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giovedì 20 marzo 2014

Nulla - della cultura siriana pre-cristiana, cristiana, islamica - è risparmiato

Le tombe dell'antica Palmyra, preda dei saccheggiatori



ASSAWRA,  Lunedi, 17 Marzo, 2014 

Il luogo più bello in Siria, l'antica  Palmyra, porta le cicatrici di recenti combattimenti, ma sono soprattutto le magnifiche tombe la preda dei saccheggiatori.
Situata a 210 km a nord est di Damasco, la "perla del deserto" , iscritta dall'UNESCO come Patrimonio Mondiale dell'Umanità, conserva la sua bellezza benchè il tempio di Baal abbia subito alcuni danni a causa di scambi di artiglieria tra esercito e ribelli.
"I gruppi armati si sono installati  nel mese di febbraio 2013 nell'immenso palmeto a sud di Palmyra e hanno occupato il sito fino a quando ne sono stati cacciati dell'esercito nel settembre dello stesso anno ", ha detto a AFP Mohammad al-Assad, 44 anni,  funzionario  del Servizio delle 
Antichità .

"A partire dai frutteti dove si annidavano, sparavano sulla città e alcuni obus hanno  danneggiato alcuni punti del tempio situato nel mezzo", aggiunge.



La parete orientale del tempio ellenistico di Baal, l'edificio più imponente della città, è segnato da diverse macchie biancastre dove la pietra è stata graffiata dalle granate. Colpi di mortaio hanno danneggiato una delle aperture e l'architrave che poggia su otto colonne con alberi scanalati.
Il muro di cinta ha sofferto in più punti. Tre pilastri del colonnato a sud del tempio sono stati smembrati, i loro capitelli corinzi giacciono a terra. Ma gli altri monumenti non sono stati colpiti dai combattimenti.


Secondo Assad, i ribelli hanno saccheggiato la casa di missioni archeologiche adiacenti al tempio, ma il peggio è stato il saccheggio delle tombe meravigliose.
A ovest della città, nella Valle delle tombe, la necropoli si estende per un chilometro. E' là dove i ricchi Palmyreni avevano costruito una serie di tombe sontuosamente decorate.
Al Museo di Palmyra, il direttore Khalil al-Hariri mostra tre stele di calcare e  parti di sarcofagi scolpiti ad alto-rilievo con personaggi e bambini. "Erano stati tagliati con una motosega. Li abbiamo recuperati due giorni fa nel seminterrato di una casa", spiega.
Come sono state saccheggiate le tombe? Non sa niente. "Ci sono circa 500 tombe, di cui solo 200 sono stati scavate dagli archeologi. È in quelle che non lo erano che i ladri hanno fatto il loro sporco lavoro", dice.
Il suo unico punto di riferimento, è il bottino trovato. "Da quando l'esercito ha ripreso il controllo della regione ho recuperato 130 pezzi, ma non sono in grado di dire a quante tombe appartenevano perchè i ladri hanno avuto cura di richiuderle".


Oltre ai sarcofagi, vi sono i busti dei morti in costume greco-romano e decorazioni murali in stile palmireno.

Nel discorso ufficiale, sono gli "uomini armati" o "terroristi" che volevano spogliare il paese "vendendo a buon mercato la nostra cultura e le nostre radici."  In realtà, e il signor Hariri lo riconosce a mezza voce, anche alcuni abitanti hanno approfittato della confusione per entrare in possesso dei pezzi, tutti ne conoscono il valore. 
"La polizia li ha trovati qui, nelle case, nei frutteti e nel resto del paese. Quindici sono stati anche scoperti all'aeroporto di Beirut, pronti a prendere il volo per l'estero ", ha detto. 




Le Nazioni Unite hanno esortato le parti in conflitto a proteggere "il ricco patrimonio culturale strappato a brandelli" da tre anni di guerra. Davanti al "saccheggio sistematico" dei siti archeologici, ha consigliato ai professionisti del 
commercio dell'arte e alle dogane "di diffidare di oggetti d'arte siriani che potrebbero essere stati rubati."

Faisal al-Sharif, capo del Comune, non ha più visto un turista dal settembre 2011, sei mesi dopo l'inizio della rivolta contro il regime di Bashar Assad.
"Ce n'erano 250.000  all' anno, poi improvvisamente più niente. Sugli 85.000 abitanti, 5000 lavoravano in alberghi, ristoranti, possedevano negozi, organizzavano gite nel deserto sotto le tende, erano impiegati come autista o guida ", lamenta quest'uomo di  57 anni.
I 16 stabilimenti della città sono tutti chiusi. Per quanto riguarda il  'Zenobia', il leggendario hotel costruito nel 1920 da un 
avventuriero francese e situato nel sito archeologico, è stato saccheggiato e a metà bruciato.

"Speriamo che la tempesta finisca e che i turisti tornino presto" , sospira.

http://www.assawra.info/spip.php?article6471

Yabrud, dove i ribelli hanno bruciato il Vangelo e cavato gli occhi alle immagini di santi 








Tempi, 19 marzo 2014

Era una cittadina molto ricca Yabrud, in Siria, poco lontano dal confine col Libano. E qui dove c’è la più antica chiesa del paese, domenica sono entrate le milizie di Bashar al-Assad, che, dopo una dura offensiva contro i ribelli, si sono impossessate della città. È il reporter britannico Robert Fisk a raccontare la situazione dal villaggio alle porte di Damasco dalle colonne del The Independent, dipingendo un paese distrutto dai combattimenti e vandalizzato dai ribelli. Fisk, celebre reporter, simpatie a sinistra, descrive la situazione della chiesa greco-cattolica di Nostra Signora , diventata «un luogo di vergogna, di copie bruciate del Nuovo Testamento, dipinti squarciati coi coltelli – molti giacciono ridotti in strisce di tessuto d’oro e rosse, di fianco alla croce dell’altare distrutta -, i mosaici staccati dal muro. Gli scettici potrebbero chiedere se è stato il regime a compiere questo atto sacrilego, a vantaggio delle macchine fotografiche, ma ci sarebbero volute settimane per distruggere questo luogo di preghiera con le sue antiche colonne, e per aver cavato gli occhi dai mosaici dei santi».



PER LE VIE DEL PAESE. Tredici giorni di combattimento si vedono sui muri degli edifici di Yabrud, trivellati in più punti, tra strade ricoperte di proiettili usati. Guardando gli edifici religiosi saccheggiati dagli islamisti, annota Fisk: «C’è da chiedersi quando la Siria riuscirà a ricostruire le relazioni tra musulmani e cristiani dopo un tale vandalismo. Forse la risposta è mai, sebbene in un atto di immenso coraggio i civili musulmani di questa antica città abbiano protetto i vicini di casa cristiani fino alla fine».
Riportando le voci dei cittadini di Yabrud, Fisk narra che i ribelli di Al-Nusra hanno obbligato la gente a pagare prezzo esorbitanti per il cibo e ai cristiani chiesto di sborsare una tassa maggiore, a causa della loro fede. E gran parte dei viveri, raccontano i testimoni di Fisk, erano aiuti umanitari dell’Onu, arrivati dai campi profughi al di là del confine del Libano.
I soldati dell’esercito hanno l’aria stanca ma anche di chi sente vicina la vittoria. Raccontano di aver frugato nelle tasche dei nemici che hanno ucciso: hanno trovato documenti egiziani e degli Emirati Arabi.

La Chiesa di Nostra Signora della Liberazione di Yabroud, la più antica della Siria: com'era




On the march with Assad’s army: ‘Unusually, the Syrian army took rebel prisoners. Ominously, I saw none’
In the first dispatch from Syria, Robert Fisk reports from the town of Yabroud – reoccupied at the weekend  by government forces – and witnesses the destruction and trauma caused by a brutal civil war

The Independent , Monday 17 March 2014   - di Robert Fisk

http://www.independent.co.uk/voices/comment/on-the-march-with-assads-army-unusually-the-syrian-army-took-rebel-prisoners-ominously-i-saw-none-9198188.html












"Pas une seule strate de la culture syrienne -pré-chrétienne, chrétienne, islamique- n'est épargnée"

L'ONU lance, à nouveau, un cri d'alarme pour le patrimoine syrien.