerdoti e religiose ed hanno demolito chiese e monasteri trasformandoli in cimiteri di fosse comuni. Fra le tante testimonianze, vi è quella della chiesa greco-ortodossa di Al Ghassaniya (dicembre 2013).
Nel 2015, nella città di Idlib, la chiesa dedicata alla Madonna è stata saccheggiata e ha subito sacrilegi da parte di Jund al Aqsa, “I soldati di Al Aqsa”.
Insieme alle fazioni integraliste alleate, Hayaat Tahrir Al Sham controlla quasi il 70 % dei territori della provincia di Idlib. Essa è composta da migliaia di combattenti siriani, ma anche da jihadisti arabi e non arabi. Il rimanente 30% del territorio è controllato da gruppi meno integralisti, ma sempre opposti ai cristiani. Questa parte è infatti controllata da gruppi fuoriusciti da Al Qaeda e da Isis, quali il “Partito Islamico Turcomanno”, nostalgici dell’Impero ottomano turco; “Sekur Al Ghab” (Falchi delle Foreste); Ansar Al Tawhid (Apostoli dell’Unità); Hurras Al Din (I Guardiani della religione); Ajdad Al Caucaz (I Nonni del Caucaso), composto da ceceni e azerbaijani turchi; Jeysh Al Izza (L’Esercito della Gloria) e tanti altri. Solo uno sparuto gruppo appartiene all’Esercito siriano libero.  

  [1] “Organo per la liberazione di Sham”, dove non si comprende se con il nome Sham si intenda Damasco, oppure la definizione storica della provincia storica di Sham, la grande Siria che comprende anche il Libano la Palestina e la Giordania.

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