Traduci

venerdì 27 aprile 2012

LETTERA DALLA SIRIA

 Pubblicata sul Bollettino di aprile 2012 della Parrocchia “Sant'Ambrogio” di Merate


Nell'ottobre 2010 un gruppo della Parrocchia ha compiuto un viaggio in Siria vivendo un'esperienza davvero indimenticabile, da un punto di vista umano, culturale e spirituale... Non sono trascorsi neanche due anni da allora, ma la situazione di quel paese è radicalmente cambiata,  Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto un messaggio via e-mail dalla guida siriana che ci aveva condotto - con grande competenza e capacità - alla scoperta della Siria..
San Simeone lo stilita

Cari signori, amici e tutti quelli che mi ricordano o forse non mi ricordano più, è quasi un anno da quando la crisi nel mio paese  è cominciata. Vi scrivo perché credo che c'è qualcosa che devo informarvi e scusatemi se faccio errori linguistici.

Sono sicuro che se voi non sarete d'accordo con quello che dico, almeno dopo questa e-mail sarete consapevoli che tanta gente come me esiste. Noi esistiamo e siamo tanti, anche se i media internazionali non vogliono riconoscerci. Ecco perché vi scrivo: perché conosco tutti voi e ho fiducia grande di voi e so che mi considerate una persona seria e onesta. Voglio far arrivare la mia voce!

Noi siamo CONTRO la rivolta che sta succedendo nel nostro paese! E vi dico ancora che siamo una parte grande della popolazione siriana. È una sorpresa, vero?

Vi spiego cosa è successo  dal nostro punto di vista. Potete sentirmi come un testimone che vive vicino e dentro quello che succede: dall'inizio c'era parte della gente che ha chiesto la riforma pacifica e loro avevano ragione. Perché tante cose non andavano bene. Lo Stato ha promesso di fare quello che la gente aveva chiesto. Ma nello stesso tempo c'erano gruppi armati che hanno usato le richieste pacifiche e giuste per creare i problemi più grandi e per dire che l'esercito siriano uccide la gente, ma in realtà loro uccidevano i soldati siriani...

Questa era una bugia grande che l'opposizione siriana ad Istanbul ha creato e dato al mondo come verità. Però, la verità è che gli islamisti ( come partiti politici ) nel mondo islamico appoggiano la rivolta in Siria.

Loro usano la rivolta per arrivare al potere. Purtroppo tanta gente religiosa in maniera semplice crede a tutto quello che gli imam dei paesi del Golfo Arabo dicono, specialmente la promessa di andare in cielo se sopportano la rivolta.

Loro dicono che questa rivolta a parte del Jihad, la guerra santa. Immaginate!

Non solo i gruppi armati hanno attaccato dei soldati e ufficiali dell'esercito ma anche gli impiegati al governo, ingegneri e tecnici. .. Hanno attaccato anche la gente che non voleva partecipare alla rivolta!! E hanno bruciato le loro macchine!

La parte a cui appartengo è la gente siriana laica che contiene cristiani e musulmani e altri che vogliono un paese laico che rispetti tutti. Il nostro presidente ha promesso di fare un referendum per cambiare la Costituzione come la gente aveva chiesto all'inizio. La gente che vuole la riforma- come noi-ha votato (sì o no non importa) e l'opposizione (armata e non armata) non ha votato.  8,5 milioni hanno votato! Ma i media dicono che noi non esistiamo forse? O che siamo stati obbligati a partecipare?? Che strano!

Secondo noi, la riforma viene gradualmente e senza distruggere il paese. Nella nuova Costituzione non ci sarà più un  partito solo al potere come era in precedenza. Ci sarà il pluralismo vero siccome altri partiti potranno ugualmente partecipare alla vita politica. Un presidente può essere eletto due volte al massimo. Non è questo che abbiamo chiesto un anno fa? Si!

Allora perché ci deve essere una rivolta aggressiva e soprattutto piena di propaganda falsa. Perché perdiamo lo scopo: la riforma? Chi vuoli i fanatici con le loro barbe e il loro discorso medioevale?

La situazione sociale a causa della rivolta armata: tanta gente ha perso il lavoro per mancanza di stabilità. I prezzi sono raddoppiati! Le sanzioni imposte su di noi ci soffocano e non cambiano nulla sul livello politico. Il latte per i nostri bambini, ad esempio, è l'80% più caro... I ribelli hanno attaccato le infrastrutture, oleodotti, centrali di elettricità... E quindi hanno lasciato tanta gente senza elettricità e senza diesel in questo inverno freddissimo...

Se non mi credete, va bene, ma almeno credete che noi esistiamo e che siamo tanti. E che noi non siamo parte del governo o l'esercito o il partito che governa. Siamo gente siriana che non ha avuto la possibilità di dire al mondo che la rivolta ha un altro viso cattivo che non sapete....

Vi chiedo, se volete bene alla gente siriana, di non appoggiare la rivolta ma il DIALOGO. L'unica soluzione è il dialogo tra il governo e l'opposizione. Basta sangue! Basta rivolta! Vogliamo il dialogo perché i nostri bambini abbiano un futuro.

Grazie per avermi dato il vostro tempo e la vostra attenzione. Un caro saluto G. E.


PER LE STRADE DI DAMASCO E ALEPPO ... IL FANTASMA IRACHENO

Alla MISNA, a cui chiede di mantenere l’anonimato per motivi di sicurezza, una fonte ben informata raggiunta in Siria racconta le vicende del paese mediorientale dove la comunità internazionale sta cercando di far rispettare un fragile cessate-il-fuoco, passo iniziale per una possibile soluzione politica della crisi. E parla “della strana sensazione di trovarsi in un paese in guerra dove i combattimenti sono circoscritti, appaiono a volte lontani, e dove la gente a fatica affronta un argomento che pure la riguarda”.
Crack des Chevaliers

“La tregua è rotta da entrambe le parti in quelli che sono ormai i tradizionali luoghi di confronto armato – prosegue la fonte della MISNA – ma a Damasco e Aleppo sembra quasi che il conflitto non arrivi. Almeno in apparenza. Poi però bisogna fare i conti con le decine di migliaia di sfollati interni (stime correnti indicano almeno 500.000 persone tra sfollati e profughi riparati oltreconfine, ndr) che in Siria si sono trasferiti in particolare nelle prime due città del paese, Damasco e Aleppo appunto, dove vivono in appartamenti presi in affitto o ospiti di parenti”.
Sono famiglie numerose quelle in fuga, e spesso costrette in due stanze possono vivere anche 15 persone. “Dai loro racconti – aggiunge la fonte – emerge la paura di quanto visto, il timore che il conflitto possa estendersi. Racconti a volte drammatici, di parenti uccisi da cecchini, di bombardamenti, di vendette, di minacce a intere comunità come quella che ha costretto alla fuga 5000 cristiani della città di Qusayr. La Siria è stata un esempio di tolleranza religiosa e Qusayr è un caso isolato, il conflitto rischia però di trasformarsi in aperta guerra civile e di travolgere questo antico equilibrio”.
“La parte di popolazione più impaurita, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è la comunità cristiana” dice la fonte della MISNA raggiunta in Siria. “Sono gli iracheni, centinaia di migliaia di persone, fuggiti dal conflitto nel loro paese e che in Siria avevano trovato un rifugio ideale, migliore di quello che avrebbero trovato in Turchia o in altri paesi della regione”.
Gli iracheni in Siria vivono soprattutto nelle grandi città e si erano ben integrati con la popolazione locale: “Adesso sono loro per primi che si sentono in trappola – prosegue l’interlocutore della MISNA – che rivedono i fantasmi del passato, che temono una recrudescenza dei combattimenti. Pur in un contesto diverso, loro hanno esperienza di cosa significhi una guerra e delle devastazioni che arreca. Ma sono pur sempre stranieri in un paese che li ha accolti e che ora vedono crollare anche sotto i colpi di una massiccia campagna mediatica”.
Rileggendo le notizie diffuse dalla stampa internazionale, le ricostruzioni di noti canali satellitari finanziati dai paesi del Golfo, i bilanci di un conflitto dati da una parte e poi ‘ufficializzati’ dall’Onu, la fonte della MISNA si interroga sulla verità dei fatti che arrivano all’opinione pubblica internazionale. “In Siria non c’è democrazia – sottolinea – ma non c’è nemmeno una situazione in cui l’intera popolazione è contro il regime. C’è, è vero, un generale desiderio di maggiore libertà in tutti i campi della vita sociale e politica, il bisogno di una crescita economica e di una più equa redistribuzione della ricchezza e delle risorse. Ma tutto questo non sta portando a un sostegno unanime dell’iniziativa armata e d’altra parte il regime ha dimostrato di essere in grado, almeno fino a questo punto, di resistere alle pressioni. Il flusso di armi diretto sia all’opposizione sia al regime non aiuterà però chi sta cercando di lavorare per la pace. E questo gli iracheni che in Siria avevano trovato una nuova casa lo sanno molto bene”.