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mercoledì 14 dicembre 2016

Dietro alle bugie su Aleppo





















Dal dottor Nabil Antaki, ecco un’altra pagina di verità sulla tragedia e sulla riconquistata libertà degli Aleppini.
'' Pubblico la mia risposta ad una amica che è stata interpellata da due persone dopo la diffusione della nostra ‘’lettera da Aleppo n. 28’’
Cara F.
Comprendo bene la confusione di uno dei due tuoi interlocutori o il disagio dell’altro, e comprendo anche la tua domanda: ‘qual è la verità? ’
Capisco molto bene la reazione di queste persone sottomesse alla martellante propaganda mediatica occidentale di parte. Una propaganda manichea con i buoni definiti ribelli o rivoluzionari (dimenticando che essi fanno parte dei due gruppi (Daesh e al-Nusra) che la Comunità internazionale ha classificato come organizzazioni terroristiche. 
Si dimentica anche che 90.000 jihadisti stranieri sono venuti nel nostro Paese per fare la jihad. E si dimentica che il fine di questi terroristi è la realizzazione di uno Stato islamico. 
Dall’altro lato, ecco i malvagi, demonizzati da una massiccia disinformazione, sin dagli inizi degli avvenimenti, per accelerare la caduta del regime.
I ribelli-terroristi che invasero i quartieri est di Aleppo nel luglio del 2012 e Mosul nel 2014 sono gli stessi che commisero gli attentati a Parigi nel 2015.
A Parigi, erano terroristi che bisognava eliminare.
A Mosul, voi applaudite (giustamente) l’assalto dell’esercito iracheno appoggiato dai raids aerei statunitensi e della coalizione, per liberare la città dai terroristi di Daesh, (ben sapendo che questi raids faranno ovviamente delle vittime civili, senza che in Occidente qualcuno se ne dispiaccia).
Ad Aleppo, voi invece condannate l’assalto dell’esercito dello Stato siriano il cui scopo è liberare una parte della città, controllata da quattro anni e quattro mesi dagli stessi terroristi di al-Nusra. (Ricordiamo che Daesh e al-Nusra erano un unico gruppo, scissosi in due circa due o tre anni fa, poiché al-Nusra voleva seguire al Qaïda e giurare fedeltà al delfino di Ben Laden, mentre Daesh voleva giurare fedeltà al califfo auto-proclamatosi Baghdadi).
Dov’è la verità? Non certo presso i giornalisti e i media.
Essa si trova presso coloro che vivono qui.
Presso gli abitanti di Aleppo-ovest (che non sono soltanto cristiani, dato che siamo rimasti in pochi), che ieri sera hanno manifestato la loro gioia nelle strade all’annuncio della liberazione di una gran parte di Aleppo-est. Coloro che hanno subito durante quattro anni e mezzo bombardamenti quotidiani da parte dei terroristi di Aleppo-est con decine di vittime tutti i giorni (naturalmente ignorati dai media occidentali e nessuno che abbia sentito imbarazzo). I terroristi li hanno privati d’acqua potabile per più di due anni (1 milione e mezzo di abitanti a cui si è tagliata l’acqua corrente è un crimine di guerra e contro l’umanità) e nessuno ne è stato sconvolto. Sono stati gli Aleppini a supplicare l’esercito ed il governo di liberare i quartieri orientali ed era dovere dello Stato intervenire.
La verità sta presso gli abitanti liberati dei quartieri orientali di Aleppo, che erano ostaggi dei terroristi, anzi scudi umani. Bisogna vederli scoppiare di gioia, mentre si gettano tra le braccia dei soldati, e piangere quando ritrovano membri della propria famiglia. Bisogna ascoltarli raccontare le sofferenze per ciò che i terroristi gli hanno fatto subire. Naturalmente, tutto ciò è documentato con dei video in arabo che non vi mostrano.
I bombardamenti russi e siriani, che tanto hanno disturbato i nostri amici europei [sensibili e cinici a fasi alterne o a seconda della collocazione topografica delle vittime. N.d.T.], ebbene sì, hanno fatto vittime tra i civili e noi lo deploriamo. Ma voi, voi siete altrettanto addolorati per le vittime civili fatte dalla coalizione occidentale nei bombardamenti di Mosul? O la bomba americana è forse più intelligente della russa ?. In Siria no. Infatti i raids della coalizione occidentale sui terroristi hanno mietuto ogni volta vittime civili e l’ultimo raid aereo francese ne ha fatte 110 in un colpo solo, ma non ve lo dicono. Durante una presa di ostaggi, dopo negoziazioni e tentativi infruttuosi per liberarli pacificamente, la polizia non dà forse l’assalto pur essendo consapevole che potrebbero esserci delle vittime tra gli ostaggi?
Non esistono guerre pulite (dimenticate che stiamo vivendo in guerra da cinque anni e mezzo), però i media europei hanno esagerato i fatti, modificando e amplificando la realtà. Il martellamento che avete subito è intessuto di menzogne. Vi hanno annunciato dieci volte in sei mesi la distruzione dell’ultimo ospedale di Aleppo-est: come se per un colpo di bacchetta magica l’ospedale potesse risorgere in due settimane. Vi hanno mostrato il ‘Sindaco di Aleppo-est’ in tutte le salse: conferenze-stampa, ricevuto da Hollande, imbarcandosi con Duflos in un farsesco viaggio ad Aleppo. Ma si dà il caso che questo signore non sia sindaco di Aleppo e neppure di Parigi. Egli è semplicemente un impostore fatto uscire come un coniglio dal cappello di un prestigiatore per appoggiare la campagna mediatica messa su per arrestare l’avanzata dell’esercito lealista, pretendendo una tregua per ragioni ‘umanitarie’: cioè per permettere ai terroristi (geneticamente modificati dagli Occidentali in ‘ribelli moderati’) di riprendersi.
I Siriani, che hanno sofferto troppo per questa guerra e gli Aleppini in particolare, non accetteranno la proibizione di esprimere la loro gioia nel vedere la disfatta dei terroristi (almeno in Aleppo), i loro concittadini di Aleppo-est liberati, e di poter vivere senza piangere ogni giorno la morte di un parente, di un amico, di un vicino, uccisi dai proiettili di ribelli-terroristi.
Nabil
P.S La campagna mediatica è stata orchestrata alla perfezione: un martellamento quotidiano di menzogne che le persone, pur di buona volontà e con un certo spirito critico, arrivano a credere, non avendo una conoscenza diretta della situazione sul terreno. ‘Non possono mentirci tanto, sicuramente c’è del vero’ pensano.
Se voi mentite, mentite e continuate a mentire, qualcosa delle vostre menzogne sarà creduto. ’’ 

   Trad. Maria Antonietta Carta

AsiaNews, 14 dicembre 2016

Questa mattina nuovi, violenti bombardamenti stanno scuotendo la città di Aleppo. Razzi e colpi di artiglieria lanciati dai soldati dell’esercito governativo cercano di abbattere l’ultima sacca di resistenza dei gruppi ribelli e jihadisti, che si sono asserragliati in una piccola porzione della città. Testimoni locali confermano gli scontri a fuoco e la sospensione del piano di evacuazione raggiunto in precedenza, che avrebbe dovuto garantire la fuoriuscita dei civili e degli ultimi miliziani - alcune migliaia - tuttora presenti. I bus governativi sono allineati all’esterno dell’area teatro dei combattimenti, ancora vuoti e in attesa di disposizioni per le prossime ore. 
A bloccare le operazioni di evacuazione e innescare la nuova ondata di bombardamenti la richiesta siro-iraniana di avviare, in simultanea, le operazioni di sgombero dei feriti e civili in altre due cittadine sotto assedio delle milizie ribelli. Le Nazioni Unite sarebbero rimaste ai margini dell’accordo e non partecipano alle operazioni di evacuazione, per dicendosi pronte a intervenire in caso di bisogno. Ieri fonti Onu avevano parlato di “atrocità” e di civili giustiziati dalle milizie filo-governative.
Fonti di AsiaNews nel settore occidentale riferivano al contempo di “lanci di razzi” dal settore ancora in mano ai ribelli, che hanno provocato “otto morti e più di 40 feriti”. “La tregua è ancora lontana - aggiungono le fonti - anche perché resta da capire la posizione dei curdi siriani, armati, e le mosse delle milizie filo-governative, in cui è alto il fenomeno della corruzione e che devono essere sistemate in qualche modo dall’esercito regolare”. 
Nei giorni scorsi intense trattative fra Mosca e Ankara avevano permesso il raggiungimento di un accordo sull’uscita di ribelli e jihadisti, rimasti intrappolati in un’area di cinque chilometri, dove si erano ritirati di fronte all’avanzata dell’esercito siriano, sostenuto da russi ed Hezbollah. Esso prevedeva il ritiro dei civili, quindi la fuoriuscita dei combattenti, circa 5mila uomini in esilio in direzione ovest verso la periferia di Aleppo e a est verso Idlib e il confine turco. Dall’accordo emerge ancora una volta la grande influenza esercitata da Ankara sui ribelli e jihadisti siriani, che rispondono di fatto al governo turco. E al quale sono legati con un cordone ombelicale, che ha garantito loro la sopravvivenza per anni. 
I siriani sono in giubilo per la vittoria militare, ma la città di Aleppo emerge nella sua drammatica devastazione: uno scenario apocalittico fatto di ceneri, macerie e miseria.  Se il mondo intero (in particolare l’Occidente) lanciava grida di condanna per la sorte dei civili di Aleppo est, affamati e privi di risorse, impossibilitati a ricevere aiuti umanitari, la tv panaraba Al Mayadeen trovava una prima risposta alla questione. In un reportage dal settore orientale il canale satellitare ha mostrato chi stava davvero affamando la popolazione: in seguito alla liberazione del quartiere Bustan Al Qasr, i cronisti hanno scoperto un deposito all’interno di una scuola colmo di derrate alimentari, vestiti e medicinali custoditi dai jihadisti. Una riserva preziosa nascosta nella scuola di al Yarmuk, mentre la popolazione civile pativa fame e stenti.  
Tonnellate di cibo e generi di prima necessità che gli abitanti rimasti - donne, anziani, bambini - hanno subito cercato di accaparrarsi. Si assiste a scene di persone con scatole e sacchi sulle spalle, che tradiscono il bisogno immediato di cibo. La rivelazione sugli alimenti e aiuti umanitari che i jihadisti hanno sottratto alla cittadinanza, affamandola, spiega perché nel settore orientale solo la popolazione civile pativa la fame e appariva dimagrita e provata, mentre i ribelli si presentavano nei video e sui social in buona salute e ben nutriti. 
La liberazione di Aleppo ha inoltre svelato un altro mistero: quello dell’acquisto di armi dall’Europa dell’est da parte di Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, i cui eserciti sono invece dotati di armi di fabbricazione americana. Tale industria è stata tenuta in vita grazie agli acquisti miliardari dei Paesi del Golfo. Difatti, dal 2103 in avanti Riyadh, Doha e gli Emirati hanno acquistato armi dall’Est Europa, spedite poi ai jihadisti in Siria e nello Yemen. Una fornitura che non si è mai interrotta nel tempo, almeno fino a poco tempo fa. 
In uno dei covi dei jihadisti di al Nosra (ex al Qaeda) e del gruppo filo-turco di Nur Eddin el Zank, rinvenuto nel centro storico di Aleppo - settore orientale - sono stati trovati depositi di armi di fabbricazione bulgara, copie bulgare di missili russi, mitragliatrici, razzi anti-carri e altre armi. Negli ultimi mesi del 2014 erano comparsi negli aeroporti bulgari aerei sauditi, assenti nel Paese dal 1991 e che, per questo, avevano attirato grande curiosità. 
Alcuni fotografi amatoriali avevano documentato aerei cargo sauditi del tipo Boeing 747 e degli Emirati Arabi Uniti del tipo Boeing 777 e Airbus A330 negli aeroporti di Borgas e di Sofia. Il mistero è stato chiarito dal rapporto annuale del ministero bulgaro della Difesa, secondo cui nel 2014 Sofia aveva siglato accordi per la vendita di armi all’Arabia Saudita per un valore di 85 milioni di euro. Il rapporto dell’anno successivo parlava invece di una vendita di armi, sempre all’Arabia saudita, di un valore di 29 milioni di euro. Sempre nel 2015 l’accordo firmato fra la Bulgaria e gli Emirati Arabi Uniti per la vendita di armi russe da parte della Bulgaria.
In precedenza, secondo quanto rivelato da Wikileaks un telegramma inviato dall’ambasciata Usa a Sofia rivelava un finanziamento degli Emirati Arabi Uniti per l’acquisto di armi bulgare, da inviare al governo dello Yemen nel 2010. Si tratta di decine di mitragliatrici di attacco, di mine, di missili e razzi, nel contesto di una commessa che aveva permesso all’industria bellica bulgara di riprendere fiato dopo un periodo di forte calo. Nel 2014, grazie alla guerra jihadista in Siria e nello Yemen, le  le vendite di armi bulgare secondo dati ufficiali hanno raggiunto il tetto di 403 milioni di euro.
Da ottobre 2014 a Maggio 2015 sono stati effettuati nove voli fra la Bulgaria e l’aeroporto di Jeddah e Tabuk nei pressi del confine giordano-saudita, per trasportare fra le 60 e le 80 tonnellate di armi di produzione sovietica. Gli aerei degli Eau hanno effettuato nei medi di giugno e agosto di quest’anno diversi collegamenti fra Abu Dhabi con Borgas e Sofia. 
Un rapporto Onu sul traffico di armi pubblicato all’inizio del 2015 parla dell’arrivo in Arabia Saudita, alla fine del 2014, di 830 mitragliatrici e 120 carri armati anti-scosse del tipo SPG-9. All’inizio del 2015 il ministero siriano della Difesa comunicava la presenza di armi bulgare in mano ai jihadisti, rinvenute nei tunnel usati per l’evacuazione. Si parlava di mine, razzi anti-carri, mitragliatrici Kalashnikov e razzi Rpg, tutti fabbricati in Bulgaria e riemersi ad Hama, Homs e diversi quartieri di Aleppo, dopo aver varcato le frontiere della Giordania e della Turchia. 
Ankara, che per anni ha fornito armi e munizioni, oltre che aiuto logistico a gruppi jihadisti come al Nusra e Nur Eddin Al Zenki in Siria, ora cerca di farli uscire da Aleppo. Alla fine di tutto, resta la domanda: A quale prezzo? E che cosa ha ceduto la Russia in cambio? Ancora una volta, come già successo prima con gli Stati Uniti, le vittime sacrificali sembrano essere i curdi siriani.