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mercoledì 16 luglio 2014

Assad al terzo mandato



da PAPABOYS 3.0

 Il presidente della Repubblica Araba Siriana, Bashar al-Assad, ha prestato giuramento per un nuovo mandato. Nel corso della cerimonia di insediamento che si è tenuta nel palazzo presidenziale a Damasco, Assad ha detto che gli stati occidentali e arabi che hanno sostenuto il “terrorismo” pagheranno un “prezzo alto” e che combatterà i ribelli fino a quando la sicurezza non sarà assicurata in tutto il paese. Il riferimento implicito è ai Paesi del Golfo, alla Turchia e ad alcuni Paesi occidentali, come Stati Uniti, Francia e Regno Unito, accusati di sostenere il terrorismo ovvero la rivolta che va avanti dal 2011. Assad -riferisce una nota di Spondasud-  ha promesso di combattere il terrorismo fino a quando non sarà riportata la pace in Siria. “Sono passati tre anni e quattro mesi da quando qualcuno ha gridato ‘libertà”, ha aggiunto il presidente ricordando l’inizio, nel marzo 2011, della rivolta sfociata poi nella guerra. “Volevano una rivoluzione, ma siete stati voi i veri rivoluzionari”, ha aggiunto rivolto alla platea, “e mi congratulo per la vostra rivoluzione e la vostra vittoria”. “Coloro che si erano persi possono ora vedere chiaramente: sono state svelate le loro facce mostruose, le maschere della ‘libertà e della ‘rivoluzione’ sono cadute”.

Il leader siriano ha affermato che il suo Paese deve fronteggiare “un’aggressione straniera” perpetrata attraverso “strumenti locali” e ha rilanciato la sua offerta di una “riconciliazione nazionale” con quanti deporranno le armi. La cerimonia si è svolta in una sala in cui campeggiava una fotografia di Hafez, padre di Bashar, e alla presenza di parlamentari e altri ospiti selezionati. Assad ha giurato di “rispettare la Costituzione e le leggi e difendere gli interessi del popolo siriano”
Il capo dello Stato ha tracciato le principali linee del suo nuovo mandato settennale, il suo terzo consecutivo, sullo sfondo di un conflitto che ha causato in Siria, secondo alcune stime, almeno 250 mila morti. Assad, 48 anni, è stato riconfermato nelle elezioni del 3 giugno scorso che le opposizioni e i governi occidentali hanno considerato una farsa. Gli Stati Uniti avevano descritto le elezioni prive di significato. La Russia, che ha sempre fornito alla Siria supporto diplomatico e militare, ha giudicato le elezioni in Siria “eque, libere e trasparenti”. Malgrado il boicottaggio di Stati Uniti ed Europa, Assad ha vinto la competizione con l’88,7 per cento dei voti. Un plebiscito.

Vaste aree della Siria, in particolare l’est e il nord est del paese, sono cadute nelle mani dei gruppi islamisti, tra i quali il potente gruppo jihadista dello Stato islamico che ha anche conquistato importanti aree di territorio in Iraq. Lo Stato islamico nelle ultime settimane ha ampliato la sua sfera di controllo, sconfiggendo altre fazioni islamiste con nuovi armamenti arrivati dall’Iraq. Assad, dal suo canto, ha rafforzato il controllo su un corridoio strategico del territorio che si estende a nord di Damasco, riconquistando le principali città del paese, tra cui Homs. 
Sostenute dai miliziani Hezbollah libanesi, le sue forze sono ora concentrate per combattere le sacche di resistenza ad Aleppo, dove sono presenti sia i ribelli dell’Esercito Libero Siriano che le forze radicali e qaediste dello Stato islamico e del Fronte al Nusra.

http://www.papaboys.org/assad-al-terzo-mandato-pagheranno-un-prezzo-alto-gli-amici-dei-fondamentalisti/

ASSAD NON E' BEPPE GRILLO

IL Sussidiario, venerdì 6 giugno 2014
di ROBI RONZA
Lo spoglio dei risultati delle elezioni presidenziali, svoltesi in Siria nelle aree sotto il controllo del governo, si è concluso con l'annuncio che l'88,7 per cento degli elettori recatisi alle urne si è espresso a favore del rinnovo del mandato al presidente uscente Bashar al-Assad.  Agli altri due candidati, Hassan al-Nouri e Maher Hajjar è andato rispettivamente il 4,3 e il 3,2 dei suffragi. Pur non essendo di certo un risultato da democrazia davvero funzionante, l'esito di queste elezioni rientra nella norma della democrazia finora possibile nei paesi arabi.
Ci sarebbe perciò da domandarsi come mai il Segretario di Stato americano John Kerry, che si è affrettato a definire "senza senso" tali risultati, non avesse invece trovato nulla da ridire quando in Egitto l'aspirante presidente … predestinato alla vittoria dall'esercito (con l'appoggio degli Usa) aveva ottenuto percentuali analoghe; ma la risposta è ovvia.Non si fatica ad immaginare che se, con il giustificato motivo della guerra civile in corso, Bashar al-Assad avesse deciso di rinviare le elezioni, lo si sarebbe perciò accusato di calpestare la democrazia. Siccome invece le ha fatte, ci si precipita a dire che non valgono niente. Qualunque cosa insomma avesse fatto in proposito non aveva scampo. 
In realtà, malgrado che ciò a Washington dispiaccia, tutti gli osservatori che seguono sul posto la crisi siriana senza pregiudizi sono concordi nel dire che Bashar al-Assad gode del sostegno della maggioranza dei siriani. E sarebbe strano il contrario, considerando che in Siria si tratta di scegliere tra lui e Al-Qaeda, non tra Matteo Renzi e Beppe Grillo. 
Cercando una via d'uscita da questa situazione, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno puntando a rafforzare il Fronte Islamico di Hassan Abbud, il più presentabile dei gruppi schierati in armi contro al-Assad, accreditandolo come un'alternativa possibile all'impresentabile Isis, ovvero Al-Qaeda. Proprio nei giorni delle elezioni la Bbc ha diffuso un'ampia intervista ad Hassan Abbud, che nella circostanza fa sfoggio di moderazione (si fa per dire). Si dice contrario all'impiego di terroristi suicidi, afferma che nell'islam c'è spazio per le diversità di opinione, promette in caso di vittoria salvezza agli alawiti (la minoranza religiosa cui appartengono sia al-Assad che buona parte dei membri del suo governo), dice che in una Siria governata dal Fronte Islamico le donne potranno guidare l'auto, andare all'università, portare il velo solo se lo vogliono (fermo restando che se non lo portano peccano); e "i cristiani nonavranno niente da temere".Precisa però che il modello di governo del Fronte Islamico è la Sharia, ma che il Fronte non la vuole imporre bensì solo indicare a tutti come ideale. Un bel cocktail insomma per rendersi "spendibili" agli occhi occidentali senza rinunciare ai pilastri di una visione chiaramente integralista dell'islam.  È un cocktail che potrà magari trovare qualche bevitore in Occidente, ma di certo non in Siria. E resta poi da vedere quanto in campo islamista pesa il Fronte Islamico rispetto all'Isis. 
Puntare in un tale contesto sulla caduta del regime di al-Assad – come stanno continuando a fare Stati Uniti e Gran Bretagna − è un gesto irresponsabile. Come analogamente è un gesto irresponsabile quello di far leva sulla crisi dell'Ucraina per creare instabilità nel bacino del Dniepr e nella regione del Mar Nero rischiando di farne un altro Medio Oriente.I due maggiori Paesi europei più esposti alle conseguenze negative di tali sviluppi, ossia la Germania e l'Italia, dovrebbero fare tutto il possibile per evitarli.
http://www.ilsussidiario.net/News/Editoriale/2014/6/6/Assad-non-e-Beppe-Grillo/505525/